Bambini allattati al seno hanno meno problemi comportamentali a 5 anni

Avete sentito l’ultima novità? Pare che i bambini allattati al seno almeno 4 mesi sviluppano meno problemi comportamentali a 5 anni di età. Sto parlando di problemi gravi, non che sono più indisciplinati degli altri!
State sorridendo anche voi? Anche io me lo sono chiesto: ma con tutto quello che succede nella vita di un bambino, ma come si fa a mettere in relazione due momenti così distanti tra loro?
Un po’ divertita per l’ennessima scoperta mediatica, ma anche curiosa come una scimmia, sono andata a leggere qualcosa sull’argomento. E ho scoperto che lo studio è stato effettuato all’Università di Oxford (quindi mica pizza e fichi, eh!), e quindi ancora più curiosa sono andata a leggermi questa notizia direttamente dalla fonte.

Molti dei vantaggi dell’allattamento al seno sono noti, dal fatto che aiuta contro la depressione post partum, alla diminuzione di incidenza di tumore al seno, ai vantaggi per l’osteoporosi. Eppure in qualche modo ho una resistenza a mettere in relazione un problema comportamentale con l’allattamento, come se si trattasse di due sfere diverse. Eppure forse così non è.
Lo studio si intitola Breast feeding and child behaviour in the Millennium Cohort Study e analizza i dati del Millenium Cohort Study in UK, in cui 10037 coppie madre-figlio, di cui 9525 nati a termine e 512 nati prematuri, sono state intervistate sull’allattamento del bambino all’età di 9 mesi, e sul suo comportamento a 5 anni.

In pratica nel primo incontro quando il bambino aveva 9 mesi si sono raccolte informazioni circa il suo allattamento, se ci sono stati o meno tentativi di allattarlo al seno o se si è utilizzato il latte artificiale sin dall’inizio, e in caso per quanto tempo si è allattato al seno. Quando lo stesso bambino ha compiuto cinque anni, si è chiesto al genitore di valutare il suo comportamento facendo un test chiamato the Strengths and Difficulties Questionnaire (SDQ) che ha lo scopo di valutare deviazioni significative dal comportamento medio tipico di quell’età. Questo test viene considerato un ottimo mezzo per identificare bambini con problemi comportamentali seri, che includono problemi emozionali, problemi di condotta, iperattività, problemi con i compagni, e comportamenti prosociali. Più il punteggio è alto più seri sono i problemi del bambino.

Il 15% dei bambini appartenenti a questo campione mostra una deviazione comportamentale significativa, contro il 12% dei bambini nati a termine. Gli studiosi hanno cercato la correlazione tra questo dato e l’allattamento al seno, ossia detto brutalmente hanno controllato quanti di questi con alto punteggio al test sul comportamento sono stati allattati al seno e quanti no. Poi hanno fatto una analisi statistica per verificare se questa correlazione può predire il risultato del comportamento a 5 anni.
Dall’analisi nuda e cruda risulta che la correlazione c’è ed è significativa e che servono almeno 4 mesi di allattamento materno per diminuire la probabilità di sviluppare problemi comportamentali. Però poi hanno controllato altri fattori, quali situazione socio-economica della madre, madre single o sposata, fumatrice o meno, lavoratrice o meno, se il bambino è stato messo al nido alla nascita o meno, insomma hanno preso in considerazione gli altri fattori che sono notoriamente correlati con lo sviluppo comportamentale del bambino e hanno ricontrollato i dati corretti per questi fattori. Il risultato, seppur attenuato, resta comunque significativo: i bambini allattati meno di 4 mesi o non allattati affatto presentano una probabilità maggiore di sviluppare problemi comportamentali significativi a 5 anni, almeno nel campione di bambini nati a termine.
Il campione di bambini nati prematuramente invece è troppo limitato per raggiungere risultati statisticamente validi, ma si nota la stessa tendenza anche in questo campione di bambini, ossia l’allattamento al seno sembra prevenire problemi comportamentali a 5 anni.

Resta da capire come tutto ciò sia possibile. Un’ipotesi presentata dagli autori dello studio è che la composizione del latte materno, con la presenza di catene di acidi grassi e ormoni che hanno un ruolo importante nello sviluppo del sistema nervoso centrale, si ripercuota nello sviluppo comportamentale del bambino. Purtroppo nello studio manca il dato relativo al tipo di latte artificiale utilizzato, ma la maggior parte dei latti da un decennio a questa parte contengono questi grassi, e non differiscono in maniera sostanziale dal latte materno in questo aspetto. Un’altra ipotesi fatta è che i bambini allattati con LA hanno subito più infezioni e quindi siano stati ospedalizzati, ma anche questa ipotesi è difficile da verificare, perché non si hanno dati in merito.

Quindi qui abbiamo un risultato statistico che da un’indicazione precisa: i bambini allattati al seno per almeno 4 mesi hanno meno probabilità di sviluppare problemi comportamentali all’età di 5 anni.
Non abbiamo la minima idea del perché questo sia possibile, anche se la composizione del latte materno potrebbe essere una variabile molto importante.

Una nota importante prima di decidere se allattare meno o più di 4 mesi, proprio perché non si sa il motivo alla base dello sviluppo di problemi comportamentali, bisogna riflettere sul fatto che l’età di 4 mesi è semplicemente data dalla statistica di quelle famiglie britanniche che si sono sottoposte allo studio, e risulta che quella è la lunghezza in cui normalmente si allatta esclusivamente al seno in UK. Se ripetessero lo stesso studio in un paese in cui l’allattamento esclusivo dura più a lungo, si potrebbe scoprire che 6 mesi è meglio di 4 mesi. Spero con questo di non avervi confuso di più le idee.

Ora la domanda è: sapendo i risultati di questa ricerca, vi sforzereste di più a cercare aiuto per far funzionare l’allattamento? O pensate che sia solo un’altra cosa che va a pesare nella bilancia dei sensi di colpa materni? Ma in colpa non si dovrebbero sentire le mamme, ma le strutture di sostegno che non funzionano, i pediatri che danno informazioni sbagliate sull’allattamento, le ostetriche che danno le aggiunte in ospedale alla nascita, gli ospedali che non propongono il rooming in (assistito, non abbandonando mamma e bebé a se stessi)?

ATTENZIONE: questo è uno studio statistico e non uno studio deterministico. Questo significa che, ammesso che i risultati dello studio siano corretti, il figlio della signora Pina che allatta al seno può venire su con problemi comportamentali o meno tanto quanto il figlio della signora Maria che è allattato con latte artificiale. E’ come la storia dei polli: gli italiani statisticamente mangiano 2 polli a testa alla settimana, solo che io non ne mangio da un mese. Chiaro? Quindi vi prego di non farvi venire sensi di colpa sulla base di studi come questo che hanno ben altri scopi.
Allattare fa bene al bambino, ma con il latte artificiale si cresce bene lo stesso, e ancora di più se questo rende più tranquilla e serena la mamma!

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145 thoughts on “Bambini allattati al seno hanno meno problemi comportamentali a 5 anni”

  1. Ragazze cerchiamo di capirci.
    Russell è morto prima delel ebm. Ma le EBM utilizzano i dati come il tacchino induttivista. C’è una correlazione (un dato) dunque il latte materno fa qualcosa…

    Ora io non voglio getare a mare l’epidemiologia e le ebm sia chiaro. Non tutte. ma l’atteggiamento di chi legge questi studi è quello di prenderle come verità.

    Supermambanana è ringalluzzita dallo spulciare uno studio.
    Io pr nulla. Intanto ci vorrebeb un esperto non di statistica, ma di studi come questo, per capire come hanno preso iol campione ed estrapolato i dati (ragazzi le percentuali con i correttivi per me sono arabo… non so per voi).

    Grazie per la specifica del soingleton…. che però è un punto a sfavore dello studio.
    Perchè le mamem single o il conto in banca è un dato correttivo (o i gemelli) e non la presenza di un fratello o di una sorella?

    Sulla proposta di berlusconi.
    Certo che è penosa, ma è ben più penosa la raccolta firme della IBFAN. Invece di dire no potevano chiedere di estendere il rimborso del la fino al primo anno di vita del bambino….

    Il latte artificiale in italia costa il doppio rispetto agli altri paesi europei, lo trovi per lo più in farmacia ma non è detraibile… è un alimento e non un farmaco.
    Peccato che il mio famacista mi ha detto che paradossalmente potresti farti rimborsare una garza…

    Al di là della questione – le tette sono sicuramente meglio del bibe – è l’ateggiamento e la gfuerra assurda che si scatena appena si sente parlare di latet artificiale.

    Si scomodano complotti lobbistici della nestlè ecc… A farne le spese sono tutte quelle donne con difficoltà di allattamento (molte di più di quelle che credete) che per una sorta di tabù/legge assurda, nonpossono essere consigliate sul tipo di latte.

    Scusate ma quando voi andate dal medico di base e vi prescrive un farmaco… c’è l’obbligo di prescrivere solo il principio attivo o vi da pure il nome commerciale del ritrovato?

    Bentelan, cefodox, aspirina, aulin… sono tutti farmaci brevettati. Basterebbe dire: signora dia a suo figlio 5mg di cefpodoxima proxetil.
    Perchè non viene radiato dall’ordine dei medici se mi scrive cefodox? Perchè nessuna associazione si scandalizza e non gfrida alla lobby della Big Pharma in questo caso?

    Non vorrei uscire dal seminato ma già l’ho scritto. In ospedale e dal pediatra non ho ricevuto nessun sostegno per quelle due settimane di allattamento artificiale del pupo. Ho chesto consigli su un prodotto… come prepararlo… silenzio assoluto. SOlo: nelel istruzioni c’è scritto tutto.
    VI pare normale?

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  2. @supermambanana sì peccato che siamo rimaste in 5 a cantarcela e suonarcela :p comunque hai ragione, è una bella discussione.

    @gekina tra le tante cose che mi sono sfuggite volevo tornare su una. Per me è ovvio e straovvio che quando un governo invita le sue cittadine ad allattare (o a smettere di fumare, o qualunque cosa), lo fa per un suo ritorno economico. Il fatto che STATISTICAMENTE i bambini allattati al seno si ammalino di meno non vuol dire quasi niente per la singola famiglia, ché se il pupo in un inverno si ammala 5 volte invece di 6 manco ce ne accorgiamo. Vuol dire però molto in termini di spesa per la sanità pubblica, perché sono comunque tot milioni di visite e suppostine di paracetamolo in meno.

    Su questo con me sfondi una porta aperta.

    I benefici dell’allattamento (o dello smettere di fumare) non vengono eliminati dal fatto che al mio governo fa comodo se io e la mia famiglia stiamo in salute. Certo io mamma devo avere ben chiaro che, soprattutto se il mio bambino va al nido, oppure se ha fratelli più grandi che frequentano l’asilo o la scuola, ‘sto bimbetto allattato quanto vuoi si ammalerà comunque. Se molte mamme questo non ce l’hanno ben chiaro, non è certo colpa degli studi scientifici sulla probabilità di ammalarsi di un bambino allattato al seno.

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  3. (il campione non e’ stato scremato PER provare la tesi, ma per vedere se veniva negata: il campione totale, con tutto l’altro bendiddio messo in mezzo, madri bionde, madri brune, madri povere, madri ricche, madri a tre teste, madri a 5 gambe, avvalorava la tesi ANCORA DI PIU’, quindi se avessero lasciato tutti in mezzo, come dici tu, avrebbero fatto uno studio MOLTO DUBBIO dal punto di vista del metodo, i cui risultati si che sarebbero stati risibili, ma avrebbero avuto una correlazione latte materno e bambini senza problemi MOLTO MOLTO piu’ alta, sai che strombazzamento sui giornali)

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  4. ragazze tutte, gekina, LGO, Claudia, Serena specialmente, ma vi rendete conto che ci siamo messe tutte a leggere ‘sta cosa esoterica e mo’ ce la stiamo spulciando come ad un convegno? Io sono tutta ringalluzzita, altro che offesa, vivavivaviva genitoricrescono! 😀

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  5. il latte artificiale di berlusconi e’ un classico esempio di politica familiare che non si sa bene a chi serve e perche’. Qui in UK io ricevo un assegno settimanale di 33.70sterline a settimana i totale per i due bambini, ho cominciato nel giorno che sono nati, li avro’ fino a quando non compiranno 16 anni (o, 18 anni se stanno ancora studiando). Questo a prescindere da reddito, da tipo di allattamento, da se lavoro o meno. Ho anche medicine (dalla tachipirina a farmaci piu’ costosi) E medici gratis, incluso il fantomatico dentista (che posso scegliere io, non necessariamente quello passato dalla “mutua”) e i trattamenti vari. IN PIU’ se avessi problemi economici avrei altri sussidi. Dare un beneficio soltanto ad una certa categoria di persone e soltanto per uno scopo (LA oppure nido etc) e’ assurdo, se decidi di aiutare le famiglie le devi aiutare tutte, poi loro decidono per che cosa serve quell’aiuto.

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  6. @LGO sì infatti il latte artificiale aggratis voleva essere solo per i primi 3 mesi. E poi? Questa era la tragedia di quella proposta. Prima ti invogliano, te che già se hai la social card probabilmente non hai una situazione proprio rosea, e poi sei fregata per i prossimi 9 mesi. Bah.

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  7. Lo studio NON si è limitato a un campione di figli unici.

    Un bambino “singleton” è semplicemente un bambino senza gemelli. Può essere anche il terzo figlio, sempre singleton è se non ha gemelli.

    @gekina fare uno studio su un campione il più vasto ma più omogeneo possibile è penso la regola numero 0 della statistica. In tutti i campi della scienza. Il campione “biased” è l’incubo di ogni ricercatore. Se gli autori di questo studio avessero lasciato dentro tutte le situazioni STATISTICAMENTE più problematiche (sì STATISTICAMENTE essere genitori single è una situazione più problematica, che a te piaccia o no), allora sì che lo studio sarebbe stato risibile.

    Eliminare completamente i bias è quasi impossibile – in qualunque campo. Le eventuali sorgenti di errore di uno studio scientifico qualsiasi vengono discusse nell’articolo. Questo fa il ricercatore in un articolo. Illustra i risultati, discute i dubbi associati al risultato, indica la strada per futuri approfondimenti.

    Riassumendo questo studio parla di bambini di etnia caucasica, nati senza gemelli, ecc. (tutti gli altri caveat che hai elencato sopra e che io e/o Serena e/o supermambanana avevamo già elencato 50 commenti fa). Per tutti gli altri casi, ci saranno altri studi.

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  8. Gekina
    quando dici che la metafora del tacchino induttivista “di Russell non è stata inventata a caso. E’ una critica feroce a certi atteggiamenti e devianze della scinza che si sta sempre più appoggiando alle statistiche e all’epidemiologia valutando come “evidenze” quelel che evidenze non sono (non sempre)” mi sembra che che tu estrapoli in modo indebito.
    La metafora del tacchino è una critica al metodo induttivo che non ha nulla a che vedere con l’epidemiologia.
    Il fatto che esista una cattiva scienza, o correnti mainstream, può spingere le menti critiche a fare obiezioni di merito, che sono benvenute. Ma se si rifiuta il metodo di lavoro ci si pone in un contesto di non comunicabilità che non porta molto lontanto. Sembra in più punti che tu rifiuti entrambi, merito e metodo.
    Ma non suggerisci alternative. In particolare, sembra che tu rifiuti le categorizzazioni basate sulle evidenze statistiche perchè non tengono conto di tutti i casi possibili – che è certamente vero – ma seguendo la tua strada si arriva al punto che ciascun caso è a sé e andrebbe valutato di per sé.
    Per scoprire che la gravità funziona per tutti, singoli e gemelli, bisogna accettare che quando uno si sente “leggero” questo non inficia il fatto che tutti siamo “pesanti”. E bisogna anche generalizzare, non si può aspettare di pesare tutti i corpi pesanti.
    “Fede incondizionata” è una cosa che mi spaventa, francamente per chi esercita il buon senso potrebbe essere anche insultante.
    Però penso che per discutere bisogna avere un linguaggio comune. E penso che uno sguardo sereno ai numeri, privo di pregiudizi, sia in genere molto utile. Se poi si parla di politiche sociali, allora penso che senza numeri non si vada da nessuna parte.

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  9. Mi sembra comunque che Berlusconi avesse promesso il latte artificiale solo per tre mesi e solo alle famiglie con la social card. Non a tutte le donne che lo volessero e a tempo indeterminato.

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  10. una mia personalissima riflessione.
    Le ebm richiedono studi che costano tanti, tanti soldini (cito l’espressione di una commentatrice, perdonate non ricordo il nome).
    In genere questo tipo di studi se li pososno permettere o le case farmaceutiche o i governi.

    In Italia tempo fa c’è stata la proposta berlusconiana di passare latte artificiale gratis alle famiglie che ne avevano bisogno. IBFAN e LLL e altri hanno messo on-line una petizione contro questa proposta.

    Mi domando, ma quelle povere mamme (il 29% in Italia) che per XY motivi sono costrette (o decidono) di dare la al pupo, se lo devono pagare di tasca loro?

    In soldoni, il sospetto che certe sperticate lodi sulle qualità del latte materno (meno disturbi) siano un modo per non passare mai la aggratis c’è ed è fortisismo.

    In Inghilterra lo stato sociale e la sanità pubblica stanno esalando gli ultimi respiri. Presto gli inglesi si dovranno pagare pure le carrozzelle per i figli disabili.

    Questo è un sospetto per carità, certo è che l’attegiamento di molte che partecipano a questo post è di fede incondizionata ai numeri e alle statistiche. Come paventa Des Spence le ebm creano un fronte oppsto “o con me o contro di me”… ma contro le evidenze delle % pare non ci siano armi, nememno quelel della critica e del buon senso.

    Mi scuso se qualcuno si sentirà offeso dalle mie opinioni. Non è mia intenzione, siamo qui per discutere uno studio che èper me risibile e squalificante e questo giudizio lo do solo alla ricerca in questione, non alle persone che lo “difendono”.

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  11. @ Supermamabanana,
    La domanda “chi puo’ permettersi etc” e’ legittima, ma non c’entra con l’articolo

    Invece c’entra eccome. Prima di tutto perchè sono gli stessi studiosi a sottolinearlo (quindi è una variabile che prendono in considerazione metetndola virtualmente tra i confunding anche se poi, e qui sta il risibile, non compare nella lista come tanti altri bias non noti dichiarati e non specificati).

    Questo punto squalifica lo studio e le conclusioni sono ipotesi.

    Ora questo studio, lo ripeto, è un fulgido esempio delle troppe ricerche effettuate secondo la filosofia delle ebm anche in casi talmente variabili e impossibili da valutare scientificamente.

    SI prestano bene, purtroppo, ad essere riportati dalla stampa, dai blog e persino da siti come GC, con titoli sensazionalistici del tipo:
    “Bambini allattati al seno hanno meno problemi comportamentali a 5 anni”.

    Faccio notare poi che gli stessi studiosi ammettono di non aver analizzato il tipo di latte formulato. Secondo i ricercatori i nuovi la hanno molte sostanze che nei vecchi non erano presenti.
    Anche questo è un dato non esplorato… eppure se la tesi è: meno disordini comportamentali grazie alle proprietà del late materno…. non vagliare la tipologia di latte formulato è una mancanza veramente inspiegabile.

    Ripeto, ai convegni e corsi ecm mi è capitato più volte di sentire relatori che riportavano studi francamente discutibili (come questo) che suscitavano mormorii tra molti addetti.

    DOmanda: siamo certi che tutte le variabili “confondenti” siano state prese in considerazione?
    No, lo scrivono gli stessi ricercatori (i bias che ho citato nel passo).

    Ora vorrei riportare la metafora del tacchiono induttivista.
    Il volatile si accorge che ogni giorno alla stessa ora gli arirva il becchime. Che ci sia il sole o la pioggia. Ne deduce che qualsiasi sia la condizione metereologica il cibo arriverà sempre. Poi arriva il giorno del ringraziamento.

    qUEsta metafora di Russell non è stata inventata a caso. E’ una critica feroce a certi atteggiamenti e devianze della scinza che si sta sempre più appoggiando alle statistiche e all’epidemiologia valutando come “evidenze” quelel che evidenze non sono (non sempre).

    Lo studio ammette che i gemelli, i bambini con situazioni familiari particolari (non necessariamente infelici), una possibile ospedalizzazione in tenera età (valutata ma non corretta nello studio pur ammettendo che i pupi con la possono aver subito un ricovero e quindi il distacco con il genitore, la madre in particolare) ecc… sono tutti dati che mandano per aria il castello di conclusioni (che per inciso vien scritto che non ci sono evidenze!!!).

    In più viene preso in esame un campione di genitori con figlio unico. Perchè non un bambino con sorelle e fratelli più grandi? Perchè anche questa è una variabile che confonde?

    Tutto quello che può stimolare, nel bene e nel male confonde.
    Ma grazie tante! I disturbi comportamentali nascono dalle relazioni e dalle situazioni ambientali!

    LO ripeto, il campione è veramente scremato, talmente scremato da non esistere nella quotidianità. Questo è un limite dello studio, fortissimo. E’ quello che lo rende squalificante e risibile.

    Non lo dico io, lo ha detto Des Spence a una conferenza parlando di Study design. Cioè si va a scremare e creare un campione buono solo per provare la tesi che si vuole dimostrare. Un campione che nella realtà non esiste!
    ANcora una volta lo ripeto: la legeg di gravità funziona sia sui gemelli che su figli unici!

    Una chiosa a conclusione, tratto dalla traduzione/r8iasusnto dell’articolo di Des SOPence sul BMJ:
    “Evidence rules – Evidenza come legge inderogabile. Le evidenze generano un senso di
    assolutismo del tipo – o con me o contro di me – ma non è possibile andar contro
    un’evidenza! Ecco allora l’inflazione di raccomandazioni, flow-chart, linee guida che hanno
    inaugurato una medicina della poliprescrizione acritica, specie in soggetti affetti da più
    patologie. Migliaia di pazienti muoiono così per effetti collaterali da farmaci.”

    Potrei aggiungere che migliaia di genitori si ossessionano con le evidenze convinti di fare del bene (o del male) al bambino somministrando latte materno o biberon. QUando, lo dice anche lo studio lincato da serena, le cose che “confondono” ed evitano futuri disturbi comportamentali (ormai persino la timidezza è diventata un disturboi da curare dal neuropsichiatra…. poracciu sti bambini di 5 anni) sono sempre le stesse: tante coccole e amore.
    Speriamo che non facciano pure uno studio su questo aprtendo dalla scala di Condon!

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  12. un’ultima cosa sulle variabili confondenti: all’inizio, prima di eliminare le categorie di cui sopra, la correlazione era ancora piu’ forte, dicono. In questo senso e’ stato corretto eliminarle.
    Cioe’, se non c’era correlazione prima, e poi dopo le correzioni si, allora potevamo pensare che avessero aggiustato il campione per guidare il risultato.
    Ma in questo caso, avevano una serie di dati che davano una correlazione forte DI PARTENZA.
    Allora e’ legittimo chiedersi: ma posso escludere con certezza che questo comportamento sia dovuto a, per esempio, il fatto di avere una madre single (ho trovato il dato nella tabella). Se la risposta e’ no, non posso escluderlo, allora devo per correttezza eliminarlo questo dato. Cosi’ via per tutti gli altri. La possibilita’ era che, eliminando eliminando, si fosse arrivati ad eliminare TUTTI i bimbi con comportamenti problematici. In questo caso si sarebbe detto che lo studio non era conclusivo, non c’era correlazione. Ma qui anche dopo tutto lo spurgo la correlazione restava, minore certo per via dello spurgo, ma ancora statisticamente significativa.
    A me il risultato pare molto interessante, a prescindere, sara’ la geekitudine 🙂

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  13. perche’, bada bene, tu non stai dicendo “opinabile”, non stai dicendo “con delle debolezze”, non stai dicendo “migliorabile”, stai dicendo “risibile”, “squalificante”, cioe’ un attributo che io userei per, che so, qualcuno che dicesse che la terra e’ piatta.

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  14. e comunque, tu mi stai dicendo che ci sono molti altri fattori che avrebbero potuto considerare, ma che siccome non avevano abbastanza dati per sottocampioni non lo hanno fatto. Vero. Quindi lo studio e’ soltanto generalizzabile ad un campione ben preciso di persone. Vero. Lo dicono anche loro. Cosa fa di questo uno studio risibile? Perche’ se questo e’ risibile allora tutta la statistica in blocco lo e’. Cosa che sei liberissima di credere, ma che spero possa concedere a me la liberta’ di non condividere.

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  15. sui gemelli non saprei, ma mi immaginerei che si, hanno uno sviluppo comportamentale mutuato dal fatto che sono in due/tre/etc, quindi direi che son daccordo (cioe’, il fatto che esibiscano un comportamento X non puoi sapere se non sia dovuto al fatto che hanno vissuto con un gemello dall’eta’ -9mesi in poi, quindi a meno di non avere un campione di gemelli massiccio non e’ corretto trarre conclusioni su questo sottocampione)

    una cosa, perdonami, non lo trovo, dov’e’ che parla delle madri singole?

    (PS il campione che stanno studiando, il Millenium Cohort Study, lo usano perche’ e’ uno dei campioni piu’ vasti e completi, praticamente stanno seguendo anno dopo anno 19mila bambini nati nel 2000, e ci lavorano su molti progetti, anche multidisciplinari, hanno fatto delle “snapshot” del campione a nove mesi, a tre anni, a cinque, a sette e il prossimo e’ in programma per il 2012 – credo che sia una buona opportunita’, perche’ di solito si campionano per un dato studio e poi non si seguono piu’, mentre in questo caso si puo’ davvero seguire l’evoluzione dei bambini; il campione non e’ che viene scremato per volonta’ dei ricercatori, ma se non si hanno piu’ notizie di qualcuno non e’ giusto generalizzare i dati a tutti)

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