Iniziamo dalla fine: sono uscita da lì pensando che se i nostri ragazzi sono così, hanno quei pensieri e li sanno esprimere in quel modo, siamo salvi, possiamo farcela.
Per questo voglio raccontarvi dove ero e perché.
Il Centro Astalli – JRS Servizio dei Gesuiti per i rifugiati in italia, oltre a provvedere all’assitenza attiva e pratica dei rifugiati sul territorio italiano e a dar voce ai migranti presso le istituzioni internazionali, si impegna anche in campagne di comunicazione mirate all’informazione sulla migrazione.
Una di queste è il concorso letterario “La scrittura non va in esilio” che per l’ottavo anno di seguito ha coinvolto ragazzi delle scuole superiori che hanno partecipato con le loro classi ai progetti per le scuole “Finestre” e “Incontri”.
Badate bene: ho detto “ha coinvolto”, si, perché i ragazzi che ho visto io (ed erano circa 800) erano appunto coinvolti, ci stavano dentro, con tutte le loro scarpe colorate e con tutte le mani che si stanno trasformando in mani adulte. Quei ragazzi lì, semplicemente, c’erano.
Prima di tutto, questo progetto prevede un concorso letterario che premia i ragazzi in zaini o addirittura valigie di libri. Che già di per sé è un’immagine bellissima: scrivono un racconto, mettendoci una buona parte di quello che sono, e vincono una grossa borsa di libri scelti per loro, uno a uno, dalle persone del Centro Astalli. Non libri a caso, ma accuratamente selezionati da persone che credono in quello che fanno per offrire ai ragazzi una parte di se stessi. Solo questo è uno scambio bellissimo.
I racconti che i ragazzi erano invitati a scrivere vertevano sul diritto di asilo, sull’immigrazione, sul dialogo interreligioso, sulla società interculturale. Temi sui quali avevano lavorato con i loro professori in un progetto formativo.
Se quei racconti li andiamo a leggere (e promettetemi che li leggerete!), però, non sentiamo l’eco di lezioni scolastiche, ma la voce della loro vita quotidiana, dell’esperienza di tutti i giorni con i loro amici e l’immagine della società che vorrebbero.
Dalle loro parole leggiamo che vogliono un’altra Europa e un altro mondo.
I nostri figli sono avanti, sono oltre le frontiere e ci chiederanno conto di chi abbiamo lasciato fuori. Saremo tutti responsabili di aver chiuso la porta a coloro che loro volevano accogliere. Stiamo lasciando morire in mare i loro amici, i loro colleghi, i loro amori e forse le loro famiglie, che potrebbero quindi essere le nostre.
Non voglio aggiungere altro: leggete le loro parole e poi tornate, solo dopo, a leggere i giornali, le notizie, le cronache politiche. Ditemi se siete ancora gli stessi.
Questo il racconto primo classificato:
“DUE BASTONI IN CROCE” di Elena Rotondi (Liceo Classico Statale Dante Alighieri Roma)
Elena, a 17 anni, dimostra una tecnica letteraria invidiabile. Il capovolgimento del punto di vista, che arriva improvviso, crea un effetto dirompente. Un piccolo gioiello ambientato nella realtà quotidiana.
Qui troverete i primi 10 racconti classificati. Vi invito a leggerli tutti, perché sono un esempio di originalità e cura, oltre che di pensiero limpido e libero. E sono scritti dai nostri figli.
Il Centro Astalli ha prodotto anche due video meravigliosi, con il contributo di personaggi celebri della cultura e dello spettacolo.
Perché saliamo su una barca, una testimonianza di Aweis Ahmed, rifugiato somalo in Italia, interpretata da Valerio Mastandrea. Un video di Artigiani Digitali.
Chi chiede asilo lo chiede a te, in cui troverete un incipit sul concetto di ospite che ricorderete a lungo. Un Video di Artigiani Digitali.
Qui potete leggere i testi del video.
Vi ho dato tanto la leggere, fatene buon uso.