Ce l’abbiamo fatta. All’alba dei 4 anni e pochi mesi abbiamo avuto il coraggio di abbandonare il ciuccio. E non alzate il sopracciglio perché abbiamo aspettato fino ai 4 anni dai, che io l’ho chiesto al dentista e mi ha detto che fino ai 5 anni non è grave. Poi è chiaro che dipende dall’uso che se ne fa, e già che non lo usa alla scuola materna, elimina buona parte della giornata. Ma per il resto noi non siamo stati molto bravi. Il ciuccio poteva usarlo per addormentarsi, ma anche per consolarsi quando era in crisi, o semplicemente per coccolarsi nei momenti di stanchezza. Ciuccio e pina, una copertina ormai ridotta ad un cencio o poco più. Tra l’altro Pollicino quando era stanco prendeva ciuccio e pina e si metteva a letto da solo. Potevano essere le 7 di sera come le 10, era totalmente indipendente: una manna dal cielo.
La verità è che prima di tutto non eravamo pronti noi ad abbandonarlo il ciuccio, perché per lasciare quell’appiglio di sicurezza, una delle poche garanzie nella vita del genitore, ci vuole un po’ di coraggio e di tranquillità e non sembra mai il momento giusto. E poi le urla che emetteva quando voleva il ciuccio e non si trovava non ci lasciavano sperare nulla di buono. Insomma navigavamo a vista, e senza un piano preciso, pensando solo a fare qualche passo in avanti ogni tanto.
A volte gli ho parlato del fatto che i bambini grandi non hanno il ciuccio, ma senza pressioni e senza ossessione, lasciando passare settimane tra un accenno e l’altro alla faccenda. Gli ho detto anche che un giorno, lui si sarebbe sentito sufficientemente grande da non averne più bisogno, ma lui non è sembrato convinto.
Un giorno gli ho chiesto avrebbe preferito che il ciuccio venisse preso dalla fatina dei ciucci o dai gattini di Skansen. Non che io sia certa dell’esistenza di una fatina dei ciucci che viene di notte a prendere il ciuccio dei bimbi che non ne hanno più bisogno, ma avrei improvvisato volentieri per l’occasione. Invece i gattini di Skansen, il parco all’aperto più famoso di Stoccolma, ci sono davvero, ed è a loro che la maggior parte dei bambini che vivono a Stoccolma lascia il suo ciuccio. Lui ha risposto senza esitazione “i gattini di Skansen”.
Sono passate altre settimane, senza fare passi avanti, a parte il fargli notare in qualche occasione di come fosse riuscito ad addormentarsi in macchina senza ciuccio.
Poi un giorno, in occasione della festa di mezza estate, abbiamo deciso di visitare Skansen come da tradizione. E senza che io dicessi nulla lui ha esclamato “allora vado a prendere i ciucci!”. Ha preso gli unici due sopravvissuti e li abbiamo chiusi in una scatolina per portali con noi e lasciarli ai gattini.
Non ha mostrato nessun momento di esitazione, tranne quando il padre gli ha chiesto se era proprio sicuro sicuro sicuro, ma non si può pretendere troppo da un povero bambino 🙂
Una volta arrivati alla macchina dei ciucci, abbiamo prima studiato il sistema, e dopo qualche minuto, quando si è sentito pronto, ha detto “ciao ciao ciuccio!” e lo ha inserito nel buco apposito. Lo abbiamo osservato cadere in un tubo, poi in un carrello trasportato da un muckla(*) che pedalava, e poi rovesciato in un barattolo sorretto da un gattino di legno, e infine lo abbiamo visto cadere nel grande contenitore dei ciucci, nella casetta abitata dai famosi gattini.
Pollicino ha ripetuto la scena per ciascuno dei suoi due ciucci poi si è voltato e non ha più detto nulla. Nessuno ha più osato nominare l’innominabile, tranne il nonno, un paio di giorni dopo via Skype, che lo ha stimolato a chiedermi se potevamo tornare indietro a Skansen a recuperarlo. Gli ho detto di no, che ormai era dei gattini ed è finita lì.
Sembra una bella storia, semplice, tranquilla, di quelle a lieto fine, quando i genitori scoprono che il problema se lo stavano ponendo inutilmente loro, nonostante le urla disumane che venivano emesse ogni volta che il ciuccio spariva dalla sua vista.
E invece c’è un ma. Perché senza ciuccio l’addormentamento serale non è stato più quello di prima. Niente più ciao ho sonno, prendo ciuccio-e-pina e ci vediamo domani mattina. L’addormentamento ha iniziato ad allungare i tempi in modo intollerabile, visto che la sua arma per calmarsi era venuta meno.
Ho messo quindi in atto tutte le strategie a me note, prodigandomi nella lettura di vari libricini per favorire il sonno, contando le pecore come da migliori tradizioni della nostra famiglia, improvvisando l’ascolto di musica sciamana passatami dall’amica supermambanana che lo ha steso senza colpo ferire, finché ieri sono arrivata al fallimento dei suddetti metodi, e nel momento in cui pensavo tutto fosse perduto, e stavo per mandare il padre a comprare un paio di ciucci alla farmacia notturna, ho avuto l’illuminazione.
Ho acceso i-tunes:
– mamma cosa è questa?
– è una favola
– ma non capisco niente!
– è una favola da ascoltare, non da capire
– okkei
Dopo pochi minuti era addormentato. Insomma se mai vi capiterà di trovarvi a lottare con un quattrenne insonne, vi consiglio di cuore di mettergli una lezione di fisica teorica 😉
PS I Mucklor sono bestioline presenti nei libri svedesi di Pettson e Findus, ma possono essere visti solo dal gatto Findus. I Mucklor non sono molto intelligenti, ma si divertono a fare scherzi, ad esempio si ritengono responsabili di far sparire oggetti di casa. Insomma se non trovate più qualcosa è molto probabile che lo abbia preso un muckla.
Itunes? Spiegami!
Le mie hanno tutte e due perso il ciuccio in modo… traumatico 🙁 Io non ho avuto tanto tempo di chiedermi quando fosse l’ora, un po’ combattuta tra i dettami comuni e tra i “ma se gliel’ho dato prima, perché ora DEVO toglierlo?”.
Però tutte e due hanno risolto prima con poco piacere.
La più grande ne aveva 3, ma era innamorata di uno in particolare. Solo che quel poverino è invecchiato e ha iniziato a rompersi, l’ho dirottata sugli altri, ma li accettava come scorte e dopo un po’ cercava il suo, quello. Finché ormai la parte il lattice si stava davvero rompendo a metà, e per evitare incidenti notturni ho dato io il colpo finale e lei, prendendolo in mano, se l’è trovato rotto (eventualità a cui era già stata preparata da tanto). Sapevo che sarebbe stata triste, ma ero convinta che usasse semplicemente i due superstiti. Invece no, quello e non altri, li ha rifiutati, piangendo, due giorni. Abbiamo costruito una scatoletta per il ciuccio rotto, se l’è portata dietro giorni e giorni. E dopo due sere infernali, e due sere tristi, ho deciso che, visto che ormai il peggio l’aveva vissuto, meglio far sparire gli altri due prima che iniziasse a cercarli di nuovo, ed evitare un trauma ulteriore in futuro.
Che non fosse pronta l’ho capito mesi dopo, quando in un negozio alla vista dei ciucci è scoppiata in un pianto inconsolabile, singhiozzando, io nemmeno li avevo notati, lei non riusciva a parlare, e si è spiegata solo più di mezz’ora dopo 🙁 Tornassi indietro non so cosa farei.
Con la seconda peggio che mai, invece ne aveva solo più uno, una strage, li perdeva tutti, sparivano come i calzini in lavatrice. Rimasto uno, e difficile trovarne altri, ormai non vanno più quelli a goccia, ora ci sono quelli piatti, provati, non li vuole, lei è abituata a quel tipo, e altri proprio non li sopporta.
Poi un giorno fuori da scuola, ciuccio in bocca, mamma di turno che “ah, te lo prendo” e lei lo nasconde. E non c’è stata storia. Abbiamo cercato quel ciuccio ore, e ore, mio marito è tornato sul luogo dell’ultimo avvistamento, lei piccina per giorni ha smosso tutti i sedili in auto per trovarlo, giorni e giorni a sperare di rivedere quel ciuccio davanti a scuola.
L’ho poi trovato io un mese e mezzo dopo, in una delle tante taschine che avevo su quella giacca, mai usata, infatti ho guardato nelle tasche più volte, ma quella piccola lì no, lei per istinto l’aveva nascosto lì ma senza guardare, l’aveva infilato nel primo buco vicino a mamma… E di nuovo a pensare, dopo un mese, se dirglielo o no. Ho pensato a quanto le era spiaciuto perderlo e l’idea di passarci di nuovo… Ecco, poi è più facile, ora forse glielo ridarei. Forse.
In ogni caso, per la prima si era risolto, si è sempre addormentata bene, sta bene da sola nel suo letto, cerca la pace e la solitudine. Lei mai, da allora, e sono quasi due anni, è un inferno. Anche più di un’ora di sonno. Ho provato tutto, a raccontar storie con loro, a leggere un libro con loro, a leggere un libro mentre lei è già nel letto (ma non ci sono bimbi che così si addormentano????), ho messo una radiolina con musica rilassante, quella che usano all’asilo che lei adora, altra diversa, ora da qualche giorno sto provando con i massaggi.
Niente, niente di niente, ci mette più di un’ora, mi vuole vicino (e starei anche lì, ma più di un’ora… ogni sera… non ce la faccio più!), si rotola, si gira, pupazzi no, giochi no, copertine no, non c’è niente, niente di niente che le dia la consolazione di un ciuccio. E io inizio a dar di matto, ecco… Se basta Itunes ci metto firma. Devo cercarmi la fisica teorica. Magari poi diventa pure un genio ^_^
Prendo nota…
intanto noi siamo alle prese con la cameretta…e ti assicuro che i numerosi risvegli durante la notte per ora ci bastano e ci avanzano..
visto che in Italia , Skansen non credo esista, attendiamo fiduciosi Babbo Natale..
Il nostro è semplicemente scomparso. nel senso che non l’abbiamo davvero più trovato. Siccome in contemporanea in quei giorni volava via scappando dalla finestra aperta palloncino-coccinella, siamo giunti alla conclusione che il ciuccio se lo fosse portato via lei, attaccato al filo (credo di averci creduto io stessa per un po’).
Va be’, la mia lo usava davvero solo per addormentarsi. Da allora abbiamo fatto un pochino più fatica all’ora della nanna, ma a parte una settimana di panico puro, si sopravvive.
Poi è risaltato fuori, durante trasloco di coinquilina, dopo mesi di dismissione, e mi sono affrettata a deporlo con cura nel secchio della spazzatura… ma la vostra soluzione è stata senz’altro più poetica!
Ps: Serena, la postilla è d’obbligo 🙂 La chiusa finale era rivolta a chiunque altro, ma non a te. Mi riferivo chiaramente a quanti DEVONO uniformare i loro figli al comune comportamento, pena l’autodistruzione della propria autostima. Hai usato un buon sistema, con Pollicino ha funzionato e magari sarà utile a tanti lettori che passeranno di qui.
“Non siete stati molto bravi” Serena? Come ho già scritto su Fb: io vorrei davvero capire chi li stabilisce ‘sti tempi, come se questi benedetti bimbi a un certo punto scadessero, come il latte. Copio/incollo qui il mio pensiero.
“Considerate che mio figlio il ciuccio non l’ha mai voluto, quindi non mi sono mai trovata davanti alla problematica di toglierglielo all’età stabilita (da chi, poi?). La mia personalissima e ovviamente contestabile opinione è questa: a meno che non sussistano problemi al palato e alla dentatura (non è matematico che il ciuccio li causi e non lo dico io, ma i dentisti onesti. Succede, naturalmente, ma non è scontato che accada a tutti i bambini. Mia sorella, solo per citare l’esempio a me più vicino, ha avuto il succhiotto perennemente incollato alle labbra per oltre 5 anni, lo ha usato saltuariamente fino ai 6 e sfoggia una bocca da pubblicità del dentrifrico) io la necessità di togliere il succhiotto a tutti i costi quando un bambino sente ancora la necessità di servirsene – non vogliatemene- ma non la capisco granché. Quattro anni a me non sembrano poi questa assurdità. Sono appena quattro, non quaranta. Se, al contrario, sono evidenti problematiche ai denti e compagnia bella, allora certamente bisogna agire e fare in modo di toglierlo. Ma se quello che ci angoscia è semplicemente il fatto che l’amichetto/a del cuore di nostro figlio/a l’ha già tolto e il nostro/a no, allora mi sembra una preoccupazione un po’…come dire… futile?”
A me non sconvolge affatto il pensiero di un bimbo che a 4 anni ha “ancora” il ciuccio. Mi sconvolge di più quello di un genitore che glielo toglie, magari a due anni, solo perché la figlia della cognata della vicina di casa della portiera è già da un pezzo che non ce l’ha più 😉
@Chiara, ti assicuro che ho sentito diverse volte di gattini che li rubano!!! Ma perché mandarci di mezzo quei poveri gattini? Che poi il bimbo fa presto a dire, vabbè, compramene un altro 🙂
@mcomemamma, anche il Piccolo Jedi mi ha consegnato la sua collezione di ciucci così all’improvviso, dicendo “basta” e non una parola di più. Da quel momento non lo ha più cercato.
Ormai lo usava solo la sera, ma ha passato un periodo in cui fuori era sempre senza, ma appena rientrava in casa ne metteva uno in bocca e due in mano! Pensavo sarebbe stato un incubo toglierlo e invece…
Noi ci siamo inventati il topino del ciuccio, che porta via i ciucci per i bimbi appena nati e in cambio lascia un regalino…
Entrambe le mie hanno deciso autonomamente (a 3 anni e mezzo e tre anniche ormai erano grandi e non volevano più il ciuccio!
Anche io mi sono molto stupita perchè, anche se lo hanno usato sempre molto poco (solo x dormire dall’anno in poi) erano molto molto attaccate e non c’era verso di farle addormentare senza.
Poi, da un giorno all’altro hanno deciso di lasciarlo, senza (quasi) ripensamenti!!!
La figlia grande l’ha consegnato al pediatra verso i tre anni perché lo desse ai bambini poveri. Il piccolo a due anni una mattina si è svegliato e mi ha chiesto di tagliarlo a pezzettini piccoli piccoli.
Un paio di sere di “transizione” con qualche lacrimuccia e poi tutto è filato liscio.
Al posto del ciuccio, come momento di relax serale, abbiamo introdotto l’abitudine ai massaggini sulla schiena ad entrambi.
Ma che bello sto marchingegno per lasciare i ciucci!!!!! Se vi racconto come ha smesso di ciucciare il dito mia figlia :S all’età di 2 anni e mezzo un cugino di mio padre che ha perso mezzo pollice sul lavoro, vedendola ciucciarsi il dito le disse “ma cosa fai, ti ciucci il dito, guarda cos’è successo a me!” e le ha mostrato il moncherino… da quel giorno non l’ha più messo in bocca!!!!! Ogni tanto le veniva istintivo ma appena si accorgeva lo toglieva. Un po’ traumatico forse, ma sinceramente io lo ringrazierò a vita… il dito non è così semplice.
(Mia mamma con me ha usato la tintura di genziana per cui il ciuccio era improvvisamente diventato cattivo. Quando l’ha raccontato a distanza di anni ha raccolto la reazione sconvolta di un’amica di famiglia che faceva la psicologa :D)
Ma no, Silvia, neanche i gatti romani rubano i ciucci! Nel nostro caso, erano nati dei gattini e Meryem ha avuto il guizzo di dire che i gatti piccoli forse ne avevano bisogno più di lei. Applausi a scena aperta da parte mia. La mattina dopo la scatolina con i ciucci è stata depositata sul “muretto dei gatti” andando a scuola (e poi sono tornata indietro a riprenderla per buttarli in luogo più consono).
Noi l’abbiamo scampata perché la stellina ha sempre usato solo la pina e mai il ciuccio, ma per l’addormentamento stiamo ancora col biberon di latte… Mi sa che dovrò trovare una tradizione locale che faccia al caso nostro…
@Close The Door mannò! Continua tranquilla con il latte. Che male fa?
@la staccata grazie per il sostegno. Per fortuna questo senso di colpa mi manca, merito del dentista che mi ha assicurato che fino ai 5 anni non ci sono problemi. Ho cercato di capire quando era pronto, e quando eravamo pronti anche noi al grande passo, per il resto pazienza.
Davide a 10 mesi, causa raffreddore, ha mollato il ciuccio perché poteva respirare solo con la bocca… Non lo ha mai più chiesto ed è finita così, ma se avessi conservato i suoi ciucci li porterei a Skansen. Che meraviglia!
Ho sentito spesso parlare di fantomatici gatti che trafugano ciucci.Però mi sembra una spiegazione un po’ traumatica: ‘sti bimbi odieranno i gatti!! Tutta la trafila di Skansen è molto soft e molto partecipata da parte del bambino che lascia il ciuccio.
Il gatto che lo ruba invece mi sembra orribile… Anche perché prima o poi si chiederanno cosa ci faccia un gatto con un ciuccio.
Meryem a suo tempo ha lasciato i suoi ciucci ai gattini di Monteverde e non li ha rimpianti mai. Non sapevo che il ciuccio ai gattini fosse una tradizione svedese!
@Chiara Meryem è una grande! Ma lo sai che non so se è una tradizione svedese o meno? ne ho visti anche in Danimarca di cose simili, ma forse è semplicemente a portata di mano come scusa, quella di lasciarlo ai gattini, che siano di Roma o del nord del mondo. Che poi qui ci hanno fatto una macchina apposita e tutto un costrutto dietro dimostra solo che non ci sono gatti per la strada a cui lasciarlo sui muretti 😉
@Silvia il gatto che lo ruba è terribile in effetti. Già mi immagino orde di bambini che odiano i gattini.
@serena crudelissimo! 😀