Bambini allattati al seno hanno meno problemi comportamentali a 5 anni

Avete sentito l’ultima novità? Pare che i bambini allattati al seno almeno 4 mesi sviluppano meno problemi comportamentali a 5 anni di età. Sto parlando di problemi gravi, non che sono più indisciplinati degli altri!
State sorridendo anche voi? Anche io me lo sono chiesto: ma con tutto quello che succede nella vita di un bambino, ma come si fa a mettere in relazione due momenti così distanti tra loro?
Un po’ divertita per l’ennessima scoperta mediatica, ma anche curiosa come una scimmia, sono andata a leggere qualcosa sull’argomento. E ho scoperto che lo studio è stato effettuato all’Università di Oxford (quindi mica pizza e fichi, eh!), e quindi ancora più curiosa sono andata a leggermi questa notizia direttamente dalla fonte.

Molti dei vantaggi dell’allattamento al seno sono noti, dal fatto che aiuta contro la depressione post partum, alla diminuzione di incidenza di tumore al seno, ai vantaggi per l’osteoporosi. Eppure in qualche modo ho una resistenza a mettere in relazione un problema comportamentale con l’allattamento, come se si trattasse di due sfere diverse. Eppure forse così non è.
Lo studio si intitola Breast feeding and child behaviour in the Millennium Cohort Study e analizza i dati del Millenium Cohort Study in UK, in cui 10037 coppie madre-figlio, di cui 9525 nati a termine e 512 nati prematuri, sono state intervistate sull’allattamento del bambino all’età di 9 mesi, e sul suo comportamento a 5 anni.

In pratica nel primo incontro quando il bambino aveva 9 mesi si sono raccolte informazioni circa il suo allattamento, se ci sono stati o meno tentativi di allattarlo al seno o se si è utilizzato il latte artificiale sin dall’inizio, e in caso per quanto tempo si è allattato al seno. Quando lo stesso bambino ha compiuto cinque anni, si è chiesto al genitore di valutare il suo comportamento facendo un test chiamato the Strengths and Difficulties Questionnaire (SDQ) che ha lo scopo di valutare deviazioni significative dal comportamento medio tipico di quell’età. Questo test viene considerato un ottimo mezzo per identificare bambini con problemi comportamentali seri, che includono problemi emozionali, problemi di condotta, iperattività, problemi con i compagni, e comportamenti prosociali. Più il punteggio è alto più seri sono i problemi del bambino.

Il 15% dei bambini appartenenti a questo campione mostra una deviazione comportamentale significativa, contro il 12% dei bambini nati a termine. Gli studiosi hanno cercato la correlazione tra questo dato e l’allattamento al seno, ossia detto brutalmente hanno controllato quanti di questi con alto punteggio al test sul comportamento sono stati allattati al seno e quanti no. Poi hanno fatto una analisi statistica per verificare se questa correlazione può predire il risultato del comportamento a 5 anni.
Dall’analisi nuda e cruda risulta che la correlazione c’è ed è significativa e che servono almeno 4 mesi di allattamento materno per diminuire la probabilità di sviluppare problemi comportamentali. Però poi hanno controllato altri fattori, quali situazione socio-economica della madre, madre single o sposata, fumatrice o meno, lavoratrice o meno, se il bambino è stato messo al nido alla nascita o meno, insomma hanno preso in considerazione gli altri fattori che sono notoriamente correlati con lo sviluppo comportamentale del bambino e hanno ricontrollato i dati corretti per questi fattori. Il risultato, seppur attenuato, resta comunque significativo: i bambini allattati meno di 4 mesi o non allattati affatto presentano una probabilità maggiore di sviluppare problemi comportamentali significativi a 5 anni, almeno nel campione di bambini nati a termine.
Il campione di bambini nati prematuramente invece è troppo limitato per raggiungere risultati statisticamente validi, ma si nota la stessa tendenza anche in questo campione di bambini, ossia l’allattamento al seno sembra prevenire problemi comportamentali a 5 anni.

Resta da capire come tutto ciò sia possibile. Un’ipotesi presentata dagli autori dello studio è che la composizione del latte materno, con la presenza di catene di acidi grassi e ormoni che hanno un ruolo importante nello sviluppo del sistema nervoso centrale, si ripercuota nello sviluppo comportamentale del bambino. Purtroppo nello studio manca il dato relativo al tipo di latte artificiale utilizzato, ma la maggior parte dei latti da un decennio a questa parte contengono questi grassi, e non differiscono in maniera sostanziale dal latte materno in questo aspetto. Un’altra ipotesi fatta è che i bambini allattati con LA hanno subito più infezioni e quindi siano stati ospedalizzati, ma anche questa ipotesi è difficile da verificare, perché non si hanno dati in merito.

Quindi qui abbiamo un risultato statistico che da un’indicazione precisa: i bambini allattati al seno per almeno 4 mesi hanno meno probabilità di sviluppare problemi comportamentali all’età di 5 anni.
Non abbiamo la minima idea del perché questo sia possibile, anche se la composizione del latte materno potrebbe essere una variabile molto importante.

Una nota importante prima di decidere se allattare meno o più di 4 mesi, proprio perché non si sa il motivo alla base dello sviluppo di problemi comportamentali, bisogna riflettere sul fatto che l’età di 4 mesi è semplicemente data dalla statistica di quelle famiglie britanniche che si sono sottoposte allo studio, e risulta che quella è la lunghezza in cui normalmente si allatta esclusivamente al seno in UK. Se ripetessero lo stesso studio in un paese in cui l’allattamento esclusivo dura più a lungo, si potrebbe scoprire che 6 mesi è meglio di 4 mesi. Spero con questo di non avervi confuso di più le idee.

Ora la domanda è: sapendo i risultati di questa ricerca, vi sforzereste di più a cercare aiuto per far funzionare l’allattamento? O pensate che sia solo un’altra cosa che va a pesare nella bilancia dei sensi di colpa materni? Ma in colpa non si dovrebbero sentire le mamme, ma le strutture di sostegno che non funzionano, i pediatri che danno informazioni sbagliate sull’allattamento, le ostetriche che danno le aggiunte in ospedale alla nascita, gli ospedali che non propongono il rooming in (assistito, non abbandonando mamma e bebé a se stessi)?

ATTENZIONE: questo è uno studio statistico e non uno studio deterministico. Questo significa che, ammesso che i risultati dello studio siano corretti, il figlio della signora Pina che allatta al seno può venire su con problemi comportamentali o meno tanto quanto il figlio della signora Maria che è allattato con latte artificiale. E’ come la storia dei polli: gli italiani statisticamente mangiano 2 polli a testa alla settimana, solo che io non ne mangio da un mese. Chiaro? Quindi vi prego di non farvi venire sensi di colpa sulla base di studi come questo che hanno ben altri scopi.
Allattare fa bene al bambino, ma con il latte artificiale si cresce bene lo stesso, e ancora di più se questo rende più tranquilla e serena la mamma!

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145 thoughts on “Bambini allattati al seno hanno meno problemi comportamentali a 5 anni”

  1. un’altra cosa.
    Ho due amiche con bambini veramente terribili. Nessuna delle due li definisce tali (io sì) ma solo vivaci.

    la valutazione dei disordini dei bimbetti di 5 anni è nelel mani delle madri. Che pososno vedere in maniera distorta i propri pargoli. Ci sono le ipercritiche e quelle “ogni scarrafone è bello a mamam sua”.

    E poi uan sola cosa… quella definizione sui disordini della personalità… io ci andrei veramente cauta a diagnosticare cose simili a dei bamkbini di 5 anni in pieno sviluppo.
    La sindrome di asperger ormai vine rifilata a chiunque….

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  2. Una domanda sui gemelli…
    COsa si intende per “lo sviluppo dei gemelli e’ potenzialmente diverso dai singoli, ”
    Cioè fatemi capire, i gemelli sono ipso facto dicersi dal figlio unico?
    Allora la cosa vale anche per i bambini con fratelli e/o sorelle?

    Quindi il latet materno e i suoi miracolosi efeftti normalizzanti con i fligli non-unici non avrebeb più effetto? O se sì in modo diverso?

    Ma non è come ammettere che l’ambiente influenza pesantemente lo sviluppo (ed eventuali disordini del bambino?).

    Questo prova semplicemente che si sta applicando disperatamente un metodo scientifico a un campione talmente pieno di bias da risultare incredibile (nel senso di non credibile).

    Studi come quello linkato da Serena possono provare tutto e il contrario di tutto. Escludo questa persona qua, metto quest’altra. Gli immigrati no, i monoreddito no, quelli sotto i 2000 euro al mese no…
    E poi parlo di effetti del latte materno (ormoni, acidi grassi) sul bambino…

    Scusate ma la forza di gravità funziona per tutt, ricchi e poveri, immigrati e autoctoni.

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  3. Invece io credo che lo studio dimostri come gli elementi che possono confondere incidano molto più del latte materno.
    Per inciso, il tipo di maternità ha fortisisme ricadute sullo sviluppo dei bambini.
    Se la madre deve tornare a lavoro dopo due settimane capisci bene che il carattere del pupo sarà diverso da quello amorevolemnte accudito e allattato per 4 mesi e oltre (infatti lo studio non a caso cerca un aìcampiuone omogeneo anche per livello sociale… secondo te perchè lo fanno?).

    La mazzata dunque resta e il fatto che non abbaino dati più aggiornati del 2000 rende lo studio ancor più mazzabile.

    Faccio notare che il campione è stato scremato di tutte le minoranze etniche perchè le sole mamme che hanno resistito sono, caso strano, bianche (è scritto nello studio).

    Scrivono nbero su bianco di alcuni bias non identificati(sono gli errori del metodo ebm, i pregiudizi… che fanno pendere le conclusioni da una parte piuttosto che da un’altra).

    Insomma io a parte mille manine avanti (there are no evidences), risultati che si ridimensionano considerevolemnte usando tuti i correttivi del caso (ma ricordiamocelo, ci sono bias non identificati nello stdio e non corretti) altro non vedo.

    Ancora una volta, l’influenza dell’ambiente pesa di più degli acidi grassi e degli ormoni contenuti nel latte materno.

    Comunque lo studio l’ho letto da quando lorenza ha linkato le 8 pagine. Ma dato che nessuna di voi faceva riferimenti precisi allo studio, pur condividendolo, non vedo perchè dovevo farlo io.

    Quando ho parlato all’inizio delle mamem single tenute fuori dal campine (secondo me un evidente caso di pregiudizio, come se le famiglie biparentali sono sane per definizione) mi pareva di aver fatto capire chiaramente che le 8 pagine erano state lette e non digerite.

    Comunque se qualcuno volesse approfondire il tema ebm (lo studio è un fulgido esempio di evidenza medica) e i rischi che questo metodo pora con se, vi lascio questo articolo apparso un anno fa sul BMJ
    http://www.bmj.com/content/341/bmj.c6368.extract
    e condensato qui in italiano:
    http://www.nograziepagoio.it/EBM%20Spence%20_Peronato.pdf

    Reply
  4. punto uno, ti ringrazio molto di aver letto l’articolo, e’ questo il tipo di dialogo che mi sarebbe piaciuto fare fin dall’inizio. Ora credo che all’80mo commento la gente qua ne avra’ le scatole piene.

    poi, vedi come le percezioni possano essere diverse, a me questi punti che menzioni danno forza all’articolo invece che sminuirlo, perche’ mi dicono che gli autori hanno cercato di considerare quanto possibile prima di fare i conti.

    sui gemelli: siccome lo sviluppo dei gemelli e’ potenzialmente diverso dai singoli, non li hanno inclusi per non inficiare il risultato, generalizzare quindi al campione intero dei dati di un campione piccolo, mi sembra una mossa intelligente

    la condon scale, una rapida ricerca dice che esiste dagli anni 90; se esiste tanto vale usarla, visto che e’ in tema, per capire se potesse essere un fattore confondente, appunto. E hanno calcolato che non lo era.

    “There was no clear evidence of any SDQ subscore etc” vuol dire, per come lo leggo io, che non esiste nessun comportamento singolo, fra quelli nella lista, che spicchi fra gli altri, quasi un “il colpevole” del SDQ score; “…across the breastfeeding duration categories” secondo me vuol dire che non c’era differenza significativa fra le durate, ma non ho capito questo punto.

    “adjustment for potential confounders considerably attenuated these effect estimates” certo che le variabili confondenti hanno un forte impatto, per questo cercano di contarne il piu’ possibile, se vuoi sapere quanti italiani sono bilingue e il tuo campione contiene un sacco di figli di expat devi aggiustare i tuoi risultati considerando questa cosa, senno’ non dai una visione realistica.

    “preterm children” siccome non hanno avuto molti dati su questa categoria, non si sentono di dare risultati che la riguardano, non sarebbe statisticamente significativo.

    “SDQ subscore driving these associations” questo lo hanno gia’ detto prima, quindi vale il commento che ho fatto su. Nessuna chiara evidenza di un particolare singolo comportamento che influenzi il risultato cioe’ non erano tutti con problemi di condotta, o tutti con problemi di iperattivita’, eccetera, i sotto-comportamenti non mostravano di averne uno prevalente.

    La tua “mazzata” finale (hey, ce l’avevi fatta fino qui a non usare termini retorici :-P): l’articolo si riferisce al 2000, e richiama le direttive di allora, quindi deve per forza confrontarsi con questo dato, che allora si raccomandava di svezzare a 4 mesi (vedi all’inizio dove lo dicono). Ora non e’ piu’ cosi’ e lo posso testimoniare in presa diretta, visto che ho due bimbi felicemente nati in UK. La domanda “chi puo’ permettersi etc” e’ legittima, ma non c’entra con l’articolo. Gli autori non possono fare altro che prender atto della situazione e usare un altro distinguo nell’interpretazione dei risultati. Anche qui mi pare corretto, giudicare il sistema sanitario UK non era pertinente all’articolo.

    “hospitalisation” vero, questo commento era superfluo.

    “some bias may have resulted from poor recall or desire to give the interviewer a socially acceptable answer” questo non lo puoi estrapolare dal contesto, senno’ non si capisce: qui si riferivano alla domanda che hanno posto alle madri su quanto e’ durato l’allattamento, che era al di fuori dello score comportamentale, e che comunque hanno dimostrato sopra fosse irrilevante, visto che differenti durate dell’allattamento non inficiavano il risultato finale.

    Sono ancora dell’idea che lo studio non sia risibile, ma sono sollevata al pensiero che non mi consideri una demente 😀

    Reply
  5. Entrerò nel merito dello studio. Sarò telegrafica e ironica. Spero nessuno vorrà legegre astio o aggressività.
    Non sto aggredendo voi, sto aggredendo uno studio, figlio di una medicina che sta rovinando la salute (mentale e non) di molti (mi riferisco alle ebm, ce l’ho a morte con le ebm a sproposito non con voi).

    Il potere del latte materno rimane sconosciuto per i gemelli:
    “We also excluded twins and triplets
    because their behavioural development differs from singleton
    children. 13 14”
    Primo punto a sfavore dello studio. Se il latte materno funziona deve funzionare anche con i gemelli….

    “Additional potential confounders
    were mother–baby attachment (Condon scale),”
    ORA esiste pure una scala per misurale l’ataccamento tra madre e bambino.

    “There was no clear evidence of any
    SDQ subscore driving these associations ( table 3 ) and although
    the point estimates suggest associations of breast feeding with
    fewer behavioural problems, there were no consistent trends
    across the breastfeeding duration categories.”
    Forse non ho capito bene io, ma pare che la durata dell’allatamento non diminuisca le stranezze comportamentali dei bambini.

    “In the unadjusted analyses, having been breast fed for 3 months
    or longer (n=133, 26%) was associated with lower odds of an
    abnormal total SDQ score ( table 2 ) and subscores ( table 4 ) in
    preterm children (n=512). However, adjustment for potential
    confounders considerably attenuated these effect estimates.”

    Quindi le variabili che potrebbero confondere i risultati hanno una notevole influenza sul ridimensionare i risultati della ricerca.

    “We were
    unable to estimate the effect of breast feeding on emotional and
    prosocial subscores in preterm children due to small numbers
    of children with abnormal scores (n=21 and 8, respectively).”

    Qualkcuno mi aiuti a capire, i bambini pretermine sono più sani di quelli nati a terìmine? Forse si potrebeb fare uno studio e ca0pire se nascere prima riduca i disturbi comportamentali a 5 anni…

    “There was no
    clear evidence of any SDQ subscore driving these associations,
    although the point estimates suggest associations of breast
    feeding with fewer behavioural problems.”
    Nessuna chiara evidenza… sebbene il punteggio ottenuto lasci intendere una bassa incidenza di problemi comportamentali con l’allattamento esclusivo materno. Nessuna chiara evidenza….

    Ma la parte che da la mazzata finale allo studio è questa:
    “However, these
    subgroup analyses should be interpreted with caution, because
    they were inconsistent across the categories of breastfeeding
    duration. We are not aware of evidence for a threshold effect
    of breast feeding for 4 months or longer and our fi ndings may
    relate to breast feeding for this long being relatively uncommon
    in the UK. In 2000, about 29% of infants in England were
    still being breast fed at the age of 4 months. 32 Thus, these children
    may be growing up in families that are different from
    formula-fed children’s in terms of parenting or other unmeasured
    confounders.

    Solo il 29% dei neonati inglesi viene allattato al seno dopo i 4 mesi… QUalcuno si è dopmandato coem funziona la maternità in UK? E’ come da noi? 4 mesi all’80% dello stipendio il resto al 30%.
    Secondo voi chi può permettersi di restare a casa con solo il 30% dello stipendio?

    these children may be growing up in families that are different from formula-fed children’s in terms of soldi e conto in banca….

    Un punto oscuro:
    “A further potential mechanism could be that formula feeding
    is associated with infections and hospitalisations during
    infancy, 19 38 39 which could lead to behavioural problems
    in children, perhaps due to time spent separated from the
    parents.”

    Scusate ma non sono stati esclusi i bambini che hanno fatto esperienza di ricovero durante il loro primo anno di vita? Anche questo dato potrebbe confondere no?

    Lo ammettono pure loro:
    “However, it
    is possible that our fi ndings have been infl uenced by residual confounding from unmeasured confounders.”
    non ne dubitavo.

    Parlando delle risposte date generalmente dalle madri:
    “some bias may have
    resulted from poor recall or desire to give the interviewer a
    socially acceptable answer.”

    Lo studio si squalifica da solo direi.

    Abbiate pazienza non sto dicendo che chi lo appoggia è un demente. Sto solo sostenendo che lo studio è risibile, non le persone che lo considerano valido.

    Il mio inglese tecnico non è dei migliori, magari ho frainteso dei passagi. Li ho copiati/incollati proprio per discuterli.

    Reply
  6. e un’ultima cosa, che mi pareva scontata, ma vedo che non si e’ mai sicuri di spiegarsi fino in fondo.

    Non sto obiettando che una mamma debba porsi davanti a questo articolo con un sano atteggiamento di “embe'”? Sia che lo si faccia perche’ si conoscono i limiti della statistica (il famoso paradosso del pollo e mezzo a testa) sia che lo si faccia perche’ non interessano questi discorsi (io mi comporto come credo meglio e sono sicura che andra’ bene) e’ un atteggiamento del tutto legittimo e condivisibile, lo faccio anche io.

    Non sto neanche obiettando con chi dice che la divulgazione di questi articoli (come quello della mamma spagnola di questi giorni) possa ingenerare false aspettative, o sentimenti negativi, nel lettore, e, ho gia’ detto sopra, benche’ questo risvolto della ricerca non debba essere di pertinenza del ricercatore, e’ del tutto legittimo e condivisibile opporsi ad un uso strumentale di questi studi per alimentare politiche penalizzanti, e lo faccio anche io.

    Quello che obietto e’ un voler denigrare con giudizio merito uno scritto (scientifico o meno) ma senza volerci entrare nel merito, restando ad un livello di superficie, apportando cioe’ argomenti che appartengono a sfere differenti, e poi stupirsi se si viene invitati a tornare nelle sfere di pertinenza.

    E a questo punto davvero DAVVERO chiudo.

    Reply
  7. carissima, la verita’ non e’ di questo mondo, ma il dialogo costruttivo (non la chiacchiera al bar) si basa sulle capacita’ di critica, e mai come in quest’era di internet la possibilita’ di argomentare viene facilitata dal materiale che possiamo trovare a portata di click. Non sono matematica e non sono statistica (lavoro nel ragionamento computazionale, se interessa, ma probabilmente no), ma non mi pare di aver detto nulla di eretico sopra, neanche nella traduzione della tua parafrasi del “posso solo mettere in dubbio le cose se non ho la conoscenza in merito”: questo penso sia un assioma che andrebbe applicato sempre, se io non conosco una cosa posso solo esprimere dubbi in merito, se la conosco come falsa o vera, posso testimoniare a ragion veduta, in qualsiasi giurisprudenza viene accettata solo la testimonianza di un testimone diretto o di persona che e’ al corrente dei fatti. Sara’ anche anti-popperiano, ma non stiamo parlando di filosofia delle scienze, senza dire che la sua teoria falsificazionista renderebbe le scienze totalmente irrilevanti, il che capisco che possa essere visto come un beneficio da molti, soprattutto in Italia, alimentato da certa stampa gossip (poi uno dice perche’ i cervelli fuggono), ma tant’e’. Di certo, tornando alla inclinazione argomentativa, portare come ulteriori argomenti a supporto fatti non correlati con il caso che si sta discutendo non mi pare sia utile, anche se mi menzioni 100 casi di scienza che ha sbagliato ce ne saranno sicuramente altri 100 in cui ci ha azzeccato. O, usare terminologia che riguarda la sfera dei sentimenti (offesa, ridicolo) quando ci si sta sforzando di mantenere un ragionamento sulla sfera della obiettivita’, per quanto lo consente un discorso sporadico ed episodico su un articolo letto senza conoscerne a fondo il contesto, neanche aiuta.

    Reply
  8. Gekina scusa,
    tu scrivi “potrei capire se vi siete sentite offese voi commentatrici o se vi siete sentite offese per le parole di fuoco che ho usato sullo studio in questione?”.
    Se per “commentatrici” intendi le persone che popolano questo forum, offese penso proprio di no, però seneramente ti dico di nuovo che il tono che usi suona spesso troppo aggressivo.
    Tieni conto che quando si scrive non si ha la persona davanti, quindi le sfumature che si possono dare alla voce e all’espressione vengono meno e chi legge può avere un’impressione ben diversa da quello che vogliamo rendere, indipendentemente dalle parole.
    Sinceramente, la mia impressione leggendo i tuoi post è che, visto che tu consideri lo studio sbagliato, automaticamente le persone che ne discutono e che trovano che ci siano degli elementi positivi le consideri tutte delle stupide che abbocchiano a qualsiasi cavolata leggano su internet o sulle riviste.
    Sforzandomi di leggere bene capisco che stai cercando di darci la tua opinione che rispetto, ma vorrei farti notare che esageri nei toni.
    Traspare un astio che non so se sia consapevole o meno, ma ti inviterei a pensare che tutte le persone che passano di qui (e in primo luogo di Serena e Silvia che ci mettono la faccia in prima persona) sono in buona fede e cercano sinceramente di capire come fare a essere dei buoni genitori, ognuno portando il proprio bagaglio culturale e di esperienze.

    Reply
  9. Supermamabanana,
    “Spero di poter usare a mia parziale scusante il fatto che anche io sono un ricercatore e quindi so come mi sarei sentita se ad un mio lavoro mi si fosse detto che il risultato e’ “risibile”.”
    Immagino ti saresti ararbiatabe offesa. Io ho letto questa tua frase così.
    Certo non hai mai scritto “offesa” ma tra le righe ho compreso questo.
    Se non è così mi scuso pubblicamente.

    ancora:
    “ma la stroncatura deve essere formativa e informativa. Se non puo’ esserlo, per ovvia mancanza di conoscenze in merito (come in questo caso, io pure non so nulla degli argomenti trattati dall’articolo, anche se sento di poter almeno parzialmente commentare su ad esempio la campionatura e le statistiche) almeno deve essere dubitativa, non sminuente tout court, perche’ altrimenti il sospetto che la stroncatura sia dettata dal non condividere le conclusioni, piu’ che il merito dello studio, non puo’ non far capolino.”

    QUindi studi come quelli di wakefield sulla pericolosità del vaccino trivalente possono essere messi solo in dubbio da chi come me (faccio la grafica) non ha titoli scientifici per parlare.
    Tu che invece sei ricercatrice (da quello che ho capito, correggimi se sbaglio, statistica o matematica) hai più titoli di me.

    Ma allora questo è ilrischio fascita di cui tanto parla Popper. La verità è tale solo in forza di titoli, pubblicazioni, lauree.
    Se uno non ha gli allori ma solo una testa che forse ragiona mediamente bene, non può e non deve nemmeno permetersi di stroncare. Al massimo dubitare educatamente.

    Peccato che Goldacre applauda a un bimbo di dodici anni che mette in ridicolo il metodo “scientifico” braingym con una parolaccia.

    Credo che la favola che più legerò a mio figlio sarà i vestiti dell’imperatore.

    Reply
  10. @ Serena, poi chiudo 🙂
    hai scritto:

    “Una nota importante prima di decidere se allattare meno o più di 4 mesi, proprio perché non si sa il motivo alla base dello sviluppo di problemi comportamentali, bisogna riflettere sul fatto che l’età di 4 mesi è semplicemente data dalla statistica di quelle famiglie britanniche che si sono sottoposte allo studio, e risulta che quella è la lunghezza in cui normalmente si allatta esclusivamente al seno in UK. Se ripetessero lo stesso studio in un paese in cui l’allattamento esclusivo dura più a lungo, si potrebbe scoprire che 6 mesi è meglio di 4 mesi. Spero con questo di non avervi confuso di più le idee.”

    Lo hai detto tu non io. Chiedo scusa, non parli dell’italia ma di un paese dove si alltta mediamente sei mesi.
    In Bagladesh non è raro allattare fino a tre anni d’età. Bisognerebbe capire se i bambini bengalesi sono più o meno disturbati di quelli occidentali.
    Ma credo che il campione non sarebbe sovrapponibile.
    I disturbi comportamentali dipendono da infiniti fattori, anche culturali. E il Bangladesh e l’Italia (un apese occidentale a caso) sono culturalemnte molto diversi.

    Reply
    • @Gekina dimostri nuovamente di non avere letto le mie risposte, controlla quella del 22 June 2011 at 12:04 pm, che ti riporto qui sotto:

      Il condizionale si POTREBBE scoprire che 6 mesi è meglio di 4 mesi, ti DOVREBBE far capire che io non ho dedotto nulla riguardo ai risultati che potrebbero ottenersi ripetendo lo studio. Era solo un modo per far capire che se fai un’analisi su un campione di mamme che in media allatta esclusivamente fino a 4 mesi è impossibile trovare che il periodo migliore per allattare è di 6 mesi, o di 2 anni. La mia frase era proprio per sottolineare una limitazione dello studio, e di dire alle mamme: attenzione, la storia dei 4 mesi è solo riferita al campione analizzato e non è estrapolabile. Tutto qui. Poi se ci vuoi leggere altro son problemi tuoi.

      Aggiungo ora che visto che lo studio è riferito ad allattamento esclusivo, l’ipotesi dei 3 anni e del Bangladesh non è ragionevole, indipendentemente dai fattori culturali di differenza tra i paesi.

      (e questa è veramente l’ultima anche per me 🙂 )

      Reply
  11. @gekina meno male che c’e’ il mezzo elettronico: una “search” in questa pagina rivela che il termine “offese” lo hai usato soltanto tu. Non sono offesa. Non mi sento neanche (aspe’ come hai detto?) preoccupata dal fatto che tu mi trovi “risibile” perche’ mi e’ piaciuto un articolo “risibile” (era questo il concetto? spero di averlo azzeccato). Il mio unico, solo, sparuto, solitario, mero, singolo commento era che una critica negativa ad un qualunque studio dovrebbe essere supportata. Tu credi di averlo fatto, evidentemente. Io credo di no, e ti sto dicendo che il tuo contro-argomento non mi convince, e che per cancellare questo articolo dall’ideale insieme di articoli ben fatti avrei bisogno di piu’ materiale. Non mi pare una condotta da persona non dialogante. A questo punto, per riprendere la chiosa della saggissima serena, we have to agree to disagree.

    Reply
  12. Serena,
    faccio notare che lo studio sul trovalente con soli dodici (12) bambini è stato pubblicato su Lancet!
    Qundi scrivere che il British Medical Jurnal è garanzia di serietà è un tuo parere e una visione piuttosto ottimistica di come sia messa la pubblicistica scientifica di questi tempi.

    Non è poi che i grandi numeri siano garanzia di veridicità. A volte 10.000 può valere come 12 o 1 se l’impianto e il campione sono secondo criteri discutibili e se la tesi che si vuole dimostrare è talmente complicata da prevedere una serie di variabili talmente ampia da risultare impossibile trovare una metodologia valida.

    Detto questo il mondo è bello perchè vario e occhio alle facili conclusioni a cui ci porta l’intramontabile sofisma “post hoc, propter hoc” 🙂

    Non lo dico per irirdere e non vorrei sembrare irirtante. Ma veramente, credo che Bertrand Russell e il suo tacchino dovrebebro essere patrimonio della genitorialità moderna. Sono l’unico vaccino alle ditature siano esse scientifiche o oscurantiste.
    ALmeno io la penso così.

    Reply
  13. supermmasbanana non devi convincermi né io devo convincere te.
    Ma francamente non capisco perchè mi si accusi di non essre costruttiva quando critico uno studio magari anche usando toni “pesanti”.

    Siamo in democrazia, non ho offeso una persona prendendola in giro, ho criticato uno studio scrivendo le mie personali perplessità.
    Mi scrivi che tu essendo ricercatrice (e conoscendo la fatica che comporta uno studio) ti senti offesa dal mio irridere lo studio in questione.
    Onestamente non mi pare una condotta da persona dialogante.

    Allora non si può criticare più nulla, un libro, una canzone, un piatto di spaghetti, perchè tutto viene fatto con il sudore della fronte?

    TRA l’altro non c’è l’obbligo di dare una risposta.
    Io non sono un vate e se questo studio non sa dire come mai esista questa presunta correlazione, non vedo perchè dovrei saperlo io.
    Allattare al seno riduce i rischi per i bambini di 5 anni di sindromi comportamentali strane?
    C’è uno studio che dimostra la stessa cosa randomizzando 40 anni di latte artificiale in Inghilterra?
    Sarebbe interessante confrontare le due cose.

    Insomma si può criticare solo se si ha una risposta?
    Dare una risposta è facilissimo, te la puoi persino inventare. Ma le persone razionali possono e devono vivere bene anche nel dubbio e nella ricerca di una parvenza di verità (o qualcosa che si avvicini abbastanza alla sua immagine).

    Mi sembra di aver articolato fin troppo il mio pensiero e le motivazioni che mi spingono a criticare lo studio in questione. Come pure i facili entusoiasmi che spesso accompagnano queste presunte scoperte.

    L’ebm (Evidence-Based Medicine) è un movimento che ha sicuramente la sua utilità nelel scelte sanitarie ma sta diventando francamente troppo pervasivo.
    Il metodo viene applicato ovunque, a volte a sproposito. Lo studio riportato da Serena può essere visto sotto questa luce.
    Non ci vedo nulla di male o di offensivo.

    Quindi a chi mi accusa di criticare lo studio perchè non mi piacciono le conclusioni… ecco non è esato. Io critico il metodo al di là delle conclusioni. E non solo il metodo, ma anche la tesi che si vuole dimostrare, ammantando lo studio di credibilità scientifica perchè si avvicinerebbe alla metodica della ebm… il che è tutto da dimostrare ma io non sono ricercatrice e non ho gli strumenti per analizzare fino in fondo la struttura dello studiuo in questione.

    Lascio un testo per chi volesse approfondire la questione:
    http://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_Libro.asp?CodiceLibro=1341.33

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  14. abbiate pazienza.
    potrei capire se vi siete sentite offese voi commentatrici o se vi siete sentite offese per le parole di fuoco che ho usato sullo studio in questione?

    Supermamabanana sei ricercatrice e quindi quando definisco lo studio a pizza e fichi ti senti di dover difendere la categoria?…
    Scusate ma ci sono ricercatori che hanno scritto libri di denuncia sulla caterva di studi a pizza e fichi pubblicati nelle più prestigiose riviste.

    Ben Goldacre è un ricercatore e ha scritto un tomo sulla faciloneria di certi srtudi (e non solo su questo per la verità).

    Cito un passo da “La cattiva scienza”:
    “Nel febbraio 1998 un gruppo di ricercatori e medici del Royal Free Hospital di Londra guidati dal chirurgo Wakefield, pubblicò un articolo scientifico su Lancet, destinato a diventare uno dei testi più fraintesi….
    Per certi versi la COLPA è dello stesso articolo: E’ SCRITTO MALE e non sìespone chiaramente la sua ipotesi né le sue conclusioni.

    L’artricolo descriveva dodici bambini con disturbi intestinali e comportamentali (autismo per lo più) e diceva che i genitori o i medici di otto di quei bambini ritenevano che i disturbi fossero comparsi qualche giorno dopo la somministrazione del vaciccino trivalente”.

    E continua:
    “La sindrome di Asperger, o disturbo dello spettro autistico, bviene ora diagnosticata a un numero crescente di persone, e i bambini o adulti che forse in passato venivano considerati strambi oggi si sentono dire spesso che la loro personalità presenta tratti di asperger”.

    L’esposizione di questa malattia come categoria pseudoidiagnosticata ha assunto proporzioni simili alal dislessia lieve”.

    Notare una cosa. Goldacre è inglese e prende letteralmente per i fondelli il sistema scolastico pubblico inglese che ha introdotto il metodo Brain Gym nelel scuole (con relativa formazione degli insegnanti, metodo brevetato e con una copiosa produzione di articoli pubblicati in riviste accreditate).
    .
    Cito:
    “Come possono SIMILI SCEMENZE (Goldacre si riferisce al metodo Brain Gym) essere così diffuse nelel scuole? Una ragione ovvia è che gli insegnanti sono stati accecati da espressioni astruse e ingegnose come “formazione reticolare” e “maggiore ossidazione”. Guarda caso il fenomeno è stato studiato in un’interessante serie di esperimenti descritti nel “Journal of Cognitive Neuroscience” del marzo 2008, che dimostra con eleganza COME GLI INDIVIDUI SIANO MOLTO PIU DISPOSTI AD ACCETTARE SPIEGAZIONI FASULLE QUANDO SONO INFIORETATE DI TERMINI TECNICI TRATTI DAL MONDO DELLA NEUROSCIENZA (è lo stesso studio del MIT riporatto da Legrenzi nota mia)”.

    Ora Goldacre parla di scemenze, getta un ombra sul chirurgo Wakefield (avrebbe accettato soldi da delle case farmaceutiche che producono vacini singoli ecc…).

    Il libro è pieno di esempi di volenterosi ricercatori che o in buona o in cattiva fede pubblicano studi che io ho definito risibili e che goldacre dipinge con termini ben più antpatici.

    Abbiate pazienza ma la scienzaq non è una religione e i ricercatori non sono papi con il dono dell’infallibilità Essere fallibili non vuol dire essere in cattiva fede.
    Il dramam è che certi studi si accaparrano un cono di luce (il famoso palco con il riflettore) che a volte abbaglia le persone.

    Serena il tuo lasciare intendere che più si allatat al seno e meno rischi ci saranno nell’avere un figlio con disprdini della personalità… beh verebbe definito da Goldacre un sofisma, il famoso “post hoc, propter hoc” (dopo di questo e quindi a causa di questo).
    E’ un pensiero piuttosto ricorrente e dannoso.
    Russell lo sintetizza benissomo con la parabola (mi si passi il termine) del tacchino induttivista. Ecco il link per chi ha voglia di leggere:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Tacchino_induttivista

    PS tacchino induttivista e citazioni dalla cattiva scienza sono pensate sul tema dello studio in questione. Non sto uscendo dal seminato…
    Mi scuso per la lunghezza dell’intervento….

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    • @Gekina vedo che continui a riportare sempre gli stessi argomenti senza leggere le risposte che ti diamo. Come ho già detto non devi convincermi del fatto che esistono esempi di cattiva scienza, cosa della quale da scienziata sono perfettamente a conoscenza, (ed un esempio in cui la statistica è fatta su 12 bambini è un chiaro esempio di cattiva scienza!). Il fatto che ci siano casi di cattiva scienza non rende tutta la scienza cattiva. Quindi il punto è che evidentemente non ci troviamo d’accordo sul fatto che l’articolo descritto in questo post sia un caso di cattiva scienza. A questo punto temo non riusciremo mai a metterci d’accordo. Ma sono certa che sopravviveremo entrambe 😉

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