Nella rete, sui blog, sui social network, rimbalza questa notizia, la cui versione orginale si trova qui, sul sito di El Pais.
A Madrid una bambina di 15 mesi sarebbe stata allontanata dalla madre naturale, ospitata in un centro per madri bisognose, perchè questa si era rifutata di smettere di allattarla, nonstante le fosse stato così richiesto dai responsabili del centro.
L’Istituto Madrileno dei Minori e della Famiglia (IMMF), avrebbe privato la mamma della “tutela” sulla bambina (termine che non so se tradurre correttamente con la nostra “potestà genitoriale” o “affidamento”, perchè, in diritto, le parole hanno un peso) riscontrando una “comprovata instabilità mentale” e una mancanza delle “abilità necessarie” per prendersi cura della bimba.
Nell’articolo originale, su El Pais, si può leggere che è la madre ad asserire che l’unico motivo per il quale le sarebbe stata tolta la bimba è stato il suo rifiuto di smettere di allattarla.
E’ riportato, poi, il parere di una psichiatra che conosce il caso e sostiene che la mamma non ha alcuna patologia, è perfettamente capace e non avrebbe mai tenuto alcun comportamento lesivo nei confronti della bambina, che, anzi, è apparsa in buona salute e ben nutrita.
I responsabili dell’IMMF hanno sostenuto che la bambina veniva allattata non per esigenze di alimentazione, ma in modo “disordinato”, solo per quietarla o per colmare un’esigenza affettiva (ah, che scoperta, a 15 mesi!!! e poi non si dice “disordinato”, ma “a richiesta”!).
Insomma, come spesso accade, quando i casi giudiziari salgono alla ribalta delle cronache, c’è sempre da stare molto attenti. Francamente, infatti, condivido in pieno la cautela espressa anche nell’articolo italiano su Giornalettismo.it.
Sicuramente, per come viene posta la notizia su El Pais, si può paventare qualche abuso da parte dell’IMMF. Si legge anche che il caso è stato sollevato da organizzazioni che già in passato avevano rilevato abusi dell’IMMF e che l’organismo giudiziario competente, corrispondente alla nostra Procura presso il Trbunale per i Minorenni, sta indagando e si prospetta una imminente revoca del provvedimento.
Una cosa però è certa. La notizia, qualunque siano i termini esatti della vicenda, non fa che confermare che l’allattamento dei bambini al di là delle esigenze alimentari, oltre lo svezzamento, è visto con estremo sospetto. Se anche la bambina fosse stata allontanata dalla mamma per motivi seri, legati ad una sua fragilità psichica, il solo fatto che tra queste fragilità sia stata inserita la sua caparbietà nell’allattarla a 15 mesi, fa molto pensare.
Non dovrebbe neanche essere considerata un’anomalia o una stranezza, soprattutto perchè l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di allattare fino ai due anni.
Non solo: allattare a 15 mesi è associato al disagio, alla cultura “diversa”, alla povertà, al disturbo psichico, all’Africa (dato che la mamma è una ventiduenne marocchina)… Allattare un bimbo di 15 mesi non è roba da occidentali progrediti!
E se delle ricercatrici europee colte e realizzate nel lavoro (come le nostre intervistate) allattano i loro bambini treenni, beh, al limite, sono solo un po’ snob e alternative! Ma se lo fa una ventiduenne marocchina, costretta a vivere in un centro di accoglienza per donne disagiate, lontano dal suo Paese, in difficoltà economiche, che non vuole accettare l’imposizione di smettere, lei, magari, è psichicamente fragile, disturbata e incapace i accudire la figlia…
L’articolo riporta infine le dichiarazioni dei legali dell’IMMF che sostengono che la mamma, dopo l’allontanamento dalla bambina e dopo aver dovuto assumere farmaci per mandare via il latte, si sarebbe “macchiata” di episodi di aggressività nei confronti dei responsabili del centro di accoglienza e di altre ospiti… Beh… Vorrei vedere!!! Mi sentirei un tantino aggressiva anche io, al posto suo, non trovate?!
Esiste una pagina facebook in cui si raccolgono adesioni ad una petizione per riavvicinare Habiba alla sua bambina.
Non mi piace – lo dico con estrema franchezza – questo comunicato di genitori channel. Legittimo anzi doveroso criticare quando si crede che gli operatori sbagliano. E come tutti gli esseri umani errano. Solo chi non fa sbaglia. Ma su fonti provenienti da una sola parte (la mamma e i suoi difensori) si è montato un casino perché si credeva che all’origine del provvedimento ci fosse la questione dell’allattamento. Per quanto mi riguarda non sono così certa che in tutti i casi la cosa migliore per il minore sia stare con la sua mamma. A volte è molto ma molto meglio separarli.
(ecco, wordpress si e’ mangiata la mia traduzione… ci riprovo)
Il dipartimento di servizi sociali di Madrid non ha potuto ne’ confermare ne’ negare l’esistenza di un rapporto che criticava le abitudini di allattamento di Habiba, ma ha insistito che il comitato che ha deciso di sottrarre Alma aveva ricevuto un rapporto separato che menzionava soltanto come relativamente minore preoccupazione l’allattamento “caotico”. Fonti dei servizi sociali dicevano che Habiba soffriva di problemi psicologici, era aggressiva, lanciava oggetti ad altre giovani madri, faceva passare settimane senza fare un bagnetto alla bambina, la lasciava sola in situazioni potenzialmente pericolose e la faceva uscire senza vestiti appropriati. Aveva anche una relazione violenta con il padre della bambina, che era stato agli arresti per violenza su di lei, ma con il quale lei voleva comunque viviere. Aveva recentemente rifiutato un posto nel centro per vittime di violenza domestica. “Il governo regionale di Madrid e’ in supporto dell’allattamento, ma questo caso non aveva niente a che fare con questo, e riguardava solo la protezione della bambina” riporta una fonte “la sicurezza della figlia era in pericolo reale”.
Comunque Habiba e la figlia Alma sono di nuovo insieme. Questo l’articolo di Genitori Channel, che ha seguito quotidianamente la vicenda http://www.genitorichannel.it/I-figli-crescono/Primo-anno-di-vita-e-allattamento/Habiba-e-Alma-riunite-Finalmente.html
Vi riporto un piccolo brano: “… sistema spagnolo inadeguato e assurdo nel quale una madre ed un minore possono essere separati senza necessità di provvedimenti legali, ma per disposizione di personale che non ha alcuna formazione per giudicare l’effetto del suo operare o per giudicare le persone che ha davanti…”
Stiamo ragionando con i nostri canoni e con le nostre istituzioni (una Procura per i minorenni, che deve gestire le indagini su ogni segnalazione di abuso o disagio di minori ed un sistema di Servizi Sociali che non può operare nessuna provvedimento senza l’autorizzazione di un magistrato), ma evidentemente in Spagna non ci sono le stesse garanzie.
<>
questo e’ quello che ho letto sulla stampa UK (http://www.guardian.co.uk/world/2011/jun/21/spanish-childcare-case-provokes-campaign)
Silvia, se i servizi sociali sono stati corretti nella comunicazione non hanno potuto dire nulla dei motivi reali per ragione di privacy. Ho dato un’occhiata – superficiale, devo dire, al Pais – e mi pare che la fonte citata sia la casa famiglia dove vive la ragazza, la psicologa che la segue e la persona che ha aperto una pagina fb per raccogliere firme. Posso sbagliarmi ma chi ha parlato male non sono stati i servizi sociali ma le strutture deputate ad occuparsi della ragazza. E l’avvocato della giovane. Per cui mi sembra che i giornalisti siano assolti – scrivono con le fonti che trovano.
Barbara, in effetti i servizi sociali minorili, nella stragrande maggioranza dei casi, fanno un lavoro egregio. Tra l’altro le valutazioni non sono affidate totalmente a loro: prima di togliere i bambini dalla famiglia, molti soggetti interagiscono sulla decisione, con possibilità di correzione di eventuali errori individuali.
È altamente improbabile che l’unico motivo di allontanamento della bambina sia stato l’allattamento, per questo ne faccio più un problema di comunicazione della notizia.
Da quello che ho capito io la ragione dell’allontanamento non è stata detta da nessuno in forma ufficiale, mentre questa storia dell’allattamento lo ha detto Habiba stessa, e di conseguenza chi la difende. Poi è difficile sapere dove sta la verità, però la forte reazione generata in Spagna, e altri precedenti sempre riportati dalla stampa, fanno pensare ad un qualche baco del sistema. Non sarebbe la prima ne l’ultima volta che i servizi sociali fanno danni (anche se siamo tutti d’accordo che mediamente fanno un buon lavoro, eccetera eccetera)
E se i servizi sociali avessero ragione? Sono sempre un po’ inquietata sul modo in cui si affrontano le difficili decisioni di cui queste persone debbono farsi carico. Allontanare un figlio dalla famiglia non è questione che si affronta a cuor leggero ma, a volte, è una buona decisione o l’unica decisione possibile per il bene del minore. Gli operatori sono crocifissi post factum (violenze, abusi ecc) perché non sono intervenuti prima e super criticati se e quando intervengono prima di eventuali tragedie. Sul resto – ci sono molti modelli di cura – diversi per ogni cultura ma bisogna pur decidere dove si mette un paletto, altrimenti (e la mia è un’argomentazione estrema) si finisce per appoggiare le donne richiedenti l’infibulazione delle figlie. Per quanto riguarda il Marocco, poi, si tratta di un paese con una legislazione piuttosto avanzata per l’aerea, non esattamente ciò che si intende per “terzo mondo”.
Io continuo a dire che, la vera notizia, sta nella contraddittorietà di questa notizia e nel fatto che qualcuno pensi sia possibile sostenre che l’allattamento a 15 mesi costiuisce una grave anomalia comportamentale.
Non credo molto nella privacy rispettata dai giornalisti o da chi ha divulgato la notizia, anche perchè non avrebbe senso divulgarla in modo parziale con una “scusa ufficiale” per non rendere note quelle reali, soprattutto perchè il motivo raccontato fa molto più rumore di eventuali motivazioni più serie.
Posso pensare ad una notizia riportata con una semplificazione giornalistica, tanto per concentrarsi sul punto che farà più rumore, oppure ad una evidente cantonata dei servizi sociali spagnoli, come tante ne possono capitare dappertutto.