Ogni volta che riprendo in mano la Allende non posso fare a meno di pensare che la sua Casa degli Spiriti si trovi in realtà nel cuore delle risaie vercellesi: quel dedalo di stanze dimenticate, trasformiste, straripanti di oggetti di cui nessuno ricorda l’origine e la funzione, io la conosco! È la casa di paese dei miei nonni, in cui mia cugina ed io passavamo le vacanze estive da piccole, esplorandone ogni anfratto, lei con sfrontato coraggio e curiosità, io con i brividi lungo la schiena, certa com’ero che il solaio fosse abitato da fantasmi dei parenti sconosciuti che ci fissavano dalle cornici e che creature amanti del buio si rifugiassero nel punto più umido della cantina tra il Dolcetto e il Barbera.
Erano estati semplici, fatte di giochi creati dal nulla, trascorse immaginando che la vecchia cella frigorifera della macelleria del nonno fosse un sottomarino e che i ganci e i rampini appesi alla parete del negozio null’altro che accessori modaioli in attesa dello shopping di un vanitoso pirata senza mano.
E quando le nostre risorse erano finite, o la nonna, stanca di toglierci ragnatele annodate nei capelli, ci proibiva di continuare a rovistare negli armadi, era il nonno a salvarci: ci trascinava nell’orto o in risaia a pescare le rane, e allontanava la noia raccontandoci di quando era piccolo, della vita di allora, dei giocattoli che non aveva, e delle cosette semplici, fatte in casa, che lui e i suoi fratelli si inventavano. Cosette come questa:
Ebbene sì, ho trascorso pomeriggi con questo giochino vintage, lanciando la pallina con un abile colpo di polso e cercando di recuperarla al volo! La sua realizzazione è, a dir poco, semplice.
Il bicchiere verde è l’unico sopravvissuto di una grigliata con amici, ma può essere sostituito con un vasetto di yogurt, una bottiglia d’acqua tagliata a metà, un barattolo… mio nonno lo faceva con un cono di cartone o il cappello, quindi credo valga proprio tutto!
Si buca l’oggetto scelto e vi si fa passare dentro un capo del filo, impedendone poi l’uscita con un nodo (o un po’ di colla). All’altra estremità si lega una pallina, fatta con ciò che si trova in casa (carta appallottolata, palline da ping-pong, un tappo, quello che volete: questo gioco è all’insegna del riciclo puro!).
Tutto qui! Si può iniziare a giocare, ricordandosi che più il contenitore è piccolo, o il filo lungo, e maggiore sarà la difficoltà! Anche se sembra semplice, il giochino richiede coordinazione e riflessi pronti, è insomma un gioco adatto ai bimbi più grandi e ai grandi rimasti bimbi!
Il mio treenne ci si è incaponito a lungo, ma ancora proprio non riesce a giocarci. Manca la coordinazione mano-occhio, ma non la faccia tosta: dopo qualche tentativo, infatti, è stato sorpreso dietro al divano a barare spudoratamente…
– di Giada Quandofuoripiove –
Quanti ricordi mi hai risvegliato….. Questo gioco lo avevo dimenticato, proprio rimosso, eppure ci ho giocato tanto tantissimo. È ora di rispolverarlo!!!! Grazie
Bravissima Giada come al solito!! Confesso che faccio si e no la meta delle proposte ‘fai da te’ ma mi leggo tutti gli articoli avidamente perche sono veramente divertenti e ben scritti!!!
ma bellissimo! lo sai vero che quelle creaturine che dici si chiamano “nerini del buio” le vedono solo i bambini quando passano dalla luce al buio dei posti come i solai appunto. se non l’hai ancora visto guarda “il mio vicino totoro” (io l’avevo visto solo dopo la segnalazione in cinepiattini – ma come ho fatto?) c’è una scena quasi all’inizio in cui le bimbe vanno in soffitta e li vedono 🙂
Anch’io adoro Isabelle Allende e Giada Francia, non necessariamente in quest’ordine 😉
Mi piace un sacco Giada! Brava!:-)