– I vantaggi di una routine programmata di giorni e orari di frequentazione dei figli quando si è separati –
“E’ assurdo che debba vedere i miei figli a giorni e ore stabilite, dopo la separazione!”
Questa è un’obiezione molto comune e, vista l’assoluta maggioranza di figli collocati stabilmente presso le madri, di solito è sollevata dai padri.
E’ vero. E’ difficile pensare di avere un calendario, una scansione temporale, per vedere i propri figli, ma, quando una coppia di genitori è separata, è oltremodo utile avere una routine prestabilita, per abbassare al minimo la conflittualità, almeno nelle questioni pratiche.
Premetto che qui mi riferirò solo a situazioni di sostanziale accordo, in cui la conflittualità è comunque bassa ed entrambi i genitori si preoccupano di stabilire le condizioni di vita più adeguate al benessere dei figli. Questo post non riguarda casi in cui la conflittualità è alta o ci sono motivi di contrasto tra genitori e figli o tra i due genitori sulla frequentazione dei figli da parte dell’altro.
In una separazione consensuale, la regolamentazione della frequentazione dei figli è sempre e totalmente nelle mani dei genitori che sappiano trovare un accordo. Per questo è importantissimo non cedere alle recriminazioni e cercare la via concordata, in modo che nessuno si trovi a dover imporre a un genitore come e quando stare con i propri figli.
Le formule “il padre/genitore non collocatario terrà con sé i figli liberamente, previo accordo con l’altro genitore” o simili, danno senza dubbio l’idea della continuità del rapporto e della sua spontaneità, ma, in concreto, rendono la vita più difficile a tutti.
Prima di tutto, perché la nostra esistenza, e di conseguenza quella dei bambini, è scandita da routine, orari e impegni e, anche quando si vive insieme, è necessario scadenzare ciò che fa uno con i bambini e ciò che fa l’altro.
Poi perché, essendoci una separazione in corso, sebbene i rapporti possano essere civili e responsabilmente cordiali, la conflittualità è insita nella situazione, quindi quel “previo accordo” può diventare uno stillicidio al quale è saggio sottrarsi.
Perché è consigliabile, nella formulazione delle condizioni di separazione o divorzio, ancorché concordate, stabilire un calendario di frequentazione e permanenza presso il genitore non collocatario e non è auspicabile un regime “libero”?
1. Per offrire certezze ai bambini
Il primo disagio per i bambini, al momento della separazione dei genitori, è l’incertezza sulla possibilità di vedere e stare con entrambi. Non sono infrequenti, da parte dei più piccoli, domande come:”papà continuerà a essere il mio papà?”, che esprimono la paura dell’assenza del genitore con cui non vivono stabilmente.
Un modo per rassicurarli è assicurare loro, non solo a parole, ma con i fatti, che in certi giorni e in certe situazioni la presenza del genitore che non vive più con loro è certa.
Se questo fine settimana sono stato con mamma, il prossimo lo trascorrerò di certo con papà. Se mamma viene a prendermi a scuola oggi, domani verrà papà. Se mamma mi accompagna in piscina, papà mi porta a catechismo. Senza che ogni volta la presenza dell’uno o dell’altro genitore sia una sorpresa e dipenda da una decisione sulla quale loro non possono influire. Questo tipo di sorprese piacciono poco ai bambini: riserviamogliele solo per i regali di compleanno o per la gita della domenica!
In questo modo l’alternanza papà-mamma diventa “normale”, automatica, sicura.
Certo, deroghe e cambiamenti sono sempre possibili, ma diventano una eccezione occasionale, come potevano esserlo anche nella vita familiare insieme.
2. Per diminuire i motivi di conflitto
Se ci si separa, di solito, non si va d’accordo. E allora perché moltiplicare inutilmente le occasioni in cui è necessario cercare un accordo che può risultare difficile?
Innescare un automatismo evita di esercitare la propria capacità di compromesso, riservandola per gli argomenti importanti.
Frequentare “liberamente” i propri figli non potrà mai voler dire piombare a casa dell’altro genitore senza preavviso e sarà sempre necessario annunciarsi, chiedere, avvisare. Ma allora perché non organizzare fin da subito un calendario e poi eventualmente variarlo solo occasionalmente, secondo necessità?
Per mantenere i conflitti al minimo è bene rispettare il calendario di frequentazione stabilito, ma anche concedere all’altro deroghe e modifiche, quando siano richieste in modi e tempi adeguati. Organizzazione non vuol dire assoluta rigidità.
3. Per organizzare le attività di tutti
Anche quando si vive sotto lo stesso tetto ci si organizza: un’attività con i bambini spetta a me, una spetta a te. A quell’ora io lavoro, a quell’altra sono libero. Questa sera esco da sola io, domani esci tu.
Quando si è separati, questo è quanto più necessario. Una organizzazione di tempi e orari, aiuta ognuno ad avere i suoi spazi e i bambini godono di una maggiore sicurezza e partecipazione.
La prima novità che si sperimenta da separati, di solito, è il week end libero, quando i figli sono con l’altro: se si superano le ansie da controllo, può essere una piacevole riscoperta. Sapere che in quei giorni si è di sicuro liberi, può spingere a sperimentare nuovi interessi o a coltivarne qualcuno abbandonato.
4. Per riscoprire una nuova quotidianità
Una volta instaurata la routine di frequentazione stabilita nelle condizioni di separazione, molti genitori si ritrovano a frequentare i propri figli più di prima, con più libertà e con più piacere. Altri si trovano alleggeriti, in alcuni giorni, di incombenze che trovavano faticose.
Stare con i propri figli “da soli” può rendere il rapporto più spontaneo e i giorni da passare insieme possono creare nuove abitudini, nuovi riti, ma anche la rottura di vecchie routine.
La consapevolezza che in quei determinati giorni ci si deve dedicare di più ai propri figli, può far scoprire nuovi equilibri lavorativi e obbliga tutti a responsabilizzarsi e organizzarsi.
C’è chi si scopre “più genitore”da separato che in coppia e chi perde, per forza o per amore, l’abitudine di defilarsi troppo.
Modalità di frequentazione
La calendarizzazione della frequentazione più diffusa consiste in:
– fine settimana alterni (dal venerdì dopo scuola o dal sabato mattina, fino alla domenica sera o lunedì mattina con accompagnamento a scuola);
– uno o due giorni infrasettimanali (spesso solo uno se il fine settimana inizia già dal venerdì), con o senza pernottamento, con il genitore non collocatario;
– vacanze scolastiche divise sostanzialmente in due blocchi, ciascuno con un genitore (avendo cura a Natale di alternare negli anni il giorno di Natale con quello di Capodanno);
– in estate, nei periodi non coperti dalle ferie dei genitori, se i bambini frequentano centri estivi o simili, si continua il regime ordinario o si può stabilire di restare presso uno o l’altro genitore per periodi più lunghi.
La parità di tempo con entrambi i genitori, si può raggiungere, con maggior equità (e anche con conseguenze economiche sul mantenimento) anche con un regime di settimane alterne. Di solito è meno adatto ai bambini piccoli, che difficilmente si adattano a spostarsi da una casa all’altra o a trascorrere un periodo lungo senza uno dei genitori. E’ comunque praticabile solo se le abitazioni dei genitori sono molto vicine.
Per quanto sembri il modo più equilibrato per frequentare i figli in modo equivalente, nella pratica è una modalità stressante per i bambini e ancora non praticata di frequente. L’ho vista funzionare soprattutto con ragazzini già grandi e autonomi nell’andare da una abitazione all’altra.
La regolamentazione della frequentazione ha un suo limite temporale naturale: l’età dei figli. Intorno ai 13/14 anni, i ragazzi iniziano sempre a far valere le loro esigenze, nel preferire, nelle diverse occasioni, se stare a casa di mamma o di papà. Pur mantenedo la collocazione prevalente presso un genitore, inizieranno a fermarsi a pranzo qui o lì a seconda della comodità della giornata, a chiamare papà per dire che quella sera no, inutile che passi, non possono andare da lui perché devono uscire con gli amici. Insomma, con l’adolescenza entrerà nell’organizzazione familiare un “terzo soggetto” che sarà impossibile non considerare. L’importante è farsi trovare una solida coppia di genitori separati, per reggere il colpo!
Ciao Sono Fatima non Sono Italiana . Sono Pakistana .Da 10 Hanni Sono in Italia.Sono Sposata in Pakistan.Ora mio Marito e’ In Italia .ho due bambini. Pero Marito dice Che lui sposa solo per I docomenti .non piace bambini non piace me ora mio padre e fratello mi aiutano. Sono in UK con loro. Non capisco Cosa Faccio.
Salve vorrei un informazione se possibile io sono divorziato e la ex si e risposata ,ho un figlio condiviso di 16 anni ma siccome lei dice che lo fa arrabbiare non lo viole più in casa e non gli dà niente da mangiare perché e sempre da me …io non lavoro ma ho un reddito di cittadinanza ma le spese mi stanno uccidendo con la paghetta settimanale di 30 euro affitto di 180 luce metano e cibo cosa posso fare sono disperato graxie
Buongiorno a tutti io lavoro a turnazione faccio 4 mattine 2 giorni di riposo 4 notti 2 si riposo e 4 pomeriggi 2″riposo praticamente turno 4 /2 il mio avvocato mia ha chiesto di vedere per chiedere al giudice i miei giorni per vedere il più piccolo di 8 anni . I due giorni di riposo sono per lui ma come faccio per gli altri giorni settimanali visto che ogni settimana cambiano i miei orari ? E anche i fine settimana ho week end. Io lo terrei sempre con me ma non posso perché collocato dalla madre . Grazie
Ho letto attentamente e mi trovo nella situazione in cui il figlio “adolescente” non accetta la situazione. La figlia di 3 anni più piccola l’accetta meglio almeno per il momento.
Pur avendo stabilito in sede di separazione che io passo 2 sere alla settimana con i figli e week end alterni, ora ci troviamo nella situazione in cui dato che il figlio si rifiuta di trascorrere il week end da me (io abito a una 30ina di km dalla casa che è utlizzata dalla ex moglie). L’unico modo che ho quindi di trascorrere il week end con lui è traferirmi nella mia vecchia casa e la mia ex cerca di andare via da qualche parte. Questo chiaro non è corretto ma a meno di legarlo e trascinarlo da me non riusciamo a trovare una situazione. In questi casi cosa posso fare? E’ lecito a questo punto che io rinunci al week end con un figlio? E che lui rimanga quindi nella casa “materna”?
Come avete affrontato situazioni simili?
grazie 1000
Stefano
Grazie Silvia, grazie mille per la risposta. Hai ragione, cercherò di tirare un pochino il fiato, tanto devo inevitabilmente abituarmi all’idea e cercare di trovare degli interessi che mi distraggano quando lei non è con me. Ciò che conta è che la bimba stia bene, al resto si cercherà di far fronte passo passo. 🙂
Ciao, vi porto il mio esempio sperando di non annoiarvi. Sono separata da un anno e mezzo e ho una bimba che compirà 5 anni a febbraio dell’anno prossimo. Mio marito è andato via di casa con una scenata vergognosa e per qualche mese non ha neppure pensato di chiamare o vedere la bimba. Fortunatamente lei era abbastanza piccola per non accorgersi pienamente dell’accaduto e devo dire che non lo ha nemmeno cercato, forse perchè lui non è mai stato particolarmente presente, e non intendo fisicamente. Abbiamo optato per una separazione e poi divorzio consensuali nell’interesse della bimba, in quanto la mia unica preoccupazione è che lei sia serena e possa beneficiare della presenza sia di una mamma che di un papà, come è giusto che sia. E’ stato pattuito che il papà possa prelevarla due pomeriggi la settimana e un giorno nel fine settimana con possibilità di pernottamento (quindi 4 pernottamenti al mese). Per l’estate poi ha diritto a 15 giorni e d’inverno a una settimana di vacanza. Poiché lui fa un lavoro a turni, abbiamo convenuto che i giorni non siano fissi ma vengano stabiliti di volta in volta a seconda delle necessità. Sto cercando di fare davvero del mio meglio per non entrare in conflitto e mi adopero (a detta di alcuni anche troppo) per non litigare nonostante di motivi ne avrei parecchi, ma per il bene della bimba non voglio creare dissapori cercando di usare il massimo del buon senso.
Tuttavia ciò che veramente mi sconcerta e spaventa di queste situazioni è il fatto che i bambini, se non gestiti con intelligenza, rischino di diventare dei pacchi sballottati a destra e a manca, senza un punto fisso e con poche certezze.
Il mio ex marito pochi mesi dopo essere andato via di casa già conviveva con un’altra compagna e sua figlia, coetanea della mia. Non ha esitato un attimo ad inserirla in questa nuova famiglia, senza curarsi che lei potesse trovarsi spaesata, impaurita e non a proprio agio (e sicuramente anche gelosa di un’altra bimba con cui condividere il papà). Non ha creato un angolino per lei nella nuova casa, in quanto all’occorrenza dorme su una poltrona letto in camera dell’altra bimba.
Su queste cose però io non posso fare opposizione, in quanto esperti in materia mi hanno informata che recenti sentenze hanno stabilito che non si può impedire all’ex di tenere la bimba in presenza anche del nuovo compagno/a. Ma io non voglio questo, vorrei solo che con maggiore intelligenza il papà vivesse il rapporto con la figlia in maniera più esclusiva e tranquilla. E poi non è mai disponibile per accompagnarla nei suoi impegni, dalla danza a un compleanno, deve fare solo quello che torna bene a lui.
A me non sembra che questa sia la maniera ottimale di comportarsi, ma la bimba per il momento è serena e sembra andare volentieri dal papà, come torna altrettanto felicemente a casa.
Per quanto concerne il tempo che ci si può ritrovare libero quando i bimbi non sono con noi, è vero, si può riscoprire un hobby o un interesse lasciato un po’ indietro, ma nel mio caso devo ancora abituarmi e vivo l’assenza della mia bimba con molta apprensione e nostalgia (il mio ex marito non vuole che la chiami quando è con lui, solo una telefonata al massimo – anche se disturberei con una di più e basta) , rimanendo impantanata nella sua attesa. Succede solo a me?
No, purtroppo è molto frequente.
Il fatto di non stabilire dei giorni precisi, spesso porta proprio a questa confusione e al fatto che il genitore non convivente si sottrae facilmente agli impegni settimanali dei figli (prendendoli quando non devono essere accompagnati e ripresi a sport e attività).
Non è infrequente che il genitore turnista opponga questa sua situazione lavorativa per evitare ogni tipo di organizzazione. Anche questo andrebbe evitato con un po’ di rigore nella divisione dei giorni.
Tua figlia però torna serena e va dal papà volentieri. E’ anche comprensibile che, per una volta a settimana, non si possa trovare una stanza dedicata alla bambina e la divida con la figlia della compagna del padre. Certo, tempi e modi dell’introduzione di tua figlia nella nuova famiglia del padre possono essere stati poco empatici, ma sembra che abbia reagito bene.
Perché non provare a tirare un po’ il fiato? E poi a pretendere (come è nei tuoi diritti) che il padre partecipi anche alle incombenze che riguardano la figlia.