Il confronto di questo mese per Scuole Crescono riguarda la scuola primaria.
Ho chiesto a Mammain3D e a Rosalba Crescere Creativamente di raccontarci le loro reciproche impressioni e punti di vista sulla scuola: da un lato una mamma, dall’altro una maestra.
Ovviamente, mentre Mammain3D ci chiedeva “Per il progetto, come già anticipato a Francesca, do la mia disponibilità. Siate però comprensive perché, proprio adesso che per Rosalba va diminuendo il lavoro, per me è iniziato il periodo con i tre bambini incollati 24/24…”
Rosalba mi poteva scrivere “considerato che per me inizia ora un periodo di allentamento delle attività, mi pare una bella occasione di riflessione, dialogo e confronto che se serve a ricostruire anche un solo pezzetto di immaginario sulla scuola non sempre positivo, non può che incontrare il mio plauso”.
Come spesso accade però dove ci sono persone interessate e interessanti che mettono cuore e passione in ciò che fanno, ci sono sempre argomenti su cui confrontarsi per nulla scontati e la capacità di valorizzare il tempo che c’è.
Abbiamo così “sfruttato” un acuto post già scritto da Mammain3D (Sentimenti e scuola italiana) in cui raccontava, con il suo sguardo sempre aperto e meravigliato nei confronti della crescita dei bambini, la nascita in suo figlio della passione per il sapere e dei sentimenti che questo provoca in lei come madre ed ex-studente, per ri-confrontarci sul tema della scuola elementare e cogliere l’occasione di far parlare “l’altra parte” (che, come ci farà ben notare Rosalba … è solo un espediente da titoli “scandalistici”).
– L’inizio della scuola
Mammain3D
Mi accorgo che il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla prima alfabetizzazione è più naturale, mentre quello allo studio vero e proprio richiede anche a noi genitori un salto a cui dobbiamo essere pronti.
Rosalba
Più che “pronti” i genitori devono essere dei facilitatori anche loro del processo di apprendimento metodologico che è in realtà il primo studio vero e proprio. Se dal passaggio alla Scuola Infanzia ai primi due anni della Primaria il gioco ha ancora caratterizzato l’apprendimento, dalla terza in poi e più ancora negli altri due anni, il gioco non ne viene escluso ma perde la sua predominanza. Il ruolo del genitore prende una valenza importantissima in ordine all’incoraggiamento continuo del bambino impegnato nella “fatica” di elaborare un metodo, di sorveglianza continua sui primissimi doveri che il bambino è in qualche modo chiamato a rispettare con la spiegazione continua del perché è richiesto quest’impegno, sulla gestione del tempo. Questa del tempo è una categoria che merita particolare attenzione perché il bambino lasciato a se stesso è incapace di gestire le diverse attività e finisce con il trascurare compiti e scuola. (questo mi ricorda un post di Silvia e suo figlio…)
– Scuola come luogo di cure semplici
Mammain3D
All’inizio della prima elementare affidiamo dei bambini che percepiamo ancora come piccoli e bisognosi di cure semplici: la scuola è un orario che deve essere garantito, una mensa, un edificio, un cortile che devono essere adeguati, delle insegnanti che devono essere premurose, attente, presenti. E tutto ciò non è banale, è importante.
Rosalba
In realtà non è solo una percezione dei genitori, i bambini sono effettivamente bisognosi di cure nei primi periodi del passaggio alla scuola elementare. A un’attenta osservazione appare subito chiaro come dietro l’euforia dei primi giorni, che spesso si manifesta anche con euforia motoria, si celi il tentativo di conquistare lo spazio e di conoscerlo. Il bambino – ancora ignaro delle regole – vive un vero e proprio spaesamento da cambiamento. Il ruolo degli insegnanti in questi primi periodi è fondamentale, perché chiamati a fare da collante tra casa e nuova realtà scolastica, non imponendo regole ma iniziando un lavoro di condivisione delle regole che dovranno piano piano essere utilizzate dal bambino. Non di meno occorrono affetto e spesso contatto fisico poiché richiesto dal bambino piccolo.
– La scuola come luogo preferenziale d’insegnamento
Mamma in3D
… allora si percepisce la forza che può avere l’insegnamento, o, meglio, ce lo si ricorda, rivedendo lungo la propria formazione i volti dei maestri più carismatici. E si avverte quanto la ricchezza della scuola sia nelle persone che la compongono.
Rosalba
La terza affermazione mette l’accento su un aspetto fondamentale della relazione educativa.
Mi spingerei oltre, dicendo che senza l’autorevolezza e il carisma, si perde tutta la significatività della scuola. Se l’insegnante non conta nulla per i suoi alunni, persino l’apprendimento diventerà mero fatto occasionale. Autorevolezza, carisma sono strettamente correlati allo scopo dell’insegnamento.
– Come si pongono famiglia e scuola? In che modo conciliare i tempi e le difficoltà dell’una e dell’altra?
Mammain3D
.. purché la logica di chi ci vuole dividere in “famiglie che vogliono solo parcheggiare i figli” e “insegnanti fannulloni dalle lunghe vacanze estive” non vinca.
Rosalba
Si tratta di una logica tutta mediatica che mette all’opposto scuola e famiglia.
Logica che intanto è, a mio avviso, una sorta di mito giornalistico, essendo la realtà molto più fluida e variegata. Non tiene in nessun conto le reali difficoltà della famiglia di questo secolo e non tiene in nessun conto la difficoltà di essere insegnanti in questo contesto. Per entrambi vale il discorso di non cadere nella trappola dei luoghi comuni e agire sempre al meglio. Attribuisco in questo caso la responsabilità dell’esempio alla scuola e direttamente agli insegnanti.
Spetta a noi per primi scardinare e rovesciare i luoghi comuni, rivendicare pienamente la bellezza del compito educativo.
Silvietta
Ma tu, Rosalba, come li vedi questi giorni? ti sei mai sentita “parcheggiatrice abusiva”? 😀
Rosalba
Non mi sono mai sentita parcheggiatrice abusiva, al contrario considero la scuola uno dei più importanti servizi alla persona che lo stato deve garantire. Non sminuisce né intacca il mio ruolo di educatrice avere in carico i bambini.
Il tempo scuola è tempo dei bambini ed è tempo della famiglia. Non a caso ho fatto del ridimensionamento dei compiti a casa una delle mie battaglie sul web. Non solo dobbiamo rispettare il tempo scuola ma anche il tempo a casa dei bambini e soprattutto nei primi anni non è necessario sobbarcare la famiglia di compiti. La mia esperienza anche con alunni difficili dimostra che s’impara anche con un esercizio minimo, ciò che conta è la significatività del lavoro a scuola.
Silvietta
.. scherzi a parte, come vivi da insegnante l’affido educativo? in che modo costruire il patto con la famiglia?
Rosalba
Il patto con la famiglia non è – appunto – un fatto dovuto, come erroneamente pensano troppi colleghi, ma si costruisce fin dal primo momento in cui si conoscono i propri alunni e le loro famiglie. E si costruisce incontrandosi, spendendo del tempo per parlare, spiegare e condividere. Per elaborare un’idea di scuola adatta a quella classe specifica. Il patto educativo si costruisce giocando entrambi a carte scoperte cioè riconoscendo i propri limiti e lavorando per migliorarli, senza che mai entrambe le parti si sminuiscano davanti ai bambini.
Il patto lo chiamerei alleanza, mi piace molto di più.
Silvietta
Ci sono dei passaggi chiave, delle buone prassi significative?
Rosalba
I passaggi chiave di una buona pratica educativa si riassumono in ciò che ho scritto sopra: chiarezza d’intenti, regole condivise con la famiglia (con sottoscrizione ufficiale), momenti d’incontro anche giocosi, partecipazione ad attività specifiche, trasparenza degli atti e della valutazione, moderazione nei compiti a casa, la convinzione di essere una parte del sistema.
Ma non è ancora detto il più importante.
Molta umiltà, capacità di ascoltare e rendersi alleati delle famiglie, non giudicare mai anche quando ci sembra di essere stati lasciati soli e agire sempre al meglio per il bambino che forse soffre molto più di noi.
Silvietta
Che cosa critichi alle famiglie?
Rosalba
Non critico nulla alle famiglie, mi rivolgo e faccio appello agli alunni, ora che sono grandi, quando chiedo maggior impegno. Non mi esprimo mai con valutazioni sull’operato dei genitori, perché sono situazioni che non conosco. A meno che non si tratti di fatti che influiscono in modo palese sul benessere del bambino sorvolo su certi atteggiamenti e cerco di dare al bambino strumenti per razionalizzare e capire, capire che anche gli adulti sbagliano.
Silvietta
Come vivi la “lunga pausa estiva”?
Rosalba
La lunga pausa estiva è fatta di elaborazione progettuale per il prossimo anno, molto delle cose che mi vengono in mente le sperimento e le scrivo sul blog, di ricerca, di lettura e di mare. Penso molto visualizzando il prossimo anni e prefigurandomi le cose che ho in mente di fare. Prefigurandomi un anno sereno, preparandomi alle difficoltà che inevitabilmente la crescita degli alunni, ormai preadolescenti, mi porrà di fronte. Durante l’estate faccio anch’io i miei compiti. Mi ricarico di quella forza d’animo, di quell’amore ma anche di quella fermezza che servono a tracciare una strada non per i miei alunni, ma con loro e con le loro famiglie. Di questo delicato lavoro ricavo per me il ruolo di facilitatore e di regista, regista sempre pronto a cambiare il copione qualora occorresse.
-Per chiudere, che cosa vedete caratteristico di quella che abbiamo descritto come un’importante alleanza?
Mammain3D
“Purché ci ricordiamo che il “patto educativo” non è un concetto astratto, ma la promessa che facciamo agli occhi vivaci dei nostri bambini.”
Rosalba
E’ una delle più belle frasi del post: andrebbe riscritti in moltissimi POF della scuola primaria. Lo sguardo dei bambini, e non me ne vogliano i genitori, è quello che dobbiamo avere presente in ogni azione che mettiamo in essere nella scuola, chiederci sempre se i nostri modi, le nostre imposizioni, i nostri tempi, le nostre parole siano alla loro portata.
Prova a leggere anche:
- Intervista a Supermambanana: il sistema scolastico in UK
- Decalogo per un dialogo tra genitori e insegnanti
- Quello che la famiglia può “contro” la lunga pausa estiva (della scuola)
- Allievi vs Proffe (dialoghi sulla scuola secondaria di primo grado)
- Cosa non funziona nella scuola: politiche di distrazione
Argomento importante ed attuale che avete esposto attraverso un dialogo meraviglioso!! Io scrivo da psicologa che fornisce consulenze in una scuola privata composta da una materna, una elementare e una scuola media.Ogni mese propongo un incontro con le insegnanti per parlare dei problemi e di come affrontarli. Il dialogo aperto con le famiglie credo sia il più importante strumento educativo che esista, permettendo alle famiglie di seguire e partecipare alla vita scolastica dei propri figli e alle insegnanti di sentirsi sicure, appoggiate e sostenute nel difficilissimo ruolo educativo. Per me è un’esperienza formativa, e personalmente molto arricchente, poter partecipare agli incontri scuola famiglia, dove c’è rispetto e scambio…e solo in questo modo si può creare quella indispensabile fiducia reciproca tra scuola e famiglia.
bellissimo post… da figlia di insegnante, da educatrice saltuaria e da mamma che tra poco manderà il suo bambino a scuola (materna, non primaria) ho apprezzato moltissimo questo dialogo. 🙂
l’alleanza tra famiglie e scuola credo sia fondamentale, il perno di tutto… anche se oggi credo sia più difficile perchè in molti casi vedo mancare, da parte delle famiglie, il riconoscimento dell’autorevolezza e del ruolo degli insegnanti…
Bellissimo questo dialogo sulla Scuola Primaria… Lo apprezzo molto…sarà perchè sono mamma e maestra. Sì, maestra e non docente…
Credo fortemente nel dialogo con le famiglie e da sempre cerco un’alleanza educativa che finora ho ottenuto cercando confronto e capendo esigenze. Alcuni colleghi affermano che sono troppo permissiva con le famiglie perchè disposta al dialogo anche oltre gli orari e aperta alla partecipazione in classe dei genitori che io sento come grande risorsa. Mi ritrovo molto nel pensiero di Rosalba ed invito i genitori ad avere fiducia nelle maestre perchè molte di loro hanno voglia di confronto senza dare in alcun modo giudizi perchè si cresce insieme…maestre, bambini e genitori!
Lo scrivo senza retorica, ma col cuore perchè questo “mestiere” è fatto così: serve tanto cuore, tanta passione, tanto amore per i bambini…
Rosanna
Qui avrei dovuto aggiungere a “cammino enorme di formazione ed evoluzione della scuola e degli insegnanti” nel tempo, cioè nei 100 anni che ho in mente io. Perché la società è cambiata enormemente, la scuola anche, gli insegnanti non ne parliamo, i bambini lasciamo perdere, ma resta costante secondo me il nucleo.
Vengo da una famiglia di insegnanti, il primo e che ho pure potuto conoscere, è nato intorno al 1890. Quello che ho letto qui sopra rappresenta per il modo in cui tutto quello che so della scuola e degli insegnanti visti da dentro, cioè, non solo quando parlano con i genitori (e qui penso ai miei insegnanti) ma quando a casa parlano tra loro del lavoro, delle famiglie e dei loro alunni, dicevo, quello che so e che ho interiorizzato ma detto in un modo in cui mi riconosco io. Dietro l’ alleanza educativa di cui si parla c’ è un cammino enorme di formazione ed evoluzione della scuola e degli insegnanti. Su certe prassi scolastiche e sui bambini e le famiglie di ambienti rurali e arretrati di cui ho esperienza familiare io, ci sarebbe parecchio da dire. Eppure se ripenso a un libriccino, scritto sotto pseudonimo da mia zia Filomena, dedicato ai suoi primi giorni di insegnamento, oltre a una retorica se vogliamo deamicisiana Filomena è del 1900 tondo, quindi parla del 1917-18) ci vedi la freschezza e l’ entusiasmo della giovane maestra che crede nella sua missione, che mette al centro di essa il benessere e l’evoluzione dei bambini. Poi la vita, la realtà, l’ ambiente, la storia ti fregano, ma quel nucleo direi, non ridetemi dietro, sacrale: il dovere della società nel crescere i cittadini di domani al meglio, ecco, questo secondo me è il bello di questo dialogo e di tutto quello che possiamo dire sulla scuola.