Quei meravigliosi due

I terrible-two non sono altro che uno splendido momento di crescita, che passa attraverso la presa di coscienza di essere delle persone a sé stanti con tanta voglia di prendere delle decisioni da soli. Il ruolo del genitore è quindi quello di guidare la crescita e non di contenerla.

terrible twoSe avete la sensazione che vostro figlio sia stato sostituito nella notte dagli alieni, che hanno preso quello collaborativo, dolce e affettuoso per darvene uno testardo e intrattabile, e non è ancora arrivato alle soglie dell’adolescenza, è molto probabile che vi trovate nella fase dei meravigliosi due anni o terrible two come li chiamano gli anglofoni. In realtà non è che tutti i bambini arrivino a questa fase esattamente ai due anni suonati, come sempre varia a seconda del bambino e può avvenire tra l’anno e mezzo e i due anni e mezzo. Quello che è certo è che il cambiamento avviene quasi all’improvviso, lasciandoci la spaventosa sensazione di un’invasione extraterrestre che abbia ribaltato le più fondamentali leggi del vivere comune e del buonsenso.
E’ molto probabile infatti che siete parte della schiera di genitori felici per aver finalmente conquistato un certo equilibrio famigliare. Il bambino forse dorme già tutta la notte, le routine serali funzionano come un orologio svizzero, mangia quasi tutto e ha imparato a fare conversazione. Si ride e si gioca insieme, e la domenica mattina si fanno le coccole sul lettone. La routine della mattina magari ancora non è perfetta, e impiegate circa 10 minuti più del previsto per uscire di casa, ma sentite di essere sulla buona strada.
Poi improvvisamente arriva quel “NO!”.

A questa età il bambino infatti scopre di essere una persona a se stante.
Non è più il neonato che vive in perfetta simbiosi con la mamma, dalla quale dipende per la sua sopravvivenza e una gran voglia di indipendenza e di affermazione di se prevale sulla voglia di compiacere la mamma e il papà. E per quanto l’affetto per i genitori rimane ovviamente immutato, entra sempre più spesso in conflitto con la propria voglia di esplorare il mondo a modo suo.
Diventa insofferente di fronte a qualsiasi tentativo di aiuto o peggio ancora imposizione da parte del genitore, e sceglie il “no!” come suo mantra durante tutto l’arco della giornata.
E’ importante capire che non c’è nulla di personale. Vostro figlio vi ama proprio come prima. I suoi bisogni di crescita sono aumentati e ha tutto il bisogno del vostro aiuto per affrontare le nuove sfide che decide di cogliere in ogni momento della giornata. E’ una fase molto delicata. Forse la prima volta nella vita da genitori in cui i genitori di bambini amplificati si trovano in vantaggio rispetto agli altri. Perché il bambino amplificato entra nella fase dei meravigliosi due praticamente sin dalla nascita, e quindi il genitore ha già avuto il suo bel da fare a capire come agire per minimizzare i conflitti ed aumentare la sua autostima (sua del figlio e suo del genitore).

Però non basta ripetersi che ci ama quando la giornata inzia male, continua in modo orribile e finisce peggio. Serve anche un po’ di consapevolezza di cosa sta passando per la testa del nostro piccolino, per cercare di aiutarlo e aiutare noi stessi a superare questa fase. Continuare a trattarlo come un bambino più piccolo vi procurerà solo frustrazioni reciproche, e lo porterà ad una contestazione continua. Ma non bisogna nemmeno esagerare pretendendo che capisca tutto quello che succede come un bimbo di 3 o 4 anni. Come sempre si tratta di capire chi abbiamo davanti e agire di conseguenza. Una sana via di mezzo.

Sperimentare, e anche sperimentare

Iniziamo con la sua capacità di ricordare ordini e divieti. A questa età il bambino riesce a ricordare alcune filastrocche o i nomi di cose o persone, e potrebbe indurci a pensare che possa ricordare che gli abbiamo spiegato che non si gioca con il telecomando o con le prese elettriche. In realtà non è così. Il bambino nella fase dei meravigliosi due obbedisce ad un unico irresistibile comando interiore: sperimentare. Quando il telecomando gli si presenta davanti l’unica connessione che il suo cervello è in grado di fare è “bello questo! Ora provo a morderlo/toccarlo/leccarlo”. Quei buchini della presa elettrica sembrano estremamente invitanti e le parole di mamma su quanto sia pericoloso non vengono minimamente percepite se non come un noioso ronzio di fondo.

Così come gli è difficile ricordare le raccomandazioni fatte in passato, il bambino a questa età non è in grado di fare previsioni per il futuro. Non può capire che ci sono conseguenze per le azioni, nemmeno se le conseguenze sono gravi come morire, essere investiti da una macchina o finire all’ospedale. Ricordatevi che l’unico comando a cui obbedisce è sperimentare.
Ma non si può certo lasciarlo fare, solo perché è sua natura a questa età. Noi siamo consapevoli delle conseguenze dei suoi gesti e sta a noi insegnargli le regole.

Poche semplici regole

Le regole devono essere chiare. Le spiegazioni invece devono essere poche.

Non serve a nulla dire non toccare la presa perché puoi farti male. Per quanto ci dia l’impressione di capire in realtà non capisce. Ci guarda come se fossimo dei marziani e corre di nuovo a fare quello che gli abbiamo appena detto di non fare. Non ci sta mettendo alla prova. Non ci sta sfidando. Sta facendo il suo lavoro di bambino. E il suo lavoro prevede di esplorare il mondo che lo circonda.
Da parte nostra il metodo migliore è dire “No. La presa elettrica non si tocca. Non è un gioco.” senza dilungarsi in inutili spiegazioni. Le spiegazioni infatti tolgono il focus dal fatto che quella è una cosa vietata, senza aggiungere nulla in quanto il bambino ancora non può capire le conseguenze delle proprie azioni.
La chiave del successo è quella di munirsi di santa pazienza e ripetere. Più lui cerca di fare una cosa proibita più bisogna dirgli “No. Non si fa!” E’ di grande aiuto se le parole sono accompagnate dal gesto di togliergli l’oggetto pericoloso dalle mani con fermezza, ma senza violenza. E può aiutare il tentare di indirizzarlo attivamente su qualche altra attività. Ma non vi illudete. Nella fase dei meravigliosi due i bambini sono muniti di un incredibile grado di persistenza. Lui ci proverà di nuovo, e voi di nuovo “No. Non si fa!”, e così via. Non vi fate prendere dalla tentazione di etichettare questo comportamento con frasi tipo “sei proprio testardo! Fai sempre come vuoi.” Ricordatevi che etichettare è una brutta abitudine che può far scappare la situazione di mano.
E nulla serve dirgli che fa dispiacere alla mamma. Oltre ad essere un bieco ricatto emotivo, il bambino a questa età non è in grado di empatizzare con voi.

Dare istruzioni nel linguaggio giusto

Questa sua incapacità di prevedere il futuro non gli permette di fare delle promesse che è in grado di mantenere. Se vi promette di giocare ancora 5 minuti e poi andrà a dormire, è molto probabile che lo dirà in perfetta buona fede. Non sta cercando di imbrogliarvi. E’ solo che non sa prevedere che dopo 5 minuti avrà semplicemente ancora molta voglia di giocare, molto più di andare a dormire. Non chiedetegli di promettere cose che non può promettere.
Prendete voi in mano la situazione e comunicategli il piano in modo chiaro e indiscutibile. Invece di dire “fra 5 minuti” riferitevi ad un qualcosa di più concreto e comprensibile per lui. Ad esempio “ancora un giro del treno sulla ferrovia e poi andiamo a dormire”.
Prevedete una buona dose di pianto, riconoscete il suo dispiacere perché capite indubbiamente quanto sia difficile smettere di giocare quando ci si diverte, ma che è ora di andare a letto e questo non si discute. Non gli addossate colpe che non ha, come quella di essere capriccioso, testardo o cattivo.

Un tecnica utile a salvarvi da qualche conflitto è quella di sfidarlo a fare qualcosa. Vediamo se sei capace di mettere a posto tutte le tue bambole mentre io metto a posto la cucina. Facendo quindi presa sulla sua voglia di fare e di dimostrare di essere in grado di farlo da solo.
Vediamo se ti ricordi dove vanno tutti i tuoi giochi, magari fingendo noi di non ricordarlo e mettendo qualcosa in un posto palesemente sbagliato.

Scegliere tra due alternative è più semplice che scegliere tra 10

Offrirgli due alternative tra cui scegliere può dargli l’impressione di essere lui a decidere e quindi salvarvi da un conflitto a fuoco. Noi ad esempio avevamo due spazzolini, e al momento di lavarsi i denti superavamo la tensione di dover smettere di giocare chiedendo al Vikingo quale spazzolino volesse usare.

Riderci su. Insieme.

L’umorismo è anche una splendida arma che può aiutare in alcuni casi a risolvere una situazione di stallo. Ad esempio se lui ha deciso che si vuole vestire da solo e voi siete in ritardo per uscire di casa la mattina. Infatti provare a forzare dei calzini in dei piedi che scalciano non è un’operazione tanto facile. Se fingete di volerglieli infilare sulle mani, o sulle orecchie lo farà probabilmente ridere e scioglierà la tensione quel tanto che basta per permettervi di mettergli i calzini e uscire di casa sorridenti.

Non dimenticatevi di dargli lo spazio necessario a sperimentare in sicurezza. Per dire dei no a volte è necessario dire dei si. “Non puoi tagliare le zucchine però potresti aiutarmi a lavare i pomodori” è un modo di dire si a qualcosa.

E naturalmente lodatelo sempre quando riesce a fare qualcosa. Anche se la maglietta è stata messa al rovescio. Chiedetevi sempre se è più importante avere la maglietta al dritto o essere orgogliosi di essere riusciti a metterla da soli.

Nei momenti veramente difficili ricordatevi che passerà, ritroverete presto un nuovo equilibrio e se ne riparlerà probabilmente al momento di affacciarsi all’adolescenza.

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