E’ ora di parlarne (di sesso)

Parlare di sessualità ai propri figli può essere un momento imbarazzante per alcuni genitori. Eppure è un discorso che non è possibile rimandare, ed è assolutamente necessario farlo prima che il canale di comunicazione con i figli venga chiuso per sempre.

Parlare di sesso ai bambini
Foto ©D. Sharon Pruitt utilizzata con licenza Flickr Creative Commons

A voi chi ve lo ha detto per primi? Si insomma, vi siete ritrovati in una situazione imbarazzante con vostra madre che vi parlava di api e fiori, mentre voi già sapevate tutto dalla vostra amica del cuore? Oppure vi siete ritrovati ingenui in piena pre-adolescenza a cadere dalle nuvole di fronte a qualche osservazione hard dei vostri amici? A me è stato messo in mano un libro intitolato “Come nascono i bambini”, non so a che età esattamente, ma il libro mostrava due cani che si accoppiavano e poi nascevano i cuccioli, e poi diceva più o meno che lo stesso avveniva con i bambini, sorvolando pesantemente sulla parte dell’inserimento del seme nel giusto canale.
Non so voi, ma io spero di fare meglio di così. Eppure ho già la sensazione di essere in ritardo.
Proprio ieri il Vikingo mi spiegava che in giardino giocano ad un gioco, si chiama puss kull (ossia acchiappabacio traducendo a braccio). In pratica le bimbe cercano di acchiappare i maschi, e se li prendono li baciano. Lui era molto orgoglioso del fatto che a lui non lo prendono mai, perché lui è ovviamente il più veloce e astuto di tutti. Un giorno capirà il vero senso del gioco 🙂

In un mondo fortemente sessualizzato la curiosità dei bambini sul sesso nasce molto prima della loro maturazione sessuale, e se noi non stiamo li pronti a dare delle risposte, succede che le risposte gliele danno gli altri, gli amici, i media, e non è detto che siano le risposte giuste, o almeno non quelle che avremmo voluto dargli noi.

E’ giusto aspettare che arrivino le domande per iniziare il discorso? Secondo Sharon Maxwell, autrice di E’ ora di parlarne. Quel che i figli devono sapere dai genitori sul sesso, non è mai troppo presto per iniziare a parlarne. Se non altro per far capire ai nostri figli che noi siamo una sorgente di informazioni autorevole sull’argomento e che possono venire a porci tutte le domande che gli frullano in testa in qualsiasi momento.
Il livello di informazione da condividere è chiaramente dipendente dall’età del bambino e dal suo livello di sviluppo, però è importante stabilire un dialogo aperto sull’argomento il prima possibile per mantenere le porte aperte prima che inizino a chiudersi nella fase della preadolescenza.

Ma come si fa a spiegare cosa è il sesso ad un bambino? (e spero non vi sia sfuggita la fantastica guida di Barbara in merito) Per i più piccoli forse sarà sufficiente tenersi su una descrizione più o meno accurata della meccanica, e descriverlo come qualcosa che riguarda gli adulti, ma crescendo diventa sicuramente impellente pensare a come descrivere le emozioni e le sensazioni legate al sesso data la violenza della tempesta ormonale che ne guida lo sviluppo dei primi anni

Il consiglio di Sharon Maxwell è di parlarne in termini di energia.
In realtà si potrebbe dire che è l’intera adolescenza a passare sotto l’effetto di una forte energia.

L’energia è una spinta positiva, ed è grazie ad essa che gli adolescenti riescono a prendere le distanze dai genitori e a trovare la forza di seguire la propria strada. E’ la forza che gli permette di ribellarsi alle regole per pensarne di nuove.
Quando l’energia che abbiamo in corpo è così tanta, diventa estremamente difficile controllarla, ma soprattutto è difficile riuscire a pensare a cosa pensiamo sia giusto fare. Per questo è importante pensarci prima, e provare a tenerlo bene in mente al momento opportuno. E per questo è anche importante capire che l’energia che abbiamo in corpo può portarci a fare qualcosa che normalmente non faremmo mai, come salire in macchina con un autista ubriaco, solo per paura di tirarci indietro. E l’energia è anche quella che ci spinge a desiderare ardentemente qualcosa senza preoccuparci delle conseguenze. Solo che le conseguenze poi restano.

Sharon Maxwell consiglia di discutere a freddo con i propri figli quali sono i comportamenti accettabili e quali no, proprio nel tentativo di arrivare alla condivisione di un codice di valori che possono fungere da guida nel momento in cui quell’energia prende il sopravvento.
Una cosa è evidente dal libro. Il parlare di sesso con i figli non è una cosa semplice, e non è una cosa che si risolve in un paio di dialoghi ben pensati. E’ un creare un rapporto con i propri figli che ponga la figura del genitore come un punto di riferimento importante a cui ricorrere quando ci si ritrova in certe situazioni complicate.

Io ho trovato la lettura di grande conforto, e mi ha dato moltissimi spunti di riflessione, perché se è vero che l’adolescenza non è ancora arrivata, ho come la sensazione che sia ora di iniziare a parlarne sul serio.
Voi avete già iniziato ad affrontare l’argomento?

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9 thoughts on “E’ ora di parlarne (di sesso)”

  1. Frequentavo le elementari, ricordo che mia madre comprò, per me e mio fratello appena più piccolo, il libro “non sotto il cavolo”, la storia di una famiglia che ha una coppia di cani e parallelamente procreano. C’era la narrazione e molti disegni, alcuni dei quali semplici ed espliciti mostravano la pratica dell’inseminazione. Nel frattempo la novella dava una idea di quotidianità. Perfetto! MA NON PUBBLICANO PIÙ?

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  2. Io sono arrivata alle medie decisamente tontolina, non sapevo niente, i ragazzi iniziavano a fare i grandiosi (noi ci siamo spogliati fino a qui, noi fino a lì, io l’ho baciata così, ecc ecc) e un giorno sentendoli parlare ho sentito dire “profilattico”. Ok, da brava figliola ho deciso di chiedere a mia madre cosa fosse proprio in coda al super. Mi sembra pure giusto 🙂 Solo che il suo “poi te lo spiego” non è mai arrivato. O almeno, è arrivato 4 anni dopo, ne avevo 16 suonati, forse 17, ero già stata dal ginecologo per conto mio (dopo aver fatto salti mortali per capire dove trovarlo, come andarci, ed entrare rossa come un peperone per la vergogna), e avevo già chiesto la ricetta per la pillola. Insomma, decisamente un po’ tardino.

    Ora tocca a me. Abbiamo iniziato sul “come crescono i bambini” e ringrazio mia figlia perché è precisa con le domande. Nella pancia di mamma c’è un ovetto, ce n’è uno ogni mese, se un semino lo raggiunge questo ovetto inizia acrescere e si trasforma in un bambino, sennò va via. E da lì come cresce, come diventa grande,guardare le sue ecografie, raccontare di quando era nella pancia di mamma.

    Poi è arrivato il come ci entra il semino. Ok, ohm ohm, allora, senti… il semino esce dal pisellino del papà e va nella pancia della mamma. SI, ma come fa? Ehm, allora, si, il papà mette il pisellino nella patatina della mamma e il semino così entra e va a cercare l’ovetto.

    Stranamente è stata zitta. Non gliene è fregato niente di niente. Era concentrata decisamente di più sul “da dove escono”, questa cosa si che l’ha sconvolta. Ma sul come entrano, no. Me l’ha chiesto mesi fa, e da lì discorso chiuso.

    Anticipare le domande? Dipende dall’età. So di ragazzine di 10/11 anni che sanno poco, che non chiedono, e allora si, è il caso di anticipare e affrontare il discorso, con delicatezza, magari approfittando di qualche occasione, perché comunque inizieranno a sentire messaggi a scuola, da altri ragazzi, e possono farsi idee confuse. Ma se sono piccoli no, credo che, almeno fino alla fine delle elementari, si possa aspettare le loro domande. L’importante è cercare il più possibile di rispondere sul momento, lo so che hanno tutti il mio stesso tempismo, ma ho visto che rimandare spegne l’interesse, piuttosto si accenna e poi si approfondisce. A seconda dell’età poi si può rispondere alla domanda e basta, o usarla come rampa di lancio per un discorso più ampio…

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  3. Se ripenso alla mia esperienza di figlia, penso che sia importante prima di tutto capire a che “stadio di interesse” si trova il ragazzino, e non fargli discorsi che magari rispecchiano le nostre paure ma a QUEL bambino in QUEL momento non solo non dicono assolutamente niente, ma gli danno la nettissima impressione che mamma e papà di lui (o lei) non hanno capito nulla.

    Quello che ai tempi mi offese della risposta di mia madre (se resti incinta ti cavo gli occhi), è stata non tanto la minaccia che sapevo essere vuota, ma il rendermi conto che mia madre non avesse la più pallida idea di chi fossi. Avrò avuto 11 anni ed ero mentalmente e fisicamente lontana anni-luce dal desiderare un rapporto sessuale – mentre la questione “tecnica” delle mestruazioni era pratica e impellente, già alcune mie compagne di classe ne avevano fatto la conoscenza… Mi ricordo chiaramente di aver pensato: tu di me non c’hai capito niente, né t’interessa fare lo sforzo. (Beh a 11 anni si può essere abbastanza drastici nei giudizi 😉 )

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  4. I miei sanno già bene come nascono i bambini (in senso tecnico) ma quello che credo più utile (e più difficile ahimè) è trasmettere un’educazione all’affettività più che al solo esercizio della sessualità….perché c’è molto dietro la semplice “pratica” almeno secondo me….Proprio questo w-end ho deciso di iniziare a parlarne seriamente con la mia primogenita (11 anni) ma vi confesso che sono terrorizzata nonostante io abbia avuto la grande fortuna di una mamma molto aperta e con cui si poteva parlare di tutto (anche troppo!)….. Fatemi in bocca al lupo! ora mi vado a leggere la guida di mammasterdam….

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  5. Grazie per questa riflessione interessante e piena di ulteriori spunti. (Se è sfuggita la guida di mammamsterdam? Ma scherzi? A parte le risate, ma poi mi segno tutto!) Condivido in pieno l’impressione che anche se non chiedono nulla gli frulli nel testone qualcosa. E a proposito di fare pensare e sentire cose che non si controllano bene penso valga in ogni età e non solo a proposito degli ormoni, dunque potrebbe essere un approccio interessante applicabile su molti fronti!

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  6. Il libro che mi aveva fornito mia madre si chiamava “Non sotto il cavolo”, anche li’ c’erano i cani :p mia madre cesso’ di essere un’autorita’ quando, a una mia domanda sul ciclo mestruale, rispose: “quando ti vengono le mestruazioni puoi avere dei figli, guarda che se resti incinta ti cavo gli occhi.” Si’ decisamente spero di fare meglio di cosi’. Grazie per i consigli di lettura. 🙂

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  7. ”Proprio ieri il Vikingo mi spiegava che in giardino giocano ad un gioco, si chiama puss kull (ossia acchiappabacio traducendo a braccio). In pratica le bimbe cercano di acchiappare i maschi, e se li prendono li baciano.”
    Questo gioco lo fa anche mio figlio, ha 5 anni, ora so che nome dargli ;o)

    Cerco di prevenire le loro domande, ma di poco, in modo che abbiano la curiosità ma magari non abbiamo già cercato risposte altrove.

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  8. My point: “far capire ai nostri figli che noi siamo una sorgente di informazioni autorevole”.

    Questo è un libro favoloso, specialmente la parte dell’ energia. Io certe volte dico ai figli: gli ormoni, a certe età ti aumentano da pazzi e in qualche modo ti fanno fare, sentire e pensare cose che non controlli bene. Tipo, dei ragazzini pi`¨grandi a scuola facevano non so cosa e figlio 1 ha commentato che sono stronzi, gli ho detto: no, ma hanno gli ormoni che li impediscono.

    Però energia mi piace un saccaccio di più.

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  9. io ho imparato tutto da Cioè

    tranne qualche fondamento di una teoria per scegliersi il sesso del nascituro, che mio padre mi ha spiegato a 12 anni, con tanto di disegnino di ovaie ed utero… interessante, a dire il vero, ma anche imbarazzante.

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