Ho scelto questa parola per la mia casella, parola che amo profondamente e che adesso sento più lontana che mai.
Per come vivo io il mese di dicembre, il silenzio e’ assente in queste giornate caotiche e stanche.
Sembra che tutto si debba necessariamente fare o chiudere ad ogni costo entro Natale, al massimo entro la fine di questo benedetto mese, non un giorno di più.
Appuntamenti che si accavallano, cene che si sovrappongono, telefonate e mail a ritmi incessanti, voci e parole fitte che s’inseguono dal mattino fino a tarda notte.
Una corsa rumorosa, un minuto dopo l’altro, un giorno dopo l’altro, fino all’anno che si chiude.
Non c’è spazio per fermarsi, per sedersi a respirare, per stare zitti ad ascoltare e ad ascoltarsi.
Il mondo sembra crollare se non portiamo a termine l’organizzazione di tutto e di tutti, a casa, al lavoro, a scuola, con gli amici e persino a calcio.
A tratti mi lamento, sbotto, grido, litigo, poi mi guardo dentro. La verità e’ che la colpa non è di nessun altro se non mia, che non me ne perdo una, e faccio gravitare tutto su di me, come un imbuto.
E allora mi faccio un regalo.
In pieno giorno, tra una corsa e l’altra, con il cellulare in mano mentre cammino per scrivere una mail, la borsa pesantissima, su una spalla il sacchetto della spesa, mi fermo.
Le persone mi camminano a fianco velocemente e mi sfiorano, neanche si accorgono che mi sono fermata e ho chiuso gli occhi per ricordare.
Il mio regalo per me e per voi e’ una poesia, che un’amica mi ha lasciato un giorno, un piccolo gioiello per i giorni come questo, per dare una tregua al treno in corsa.
Parla di partenze, di saluti, di una città che lentamente si allontana, di nostalgia, e di silenzio.
E’ questa, e la dedico a voi.
GIUSEPPE UNGARETTI
SILENZIO
Conosco una città
che ogni giorno s’empie di sole
e tutto è rapito in quel momento
Me ne sono andato una sera
Nel cuore durava il limio
delle cicale
Dal bastimento
verniciato di bianco
ho visto
la mia città sparire
lasciando
un poco
un abbraccio di lumi nell’aria torbida
sospesi