Ci sono molti modi per elogiare i bambini, e non tutti hanno gli effetti desiderati. Elogiare in modo sbagliato può infatti influire negativamente persino sull’autostima.
Ogni volta che lodiamo i nostri bambini lo facciamo certamente con tutte le buone intenzioni. Vogliamo incoraggiarli, supportarli, mostrargli che ci teniamo a loro e alle loro conquiste.
E così se una bimba sale da sola la scaletta dello scivolo, arriva in cima ed entusiasta urla “mamma guarda!”, la mamma gli sorride serena e gli risponde “brava!”. Se un bimbo finisce il suo scarabocchio artistico sul quale ha lavorato a fondo negli ultimi 5 minuti e lo mostra orgoglioso al papà, il papà lo guarda, gli sorride e gli dice “Che bello! bravo!”
Però diciamo la verità, quel bravo a volte lo buttiamo li senza pensarci troppo, magari perché siamo presi a parlare con qualcuno al telefono e vogliamo dare l’impressione ai nostri figli che siamo anche con loro. A volte lo diciamo veramente con il cuore perché pensiamo che sia stato veramente bravo a fare qualcosa.
Ma l’elogio fine a se stesso, senza una ragione vera dietro, lascia un po’ il tempo che trova, e può avere esattamente l’effetto opposto, come ci racconta Extramamma. La bimba che si arrampica sulla scaletta, sentendo quel “brava” della sua mamma potrebbe chiedersi “ma brava a fare che?”. E’ stata brava perché è riuscita a salire la scaletta da sola, o perchè l’ha fatto senza inciampare, o perchè riesce a giocare da sola, o perchè ha superato la sua timidezza ed è salita insieme agli altri bambini? Ci sono molte ragioni per dirle brava, o forse non ce n’è nessuna. Se ad esempio la bimba voleva solo dire “mamma guarda, mi sto divertendo tantissimo a fare questo gioco!” allora quel brava non significa veramente nulla di positivo. Al contrario potrebbe farle venire in mente che avrebbe potuto anche non essere brava. E se non fosse riuscita ad arrivare fin lassù da sola? sarebbe forse meno brava per questo?
Non voglio dire certo di non elogiare i figli quando fanno qualcosa fatto bene. Al contrario. Ma l’elogio, così come la critica, deve essere sempre detto a proposito e deve essere riferito a qualcosa di specifico. Ad esempio la mamma potrebbe dire “vedo che ti stai divertendo molto sullo scivolo! Brava!” oppure “sei riuscita a salire le scale tutta da sola!” dando in questo modo molta più soddisfazione alla bambina, che può capire il perché è stata brava, allo stesso tempo incoraggiandola e aiutandola a prendere fiducia in se stessa. Se vogliamo semplicemente farle sapere che stiamo li con lei, possiamo cercare una frase descrittiva di quello che sta facendo “sei scivolata giù velocissima!” piuttosto che lodarla.
Il papà invece potrebbe sostituire quel falso “che bello!” con un “vedo che hai sperimentato molto con i colori! E’ divertente?”.
L’elogio infatti potrebbe anche essere preso come un modo per insegnare al bambino a focalizzare sul percorso fatto o sulle motivazioni che lo hanno spinto fino all’obiettivo finale piuttosto che sul risultato ottenuto. Se un disegno non è altro che uno scarabocchio il bambino lo sa, e dirgli che è un bel disegno non è altro che una bugia con le gambe corte. Meglio complimentarsi per l’impegno messo, o l’uso del colore, o per aver rimesso a posto tutte le matite colorate. O meglio ancora possiamo chiedergli di spiegarci cosa ha disegnato, e come ha ragionato quando lo ha fatto, aiutandolo ad analizzare il processo creativo in se.
Alcune volte invece l’elogio è veramente fuori luogo eppure viene inconsapevolmente usato senza dargli troppo peso. Provate a porvi la domanda opposta “se non lo avesse fatto, sarebbe bravo lo stesso?”. Se un bambino mangia tutto il cibo che aveva nel piatto, non è stato bravo, quanto piuttosto era affamato o ha apprezzato particolarmente quel piatto.
Insomma, lodare i nostri figli va bene, ma lodarli a proposito va sicuramente meglio.
ciao MammaNews, il libro l’ho letto un bel po’ di tempo fa e stavo appunto pensando in questi giorni che forse dovrei riprenderlo in mano. Jesper Juul è un’autorità indiscussa qui nel Nord Europa. Questo aspetto che sottolinei è molto interessante, ed era il senso del mio primo esempio, quello della bambina sulla scaletta dello scivolo. Grazie per averlo sottolineato meglio.
Ciao! Questa questione l’ho affrontata in un post su mammanews
http://mammanews.blogspot.com/2009/06/il-bambino-e-competente-una-teoria.html
parlavo di un libro che mi aveva molto colpito, il bambino è competente, dove Juul dedicava un lungo capitolo proprio alla quetione dell’elogio. ciò che gli stava a cuore non era tanto capire se l’elogio fosse motivato o meno quanto il fatto che spesso noi genitori diciamo BRAVO per rispondere a una richiesta di attenzione o a una manifestazione di affetto del bambino. in pratica lo giudichiamo dicendogli bravo, mentre lui invece vorrebbe solo essere riconosciuto e compreso nelle sue emozioni. ciò cambia completamente il rapporto con lui e la prossima volta sarà lui stesso a chiedere/pretendere l’elogio, ne avrà bisogno per la sua autostima.
consiglio di leggerlo
un saluto
scusate. ho postato due volte per sbaglio, ricevevo un messaggio d’errore….
@Elisa splendida la nina! E’ proprio vero che non ci lasciano passare niente 😉
@Bilingue grazie per il commento e per il link! Vado subito a fare un giro.
Questo mi sembra un punto importante, e molto sottovalutato. Credo che i bambini non siano mai stati lodati tanto come oggi, si e’ passati da un estremo all’altro, dalla disciplina molto rigida al bambino sempre bravo da incoraggiare e lodare a tutte le occasioni se no ”cresce senza autostima”. Pero’ questi due approcci in realta’ non sono affatto cosi’ diversi, anzi sono molto simili. In entrambi i casi il principio di fondo e’ che io genitore giudico te bambino, ti punisco o ti premio, cosi’ tu bambino saprai cosa devi o non devi fare in futuro.
Pero’ non funziona, per diversi motivi, tra cui due: 1) a nessuno piace essere giudicato, infatti a pensarci bene anche la lode puo’ irritare 2) per acquisire autostima il bambino deve essere in grado di fare valtazioni indipendenti, non dipendere dal giudizio esterno.
I metodi che tu suggerisci sono tutti molto validi: lodare lo sforzo non il risultato, descrivere cio’ che il bambino ha fatto invece di emettere un giudizio, chiedere al bambino di riflettere su come si sente riguardo a cio’ che ha fatto.
Io ho notato che questi approcci sono veramente utili quando si vuole MOTIVARE (non convincere) un bambino a fare una cosa, nel mio caso specifico parlare una seconda lingua. Si tratta di fare in modo che il bambino parli questa lingua perche’ gli piace, lo trova divertente, si sente bene quando lo fa, ma non per fare contenta la mamma o il papa’. Per chi fosse interessato io ho scritto in merito, focalizzandomi sulla motivazione nell’aprendimento delle lingue, qui: Come motivare un bambino a parlare la seconda lingua
L.
http://www.bilinguepergioco.com
Questo punto e’ davvero molto importante, e anche molto sottovalutato. Credo che i bambini non siano mai stati lodati tanto come oggi, l’approccio pedagogico e’ passato da un’estremo all’altro, da severita’ e disciplina ferree ad un voler costantemente incoraggiare il bambino, premiarlo, farlo senre bravo e importante. Solo che in realta’ questi due approcci sono molto meno diversi di quanto sembri, anzi il meccanismo di fondo e’ lo stesso: io adulto ti giudico e ti dico cosa fai bene/male, cosi’ tu bambino imparerai a fare/non fare questa cosa per avere/non avere la mia approvazione/punizione.
Questo non funziona per due motivi (semplificando) 1) a nessuno piace essere giudicato, e a pensarci bene non di rado anche le lodi possono indisporre, 2) un bambino deve imparare a costruirsi un suo metro di valutazioni, per poter poi decidere cosa fare o non fare e perche’.
Le alternative che suggerisci sono in effetti tutte molto valide: lodare lo sforzo non il risultato, descrivere al bambino cio’ che ha fatto invece di giudicarlo, chiedere al bambino cosa pensa di cio’ che ha fatto.
Io ho notato che avere consapevolezza di questi metodi e’ estremamente utile quando si vuole MOTIVARE (non convincere) un bambino a fare una cosa, nello specifico parlare una lingua straniera. Infatti il segreto sta tutto nel far si’ che il bambino VOGLIA fare quella cosa, perche’ gli piace, perche’ si diverte, perche’ e’ interessante, ma non perche’ la mamma vuole che la faccia. Per chi fosse interessato io ne scritto qui, concentrandomi appunto sulla motivazione a parlare le lingue: http://bilinguepergioco.com/2009/09/17/come-motivare-in-maniera-efficace/
L.
http://www.bilinguepergioco.com/blog
E’ un bel post questo, perchè chiarificha un po’ le domande che già confusamente mi ero posta.
E’ che, onestamente, alle volte dire “bravo/a” è un modo spiccio per riprendere subito ciò che stavi facendo.
Delle volte ci casco e la nina, che non è una sprovveduta, mi chiede :”Perchè sono stata brava?”
Questi bimbi, manco una te ne lasciano passare!
Farò tesoro dei suggerimenti!
In effetti Sybille, anche le critiche, come dici te, andrebbero sempre fatte in modo specifico. Invece di dire che il disegno è brutto, il che esprimerebbe un giudizio generale sulle doti del bambino, dire non mi piace e spiegarne il motivo è certamente costruttivo invece che distruttivo. Allo stesso modo invece di dire “sei disordinato” esprimendo una critica generica alla persona, bisognerebbe dire “hai laciato tutti i giocattoli in disordine. Vorrei che li mettessi a posto”. Poi mi piace il tuo discorso sulle opinioni diverse, ma sempre facendo attenzione a non ferire i sentimenti, perché l’opinione dei genitori pesa molto sul piano emotivo. Se non ci piace nulla di quello che fanno potrebbero anche rimanerci male, no? 😉
Brava! :)) No sul serio, questo post mi piace molto e rispecchia molto quello che ho potuto imparare negli ultimi anni. Se posso aggiungere una cosa: Ho notato che funziona molto bene sostituire il “bravo”, quando riguarda un disegno o qualcosa di artistico, con un “mi piace” (se e vero) oppure con sinceritá: “A me il viola proprio non piace, capisci…” Il bimbo non ha nessuna difficoltá di rispondere soddisfatto: “Invece a me piace moltissimo.”
Cosí vede che ci sono OPINIONI diversi e le cose NON SONO “belle” o “non belle” solo perché lo dice un genitore o un adulto. Sull’arte (ma anche sul cibo e su molte altre cose) nessuno ha il diritto di giudicare tipo é bello / non é bello. Parlare di quello che si prova invece nel senso di un “giudizio personale” (mi piace / non mi piace) puó essere un modo di consentire l’esistenza di piú modi diversi – individuali – di vedere le cose.