Una serata tranquilla

Ieri sera il Vikingo era nervosissimo: una bomba ad orologeria pronta all’esplosione. Sin da quando l’ho prelevato dall’asilo sudicio di sabbia bagnata fino ai capelli, ha cercato la lite, il casus belli, una ragione qualsiasi per lanciare l’attacco. Io me ne sono accorta subito da quel primo lamento perché gli avevano distrutto la montagna costruita con la sabbia, e poi dal suo “sono stanco” e il buttarsi a peso morto per terra sul pavimento dell’ingresso, dalla dichiarata incapacità a spogliarsi da solo, dal rifiuto di lavarsi le mani. Sono stata bravissima. Ho risposto ad ogni provocazione con ferrea superiorità. Ho respirato profondamente ogni volta. Mi sono detta “non ci casco!”. Ho assunto un tono di voce tranquillizzante. Gli ho suggerito di fare giochi calmi. Gli ho letto un libro. Gli ho consigliato un bagno caldo. Ma lui ha continuato a sferrare attacchi. Provocazioni più o meno esplicite, strappando di mano un gioco a Pollicno, o facendo cadere di proposito qualcosa che non avrebbe dovuto prendere.
Questo passo di danza ha continuato inesorabile nonostante l’arrivo del padre. Un equilibrio la cui instabilità era così evidente da essere quasi scontata.

E infatti è scoppiato, mentre preparavamo insieme una torta salata.
Prima mi ha aiutato a stendere la pasta sfoglia, torturando la medesima con il mattarello, tanto che non ero sicura che si sarebbe “sfogliata”. Ha collaborato a mischiare con veemenza gli ingredienti per il ripieno.
Poi quando ha visto che il wurstel veniva mischiato agli spinaci, ha iniziato a lamentarsi, che lui non voleva le cose mischiate. Che voleva tutto separato. Gli ho spiegato che gli tenevo 2 wurstel da parte per lui, e lui di tutta risposta ha lanciato un urlo.

Non un urlo qualsiasi.

Un urlo di rabbia, compreso il ruggito.

Guardandomi dritta negli occhi.

Questa nuova abitudine degli urli è nata da pochi giorni e siamo ancora scossi cercando di capire qual’è il modo migliore per risolvere pure questa fase.
L’urlo ha svegliato Pollicino che si era addormentato con molta difficoltà da appena 10 minuti. Io ho guardato il Vikingo dritto negli occhi. Credo che fossero irradiati di sangue, o perlomeno che lanciassero saette. Lui ha continuato a guardarmi fissa negli occhi. Le urla di Pollicino dall’altra stanza che probabilmente si chiedeva se era stato ucciso qualcuno o fosse finito il latte di mamma, o qualche altra terribile disgrazia, e non si dava pace.
Ho detto a GG: “pensaci tu, perché io non rispondo delle mie azioni”.
GG ha preso il Vikingo e l’ha portato in camera sua.
Io sono andata da Pollicino. Nel buio della camera da letto ho cercato goffamente di calmarmi, per poter a mia volta calmare lui. Invano.
Quando molti minuti più tardi eravamo finalmente riusciti entrambi a raggiungere un battito cardiaco di 80 battiti, si è sentito un nuovo urlo. E giù pianti, e su battiti, e giù lacrime. Ognuno piangeva nella sua stanza, ognuno con un genitore a sua disposizione. Alla fine ce l’abbiamo fatta, Pollicino ha ceduto e si è calmato (non addormentato!) e il Vikingo si è calmato, e si è addormentato. Alle 18.

Siamo riusciti a fare la lavatrice prima dello scadere del turno in lavanderia, ad infornare la torta salata, a preparare la cena a Pollicino, e a sederci tranquillamente a tavola tutti e tre.
Io e GG siamo riusciti a fare conversazione ininterrotta con un sottofondo di mugolii di Pollicino, che sedeva tranquillo al tavolo con noi, nonostante fosse saltato il suo sonnellino pomeridiano, e fosse chiaramente stanco.

Non abbiamo memoria di una cena così calma negli ultimi quasi 4 anni.

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14 thoughts on “Una serata tranquilla”

  1. Ah!…allora sono umana anche io!…si perchè anche io ogni tanto respiro profondamente e passo la patata bollente al maritino prima di polverizzarla!! Perchè la piccola iena (amore mio adorabile), sa benissimo quali tasti premere per farmi saltare i nervi!! Ogni tanto ha urlato anche lei..ma avendo capito che non mi fa effetto (non ho al momento altri figli da disturbare), ha smesso….diciamo che i calci in faccia mentre le cambio a fatica il pannolino sono i suoi preferiti….eh si! da un po’ di tempo non vuole più cambiarsi il pannolino..vai a capire perchè…
    e così devo lottare ferocemente..schivando i suoi calci..dopo un paio di colpi ben assestati se c’è il padre lo chiamo..e se non c’è…la devo far piangere…perchè anche se mi vengono i sensi di colpa non c’è alcuna scelta!…

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  2. @Laura grazie per la fiducia, ma non sono un’indovina! Non posso certo sapere perché a volte urla come un matto 😉
    Per capire il perché tuo figlio urla sei sicuramente più brava te di me. Forse non parla ancora e quindi non ha modo di spiegarti cosa vuole? Se succede spesso ti consiglio di scrivere un diario per vedere se succede sempre più o meno nella stessa situazione (quando è stanco, o quando è affamato, quando gioca con altri bambini, quando gli viene detto di non fare qualcosa….). L’analisi spetta a te. Qualsiasi sia la ragione alla base dell’urlo però, devi insegnargli che non si urla e basta. La cosa migliore per i piccoli urlatori, ancora troppo piccoli per seguire un discorso logico, è di agire con fermezza. Facciamo un esempio.
    Se lui urla perché vuole qualcosa, gli dici “non si urla. Fa male alle orecchie. Se urli non posso darti quello che mi chiedi”. Poi ovviamente non gli dai quello che vuole, finchè non impara a chiederlo con gentilezza. Lo so che forse non può chiederlo a parole a 18 mesi, ma puoi provare ad insegnargli una frase semplice da dire, oppure un gesto per indicare cosa vuole. Alcuni bambini a quell’età possono dire “mamma voglio palla” Il Vikingo ha imparato a parlare tardissimo, e allora gli abbiamo insegnato ad usare dei gesti per comunicare quello che voleva. Spero di esserti stata d’aiuto.

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  3. Ciao Serena.
    Complimenti per la calma. Il mio piccolo di 18 mesi a volte urla come un matto.. Perchè secondo te?

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  4. Grazie Silvietta, il Vikingo stava covando un bel raffreddore. Non si giustificano certi comportamenti ma per lo meno iniziano ad avere un senso. Sul fenomeno urlo stiamo lavorando e sembra andare meglio. Attenzione, non sto mica dicendo che è diventato un angelo. Non facciamoci illusioni 😉
    Novembre! L’autunno è sempre stata la mia stagione preferita prima di trasferirmi al Nord. Qui è buio pesto alle 3 del pomeriggio, e il sole a mezzogiorno è ad altezza tetti (ma tanto non te ne accorgi, per via dello spesso strato di nuvole grigie che non si smuove per un paio di mesi) dando una sensazione di eterno tramonto. L’unica è sperare che arrivi presto il Natale e si possa inziare a riempire la casa di lucine 🙂

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  5. Ciao Serena, come va? meglio? spero di si.. o avete avuto altre serate “tranquille”?!?
    comunque io credo sia novembre.. non riesco a pensare ad altro. mi sa che mi tocca scriverci su!!

    ed ora a presto, vi penso, te e la tua collega!!
    ciao ciao
    s.

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  6. @ Serena & Elisa E già: è difficile anche essere figli, fratelli, persone che crescono…

    E, @Serena, mi insegni che per essere buone madri dobbiamo stare bene innanzitutto noi e con noi, quindi ben vengano anche delle “soluzioni” che non aiutano (almeno sembra) loro, ma danno un po’ di fiato a noi! E comunque, secondo me, sulla lunga distanza fa bene ai figli essere messi, ogni tanto, da parte per rimetterci in sesto o, ripeto, per capire che se hanno un comportamento inaccettabile QUEL COMPORTAMENTO (e non loro) viene rifiutato, anche se lì per lì protestano o piantano grane!

    baci

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  7. Chi lo sa, forse dovremo sempre ricordarci che, se è difficile fare i genitori, in un certo senso, è molto più difficile crescere.
    Mitica Silvia, grazie per la risposta

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  8. Grazie a tutte per il supporto!
    In realtà come dice Alessandra certo che c’è qualcosa che non va. Temo che questa sia l’ennima tecnica di manifestare la sua gelosia e richiesta di attenzioni. Da quando è nato Pollicino abbiamo passato diverse fasi e superate quasi tutte più o meno brillantemente. Questa sembra essere semplicemente l’ultima trovata.
    Alessandra ho provato più volte a dirgli che se si comporta così non ho voglia di giocare con lui, e l’ho mandato nella sua stanza. Il problema è che con lui questa tecnica non sembra funzionare. Di fatto non interrompe il suo comportamento. Ma almeno da a me un attimo di tempo per ritrovare la calma necessaria ad affrontare il problema in modo diverso. Tirerò certamente fuori i soliti pupazzi parlanti. Vi farò sapere se aiuteranno.

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  9. Mi sarò sicuramente persa qualcosa, ma perché tratti come cosa “normale” che tuo figlio faccia di tutto per farti arrabbiare e arrivi ad urlarti in faccia?

    Ok, era stanco, e va bene, ma non è che c’è qualcosa che non va, oltre all’amplificazione e a novembre e alla stanchezza? E se c’è qualcosa che non va non è controproducente fare finta di niente? IL famoso “gioco col pupazzo” per farsi dire cosa diavolo c’è che gli rode tanto? E, e qui sbordo, un po’ di sana sincerità della serie “Se fai così mi stai antipatico e mi fai faticare troppo: vattene di là e quando ti passa fatti rivedere?”.

    Io non credo che si debba permettere a nessuno di essere sgradevole, per il suo bene anche, e che amare i nostri figli non significhi amare anche le stronzate che fanno (e le fanno, come tutti), no? Puranche le facciano per comunicare che c’è qualcosa che non va. Cioè: a noi mettercela tutta per capire cosa c’è che non va, ma intanto non dobbiamo accettare che si comportino in maniera insopportabile….

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  10. @ Serena non dico nulla… sai già che io so che tu sai che io so di che parli…
    @ Claudia, mi sa che hai toccato il tasto giusto (ssshhhhh, sottovoce, non farti sentire da Serena… mi sa che è lei ad essere un po’ giù per il buio novembre nordico… anche la sua resistenza deve essere un po’ piegata…). Questa mattina a scuola 3 mamme erano disperate perchè i loro rispettivi figli (2 per una) da qualche giorno litigavano ininterrottamente in casa. Una delle 3 è danese (sebbene viva da tempoa Roma): ha imputato il problema al novembre… deve essere un problema radicato nella cultura nordica questo novembre!
    @ Elisa, in effetti l’egocentrismo nei bambini non è un difetto, ma semplicemente una condizione naturale. Il bambino è egocentrico ed egoista, ma deve esserlo, perchè sta formando il suo io. Dire “io esisto” è il loro modo di apprendere e di sperimentare che esistono davvero. Poi sta a noi genitori aiutarli a scoprire l’altro da sè. Io, in filosofia del diritto, ho studiato (un millennio fa!) Lacan e mi ha colpito molto il concetto della formazione di se stessi per poi muoversi verso gli altri. L’amore è dare all’altro ciò che non si è: ma devo conoscermi e sapere cosa sono per superarmi e quindi dare amore. Il bambino è egocentrico finchè non è pronto a spostarsi da se stesso; non è ancora in grado di “ricompensarci” perchè viviamo per lui. Ciò non toglie che ogni buon genitore avrebbe spesso voglia di polverizzare i suoi figli… alla faccia di Lacan e di tutta la psicopedagogia del mondo!
    @ Caia: inguaiata tu? ma se sei la quintessenza della consapevolezza! 😉

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  11. ohi ohi serena
    non sarà un nuovo modo di scarcare le tensioni?
    noi abbiamo un repertorio abbastanza simile… come sedovesse toccare il fondo, consumare tutte tutte le energie prima di darla vinta al sonno…
    a volte temo che i vicini cjiamino il tel azzurro prima o poi…
    l’unico nostro rimeio per ora è tentare di prevenire il punto di non ritorno.
    ma mica t’aspettavi un consiglio, no? da un’inguaiata come me…

    bacio

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  12. Uhh!anche la nna ha appena passato la fase :Voglio farti arrabbiare.
    , costi quel che costi.
    Ogni volta che andavo a prenderla all’asilo era un litigio.
    Io inghiottivo, cercando di mantenere che la calma.
    E ciò, stranamente, non perchè ho letto i soliti manuali, ma perchè non volevo dargliela vinta.
    Delle volte ce l’ho fatta, delle volte no.
    In ogni caso son momenti in cui non sanno neppure loro quello che vogliono. Forse attenzione, tempo da parte nostra, forse un po’ di coccole.
    Non ti da l’idea che ci sia una buona dose di egocentrismo in tutto questo, che ti urlino con tutto il fiato che hanno in gola “io esisto!”?
    Come, peraltro , noi non vivessimo per loro..ho la sensazione che ci sia in loro una insicurezza di fondo che esprimono come meglio possono.
    Ma chi lo sa, forse sto esagerando, forse son solo fasi, stress capricci stanchezze varie..

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  13. @Claudia in effetti il mese di novembre qui è un po’ pesante, con un buio che butta tutti in depressione. Ma a me sembra proprio che con il Vikingo un mese vale l’altro. Comunque si, la cenetta è stata una delle migliori degli ultimi anni 🙂

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