10 modi più uno: sopravvivere ai terrible two (i terribili due anni)

terribili due anniSe vi ritrovate tra le mani un bambino che improvvisamente fa capricci, vuole fare tutto da solo, e dice no a tutto, siete probabilmente nel pieno dei terrible two o dei terribili due anni. E se io ho ironizzato in passato chiamandoli i meravigliosi due anni, in cui i nostri piccini con una quotidiana lotta per l’indipendenza si trasformano in “grandi”, è decisamente un periodo molto complicato.

Pollicino ha da poco compiuto due anni (DUE ANNI!). Se anche non avessimo fatto caso al calendario ci saremmo probabilmente accorti che qualcosa stava accadendo. Pollicino infatti è uno di quelli nati con il sorriso sulle labbra. Uno di quelli con le fossette che ti avvolgono e ti portano via. Uno di quelli che accetta con entusiasmo ogni proposta di gioco. Uno di quelli che gli canti “il gufo con gli occhiali che sguardo che ha! Me lo prendi papà?” e lui urla “ZIII!”
Tranne dieci giorni fa, quando per la prima volta, improvvisamente al suono di “me lo prendi papà?” ha detto “GNOO!” ed è scappato via. Poi ci sono stati altri indizi. La mattina del suo bicompleanno ad esempio si è svegliato urlando GNO! E poi ha continuato per tutto il tempo. Gno al pannolino. Gno allo yogurt. Gno ai vestiti. Gno alle scarpe. Gno a tutto. Mi è preso un colpo.
Avere un bambino di due anni, significa essere in un periodo ricco di emozioni e di contraddizioni. Il bambino capisce di essere un individuo separato dalla mamma, e fa di tutto per affermare la propria personalità. Allo stesso tempo lui stesso è incerto del suo nuovo modo di essere e torna al nido in continuazione per riprendere sicurezza nella sua esplorazione del mondo e di se stesso.

E’ proprio quello che mi emoziona di più in questi giorni con Pollicino.
Ad esempio l’addormentamento, tolti i primi mesi con lui è stato sempre abbastanza facile. Lo mettevamo nel lettino, stavamo li accanto qualche minuto e lui si addormentava da solo. Ora è un continuo chiamare mamma (e non papà!). Si alza in piedi, tende le braccia e vuole assolutamente essere preso in braccio. Io lo sollevo, lo tengo un po’ in braccio e aspetto qualche secondo. Quando lui si sente pronto mi dice “nanna” e si butta di lato, pronto ad essere rimesso nel lettino. A quel punto possono passare interi minuti di calma, finché si risolleva e vuole essere nuovamente preso in braccio. Fa il carico di sicurezza e poi giù di nuovo nel lettino. E guai a metterlo giù prima che lui sia pronto!
Questa procedura può durare più o meno tempo a seconda dei giorni, ma quello che mi colpisce di più è la chiarezza con la quale mi sta dicendo “ho bisogno di te mamma! Sto crescendo, voglio fare da solo, ma ho ancora bisogno della tua guida”.
Ecco questa è la metafora perfetta dei terrible two.
Nella loro testolina scatta la molla dell’indipendenza, ma allo stesso tempo hanno ancora molto bisogno di essere guidati, di avere una base a cui tornare per fare il pieno di affetto, per creare quella stabilità emotiva di cui si ha bisogno per affrontare al meglio le sfide della crescita.
Allo stesso tempo però la giornata viene scandita da capricci, crisi, lotte di potere, e si ha spesso la sensazione di vivere con una bomba ad orologeria.

Ecco allora che mi sono fatta un ripassino di sopravvivenza, ricordandomi alcune tecniche che potrebbero tornarmi utili in questa fase. Ve li scrivo qui, così magari vi viene qualche ispirazione. Naturalmente sentitevi libere/i di aggiungere i vostri consigli nei commenti.

  • 1. Lui si rifiuta di sedersi sul vasino. Si prende il suo orsetto e lo si mette sul vasino al posto suo. Gli si dice bravo Orsetto che fai la pipì nel vasino! Lui a quel punto prende l’Orsetto lo toglie dal vasino, e gli dice “MMIO!” e ci si siede lui.
  • 2. Lui si rifiuta di vestirsi. Si crea un diversivo fingendo di volersi infilare i suoi vestiti al posto suo. Lui ride un po’ e poi accetta più volentieri di farsi vestire
  • 3. una variante molto utile del 2. Si finge di non ricordarsi come si infila una maglietta, e si pretende di infilarla per i piedi. Lui ride, e ti spiega come si fa, e tu intanto lo vesti.
  • 4. non vuole mangiare quello che gli mettete a tavola. Si prende l’Orsetto e si finge che l’Orsetto voglia mangiare quello che c’è nel piatto. Poi si fa la voce grossa e si dice “Eh no Orsetto! Questo non è tuo! Questo è di Pollicino!” A quel punto è facile che lui si decida a riprendersi quel che è suo e iniziare a mangiare
  • 5. Offrire sempre due scelte di qualsiasi cosa sia possibile scegliere (quale tra queste due magliette vuoi?). Se non c’è scelta, inventarsi la scelta: vuoi mangiare con la forchetta destra o con la sinistra?
  • 6. se inizia un lamento lagnoso di quelli finti, portatelo gentilmente davanti allo specchio e iniziate a lamentarvi con lui, esagerando le espressioni facciali. O si metterà a ridere o si arrabbierà di brutto, ma vale la pena tentare.
  • 7. non vuole sistemare i suoi centoquindici animali nell’apposita scatola? Iniziate a mettere gli animali in fila indiana e poi procedete cantando una canzoncina e facendoli saltare a turno nella scatola. Sono ammessi salti mortali carpiati se il semplice salto nella scatola venisse a noia (questo è naturalmente applicabile a qualsiasi giocattolo da riporre nelle apposite scatole prima di andare a letto). Se vi dice bene dopo il trentesimo animale inizierà ad aiutarvi.
  • 8. vuole aiutarvi assolutamente a spazzare il pavimento, solo che voi siete già in ritardo su tutto. Affidategli la scopa e occupatevi di altro. Lodatelo e godete di questo periodo di collaborazione: passa presto!
  • 9. ricordatevi di spiegargli ogni cosa prima di iniziare a farla. Parlandone riuscirete a prepararlo alla prossima mossa, che “forse” risulterà più facile. Ricordatevi di non chiedergli mai se vuole, a meno che non siete pronti ad accettare un no come risposta. Meglio affermare con decisione quello che si deve fare (ora ci mettiamo le scarpe per uscire) e concedere un paio di alternative (come da punto 5)
  • 10. State facendo tardi, e lui assume la posizione dell’ipotenusa sul passeggino (*) Afferrare la cinghia, ponete il ginocchio sul suo addome e spingete con forza, mentre cercate di chiudere la cinghia. A quel punto lui urlerà e cercherà di strapparsi la cinghia di dosso, ma intanto voi guadagnerete terreno sotto gli sguardi di disappunto dei passanti. Scuotete la testa e sorridete, continuando a ripetere “è stanco!” e tirate dritto per la vostra strada. (**)
  • +1. Tanta, tanta, tanta pazienza.

(*) dicesi posizione dell’ipotenusa, quella per cui il bambino irrigidisce il corpo puntando i piedi e la testa come unici punti di contatto con il passeggino, formando appunto l’ipotenusa del triangolo. Copyright ©Silvia
(**)Disclaimer: la violenza fisica utilizzata per descrivere questo post è solo metaforica, in realtà noi siamo da sempre contrari ad usare la forza sui bambini. Si veda qui come esempio.

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81 thoughts on “10 modi più uno: sopravvivere ai terrible two (i terribili due anni)”

  1. Eeehhhh, MammaMia… perchè l’indipendenza, la percezione di sè come individuo, la deve conquistare da voi due genitori, non dalle educatrici del nido! Gli “antagonisti” naturali, siete voi, non loro. Direi che l’atteggiamento di Mia è sanissimo e dimostra un grande equilibrio: che bisogno c’è di confrontarsi aspramente con persone che comunque è ovvio che siano “altro da sè”? Lei deve affermare che è “altro da voi due”.
    Pacca sulla spalla, passerà… ma, per fortuna, non del tutto: il distacco è inevitabile, fin dal giorno in cui nascono.

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  2. Innanzitutto mi presento care mamme (vi leggo spesso ma nn ho mai scritto), sono di Roma e soprattutto sono la mamma di Mia, una bimba meravigliosa (core de mamma) che tra due settimane compirà i suoi TERRIBLE TWO. E lo scrivo maiuscolo perchè ci siamo proprio in pieno, è tutto un “no”, dal bagnetto, il cambio, lo stare seduta a mangiare, lo stare tranquilla nei negozi, e potrei continuare all’infinito, le due frasi mooooolto ricorrenti sono, come diceva un’altra mamma, “faccio da sola!” e “mamma aiuti?”. Sono un pò demoralizzata, devo dirlo, mi sconforta il fatto che fino a qualche mese fa, se nn meno, era la mia polpettina dolce, tutta mamma, coccole e baci umidicci ;-)ed ora nn la riconosco…un mostrooooo (scherzo, ovviamente…) però è così, mi ripeto che è una fase, che sta elaborando la sua indipendenza ma capperi…rivoglio la mia bimba tenerona!!!! Tengo a precisare, e mi piacerebbe confrontarmi con voi se avete esperienza in merito, che al nido è un amore, nn fa capricci e nn si “sbatte” come fa a casa, pensate che quando lo dico alle educatrici stentano a credere che stia parlando di Mia…ma perchè con me (noi, povero papy, c’è anche lui nella barca;-) fa così?? Incoraggiamenti? pacche sulla spalla? un “passerà” sarebbe cosa gradita…baci!

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  3. Ho riso tanto alla voce delle due scelte, perchè mi ricordo che il mio cognato giovane (adesso ha il secondo cuccioli di due mesi e sta anche lui nella zattera) una volta che mi ha sentito dire a E. di due anni: cosa fai, finisci la pappa o vai a dormire? mi ha risposto esterrefatto: ma questa non è una vera scelta.

    E ci mancherebbe pure di complicarsi la vita fingendo che sia un adulto capace di intendere e di volere.

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    • @Mammamsterdam

      E ci mancherebbe pure di complicarsi la vita fingendo che sia un adulto capace di intendere e di volere.

      Mi sto sganasciando 😀

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  4. “Gno a tutto. Mi è preso un colpo.”…… anche a me, quindi grazie per i consigli di sopravvivenza mi stanno tornando molto utili (e siamo solo all’inizio visti i 20 mesi del leoncino)!

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  5. Mi è venuta in mente una riflessione sulla violenza: premesso che sono perfettamente d’accordo che i bambini non vanno picchiati per non trasmettere il messaggio che vince il più forte, ma con un atteggiamento troppo passivo e permissivista non si creano troppi gregari? Noi attualmente siamo spaventati dalle bande di ragazzini e tendiamo a dare la colpa alla televisione, a Internet o a chissà cos’altro. Forse è vero per i capi-banda, che non hanno acquisito valori morali perchè trascurati, maltrattati …. ma tra i gregari a volte ci sono ragazzini che avrebbero potuto evitare quella strada se non fosse stato per la guida forte. Probabilmente anche dietro i gregari ci sono stati errori da parte di tenitori poco attenti o forse troppo autoritari, non so…. mi piacerebbe confrontarmi con altre opinioni.
    E’ vero che come nonna, non ho vera responsabilità nell’educazione dei miei nipotini, che hanno dei genitori attenti, ma stando con loro tutto il giorno capisco che il mio atteggiamento può influenzare il loro crescere come adulti e ho veramente paura di sbagliare.
    Posso riportare la mia esperienza con Elisa, che ora ha 6 anni e all’asilo le maestre definiscono leader. Con lei mio marito ed io siamo stati e siamo inflessibili con certe cose che si devono fare: mangiare all’ora convenuta, cambiarsi per andare a giocare fuori…. ma l’abbiamo sempre lasciata “comandare” nei giochi che facevamo insieme e lei comanda anche il “suo” gruppo di bambini all’asilo: credete che questo abbia influito? O forse è una questione di carattere che si eredita? E’ giusto o sbagliato? Io credo che sia meglio essere leader purchè si abbiano solidi valori morali (leader erano Hitler e Stalin, ma anche M.Luther King e Ghandi). Ricordo che alle mie figlie, quando dicevano “le mie amiche lo fanno” rispondevo sempre “Se le tue amiche si buttano dalla finestra, tu le segui? Ragiona con la tua testa e pensa a cosa è giusto”

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    • Cara Nonna Marisa io credo che sia molto difficile sapere se sua nipote è una leader per temperamento o per educazione. Certo è che si può sempre provare un colpo al cerchio e uno alla botte 😉
      Magari qualche volta provate a giocare in modo diverso, ad insegnarle che un giorno comanda lei e un giorno uno di voi, e magari ci mettete anche un giorno in cui non comanda nessuno, e che si ascoltano i desideri di tutti e si cerca una soluzione soddisfacente per tutti. Questo sicuramente richiederà un po’ di sforzo a capire cosa vogliono gli altri, e un po’ di capacità di mediazione e di adattamento. Se non ne è capace, allora è un buon punto educativo su cui lavorare, non crede? Perché un buon leader deve assolutamente saper anche ascoltare e rispettare gli altri 🙂
      In bocca al lupo!

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  6. Che bello non essere soli! Leggendo le vostre esprerienze mio marito ed io, nonni baby sitter di Elisa e Cip e Ciop, siamo quasi alla prima esperienza dei terribili two, infatti le nostre figlie e la prima nipotina li hanno superati tranquillamente. Ma Cip e Ciop!!!! Hanno imparato prima a dire no che mamma e quando non sapevano ancora parlare, usavano il movimento della testa! Ora mancano ancora 2 mesi ma in particolare Cip contesta tutto. All’aperto rifiuta il cappellino (e naturalmente Ciop lo copia)- questo lo abbiamo quasi risolto portandoli in casa, dicendo che ogni volta che gettavano il cappellino in terra non si poteva più stare fuori (era già ora di rientrare, ma loro naturalmente non lo sapevano)- ora lo gettano comunque in terra ogni 15 minuti, ma se lo rimettono se facciamo il gesto di prenderli in braccio per rientrare. Cip mantiene la posizione ipotenusa in continuazione per vestirsi, cambiare il pannolino, rientrare in casa…. e non si distrae con nulla, spero proprio di trovare il sistema prima o poi, anche se sospettiamo che Ciop lo seguirà a breve (ogni volta che uno dei due impara una cosa nuova, l’altro lo segue nel giro di pochi giorni). Dite che sarà possibile sopravvivere a una coppia di two?

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  7. questo post mi fa sentire proprio bene.
    io sono nei terrible twos da circa 22 mesi, posso dirmi avvantaggiata.
    l’ipotenusa la fa da quando aveva tre mesi e la sua prima parola, dopo mamma e’ stata no. il si non e’ quasi ancora pervenuto.
    tutte le strategie per vestirlo, far si che mangi e via di seguito sono il nostro pane da un anno ormai.

    spero solo non peggiori al compimento dei due anni, perche’ a quel punto neanche genitoricrescono puo’ aiutarmi!
    bacio ragazze e buon week-end di pasqua!

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  8. Approfitto per dirvi che le foto di questo sito sono per la quasi totalità provenienti dall’immenso archivio privato di Serena, che è di stirpe di fotografi, nonchè consorte di fisico-fotografo. Per questo motivo non vedrete mai foto mie: non le ritiene all’altezza e me le boccia tutte! (Qualcuno sostenga la mia protesta, please: anche Piccolo Jedi ha diritto a un po’ di visibilità!!)

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  9. la nana ha iniziato a dire no intorno ai 20 mesi ( no voglio, no poto) e ancora non ha smesso….con la scolarizzazione è andata anche peggio, la nascita del fratellino ha fatto toccare l’apice.
    tutto è NO! quando si sveglia è la prima parola che dice e l’ultima prima di dormire, un vero sfinimento. finirà? non credo ma sono fiduciosa.
    n.b: il piccolo pollicino è davvero bello!

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  10. Pollicino è meraviglioso in quella foto… atteggiamento un pò Viking-esco, forse?
    TopaGigia fa due anni fra un paio di settimane, e a dire la verità finora ha avuto un comportamento molto diverso da quello che descrivete qui (certo, potremmo anche dover ancora iniziare…). Il fatto è che molte delle cose che descrivete le ha già fatte, ma non tutte insieme. C’è stato il momento del “no” continuo, anche come risposta a “come ti chiami?”, ma è stato qualche mese fa e poi è passato. C’è stato il rifiuto del passeggino (molto blando però, anche perchè io la faccio camminare molto accanto al passeggino), risolto con le corse, ora stiamo a calci e giravolte per il cambio ma non troppo violenti e non sempre. La scelta da sola dei vestiti avviene ciclicamente, e ovviamente comprende 3 magliette e nessun pantalone, ma anche qui siamo aiutati dal fatto che si spoglia quasi completamente da sola e mentre litiga con una scarpa io armeggio con qualcos’altro. La frase “da soja” è quella che le sta caratterizzando questo periodo, e di solito è seguita a ruota da “mamma ‘juta”…
    Dite che ancora non ci sto in mezzo? o che forse me la cavo?

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  11. la foto è una meraviglia e parla perfettamente di quella terra di mezzo: un misto tra un ragazzotto adolescente con le sue ribellioni e con ciuccio in bocca da piccoletto!

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  12. Ciao Serena! Come concordo con questo post non te lo puoi nemmeno immaginare, cmq anche io lo stampo e lo consegno anche ai nonni! I miei tre fanno a turno quindi c’è sempre qualcuno che dice no a cose diverse e finchè sono così leggeri riesco anche a prenderli di peso per es per uscire di casa e non arrivare in ufficio a ore impossibili, ma quando crescono cosa farò?
    Concordo anche con il fatto che con il maschietto è più facile…è più mammone e più convincibile….con le due femmine non c’è verso, per convincerle devo sempre contare fino a 200, mordermi la lingua e ritrovare la calma altrimenti le prenderei a schiaffi!
    Per noi funziona molto la distrazione dal problema (tranne che con Principessa)es: vieni a vestirti amore. NNNNO! O guarda stanno passando dei camiona alla finestra…. oppure guarda chicco sta dormendo proprio nel tuo lettino! e si distraggono e riusciamo a vestirci.

    Cmq è bello sapere di non essere sole…grazie a tutte ragazze.

    PS Pollicino è trooppo giusto con il cappellino, le tasche alle caviglie e la manina in tasca! un bacione

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