Ospitiamo due amici, due cari amici di genitoricrescono e di molte persone che ci lavorano. Due persone che stimiamo e a cui vogliamo bene, perché esprimono in rete una voce “che non sussurra” (come ha detto qualcuno, riferendosi a Barbara), ma nello stesso tempo non grida inutilmente. Sono gente che fa, tutti i giorni, gente che costruisce, quelli da cui ti aspetti che, una volta messi insieme, facciano grandi cose.
Il racconto di un’esperienza di comunicazione sociale pensata e realizzata “come si deve”, in modo da arrivare dritta al punto. La parola a questo dialogo tra El_gae aka Stratobabbo e Baboz aka Mamma fatta così.
Dice Amartya Sen, premio Nobel per l’economia, “le risorse economiche vengono dalle risorse sociali e non il contrario”.
Ci sono molti modi di comunicare la difficoltà a lavorare in un settore così bistrattato dalla politica e dalle finanziarie. A Padova a SiAmo il Sociale il 13 dicembre scorso si era deciso di partire da quella frase dell’economista indiano. In sostanza: un Paese non deve considerare il sociale come un capitolo di spesa, da difendere dai tagli o da seviziare a beneficio di altre cose (una strada da asfaltare, un caccia bombardiere da riparare), ma l’approccio all’economia stessa: una ciclabile è sociale, il trasporto pubblico è sociale, il progetto di sviluppo di un’azienda è sociale.
Si misura la civiltà di un popolo da come si occupa delle persone più deboli, di come dimostra di non lasciarli indietro. E mi torna in mente una frase che mille anni fa mi disse un prete: ”Dell’unica grande civiltà della storia che eliminava i neonati deformi gettandoli dalla rupe non è rimasta pietra su pietra”.
Ma “SiAmo il Sociale 2” è ormai storia e chi vuole può cercarla su internet, anche se molti giornalisti hanno enfatizzato la parte di contestazione (poche decine di persone, per qualche secondo, hanno fischiato il governatore Zaia) rispetto alla festa, al colore, alla musica.
Soprattutto è stata data poca visibilità ai contenuti più sostanziosi: il documento che le organizzazioni, per una volta tutte assieme, hanno presentato alla Regione.
Figuriamoci quanto spazio poteva avere Giuliana Musso, bravissima monologhista bellunese che si è prestata a dare voce alle esperienze.
A quali esperienze?
Appunto.
Poco meno di un paio di mesi fa, mi si chiede di pensare ad una storia da dare a Giuliana Musso, che poi ci avrebbe pensato lei. Per quando ti serve? Per ieri.
Ieri era ieri, e qualcosa era già scritto: “Mamma fatta così”, Barbara Dal Piaz.
E ricevo una telefonata di El_Gae, un amico virtuale, conosciuto sul web, che ora è diventato molto reale, che ha una proposta.
“Cosa ne pensi di scegliere e riorganizzare qualche post per creare un testo, adatto per un monologo, che racconti di voi e della vostra esperienza nel sociale, visto da dentro?”.
“Amico, ne penso ogni bene”. Voglio esserci.Ci sono cose che potrebbero anche sembrare serie, sarebbe sufficiente non pensare che lui arranca in salita, al buio, con una torcia attaccata alla fronte, mentre telefona e lei ha in mano un ferro da stiro futurista che domani proverà.
Ci sono cose che sono molto serie, che sono anche pesanti da vivere. Fra queste metterei anche l’avere un bimbo con Sindrome di Down e scontrarsi quotidianamente con i tagli alla sanità, con la burocrazia pelosa e, non ultimo, con l’ignoranza. Però il Sociale sono anche io e, in questi anni, ho incontrato persone meravigliose, che si impegnano, che mettono tutta l’anima nel loro lavoro e che hanno in qualche modo cambiato la mia vita, preoccupandosi e curandosi della qualità del nostro vivere come famiglia con bisogni speciali.
Ci sono persone che riescono ad alleggerire temi densi, con cui riesci a parlare di emozioni profondissime anche al primo incontro dal vivo e con Gaetano è stato così.
In un modo un po’ strano, ci completiamo: lui ha l’esperienza e la sensibilità di chi lavora da vicino con la disabilità e le persone svantaggiate (e la fissa per la corsa), io ho l’esperienza che sto facendo sulla mia pelle (e la fissa per l’uncinetto).
SiAmo il sociale, noi due.Lo viviamo, ma soprattutto ci crediamo e mandare il testo a quattro mani per questa grande manifestazione, è stato un onore.
Logicamente ci siamo divertiti un mondo: ho fatto fare quasi tutto il lavoro a lui, ho anche rotto le scatole, fatto la puntigliosa. È stato uno spasso.
Il blog di Barbara è una miniera di emozioni d’oro. C’è una frase, una delle prime che ho letto, due anni fa: “Abbiamo messo un po’ di crema su quel viso sempre screpolato”.
Semplice, normale. Non c’è nessuna sindrome nel viso screpolato di Killó come non c’è in quello di Pietro, di Giacomo o di Maria, i miei tre figli, quasi coetanei dei suoi.
Ma quel visetto secco è la frase che “ingropa” – diciamo in veneto – quella che commuove, ogni volta.
È il mio inizio, il punto da dove decido di partire con il mio collage, per regalare anche alle altre 4999 persone del Palafabris di Padova il piacere di conoscere Barbara Dal Piaz.
A casa, aspettavo che Gaetano mi mandasse il video.
Mi sono chiesta se le mie parole sarebbero riuscite a comunicare le emozioni che provo e a specchiarsi nelle emozioni della platea. Mi sono chiesta anche se avesse un senso, a chi servisse e perché, dato che spesso la comunicazione, specialmente nel sociale e del sociale, non è efficace e annega in un mare di inutile pietismo e basta un niente per scivolarci dentro.Ma poi il video è arrivato e ho ascoltato il silenzio assoluto di quella grande platea, poi una risata, un applauso e poi ancora il silenzio.
Un silenzio irreale e impressionante.
E mi sono detta che non lo saprò mai cosa hanno pensato, ma stavano ascoltando.
Non è poco. Mi sono anche emozionata.
Così continuo e continuerò a raccontare la mia versione e la mia opinione sulla nostra normale diversità, anche se non so con quale effetto ed efficacia. Se poi Gaetano continuasse ad aiutarmi, sarebbe anche più facile e divertente.
– di Stratobabbo e Mamma fatta così –
Io sono orgogliosa di conoscere entrambi, anche se soltanto virtualmente. Adoro la ruvida dolcezza di Gaetano e lo splendido, incantevole, modo di raccontarsi di Barbara. Questo è un video meraviglioso, strappa risate, lacrime e riflessioni. Dietro c’è un mondo di persone speciali, nell’accezione più nobile del termine, due persone normalissime (due fra le tante) che fanno cose eccezionali. Anche adorare la corsa e l’uncinetto, tanto per dire…
Fatevi un regalo: non perdete il video che pubblichiamo in questo post.
Proprio ieri Chiara – Yeni Belqis dava di Barbara una definizione “strana”, quanto azzeccata, che ho citato nell’incipit di questo post: una persona che non sussurra.
Intendendo “…voi, chiamate a affrontare dei percorsi difficili, non vi vergognate di parlare chiaramente, di spiegare, di condividere e di costruire, anche con la comunicazione. Ho in mente una certa immagine di persona che sussurra a mezza bocca per essere compatita, nascondendo a fatica il risentimento verso gli altri e un certo senso di superiorità. Voi, per me, siete l’opposto di quella immagine.”
Ecco il senso del comunicare, raccontare e condividere le proprie storie: renderle sociali, renderle utili e necessarie anche agli altri.
Gaetano nel post esprime un concetto che definirei quasi sovversivo: “un Paese non deve considerare il sociale come un capitolo di spesa, da difendere dai tagli o da seviziare a beneficio di altre cose, ma l’approccio all’economia stessa”
Ecco, come si può diffondere un pensiero tanto contrastante con la politica più diffusa da sembrare antistorico? Mettendolo in pratica tutti i giorni. Tutto qui.
E ricordandoci sempre che il sociali siamo noi, tutti, proprio tutti.
Ma la piantate di farmi piangere voi due? e ho pianto quando girava questo video, e ho pianto quando Barbara mi ha scritto per tirarmi su su altre cose, e ma insomma, ho capito che la vita è una valle di lacrime, ma la piantate di commuovermi? Perché magari adesso sembra che io salti di palo in frasca, o meglio, che stia mischiando Marzo con le pecore, ma il sociale sono appunto anche tutte queste cose che nascono in rete, con gente che conosci ma non hai mai visto prima in faccia, il sociale è il senso che ha dato Widepeak alla comprensione di tanti, fortunatamente non toccati da questa malattia, su cosa significhi lottare contro il cancro tirando su due bimbe e contemporaneamente cambiando per sempre il modo di parlarne, il sociale è il lavoro che fa Genitori Crescono e l’ emozione (e piango anche lì) quando qualcuno lascia un commento disperato a un post e trac, come un sol uomo saltano fuori altri commentatori a dire: ti capisco, ci sono passat* anch’ io, non sei sol*, ti abbracciamo, e poi ti senti dire che si, quei commenti hanno aiutato sul serio.
Insomma, in pieno spirito natalizio posso dire che vi voglio bene a tutti e che siete tutti importanti nella mia vita esattamente come lo sono gli amici più a portata di tatto e di cuore che tutti inevitabilmente abbiamo? Grazie per esserci.
… proprio stamattina leggevo (con una certa rabbia) con quanta solerzia il governo ha racimolato decine e decine di milioni di euro all’ultimo secondo per finanziale una marea di “stronzate”,per lo più debiti creati dagli amici degli amici.
Giorni fa leggevo con altrettanta “rabbia” il resoconto di Vita proprio su questo tema. In finanziaria non c’era spazio per il sociale. Sempre a sostenere: non ci sono soldi. Fatto il massimo!
Ma quello che mi scoraggia non sono semplicemente i mancati finanziamenti ma il distacco. Il sociale è motore della società perchè per non lasciar indietro nessuno rende migliore il cammino di tutti. Perchè si contagia di attenzione e desiderio di rendere le differenze una ricchezza. E nel far questo costruisce, allarga i confini, crea prospettive, genera condivisione e stimola le intelligenze e le umanità.
Ecco questo non solo non è percepito e sostenuto, ma addirittura relegato a “fastidio silenzioso”, a occupazione marginale. Degno delle briciole!
Questo mi intristisce. Parecchio. La testimonianza ascoltata e questo post vanno oltre la comunicazione! Molto più in là.
Grazie!