Imparare girando: cronaca di una visita culturale

Domenica pomeriggio siamo andati ad una visita guidata per bambini a Castel Sant’Angelo.
Cerchiamo sempre di far girare il Piccolo Jedi per Roma, l’abbiamo fatto anche quando era molto piccolo. Vivendo in una città del genere, ci sembra una sorta di dovere morale conoscerla. Lui è sempre stato molto recettivo: scarsissimo camminatore in ogni occasione (magari corre e salta a più non posso, ma camminare è una tortura), è sempre diventato un gran fondista se c’era da girare per scavi, monumenti, musei e mostre. Un plauso va riconosciuto a NonnArtistica, che se lo è sempre trascinato dietro a vedere quadri fin da piccolino e nei pomeriggi freddi e piovosi, in cui si rischierebbe di rimanere in casa, ogni tanto lo infila in qualche museo, approfittando della gratuità under 12 e over 65. Vanno a passeggio, senza impegno, sapendo che, se si annoiano se ne possono andare senza remore (tanto mica hanno pagato, quei due!).
E così, in primavera e autunno, con il clima mite e fresco, approfittiamo per girare Roma, magari la domenica. Abbiamo scovato visite ed eventi di ogni genere!
Io mi ritrovo a visitare luoghi dove non andavo da decenni e, spesso, a scoprirli con lui. Più di una volta è capitato di andare a visitare monumenti dove non eravamo mai stati: un’occasione meravigliosa per imparare insieme. Sì, questa cosa entusiasma tutti e tre.
Ora abbiamo scoperto queste visite guidate per bambini, con una guida, Alessandra Mezzasalma (voglio proprio dirlo, nome, cognome e link, perchè se lo stra-merita e se siete a Roma ci vediamo alle prossime passeggiate), che è una specie di incantatrice di serpenti.
Domenica c’erano circa una dozzina di bambini, tra cui anche dei quattrenni. Lei li ha radunati accanto a sè all’inizio del percorso, pregando noi genitori di rimanere indietro e per conto nostro (meri accompagnatori, portatori di bottigliette d’acqua). Loro, i piccoli turisti, TUTTI, non ci hanno cercato per tutta la durata della visita. Tutti con gli occhi sgranati, le orecchie appizzate, la mente in modalità spugna.

Lunedì pomeriggio mia madre chiede ad Andrea: “Ma cosa hai visto a Castel Sant’Angelo?“. E lui parte con questo interminabile racconto (che la prontissima nonna, dotata di smartphone, ha prontamente registrato appena capito che piega avrebbe preso). Al termine, alcune mie considerazioni.

L’Imperatore Adriano fece costruire una tomba dove fu seppellito con la famiglia: la famiglia sotto, Adriano sopra.
Col tempo la costruzione è crollata, è stata modificata e trasformata in prigione, poi in castello.
Salendo in un piazzale in alto, dove adesso c’è una stanza, nell’antichità c’erano le stanze per i Papi che, durante le guerre, vi si rifugiavano. Al tempo di Adriano c’erano molti alberi in centro e il contorno era pieno di statue di marmo bianco.
Ci sono scale che scendono dove c’è uno spazio con il modellino dell’antica costruzione e un piedistallo vuoto, accanto a una parete curva, dove c’era la statua di Adriano.
Poi si sale, sale, sale, insomma… si sale molto, fino alle tombe della moglie e del figlio, poi si continua a salire finché non arrivi ad un’altra rampa di scale dove sali, sali, sali, sali, insomma… sali molto e si arriva al primo terrazzo, in una stanza molto dipinta dove, sul soffitto si vede l’Angelo che ripone la spada in simbolo di pace e il nostro Adriano.
La raffigurazione dell’Angelo che mette a posto la spada è un simbolo. Significa che a Roma c’era la peste, una grande malattia che aveva fatto morire tantissime persone. I Papi pregano perché finisca la peste e l’Angelo, nel riporre la spada indica che è finita la malattia con la punta della spada che inizia ad entrare nel fodero. C’è anche una statua che lo raffigura.
Vicino c’era una campana che serviva a indicare che un prigioniero veniva ucciso.
Si continua a salire dove praticamente si sta altissimi e si sente il vento fortissimo: lì c’è una testa scolpita in marmo di Adriano.
Si sale ancora poco e si arriva in una stanza molto decorata con da una parte Adriano e dall’altra l’Angelo con la spada sguainata. C’è poi uno scudo con due spade incrociate e una persona con in mano un serpente corto, non lungo.
Si racconta che esisteva una donna che si chiamava Medusa, che se la guardavi diventavi di pietra e aveva per capelli tutti serpenti. Una volta muore senza essere vista da un cavaliere che si riparava gli occhi con lo scudo e riesce, muovendo la spada in tutti i sensi senza vedere niente, a decapitarla.
Si sale ancora e si passa sopra un ponte ora fisso, ma allora ponte levatoio, da dove si vede l’ingresso.
Dal ponte si vedono un muretto con dei buchi (muretto, buco, muretto, buco, muretto, buco, …) che si chiamano merli, da dove si poteva sparare, tirare frecce ed altro.
E più su c’è una seconda terrazza dove c’è una enorme fionda.
C’è ancora una scala lunga, lunga, lunga, lunga, lunga e stretta, stretta, stretta, stretta, stretta, dove non passerebbe nonna, e finalmente si arriva dove c’era la tomba di Adriano e dove ora ci sono i forzieri che contenevano i tesori di cui uno veramente enorme.
Continua la scala lunga, lunga, lunga e stretta, stretta, stretta e si arriva all’ultimo terrazzo da dove c’è una vista bellissima.
Su una costruzione che si trova su questo terrazzo c’è il famoso Angelo che si vede da ogni parte.
Alla fine si comincia a scendere da una parte rifatta con scale relativamente moderne e si scende, si scende, si scende, si scende, si scende al vecchio ponte levatoio, e poi si scende, si scende, si scende fino all’uscita.

Considerazioni sparse (ditemi poi anche le vostre):
– Tra studiare e imparare non c’è un nesso rigido e biunivoco. Imparare sperimentando, vedendo, girando, stando sui posti, toccando… è una gran cosa!
– Ci sono persone che conoscono un linguaggio: quello con cui si parla ai bambini. I bambini sono sempre pronti ad ascoltare, sono curiosi, loro. Ma mica tutti sanno conquistarli. Nella scuola non sempre incontrano persone come Alessandra… ed è un peccato.
– Durante la visita i bambini hanno corso, fatto merenda, si sono tenuti per mano, hanno saltato (sulla terrazza quella in alto in alto, dove c’è la vista bellissima… sì, sono comunque tutti vivi), si sono seduti per terra, hanno fatto un sacco di domande. E’ molto più bello che stare fermi e seduti.
– Quando passeranno davanti a Castel Sant’Angelo, sapranno, ora e per sempre, cosa è e come è. Conoscono la loro città, la loro storia, le loro origini.
– Hanno camminato un bel po’ (si saliva, saliva, saliva…): sano movimento incluso nel prezzo del biglietto!
– Musei, siti archeologici, monumenti, sono essenzialmente luoghi “per bambini”: non permettete a nessuno di convincervi del contrario, ma viveteli sempre come un posto divertente in cui a tutti, grandi e piccoli, va di stare.
– La memoria è selettiva: ognuno ricorda quello che più lo ha colpito. Ma caspita come doveva essere viva l’attenzione!
– La maestra di mio figlio ha proposto di portare qualche sabato i bambini in giro per Roma per una caccia al tesoro fotografica, cercando animali (veri e di pietra) in giro per la città. Non so se riusciremo a farlo, ma dio benedica le insegnanti vere.
– La cultura è tutt’altro che noiosa. Per i bambini non lo è, e se col tempo lo diventa, qualcuno deve farsi un esame di coscienza.

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10 thoughts on “Imparare girando: cronaca di una visita culturale”

  1. Devo provare. Finora tante visite nella fascia, e lui alzava il musino per guardare i quadri; ogni tanto commentava un po’ troppo e dovevo allontanarmi dalla guida per permettere agli altri di continuare ad ascoltare. Ma poi siamo partiti per l’estate e siamo tornati ora, a 15 mesi. A 15 mesi come si fa? Sono alla ricerca di modi per rendere appetibile anche a lui quello che è per noi, ma forse è presto, forse è chiedere troppo?

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  2. Una domanda per voi che avete provato (TopaGigia ha 2 anni e mezzo e per ora di museo ha visto solo quello per i bambini): secondo voi è utile, andando a visitare un posto come Castel S.Angelo per esempio, prepararli un pò prima? Fargli vedere foto, parlare del castello, del fossato intorno che ora è diventato parco… oppure la sorpresa completa paga di più?

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  3. La mia considerazione è questa: certi messaggi sono così forti già di per sè (tutte le forme di arte, la bellezza dei luoghi, capire come succedono le cose) da arrivare comunque ad ognuno di loro nella misura della comprensione possibile in quel momento, tracciando le vie giuste nelle loro testoline. Per questo (ovviamente entro limiti adeguati) io sperimento e propongo, li porto a fare le cose che a me piace fare (ora che i margini di autonomia si stanno un pochino aprendo), sentire storie, seguire percorsi, visitare senza pormi la domanda sarà adatto? sarà comprensibile? l’unica cosa a cui credo sia giusto fare attenzione è cercare un clima leggero, fare in modo che un teatro, un planetario, un museo siano prima di tutto un’esperienza felice che abbiamo condiviso insieme, nella quale ci siamo divertiti, nella quale abbiamo capito o semplicemente sperimentato qualcosa di bello (anche noi adulti ovviamente). secondo me questa potrebbe essere la chiave di volta per parlare quel linguaggio particolare di cui parli tu che arriva ai bambini quasi sempre senza interferenze e che suscita in loro l’euforia della scoperta di nuove cose accendendo quella scintilla di curiosità che poi muove una domanda nuova.

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  4. bellissima idea, già visitato il sito in link, la mia quasi quattrenne sarà ben felice ma mi chiedo l’ottomesenne sarebbe della stessa opinione? ha già partecepato alle mie fughe museali in marsupio ma adesso che nel marsupio non entra più il passeggino forse risulta un pochino scomodo.
    dovrò provare.

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  5. “…nessuno ha detto loro che può essere noioso. ” Ecco, ben detto! Il luogo comune del museo noioso non si regge in piedi!
    I bambini non hanno motivo di associare museo/noia, a meno che non siamo noi a suggerire loro questo abbinamento. Unica accortezza, secondo me, il rispetto dei loro ritmi.

    Mi dispiace parlare male del nostro paese (che alla fine anche questo diventa un luogo comune), ma all’estero, soprattutto nei paesi anglosassoni io ho sempre percepito un modo molto più libero di vivere i musei e gli spazi espositivi: c’è chi disegna, chi prende appunti, chi si siede per terra a guardare a lungo un quadro perchè vuole proprio fissarlo nella memoria… E nessuno ha niente da dire.
    Da noi si sente ancora troppo spesso il clima un po’ “ingessato”. In una sala di Castel Sant’Angelo, uno dei custodi (un anziano volontario) ha drizzato tutte le antenne appena ha visto la comitiva dei bambini, come se stesse per accadere un cataclisma e dopo pochi minuti ha iniziato a dar consigli alla nostra guida!!! I bambini non avevano disturbato nessuno, nè teneva comportamenti irrispettosi degli altri visitatori. Nelle mostre di respiro un po’ più internazionale, anche qui a Roma, sento che il clima è diverso: percorsi appositi, spazi per disegnare, materiali creativi messi a disposizione, audioguide specifiche per bambini.
    Insomma, noi che ne abbiamo tanto di patrimonio archeologico, dovremmo trasformarlo in un luogo magico.

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  6. dopo aver visto le foto dei miei figli al partenone un mio amico francese mi ha scritto: old stones are fun for children. e questa alla fine è la mia filosofia (anzi nostra, mia e di mio marito) in merito ai viaggi e al nostro tempo libero. Riassunto in due parole: non morirai di certo e di certo non ti sto torturando se ti porto a vedere un sito archeologico, un castello, una mostra o qualcosa di simile. Io genitore sono contento, tu impari qualcosa di diverso, vedi posti nuovi e alla fine magari – magari non sempre eh!! – ci guadagni anche un gelato o un piccolo gadget come ricordo.
    E così i nostri figli viaggiano con noi in giro per l’Italia e l’Europa da quando sono nati (adesso hanno 4 e 8 anni). E non si lamentano perchè nessuno ha detto loro che può essere noioso. Anzi cerchiamo sempre di trovare qualcosa di indimenticabile in ogni luogo che visitiamo.
    Quest’estate ci hanno seguiti a Micene, a Olimpia, ad Atene. E alla domanda: vi piace questa vacanza un po’ qua e un po’ là, o volete stare sempre alla spiaggia? hanno rispoto che a loro piace tantissimo andare in giro.
    Anche Milano offre moltissimo per i bambini over 3 (anche nei musei. il nostro preferito è il museo della scienza e della tecnica, poi quello di storia naturale e poi il diocesano. sempre ottima didattica e bravissime guide).
    Infine, poi smetto, è vero che ognuno ricorderà quello che vuole in base anche all’età. ma intanto abbiamo fatto una bella esperienza e solo il cielo sa quanto i bambini (e aggiungo anche molti adulti) ne abbiano bisogno!!!!

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  7. Noi abitiamo in una cittadina in mezzo al niente dove tutte le cose culturali e artistiche dell’italia ce le sogniamo.
    Quest’estate siamo venuti giú, noi due e il Mezzovikingo 3-enne per una vacanza intinerante e calma da Roma, poi Firenze e poi piú su.
    Non siamo entrati in musei perché il pupo forse é ancora un po’ piccolo e non si sa se poteva annoiarsi, ma é stata una graditissima sorpresa vedere che lui guardava a bocca e occhi aperti i palazzi antichi, le decorazioni, le statue e commentava con: ‘Oohhhh! che bello! guarda lí! Cos’é una chiesa? Oh che bella torre’ eccetera.
    Vuol dire che i bambini possono e sanno apprezzare.
    Mi sa che ripeteremo nei prossimi anni.

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  8. Aggiungo qualche piccola considerazione di madre di quattrenne partecipante alla gita. Io alle vsite di Alessandra ho iniziato a portare Meryem lo scorso inverno. Le visite sono ovviamente pensate per bambini dai sei anni in su (e Piccolo Jedi, target ideale, direi che ne è la prova), ma con Alessandra abbiamo sempre convenuto che comunque intanto anche solo lo stare sui luoghi, senza registrare tutte le informazioni, era una forma di educazione e poteva risultare piacevole. E’ sempre stato così (abbiamo fatto Palazzo Altemps, dove Meryem ha imparato cos’è una statua; Ostia Antica; il Parco degli Acquedotti, i Mercati di Traiano, la Villa dei Quintili…) e ogni volta mia figlia ha registrato qualcosa di nuovo e di piacevole, divertendosi. Questa volta direi che c’è stato un salto di qualità. Invogliata dalla compagnia dell’amichetto più grande, Meryem ha ascoltato attentamente tutto. E’ venuta due volte a chiedermi spiegazioni di lessico (“cosa vuol dire prigionieri? come i conigli in Robin Hood?” “cosa vuol dire peste?”)e giorni dopo, vedendo il castello sulla copertina di un libro, ha esclamato: “Ecco Castel S. Angelo!”. Sono soddisfazioni, specialmente per la nostra guida…

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