La Staccata:
Non so spiegarvi esattamente cosa, in questo libro, affascini tanto mio figlio. Però ne è letteralmente stregato.
Me l’hanno regalato quando aveva circa cinque anni. Ancora oggi, alla sua “veneranda” età, se putacaso una sera non disponiamo della consueta mezz’ora o più di tempo, mi chiede sistematicamente di leggergli “Un pesce è un pesce”.
Questo perché gli piace da impazzire, e anche perché sa che scorre in appena dieci minuti, anche meno. Il libro è sicuramente adatto ai bimbi che non sanno ancora leggere: è abitato da illustrazioni coloratissime, surreali e inconsuete che attirano l’attenzione dei più piccolini; il testo è breve, semplice ma significativo.
Cosa insegna questo libro? Che un pesce è un pesce, ovviamente! Ok, d’accordo, sarò più specifica… Prendiamo due bambini, amici fin dalla culla, che crescono assieme, fanno gli stessi giochi, manifestano identiche abilità. Supponiamo, però, che a un certo punto uno dei due diventi più bravo a giocare a pallone o più spigliato nel parlare. Immaginiamo che sappia già allacciarsi le scarpe, o che impari a leggere precocemente e magari a ballare l’hip hop mentre l’altro/l’altra no. Mettiamo il caso che riesca ad imparare la poesia di Natale in cinque minuti o a tirare su in pochi istanti una villa a tre piani con le costruzioni o magari a farsi la doccia da solo/a…
Cosa succede al bambino/a che è “rimasto indietro”? Naturalmente desidera emulare l’esistenza dell’amico/a perchè gli appare più interessante della sua, ma non è detto che ci riesca. E’ altrettanto naturale che ciò possa causare attriti, rotture, litigi o addirittura invidia.
I protagonisti della storia sono un pesciolino e un girino, amici inseparabili fin quando a quest’ultimo non spuntano le zampette.
“Guarda!”, disse, “Sono una rana!”
“Sciocchezze”, disse il pesciolino, “Come fai ad essere una rana se fino a ieri eri un pesce proprio come me!”
Litigarono e litigarono finché alla fine il girino disse:
“Le rane sono rane e i pesci sono pesci”.
I due rimangono separati per lungo tempo: entusiasta delle sue nuove zampette, la rana salta fuori dallo stagno e se ne va in giro per il mondo a vedere cose straordinarie. Al suo rientro fa al suo amico pesce un resoconto dettagliato di persone e situazioni che lui non potrà mai vivere, visto che non può uscire dall’acqua.
Il pesce decide comunque di fare un tentativo: con un forte colpo di coda salta sulla riva e naturalmente atterra sull’erba asciutta senza riuscire a muoversi o a respirare. In suo soccorso arriva la rana, che lo spinge nello stagno e gli salva la vita. Soltanto in quel momento il pesciolino comprende quando sia in realtà fantastico e ricco di attrattive il suo mondo : “I raggi del sole arrivarono fino alle alghe dello stagno. Adesso brillavano, piene di riflessi e di colori. Questo era, senza dubbio, il mondo più bello…”
Io credo che sia un testo adattissimo ai bambini quando manifestano qualche deficit nell’autostima. Come scrivevo sopra, è naturale e sano voler migliorare la propria condizione, provare curiosità per l’ignoto oppure voler raggiungere nuovi obiettivi. Ma se si nasce pesce è difficilissimo trasformarsi in rana.
Questo non significa volersi in qualche modo “accontentare”, rinunciare ai sogni oppure sminuire l’importanza di raggiungere uno scopo. Credo invece che insegni al bambino ad essere più consapevole delle proprie capacità, a prendere coscienza del fatto che chiunque può essere in qualche modo speciale, anche se è “soltanto” un pesce.
Tradotto in soldoni? Potrebbe aiutare i genitori di X, una bimba paffuta oppure maldestra innamorata della danza che si sente inadeguata di fronte a Y, l’amichetta filiforme per forza di cose più aggraziata di lei. Con estrema delicatezza e un po’ di tatto potrebbe essere sufficiente sottolineare che Y riesce meglio di lei nella danza, ma non sa colorare il mondo con i suoi stessi meravigliosi disegni né inventare le sue stesse fantastiche storie oppure cinguettare i brani di Giorgia.
Questo perché Y è una rana, ma non è detto che il pesciolino X non possa essere altrettanto speciale. Lo è, sicuramente, per mille altri motivi. Basta farglieli assaporare…
Consigliato a partire dai 3 anni in su.
Superboy:
Non so perché mi piace, però mi piace tutto quanto. A un certo punto del libro (a pagina 8) nell’angolo in alto a destra c’è la ranocchietta che esce fuori dallo stagno e ha un culetto tipo a mela che a mia madre le piace tantissimo.
Mi piacciono i disegni perché sono molto colorati e strambi, come la mucchesce (la mucca-pesce), che mi fanno venire voglia di visitare il mondo. Mi piace in particolare l’immagine dove il pesce e la rana si incontrano dopo tanto tempo e sono felici, perché erano grandi amici da piccoli e lo sono anche da grandi.
La storia parla di un pesce e un girino che nuotano in uno stagno. Poi un giorno il girino scopre che nella notte gli sono cresciute due zampette e dice “Sono una rana! Sono una rana!” ma il pesce non è contento perché il girino il giorno prima era identico a lui. Il girino continua a trasformarsi e a diventare una rana finché un bel giorno esce dallo stagno. Vede cose fantastiche, cose che il pesce non poteva vedere. Quando torna e racconta tutto all’amico, al pesce gli viene voglia di visitare anche lui il mondo.
Dà un forte colpo di coda e salta fuori. Ma succede che i pesci non possono respirare fuori dall’acqua! La rana, nei paraggi, vede il pesce e lo rispinge nello stagno. Allora il pesce si accorge che i raggi del sole arrivavano fino alle alghe dello stagno e lui vede cose meravigliose e bellissime. Lui non si era mai accorto che nello stagno c’erano queste cose e dice: “Avevi proprio ragione! Un pesce è un pesce!”.
Il libro mi ha insegnato che se tu hai un amico che fa cose che tu non puoi fare non devi essere invidioso. Ognuno di noi è diverso, ma siamo tutti uguali e soprattutto ognuno di noi è speciale in qualcosa. Io lo so perché siamo tutti uguali: in qualche modo siamo tutti fratelli, anche le cose e gli animali.
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fantastica, questa nuova doppia recensione… devo confessare che, dalla copertina, i disegni non mi ispirano tantissimo ma la storia mi sembra bellissima!!! Misà che lo prendo… 🙂
Mammamsterdam, te lo dico sempre che sei come la Panda tu! Seguirò il tuo consiglio. Intanto, ti (vi) regalo il suo ultimo complimento.
Per dirmi che sono diventata più bella giorni fa se n’è uscito così:
“Mamma?! Ti sei tagliata i capelli, ti sei messa a dieta, fai ginnastica tutti i giorni, mo’ te metti pure i tacchi… Ma che t’è presa? La crisi di mezza età?”
Ora, Barbara, vedi di fare la brava e di non massacrarmelo con qualche replica sul genere: “Prendilo a calci quel marmocchio!”. In famiglia abbiamo un macabro senso dell’umorismo e ci sta bene così.
Cavolo, un figlio ecumenico come Superboy ti fa quasi riconciliare con il fatto che ti sfotte di continuo. Ma una mamma è una mamma, ci hai mai provato a dirglielo?