Il senso di appartenenza ad un gruppo è un fattore molto importante per l’autostima di qualsiasi persona, e questo è ancora più vero per i bambini. Ma nell’istante stesso in cui si parla di gruppo esiste necessariamente altro dal gruppo, qualcuno che resta fuori, a volte anche isolato. Come expatriata o meglio immigrata in un altro paese sono particolarmente sensibile a questo tipo di riflessioni, perché noi siamo diversi per definizione. Ma le stesse riflessioni si applicano a molti altri aspetti della quotidianeità. Nel momento in cui facciamo un scelta, avere o meno la TV, avere o meno un certo tipo di giocattolo, scegliere uno sport invece che un altro, condizioniamo necessariamente i nostri figli a fare o meno parte di un gruppo (quante volte dobbiamo sentire la frase “ma fanno TUTTIIII così!”?) Molto spesso noi genitori dobbiamo fare degli autentici tour de force per garantire partecipazione a feste, e siamo costretti a uniformarci a improbabili iniziative collettive per amore dei nostri figli (oddio! di nuovo una festa ai gonfiabili!). A volte dobbiamo persino venire a patti con le nostre convinzioni più profonde per non far sentire i nostri figli degli estranei rispetto al vissuto dei loro compagni. Fino a che punto è giusto tutto questo? Fino a che punto bisogna annullarsi come individui in favore di un senso di appartenenza.
Il problema dell’appartenenza ad un gruppo è attuale a 2 anni, quando il gruppo è semplicemente formato da due o tre individui, e cresce con il bambino fino a diventare fondamentale in adolescenza. Ma persino noi genitori ci troviamo spesso a riflettere sul nostro senso di appartenenza o di estraneità, basti pensare al gruppo delle mamme del parco, o a quante volte ci sentiamo esclusi dal gruppo dei “bravi genitori”.
E’ possibile insegnare ai bambini a non lasciare fuori nessuno? E come possiamo comportarci quando è proprio nostro figlio ad essere emarginato, lasciato fuori dagli altri?
E possiamo aiutarli a sentirsi parte di una gruppo senza perdere allo stesso tempo la propria identità personale (o la propria capacità a ragionare con la propria testa)?
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La mia opinione: dobbiamo per forza appartenere ad un unico gruppo? Potremmo appartenere a tanti gruppi con differenti interessi…stessa cosa per i più piccoli…lo stress che causa questa società che ti costringe a vedere le appartenenze al gruppo come “io mi affermo” sono deleterie alla realizzazione della persona. Io spesso sono stata da sola, ma non mi ritengo fallita. Sono una persona che ama la famiglia, ama la compagnia, il lavoro e sono sopratutto felice 🙂
Il mio contributo al tema del mese e mi trovo vicina a lunamonda
“…Da eterna esclusa ho da subito cercato di inserire Bianca nei gruppi. Gruppi di massaggio neonatale quando aveva pochi mesi, gruppi di gioco pomeridiani, corsi e attività varie. Volevo salvare lei dall’infausto destino di essere quella che si sente sempre diversa, sempre fuori posto, sempre fuori dal gruppo. Ho cercato di forzare un po’ la mano per evitare che potesse avere simpatie ed antipatie perché tutti i bambini sono uguali. Poi ho capito che stavo sbagliando…”
http://bcomemamma.blogspot.it/2013/06/tema-del-mese-fare-gruppo-appartenere.html
Appartenere o non appartenere, questo è il dilemma. Sono sempre stata un’esclusa fino a quando non ho deciso di tirarmi fuori. Questo è il mio contributo al tema del mese
http://lunamonda.wordpress.com/2013/06/11/appartenere-o-non-appartenere-questo-e-il-dilemma/
Questo tema cade a fagiolo per un post che avevo da tempo da finire…
Ho colto l’occasione per pubblicarlo.
Forse non si capisce bene, ma trattasi della mia difficoltà di accettare di appartenere all’insieme-gruppo de “i genitori”, strani esseri che ho a lungo osservato a distanza…
Bel tema. A settembre la Stellina inizierà la scuola oltralpe, non so se sono davvero pronta ad affrontare questo cambiamento, a parte darle fiducia sulle sue possibilità di adattamento. Una cosa a cui ho pensato diverse volte ad esempio, è la mia forte contrarietà all’ora di religione sui banchi, che secondo me è stata pensata proprio per sfruttare il senso di appartenenza e di esclusione dei bambini; ma se lì “fanno TUUUUUTTI così” ho deciso che le permetterò di farlo perché non si senta esclusa. To be continued…
Tema bellissimo. “Che muove”. Al punto che non so se c’è la faccio a partecipare… Roba tosta. Brave.
Tema ricco, mi ci ficco! Il blogstorming di GC questo mese offre ampie possibilità di discussione: la difficoltà di inserirsi in un gruppo, il bullismo, le Mammedì (ma pure i Papàdì, anche loro possiedono i loro bravi pregi, cosa credete?), la timidezza dei bambini, il senso di appartenenza/non appartenenza a un branco, l’originalità (quando costa in termini di socializzazione) e bla bla bla.
Il bla bla bla mi salva sempre dalle situazioni in cui mi coglie il blackout mentale 🙂 Comunque in senso è: pensieri come se piovesse questo mese, vado a buttare giù i miei.
bellissimo, bellissimo tema!!! 🙂