Mio marito e io abbiamo adottato un cane dal canile di Roma. È successo qualche anno fa, molte cose da allora sono cambiate ma è stata un’esperienza che vale la pena raccontare perchè raramente mi è capitato di sentirmi così ben seguita e accompagnata in una serie di decisioni difficili e importanti.
Andiamo con ordine. Quattro mesi dopo essere andati a vivere insieme, con due di questi quattro mesi passati a cercare di farmi accettare dalla tigre di mio marito (una gatta, in realtà, ma una tigre nel profondo), scopriamo che entrambi abbiamo sempre desiderato e mai potuto prendere un cane. Non essendo interessati ai cani di razza, essendo abbastanza contrari all’acquisto di un essere vivente e conoscendo la situazione di estremo affollamento del canile della Muratella, ci siamo presentati lì un sabato mattina e abbiamo chiesto di parlare con un addetto alle adozioni.
Ci ha ricevuto una ragazza molto gentile e disponibile, che si è messa a chiacchierare con noi per capire la nostra situazione e per indicarci il cane più adatto.
Il nostro curriculum era a dir poco penoso: vivevamo insieme da qualche mese, abitavamo in una casa senza alcuno spazio esterno, avevamo già una tigre assassina, io lavoravo tutto il giorno fuori Roma (mio marito solo mezza giornata per fortuna), non avevamo mai avuto un cane e desideravamo una taglia medio-grande.
Lei deve averci preso in estrema simpatia perché non si è lasciata minimamente scoraggiare, ci ha detto che qualcosa avremmo trovato e ci ha invitati a fare il giro del canile con lei, indicandole gli esemplari che potevano piacerci, per poi fare una scelta più ristretta e oculata.
Quella mattina abbiamo visto 900 cani. C’era di tutto: cucciolate di razza (ebbene sì, alcuni padroni di cani di razza si ritrovano una cucciolata indesiderata e la portano al canile), cani giovani, anziani, in salute, con problemi vari, piccoli, medi, grandi, di tutti i colori…
Notando il nostro scoramento per la situazione, lei ha continuato a ripeterci che non dovevamo sentirci in colpa per una scelta: qualunque cane avessimo preso avremmo comunque aiutato il canile ad alleggerirsi.
Abbiamo selezionato 4 cani, tre maschi e una femmina. L’addetta alle adozioni ci ha promesso che li avrebbero valutati al più presto con i gatti del canile (cioè li avrebbero portati uno per volta nella zona gatti e avrebbero registrato le loro reazioni) e ci avrebbero richiamati coi risultati.
Dopo qualche giorno ci ha chiamati per dirci che la femmina non era assolutamente adatta a convivere con un gatto, per di più poco socievole (parole politicamente corrette sue) e che invece gli altri tre potevano essere valutati con la nostra gatta. Abbiamo quindi preso un appuntamento e il giorno stabilito ci si sono presentati a bordo di un furgone tre volontari con i tre cani, da accompagnare a vedere la nostra tigre.
Il primo a entrare in casa fu 9C (nome dato dal numero della gabbia nella quale era ospitato), che era quello che la volontaria pensava più adatto a noi e che più difficilmente avrebbe trovato una casa. Perchè? Perchè era un lupoide nero, e i cani neri sono difficilissimi da dare in adozione. Più difficili del numero 2, al quale mancava una zampa anteriore. Quella casa era un terzo piano senza ascensore, per cui già avevamo i nostri dubbi sul numero 2. Il numero 3, Dimitri, aveva adottato come fratello un altro cucciolone e tutti speravano di farli prendere entrambi alla stessa famiglia. La tigre tollerò 9C ma si scaldò molto con gli altri due e, tutto considerato, alla fine prendemmo 9C, lo ribattezzammo Rudy, tornammo al canile e sbrigammo tutte le pratiche per l’adozione.
Rudy ci fu affidato già sterilizzato, microchippato, vaccinato, iscritto all’anagrafe canina, visitato dal veterinario e corredato di guinzaglio da allenamento. Con una spesa inferiore ai 50 euro, che in realtà è servita a coprire tutta la documentazione.
Appena siamo arrivati a casa con lui, la gatta è salita in cima a una libreria e ha ringhiato per 48 ore di filato. Lui non l’ha mai toccata, nonostante lei periodicamente lo attaccasse. Una volta sono tornata a casa e gli ho trovato un’unghia felina ancora conficcata nel naso. Un’altra volta sono tornata e li ho trovati addormentati abbracciati.
È stato con noi per 9 anni, ci ha purtroppo lasciato qualche mese fa. Ha fatto con noi tre traslochi, quasi tutte le vacanze, una gravidanza (durante la quale, cercando un nome per la bambina, abbiamo scoperto che Rodolfo significa “Lupo Glorioso”), un parto e i primi 6 anni di nostra figlia, che ha adorato profondamente.
Sembrava il lupo cattivo di Cappuccetto Rosso: alto, grande, nero. La gente attraversava la strada per evitarlo. I veterinari e i toelettatori tremavano quando lo incontravano per la prima volta, poi ci chiedevano di tenerselo per un po’ perché la sua espressione quando riceveva le coccole era impagabile.
In realtà era un angelo. Si appoggiava con il sedere alle gambe delle persone che gli stavano simpatiche e spingeva finché non gli grattavano la schiena, al che allungava il muso e ululava di piacere. All’area cani lo chiamavano “la buoncostume”, perché difendeva le femmine e i cuccioli. Si è accorto che ero incinta prima del test di gravidanza, e non mi si è scollato di dosso per 9 mesi. Potevo andare ovunque da sola con lui, di notte, nei boschi, sulla ciclabile lungo il Tevere: nessuno si sarebbe mai sognato di importunarmi.
La nostra esperienza, come avrete capito dal racconto, è stata fantastica. L’amore e la fiducia incondizionati che ci ha regalato sono indescrivibili, e nonostante ci manchi molto sappiamo bene che siamo stati molto fortunati a poter vivere tanti momenti meravigliosi con lui. Mi sento di consigliare a tutti quanti volessero adottare un amico a quattro zampe di provare, almeno, a fare una visita al canile. Troverete senza dubbio il cane che fa per voi, magari non perfetto quanto Lupo Glorioso, ma si sa, il cane più bello del mondo è sempre il tuo.
– di Barbara Preger –
Questa è la storia che abbiamo voluto raccontare per parlare de Gli Inseparabili: Friskies nutre la felicità – Speciale Autunno 2016
Attraverso questa iniziativa, attiva dal 2014, Friskies si propone di raccogliere un milione di pasti da offrire ai cani ospitati nei rifugi ENPA. Obiettivo che è stato già raggiunto nelle scorse due edizioni e di cui potrete monitorare il raggiungimento in tempo reale sulla homepage del sito dedicato.
Non viene richiesto alcun impegno particolare a chi sceglie Friskies per i propri animali: semplicemente acquistando prodotti Friskies (cibo e snack), si contribuisce a regalare pasti ai rifugi.
Questa campagna è un impegno duraturo, che non si esaurirà con una singola donazione all’ENPA, ma che vuole mettere in moto una cultura dell’adozione nei rifugi.
L’obiettivo primario è il reintegro in famiglia dei cani in canile, perché un animale ben nutrito e in salute ha più possibilità di essere adottato. Sul sito Gli inseparabili Friskies si trovano tantissimi consigli per adottare un animale e per viverci insieme nel migliore dei modi, perché le adozioni sprovvedute sono una delle prime cause di abbandono.
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