Tema del mese: i compiti del genitore

Questo mese vi mettiamo di fronte alle vostre responsabilità!
No, dai, non vogliamo spaventarvi, rilassatevi, che già bastano i sensi di colpa e le pressioni che generalmente vengono caricati sulle spalle dei genitori.

Quello di cui vogliamo parlare sono i confini della funzione del materno e del paterno: fino a dove arriviamo noi? Fino a dove dobbiamo per forza arrivare, perchè è un nostro compito esclusivo? Cosa invece possiamo delegare o addirittura dobbiamo delegare? Fin dove accompagniamo per mano e da dove dobbiamo lasciare la presa?

Un argomento vasto e sfumato, che riguarda i rapporti con i figli che crescono, ma anche la delega educativa.
E così ci sarà occasione di parlare di scuola, che indubbiamente condivide con la famiglia una buona parte del compito educativo, ma non solo. Altre persone ed istituzioni contribuiscono alla formazione di un individuo in crescita. E poi ci sono anche loro, i piccoli e poi più grandi individui in crescita, che partecipano alla loro stessa educazione, esprimendo il desiderio di indipendenza.
Il nostro compito di genitori come si relaziona con la loro indipendenza? Oltre alla delega a terzi, nell’educazione, dobbiamo imparare a delegare anche ai figli stessi?

Una delle prime sensazioni che si provano diventando genitore è proprio la responsabilità di un altro individuo. In fondo è questo il grande cambiamento che ci travolge. Ma poi in cosa si traduce questa responsabilità, in concreto, nella vita di tutti i giorni con i nostri figli? Non possiamo accompagnarli sempre e vegliare su di loro, dobbiamo lasciarli anche alla loro autoformazione e, a una certa età, autodeterminazione.
Eppure il nostro compito di cura è un obbligo al quale non possiamo sottrarci. Dosarlo e comprenderne i confini è un altro compito che a quello si aggiunge. Delegarlo senza abdicare, seguire senza opprimere, insegnare senza plasmare, educare e dare regole senza imporre con la forza.
Insomma, come convivono responsabilità nostra e indipendenza loro? Dove arrivano la cura e l’accudimento, materiali e intellettuali e dove dobbiamo lasciare che vadano da soli?

Avevamo iniziato questo discorso in un lontano ottobre del 2009. Ora cerchiamo di ampliarlo.

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45 thoughts on “Tema del mese: i compiti del genitore”

  1. Un tema importante…col quale mi scontro personalmente e professionalmente! Non credo che ci sarà mai un modo “giusto” di comportarsi; penso solo che dobbiamo porci come BASE sicura, da cui i nostri figli possono partire per esplorare il mondo e tornare quando ne sentono il bisogno! (ma non è facile!!!!)Io pe la mia esperienza,cerco sempre di mettermi ai margini, e solo quando la mia piccola mi chiede aiuto cerco di intervenire..anche se a volte sento lo stomaco contorcersi perchè vorrei sempre evitarle di sbagliare, di commettere errori…e a quel punto mi viene in mente la mia adorata mamma, che mi lasciava fare ed interveniva solo quando ce n’era bisogno.La soluzione a volte è semplicemente riproporre modelli che hanno funzionato, con la consapevolezza che il nostro compito di genitori non finirà mai…e nemmeno le nostre preoccupazioni, purtroppo!!!! un caro saluto a tutti!

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  2. Con i propri figli si convive sotto lo stesso tetto fino a quando non sarà giunta l’ora in cui emigrerano verso altri lidi. Loro non solo ci ascoltano, sentono i nostri consigli, più o meno pressanti, ma soprattutto ci guardano, stanno accanto a noi, spesso ci inseguono, ci cercano, domandano: insomma automaticamente – spesso in maniera del tutto implicita – si genera un rapporto educativo, una relazione unica, che passa molto attraverso vari linguaggi, molti dei quali neppure noi sappiamo fino in fondo di aver utilizzato. Le “interferenze” (se si possono definire tali) a volte non sono neppure volute, basta un’espressione istintiva o un giudizio percepito al telefono con un amico e captato dai figli: in tanti modi loro colgono da noi che cosa ci piace, che cosa ci sta a cuore, quali sono i nostri valori. A dispetto delle nostre parole pian piano – dentro la loro individualità – assimilano un sacco di cose che magari noi stessi riteniamo di non aver insegnato.
    Quindi è preziosissimo, col suo bagaglio di vittorie e piccoli fallimenti, il nostro esserci e il nostro modo di essere con loro, soprattutto accanto a loro. E’ questo che nel tempo può generare una maggiore distanza o una maggiore “complicità”. Con tutte le variabili del caso perchè determinare i gradi di maturazione, di percezione delle relazioni, di sensibilità ecc. dei (miei) figli non solo è impossibile, ma perfino inutile. Sono per natura diversi da noi! Per fortuna.
    Secondo me la disciplina e le regole, come insieme di norme che costringono a, se non sono integrate ad un determinato modo di vivere con i figli, accanto ai figli e per i figli rischiano di generare distanza. Anzi, in certi casi sono necessarie quando c’è un inizio di incomunicabilità.
    Buon fine settimana a tutte…

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  3. io credo che l’accudimento finisca quando inizia la loro indipendenza, mentre per l’educazione credo valga sempre, mi riserverò il diritto di dire ai miei figli anche da adulti che secondo stanno sbagliando (se lo stanno facendo) ovvio che da adulti, potranno altamente fregarsene mentre adesso che sono piccolini sono obbligati ad ascoltarmi.

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  4. @micol non c’è dubbio che compiti e interferenze si confondano, altrimenti sarebbe troppo facile 🙂 . Non solo: il limite dipende dalla nostra personalità e da quella del figlio, oltre che da un altro infinito numero di elementi esterni. Il “trucchetto” che dicevo era volutamente fra virgolette perchè in realtà non è un trucco, ma la nostra disponibilità a sacrificare una giornata o un pomeriggio a tamponare la scelta sbagliata del figlio (se si tratta solo di legarsi i capelli, intendo).
    Sinceramente non capisco la provocazione, non vedo proprio cosa c’entri. E comunque la risposta è ovvia: il compito del genitore è di amare e accettare i figli. E di aiutarli, se hanno delle difficoltà (nel tuo esempio, difficoltà sociali ed eventualmente di accettazione di sè). E’ sulle scelte palesemente sbagliate che si può (e in alcuni casi si deve) intervenire, ma qui il tuo esempio non è calzante.

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  5. leggendo quel che scrivono Barbara e Daniela… si torna sempre allo stesso punto ( chiaramente SECONDO ME) ossia che compiti genitoriali e interferenze genitoriali spesso si confondono…
    Il piace a me e quindi lo fai ,anche con l’uso del trucchetto… mi sembra un’interferenza nella personalità.
    Per parlare sempre di esempi pratici, il mio adolescente va sempre in giro col cappello ( quelli di lana) a me fa schifo… ma lui si sente più sicuro di sè… e allora lo lascio perdere.
    Altra storia è se non vuole studiare o usa come un mantra la frase “tra un attimo” alternata a ” lo faccio dopo”….. lì non c’è interferenza ma disciplina.

    Haimè questa orribile parola… Disciplina. Sono cresciuta senza e oggi la uso… o meglio provo!
    La disciplina e non la rigidità insegna ad essere liberi, ad andare fino in fondo a non mollare….

    Adesso faccio una provocazione:
    Vostro figlio/a viene da voi e vi dichiara di essere omosessuale … a questo punto cosa fate? Qual è il nostro compito genitoriale?

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  6. @Daniela io credo che i piccoli errori nella vita possano aiutare a evitare di fare gli errori grandi. Se vuoi legare i capelli a tua figlia perchè altrimenti le danno fastidio, lasciala un giorno coi capelli sciolti, e lo capirà da sola che le danno fastidio. La prossima volta ci penserà meglio. Per questi “trucchetti” bisogna però azzeccare il momento giusto, quando il bambino ha l’età giusta per capire i rapporti di causa-effetto e ricordarsene la volta successiva. Imparare a prendere le proprie decisioni è un percorso lungo e difficile, ma meglio confrontarsi con piccole conseguenze oggi che con grosse conseguenze domani. In bocca al lupo.

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  7. Leggevo ieri Gordon, e le ultime pagine sono una botta alla campana dei genitori… C’entra, non c’entra? Non lo so.
    Si parlava proprio dei limiti, fin dove il genitore può intervenire, dove deve farsi indietro, quel labile confine tra educare e il voler plasmare a proprio piacere. Insomma, sembra facile: basta capire di chi è il problema, e se il problema c’è. Se il problema è del figlio, il genitore non dovrebbe risolverlo ma ascoltare. E basta. Ascolto attivo. Già qui c’è da tirare un sosprirone: finita l’era delle paternali, dei racconti di come facevamo noi, delle belle parole sulla giustizia, gentilezza, ecc… Hai un problema? Ti ascolto. Punto. Niente suggerimenti, se non me li chiedi.
    Se il problema è del genitore, si dice e si chiede rispetto.
    Se la questione è un problema di entrambi (figlio ha bisogno dell’auto, padre anche. Mamma vuole riposarsi figlio vuole giocare ai pirati) si cerca una soluzione insieme.

    Ma quando la sfera del figlio è privata? Ecco, lì il genitore non dovrebbe intervenire. Dare l’esempio, e basta. Faceva l’esempio dei capelli lunghi, che spesso i genitori di maschietti non sopportano. Insomma, non ci fanno venire il mal di testa, non ci costano, non creano un danno al genitore, quindi è sfera privata del figlio. I capelli (che mazzata, io che sono settimane che litigo a mia figlia per come IO voglio che li lega mentre lei li vuole sciolti), il modo di fare i compiti, le amicizie, se non c’è un disturbo reale, il genitore dovrebbe farsi da parte.

    Perché i figli possano scegliere, sapere di essere rispettati, ma anche sbagliare, perché sia lasciata loro la possibilità di decidere (che vuol dire responsabilizzare), di provare, sbagliare di nuovo, capire. Perché forse accompagnare è meglio che guidare.

    Forse. Inutile dire che i dubbi sono tanti. In questi giorni ci sto riflettendo davvero tanto.

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  8. @Leonardo credo che lo scopo di questo mese sia proprio di confrontarci su cosa intendiamo per fare i padri, le madri, i genitori e i figli…

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  9. Per me padre deve fare il padre e la madre la madre. I figli i figli. e poi i bambini devono stare tra di loro; mi sambra tutto così ovvio…

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