Scatti d’ira nei bambini e Play Therapy

Abbiamo chiesto al nostro esperto di Play therapy, Claudio Mochi, dell’associazione per la Play Therapy Italia di parlare di rabbia nei bambini, presentando dei casi “tipici”. Ovviamente i bambini in questione non esistono realmente, o forse si, sono ciascuno dei nostri figli, in un qualche momento del loro tortuoso sviluppo.

Foto ©Christos Tsoumplekas utilizzata con licenza Flickr Creative Commons
Foto ©Christos Tsoumplekas utilizzata con licenza Flickr Creative Commons

Flavia ha 5-7 anni. E’ una bambina molto intelligente e molto attiva. In generale è collaborativa, ma ci sono dei momenti in cui ha scatti di rabbia se viene contraddetta o se qualcosa non va nel modo giusto. I genitori sono preoccupati perché quando ha delle crisi può arrivare a picchiare o graffiare chi le sta vicino, inclusi i genitori stessi. I genitori non hanno mai usato la forza su di lei, e non sanno come gestire queste crisi. La Play Theraphy può aiutare i genitori di Flavia a parlare della rabbia, e a trovare modi alternativi di gestirla?

I bambini hanno più difficoltà rispetto ad un adulto ad esprimere le proprie frustrazioni o delusioni attraverso le parole. “Una delle sfide dell’infanzia è quella di apprendere a gestire i normali impulsi aggressivi e canalizzarli in modalità prosociali” (VanFleet, Sywulak and Caparosa Sniscak, 2010). È molto difficile modulare l’espressione di quelle emozioni, come paura e frustrazione, che possono dar vita a manifestazioni di aggressività.
Esistono moltissime varietà di attività di gioco attraverso cui i bambini possono apprendere a gestire la propria ira. Attraverso il gioco il bambino apprende alcune nuove competenze e tende poi ad applicarle nella vita di tutti i giorni.
In uno spazio CCPT (Child Centered Play Theraphy), Flavia avrebbe modo di esprimere in maniera non distruttiva le proprie forti emozioni. Lo spazio di gioco speciale rappresenta un contesto formidabile per potersi esprimere liberamente, fornendo altresì la situazione ideale in cui esercitarsi al rispetto di alcuni basilari limiti (rispetto alla sicurezza personale, del partner di gioco e degli oggetti inclusi nello spazio di gioco). Nell’insieme si viene a creare una situazione ideale per cercare modalità più adatte e creative per l’espressione dei propri sentimenti. Durante la sessione il terapeuta pratica anche l’ ascolto empatico attraverso il quale vengono rispecchiati al bambino i sentimenti che esprime durante la sessione. Questa attività svolta con un commento di fondo durante l’intera sessione, aiuta inoltre il bambino a comprendere meglio quello che gli accade, i propri sentimenti ed i propri bisogni.
Per concludere potremmo anche aggiungere che essere ascoltati e avere al contempo attenzione incondizionata disincentiva il ricorso a modalità espressive esagerate

Prova a leggere anche:

Previous

La rabbia: un motore di crescita

La maternità è una maratona… che la forza sia con me!

Next

Leave a Comment