Af/fidarsi

Fidarsi è un’emozione molto coinvolgente, ed un gesto molto importante tra le persone. Significa lasciare che altri decidano per noi – o per cose alle quali teniamo molto – azioni e parole sulle quali non abbiamo alcun controllo. Il problema che ho trovato spesso, da padre, è che af/fidarsi raramente è una scelta. Molto spesso si è costretti a farlo.

affidarsi
Foto ©Photoflurry utilizzata con licenza Flickr Creative Common

Senza l’aiuto dei nonni per noi sarebbe attualmente impossibile fare molte delle cose che compongono la nostra routine familiare, e la vita dei nostri figli. Io (noi) devo fidarmi di loro per tante attività – non ho (abbiamo) altra scelta. E dato che il quotidiano costruisce l’educazione e fonda i rapporti, perché è la qualità del tempo che spendi con le persone a renderle importanti nella tua vita, so che senza quell’affidamento non potrei avere con i miei figli il rapporto che voglio. Questo significa imparare a cedere responsabilità, decisioni e strumenti che sarebbero indubbiamente paterni, pur di avere il tempo materiale per svolgere il ruolo di padre. Quando penso a quanti criticano con forza il modello di vita dei paesi  sedicenti sviluppati – condensato nel cinico ma convincente “nasci consuma crepa” – è a questo tempo che penso, a questi affidamenti coatti.

Af/fidarsi è anche, da padre, rispettare le professionalità. Ai medici e agli insegnanti, per esempio, io delego ciò che non sono capace di fare, e devo ricordarmi spesso che se è un mio diritto sentire diverse opinioni e criticare l’operato di una di queste figure, non è ammissibile che io mi prenda responsabilità che per competenza non sono in grado di avere. Quando sento di genitori che non vaccinano i loro figli per i motivi più assurdi, o che rifiutano a priori un’iniziativa didattica sulle questioni di genere prestando l’orecchio a propagande settarie, capisco che in queste persone l’ignoranza ha trasformato la responsabilità che devono avere come genitori in un arbitrio che una società civile dovrebbe limitare al massimo.

Credo però che la delega più complicata, per un padre verso il proprio figlio o figlia, sia la responsabilità di se stessi. Essere responsabili delle proprie azioni, delle proprie parole, dei propri gesti e accettare le rispettive conseguenze, desiderate o inopinate che siano, è un insegnamento per il quale potrebbe non bastare pure un ottimo esempio al quale af/fidarsi.

Non si può certo dire che ciò che arriva dal mondo degli adulti, molto spesso, insegni questa responsabilità. Tanti sportivi famosi danno la colpa all’arbitro, all’avversario, all’ambiente ostile; la cronaca propina continuamente cause forse peggiori degli stessi mali raccontati – la gelosia, la disperazione, l’ira, il denaro, l’essere maschio o l’essere femmina – come se il mondo fosse popolato da pupazzi incoscienti manovrati da forze incontrollabili; il banale incidente automobilistico, la fila alla cassa o allo sportello, la sporcizia per la strada, qualunque minimo disagio è sempre colpa di qualcun altro. E’ sempre l’altro che capisce male, che è troppo sensibile, che non si sa comportare, che “ha dei problemi”.

E nel frattempo, devo trovare il modo di responsabilizzare i figli in qualche modo, o non se ne renderanno conto mai che la colpa è una cosa e la responsabilità un’altra. Anche della banale disavventura tornando a casa da scuola, “da soli”. Ecco, proverò così: la fiducia è anche quella cosa che ti fa passare la paura di essere da solo a prendere decisioni. Magari ci passeranno un po’ di paure, sia a me che a loro.

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