Intervista a Claudia: crescere, un’avventura di famiglia.

Claudia, mamma di Leonardo, Gloria e Chiara, è l’autrice del blog La Casa Nella Prateria nel quale ha documentato, illustrato, raccontato la “fuga” della sua famiglia, da Torino verso la campagna, per trovare un modo di vita più congeniale e, come lei stessa afferma, con l’ambizioso progetto di cercare la felicità. Che l’abbiano trovata o che continuino sempre a cercarla, Claudia ci racconta della sua “vocazione” e la storia della sua famiglia non-marziana.

Nel tuo blog si legge che è la storia della vostra “fuga dalla città” e di una “famiglia in cerca della felicità”. Per far crescere i bambini in un modo adatto, avete fatto “crescere” tutta la famiglia, spostandola in una dimensione che sentivate più consona. Quali sono state le tappe fondamentali di questo percorso?
Io sono cresciuta a Torino, in un appartamento. Non ho avuto un’infanzia felice. Ovviamente non per colpa di Torino, né dell’appartamento, ma per via degli eventi che si sono verificati nel corso della mia vita. Crescendo mi sono resa conto che molti dei ricordi felici che avevo della mia infanzia erano legati ai periodi trascorsi in campagna con mia nonna. Era un’altra dimensione. Ho sempre pensato che era quello il tipo di vita che volevo offrire ai miei figli. Dopo due anni a Torino (che avevo lasciato a vent’anni per
motivi di studio prima, di lavoro poi) me ne sono convinta più che mai. Un bel giorno abbiamo semplicemente fatto le valigie e siamo partiti. All’avventura.
C’è chi ci considera coraggiosi, chi incoscienti. Credo ci sia un buon 50% di entrambi. Ovviamente non consiglio a nessuno di partire allo sbaraglio come abbiamo fatto noi. Ma io a Torino mi sentivo soffocare. Non ne potevo davvero più. Questo per noi è stato un nuovo inizio. I primi mesi sono stati duri, poi tutto è rientrato nell’ordine.

Vivete in campagna, avete praticato l’homeschooling, fate i giocattoli da soli. Puoi spiegarci brevemente il perché di queste scelte?
Quando abbiamo lasciato Torino in fretta e furia, c’è chi ci ha accusati di voler far vivere i nostri figli “fuori dal mondo”. Per me è esattamente il contrario. I bambini che non hanno mai visto una mucca, che non hanno mai raccolto una mela dall’albero, che conoscono il mondo attraverso la TV, loro sì che sono fuori dal mondo. Io volevo che i miei figli crescessero a contatto con la Terra, con la natura. Che capissero da dove viene ciò che portiamo in tavola. Abbiamo imparato moltissimo, e lo abbiamo fatto insieme, perché certe cose non le conoscevamo neanche noi. Che soddisfazione seminare, prendersi cura dei germogli e poi raccogliere i prodotti del nostro orto!
Cerchiamo di autoprodurre ciò che possiamo: dal pane agli abiti ai giochi. Perché ci piace farlo. Perché è ecosostenibile. Perché vogliamo che i nostri figli imparino che “tutto si può fare”.
Ma non siamo degli integralisti. Abbiamo anche tanti (troppi!) giocattoli commerciali, mangiamo la nutella … insomma, non siamo dei marziani!
Per quanto riguarda l’homeschooling… semplicemente non eravamo soddisfatti delle opzioni possibili in quel momento. E’ stato un anno indimenticabile. Poi i bambini hanno sentito desiderio di trascorrere le giornate insieme ai loro amichetti, e noi abbiamo deciso di dare loro la possibilità di provare. Non escludiamo l’idea di ripetere l’esperienza in futuro.

Quali sono gli aspetti del vostro modo di vivere che credi aiutino maggiormente i tuoi figli ad acquistare autonomia e indipendenza?
Semplicemente li prendiamo sul serio. Il che non significa trattarli come dei piccoli adulti permettendo loro di prendere decisioni che spetterebbero a noi, ma semplicemente osservarli, ascoltarli, cercare di capire le loro esigenze. Prendiamo l’homeschooling, ad esempio: per noi andava benissimo che stessero nel nostro “guscio” ancora per un po’. Loro invece hanno avuto voglia di “buttarsi”. Li abbiamo lasciati fare.
Questo riassume abbastanza bene il nostro atteggiamento in materia. Non li “spingiamo” ad essere indipendenti, ma lasciamo che tentino quando ne sentono il bisogno.
Credo che molto dipenda anche dal carattere di ogni bambino. Suppongo che altri abbiano bisogno di essere spronati ed incoraggiati per aprirsi al mondo. I nostri figli gli corrono incontro a braccia aperte. Noi ci limitiamo ad essere presenti.

In che modo li aiuti a sviluppare la loro fantasia?
Innanzitutto, niente TV.
Tanti libri… ne leggiamo ma ne scriviamo anche. In quantità industriale. E poi carta, colori, tele (sì sì, facciamo sul serio!), creta. Giocattoli più semplici possibili, in materiali naturali, che si prestano a diversi utilizzi. Ma soprattutto bastoni, pigne, tessuti, oggetti di uso quotidiano. E poi all’esterno… alberi da scalare, legnetti da raccogliere e da utilizzare come costruzioni, pozzanghere… il segreto è vestirli adeguatamente e non aver paura che si sporchino. Non c’è niente di più divertente che saltare in una pozzanghera!

Aiutano i tuoi figli nelle faccende domestiche? Come partecipano i bambini alla vita di una famiglia in campagna?
Leonardo e Gloria gestiscono le loro cose. Riordinano dopo aver giocato (beh, bisogna ricordarglielo, ma lo fanno…). Ripongono i loro vestiti nel cesto della biancheria da lavare o in apposite borse che ho creato per loro e che stanno appese nella loro camera, apparecchiano e sparecchiano. Se rovesciano qualcosa si occupano di ripulire. Per il momento vedono queste cose come un lavoro “da grandi” che sono fieri di svolgere e lo fanno volentieri.
E poi cuciniamo molto insieme. Pane, pizza, biscotti, torte… non ci facciamo mancare nulla.

Le vostre mi sembrano scelte in cui non si delega nulla ad altri. Quali sono le qualità necessarie ad un genitore che vuole essere così presente e consapevole nella crescita dei propri figli?
Devo dire la verità… inizialmente non si è trattato di una scelta. Abbiamo viaggiato molto, per motivi diversi, ed essendo quasi sempre “di passaggio” nei vari posti nei quali abbiamo vissuto, non avevamo persone di fiducia che potessero darci una mano. In certi momenti è stata davvero dura. Il lato positivo è che, senza interferenze,abbiamo potuto educare i nostri figli nel modo che ritenevamo opportuno. Ora stiamo raccogliendo i frutti della nostra dedizione.
Ovviamente è necessaria una sorta di “vocazione” (non tutti si sentono realizzati nel ruolo di genitore a tempo pieno) e anche le possibilità pratiche: io faccio la traduttrice, quindi lavoro da casa con orari molto flessibili, il che mi permette di poter passare moltissimo tempo con i miei figli. Se dovessi andare in ufficio tutte le mattine questo
non sarebbe possibile.

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