Ci sono argomenti che non vorremmo mai dover affrontare con i bambini. Eppure non possiamo evitarlo. La malattia, la morte, la disabilità sono tutte cose che vorremmo tenere lontane da loro per sempre, vorremmo proteggerli per far si che non ne vengano feriti.
Ci sono argomenti che preferiremmo non affrontare con i nostri bambini, perché ci sentiamo goffi, impreparati, e anche, ammettiamolo, perché ci imbarazzano. Il sesso è uno di questi. Quanto bisogna dire a un cinquenne, a un undicenne, a un quattordicenne? Che parole usare per esprimere qualcosa che è difficile anche esternare tra adulti?
Ci sono argomenti difficili da affrontare con i bambini perché ci mettono nella posizione di discutere le nostre scelte e i nostri credo più profondi e intimi. La religione, le convinzioni politiche. Perché gli altri non la pensano come noi? Perché non credono nello stesso Dio? Chi è giusto e chi è sbagliato? Deve per forza esserci un giusto?
Ci sono argomenti che ci vergogniamo di affrontare con i nostri bambini. Forse perché abbiamo paura di affrontare un nostro fallimento, perché dobbiamo ammettere di non esserci riusciti. Le separazioni, i divorzi: spiegare che qualche volta le cose non vanno come vorremmo.
Eppure se non ne parliamo noi ai nostri figli, se non troviamo noi il modo di affrontare tutti gli argomenti difficili, chi lo farà? E chi saprà dargli i mezzi per affrontarli?
Tutte le volte che ci siamo chiesti se è troppo presto per parlarne. Tutte le volte che ci siamo chiesti se è veramente necessario parlarne. Tutte le volte che ci siamo chiesti che parole usare per parlarne.
Questo mese lo dedichiamo alla ricerca delle parole giuste per spiegarlo ai bambini.
Raccontateci qui sotto come lo avete spiegato voi quella volta in cui…oppure partecipate al nostro blogstorming.
Cara Nonna Marisa, le do una mia opinione, sicuramente opinabile su questo argomento… io credo fermamente che farli sognare un altro pò non faccia male!! Quando ero piccola, io l’ho capito da sola che Babbo Natale non esisteva, o meglio, che erano i miei genitori a mettere i regali sotto l’albero…ma adesso ripensandoci, perchè i nostri genitori non erano un pò i nostri adorati Babbi?
Sognare non fa male, ci aiuta ad alleviare il peso della vita…e credo che la tua risposta sia stata bellissima!
Quando parliamo ai bimbi con il cuore, loro ci ascoltano e capiscono!
Un argomento meno serio (ma solo per noi): Elisa lo scorso Natale (5 anni e mezzo) mi ha chiesto: “E’ vero che Babbo Natale non esiste?” Ho risposto che Babbo Natale esiste nella fantasia dei bambini e finché i bambini ci credono Babbo Natale esiste nel loro cuore. L’anno scorso si è accontentata, ma quest’anno in prima elementare sicuramente vorrà approfondire e allora? Dire la verità nuda e cruda o cercare di farli sognare ancora un po?
Sono assolutamente d’accordo sulla sincerità sempre e comunque e sul non anticipare le domande. Un aiuto che ho trovato utile è stato, in caso di domande complesse, iniziare con un “però, che argomento difficile…” o simili, che fa loro capire che possiamo non essere perfettamente esaurienti e magari li incita ad approfondire parti che non gli tornano al 100%.
Sugli argomenti tipo malattie, morte etc credo che la cosa migliore sia mostrarsi sereni noi in modo che capiscano che se ne parliamo con serenità, anche se si tratta di cose brutte si possono anche affrontare senza traumi eccessivi.
Quando Elisa aveva 5 anni è morta la bisnonna della sua cuginetta e lei mi ha chiesto perché. Ho spiegato che le persone nascono, diventano adulte e alla fine muoiono come le piante, gli animali (in precedenza era morto anche il suo cane)…poi vanno in cielo e da lì possono vedere tutto il mondo. Fin qui tutto bene, ma la domanda successiva è stata: “tu non muori, vero?” Non mi aspettavo certo una domanda simile e ho cercato di spiegarle che non è possibile scegliere, a volte le persone muoiono anche se non sono molto vecchie ma dal cielo continuano a guardare le persone che amano. Si è rassererata e non è più tornata sull’argomento, ma ogni tanto sono io che ci penso. Sicuramente avrei potuto fare di meglio, ma la domanda è stata improvvisa, e spesso ancora mi chiedo come affrontare certi argomenti: rassicurare sperando di morire il più tardi possibile, o in qualche modo prepararli? E come?
Con naturalezza. Sara, seienne ora, è sempre stata curiosa, e io sul tema mi sono preparata presto. Ma mi ha fregata…
Uno si prepara bene bene a spiegare come nascono i bambini, e quella in mezzo alla strada, così senza preavviso, mi chiede cosa sono i campi di concentramento. Lì ho strabuzzato tipo oca…
Ho deciso da subito che comunque mai e poi mai avrei mentito, le mie regole sono: non anticipo (se non chiede lascio stare, magari non è pronta) ma assolutamente non rimando, mai (l’hanno fatto con me, e ho capito che i bambini chiedono una volta sola, la seconda cercano altrove). Risposte dirette chiare ma concise. Se ti chiedono come crescono i bambini nella pancia, gli spieghi che le cellule si moltiplicano: una, poi due, poi 4, poi tante, e si forma il bimbo. Finito. Se sono pronti per andare oltre chiedono, sennò non è ora.
Ecco, così mi sono trovata in mezzo alla strada a spiegarle di posti dove venivano rinchiuse persone, a sentirmi chiedere perché, a provare a dirlo con parole adatte a un bambino, dopo 20 minuti ha fatto il suo “si” abbastanza convinto (alias “ok, per ora va bene così, ma tanto ci torno…”) subito dopo che una vecchietta mi ha linciata con lo sguardo sentendo il discorso strano.
Così abbiamo affrontato tutto il resto, dalla disabilità, ai sentimenti, al come nascono i bambini. Questo è arrivato per ultimo, molto per gradi.
Prima il dove crescono. Poi il come escono (e la cosa non le è piaciuta… credo abbia subito capito che le dimensioni non tornano!). Poi curiosissima sul come crescono nella pancia. Quanto è stato bello parlarne e rivedere insieme le ecografie… Solo qualche mese fa mi ha chiesto come entrano. Ho detto solo che un semino del papà esce dal pisellino ed entra nella pancia della mamma (sapeva già che il semino e l’ovetto si incontravano dentro). Non mi ha chiesto subito come (ergo, mi sono fermata) ma è arrivato il giorno dopo. Anche qui semplicissimo. Non è rimasta schifata come pensavo. Quel che non pensavo era che dopo mi chiedesse “ma fa male quando nasce?” Un po’ si. E questo l’ha scossa abbastanza.
Ce ne sono tante, proprio come avete detto, di cose difficili. Separazioni, lutti, malattie… Della morte ne abbiamo già parlato, mancano i due nonni, ha le loro foto sul comodino, e parliamo di loro ogni volta che vuole. Sa che il matrimonio può non essere per sempre, che a volte le persone si separano, per ora non ha mai accennato al fatto che possa succedere anche a mamma e papà però.
Ecco, secondo me sincerità sempre e comunque. Con tatto, più possibile e dolcezza. Senza mai lasciare una domanda senza risposta, e allo stesso tempo senza mai anticipare le domande, perché secondo me hanno anche bisogno di elaborare pian piano le risposte, inutile approfittare di una domanda per esaurire un argomento intero, rispondiamo. quando avranno assimilato e saranno pronti, chiederanno di più.
E poi… e poi dipende da bimbo a bimbo. E anche da noi, l’ideale è essere sereni in ogni risposta, ma spesso non è per niente facile!
Questo argomento è davvero molto interessante e nel mio lavoro mi capita spesso che i genitori mi chiedano consigli. Ho notato che tutte voi avete risposto benissimo alle domande dei vostri bimbi…forse l’istinto di mamma un pò ci aiuta in queste cose! Io sto passando la fase dei “perchè”…che onestamente a volte mi fanno saltare la pazienza, ma poi guardando quegli occhietti curiosi mi sento solo orgogliosa della sua intelligenza e fantasia!
Penso che le domande dei nostri figli siano lecite e le nostre risposte dovrebbere essere comunque consone all’età dei bimbi…parlare di sesso con una seienne non sarà la stessa cosa che con un adolescente. La cosa importante però è quella dell’essere quanto più possibile sinceri…perchè poi si capisce quando non lo siamo.
Purtroppo nel mio lavoro mi capita più spesso di dover aiutare genitori a spiegare situazioni di separazioni o lutti…e qui devo ammettere che anche per me è molto difficile; il segreto, quando parliamo di certi argomenti è di affrontarli con calma, pazienza e attenzione verso le reazioni dei bimbi…se vediamo che sono spaventati, dobbiamo rassicurarli, se li vediamo insoddisfatti della spiegazione, dovremmo aggiungere qualcosa.
E’ importante sempre, e dico sempre, tenere in considerazione le REAZIONI dei bambini e muoverci di conseguenza…per il resto….essere genitori è il mestiere più difficile del mondo!!!!
una cosa che trovo difficile spiegare e’ quando mi chiedono perche’ la signorina X in televisione in italia e’ in mutandine e sottoveste, o perche’ la signorina Z sul cartellone pubblicitario quarda in questo modo. Al momento sto evadendo la domanda, proprio non voglio entrarci nei particolari, confido del fatto che in italia stiamo solo per le vacanze e poi ce ne andiamo…
Io sto pensando a come spiegherò un giorno a mia figlia le limitazioni progressive alla libertà di informazione che ci stanno imponendo, mese dopo mese, senza che nessuno apparentemente sia in grado di fare nulla. Sto pensando a quale potrà essere l’esito di tutto questo, e a come lo spiegherò, un giorno, a mia figlia
http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Comunicato_4_ottobre_2011
@ Claudia: ho avuto lo stesso problema un anno fa, quando la Bubi aveva appena compiuto tre anni. Anche se l’operazione era molto più semplice di quella che dovrà affrontare la tua bimba, racconterò la mia esperienza partecipando al blogstorming. Spero che ti potrà essere d’aiuto! In bocca al lupo!
Mio figlio aveva 2 anni e mezzo quando papà e mamma si sono separati.
Impossibile per lui esprimere la sua sofferenza e capire veramente cosa stava succedendo.
Difficile per me (come sempre è il papà ad allontanarsi di più dai figli in questi casi) riuscire a trovare le parole giuste per rassicurarlo sul mio allontanamento, solo fisico, ma per lui era questo l’unico piano che contava alla sua età.
Un piccolo ma significativo aiuto me l’ha dato un bellissimo libro (francese) su un bimbo che ha due case, due genitori, due bagni, due camerette da letto, ecc il tutto in un’atmosfera, serena, in cui entrambi i genitori gli vogliono bene, ovunque egli si trovi.
Ricordo ancora l’attenzione immediata e gli occhi spalancati mentre gli leggevo questa storia, che secondo me è stata utilissima per comunicargli un messaggio rassicurante sulla sua nuova situazione.
P.S.: Per chi fosse interessato, il libro è “Mes deux maisons” di Claire Masurel
Interessantissimo! Sarò tutta orecchi! Comunque mia figlia , che ha tre anni, mi ha chiesto come c’ era finita la sorellina ( nata a luglio) nella pancia! Sono rimasta per un paio di secondi in silenzio perche’ non mi aspettavo questa domanda cosi all’ improvviso e comunque le ho semplicemente detto che poiché mamma e papa’ si vogliono tanto bene hanno deciso che dopo il semino da cui e’ nata lei , abbiamo messo un altro semino nella pancia di mamma. Si e’ accontentata ma non so se sono stata brava…. Vedremo alle prossime domande!
Carolina ha quasi tre anni, e tra un mesetto dovrà essere operata per asportare un pezzetto di polmone malformato. Avrebbe dovuto essere operata a 8 mesi, ma per vari motivi (che non sto qui a riportare per non farmi venire il nervoso) così non è stato. Sono stata da una psicologa infantile per avere consigli su come spiegarle quello che le succederà: il ricovero, l’operazione, la degenza, lontano da casa. La psicologa mi ha consigliato di simulare quest’esperienza con il gioco, con il disegno, con una storia. Così da qualche giorno, la sera giochiamo al dottore, a vicenda ci mettiamo un grembiulino e delle cuffiette giocattolo e ci visitiamo. In realtà è stata lei a chiedermi questo gioco. Presto però affronteremo anche il discorso, e le dirò che staremo insieme tutto il tempo, solo io e lei e che il dottore le toglierà la bibi nel pancino… spero di riuscirci bene…
eccoci qui..bene bene…proprio pochi giorni fa la mia Caterina, 3anni e 7 mesi, ha inziato a dire che non voleva invecchiare. la prima volta le ho chiesto: perchè? e lei: “perchè sennò non posso correre veloce..” (ok, la gara a corsa con la nonna, e la nonna che fa finta di perdere sempre, giustifica il tutto…) e invece dopo un pò di giorni mi dice di nuovo che non vuole invecchiare..insomma è sicuramente un pensiero che ha in testa, finchè una sera, già nel lettino prima di dormire me lo ridice e io: e che vuoi rimanere sempre bambina? e lei: no! io voglio crescere fino a “così” anni (fa 8 con le dita) e poi….e poi…SILENZIO…e poi cosa? Cate, dimmelo che succede?…no, è una cosa brutta mamma, non te la posso dire…come non me la puoi dire? sono tua mamma, certo che me la puoi dire non ti preoccupare…mmm…mmm..e va bene, però ti avverto è proprio una cosa brutta…è che quando sarò vecchia non vivremo più insieme….( a parte i miei occhi credo pieni di lacrime per la verità dell’affermazione)…(a parte la mia incredulità per la precocità, almeno credo, di questa presa di coscienza – cavolo ha solo 3 anni!!!)..mi sono fatta forza e ho sorriso..ma no! Cate, non ti devi preoccupare, non è una cosa brutta, vedrai che quando sarai grande sarai tu che vorrai vivere in una nuova casa, e cmq, se invece preferira stare con me e papà lo potrai fare, eppoi scusa, ci vedremo lo stesso, come facciamo con i nonni no?…stai tranquilla mamma e papà stanno qui…Insomma la tecnica è stata di tranquillizzarla, anche perchè doveva dormire ed era già un po tardi.
Però ho parlato con le sue educatrici, mi hanno detto di sdrammatizzare sempre davanti a queste cose, di dire: ma guarda che è bello invecchiare! perchè poi si ha tempo per stare con i nipoti, e si diventa saggi, e si sanno un sacco di cose…insomma trovare il positivo delle loro paure.
bel tema. tosto, nevvero 😉