Se c’è un’attività domestica che con la modernità ha migliorato enormemente i ferri del mestiere, letteralmente, questa è lo stiro.
Ma ci pensate alle nostre nonne e bisnonne? Senza tavola da stiro, senza lo schizzetto di vapore, senza i materiali superscorrevoli della piastra che scivolano sulla stoffa e terrorizzano le pieghe. Vai invece col panno semiumido, i carboni da sostituire nella caldaia (sorvolo per comodità sulla fase precedente, ovvero candeggio e bucato, so che mi capirete al volo).
Nulla di strano che la gente si cambiava di meno, si lavava di meno e di conseguenza, stirava di meno. Quello che oggi ci rovina sono semmai le convenzioni sociali, per cui gli odori corporei sono la cosa più tabù del mondo, dionelibberi che nel commercio sociale ci si ricordi che abbiamo un corpo. Fateci caso, uno dice i deodoranti, l’igiene intima, i salvaslip e fino a lì ci arriviamo, ma persino i capezzoli, da quando esistono i reggiseni con le coppe rivestite di kevlar, sono scomparsi dalla scena pubblica. Se proprio uno volesse farne una questione di genere, che oggi va tanto di moda, si potrebbe dire che anche le donne qui sono le più colpite. I maschi il capezzolo turgido, come anche il pettorale al vento e l’ascella foderata ancora possono esibirlo in pubblico senza scandali, anche se sull’ascella la cosa è controversa.
Però anche lì lo spartiacque si ferma al ferro da stiro. Gli uomini, che il salvaslip non lo usano e si ritengono perfettamente a posto se per un weekend fuori la mattina si fanno la doccia e mettono le mutande pulite e la domenica sera rientrano con le stesse mutande, tanto se le erano già cambiate due giorni prima, non bisogna toccargli però la camicia stirata.
Da questo punto di vista, una donna in carriera, pur sottoposta a varie forme di divisa aziendale, ancora ancora se la può cavare sostituendo radicalmente tutte le camicette con i twin set e i tessuti da stirare con quelli stretch. Lavi, stendi e i vestiti ti si stirano addosso quando li metti.
L’ uniforme aziendale dell’uomo invece non contempla la camicia non stirata. Infatti a casa nostra nel corso degli anni sono riuscita a sostituire quasi tutti i miei vestiti con quelli da non stirare, idem dicasi per i vestiti dei figli, me le camicie da lavoro di maschio alfa, quelle che io chiamo “le camicie del mutuo”, tocca stirarle e in genere io non ci devo mettere mano, perché non le so lavare, non le so smacchiare (e poi diciamocelo, la macchia nascosta da trattare con l’ enzima se la ritrova prima quello che l’ha fatta che quella che lo ha sentito raccontare), soprattutto non le so asciugare e non so pianificare.
Infatti tutte queste attività sono soggette a una tempistica ferrea calcolata a ritroso sul divino momento in cui maschio alfa si mette davanti alla TV, avvia una delle sue serie televisive preferite e si stira le camicie per il lunedì. Quando lo faccio io ci metto un quinto del tempo, ma vuoi mettere il quality time?
Comunque il mio tutorial sulla stiratura perfetta lo avevo fatto qui. Perché non si dica che io non stiro perché non sono capace, la mia è una scelta politica ed ecologica, e soprattutto pigra.
Ecco quindi alcuni trucchi vecchi e nuovi per evitarvi di stirare, quando si può, e farlo col massimo WOW e minimo sforzo, quando proprio ci tocca.
Le scelte a monte
Io ormai i vestiti li compro in base all’aria stirabile che hanno. Alcune stoffe notoriamente vanno stirate e anche lì tocca decidere. Alcune camicette di seta negli anni sono rimaste nel mio armadio un po’ perché le metto poco, un po’ perché lavate col programma a centrifuga bassa non si spiegazzano troppo e stese bene sull’appendino mi accontento dell’ aspetto frotté. Lo stile grunge in effetti me lo hanno inventato apposta. Per le lenzuola ho adottato il cotone satinato che è più morbido di altri.
I tessuti tecnici
Ci sono anche le camicie che non si stirano. Le lavi, le sventoli energicamente, le appendi ripiegando il colletto sul filo, o mettendole sullo stendino e amen. A me quelle stoffe lì sembrano un po’ plasticose e sicuramente non c’è tutta l’ampia varietà di forme e colori di cui l’italiano medio trendy non può fare a meno, ma di necessità virtù.
Le tecniche di base
Quando non avevamo l’asciugatrice c’erano comunque dei programmi infami della lavatrice che facevano uscire i panni lavati con il classico aspetto “a culo di gallina”. Cioè non sembravano usciti dalla lavatrice, sembravano usciti da lì. Io dopo alcune prove so a occhio cosa va lavato con quale programma, maschio alfa che è uno preciso si legge tutte le targhettine delle istruzioni, ognuno ha il suo metodo. voi cercatevi il vostro, l’ importante è fare conoscenza con la vostra lavatrice e comunque non riempirla mai eccessivamente.
Se come noi avete l’ asciugatrice noi facciamo così:
- Maschio alfa le camicie le asciuga con il programma “stiro” che le lascia umide quel tanto da stendere le pieghe, e le stira un secondo dopo averle tirate fuori dall’asciugatrice, da cui quindi le famose tempistiche a ritroso. Tutto il resto lo fa asciugare a mio avviso troppo, che poi escono fuori a culo di gallina, ma contento lui.
- Io asciugo tutto con il programma subito dopo lo “stiro” e subito prima del “culo di gallina”. Secondo lui messe nei cassetti così prendono odore di muffa, secondo me andrebbero impilate prima sul termosifone, alla fine come va, va. Se mi ricordo però di fare l’ asciugatura a carico ridotto viene tutto bene.
- I cuscini, piumini e tessuti imbottiti in genere li metto nell’ asciugatrice insieme a una o due palline da tennis, che rimbalzando distribuiscono le imbottiture in maniera omogenea evitando di farle asciugare a grumi gnoccosi.
Mo’ ti stendo
Ci sono dei professionisti che del metodo perfetto di appenditura dei panni da asciugare hanno fatto una scienza esatta. Tirano, piegano, mettono, la camicia una volta asciutta non ha bisogno di essere stirata. Se qualcuno ha un tutorial me lo comunichi perché io non ci sono mai riuscita.
Se c’è la goccia ….
Un altro sistema di asciugatura strategica quando fa molto caldo è l’asciugatura a goccia. Si stende il capo da non stirare tutto gocciolante al filo e il peso dell’acqua di cui è intriso all’inizio lo stende talmente bene che poi resta teso. Siccome la centrifuga rovina l’effetto (i bei tempi in cui la centrifuga non esisteva, il ginocchio della lavandaia però si) si consiglia di immergere il bucato di nuovo nell’acqua per impregnarlo bene prima di stenderlo, e pace.
Il metodo “Pilates”
Il metodo Pilates ha come base quello di rafforzare tutti i muscoli addominali e il pavimento pelvico, il centro del corpo insomma. Le nostre ave lo applicavano per lenzuola e panni di forma regolare. Li piegavano, ci si sedevano sopra e così mentre la sera si chiacchierava, magari al buio, o si recitava il Rosario, ci sculavano sopra con movimenti allisciatorii delle pieghe che a mio parere avevano anche il loro bravo effetto rassodante dei muscoli di quella zona lì, il centro del corpo, appunto. Altro che fitness.
Il metodo origami
Ci sono invece altri virtuosi che invece di stirare si mettono a un tavolo con il loro bravo mucchio di panni e allisciando e piegando a puntino si ritrovano tutto senza pieghe. A questo metodo spesso si abbina il trucco successivo.
Più dei marmi (fredde e sorde ai miei martir)
Vi ricordate quei bei comò della nonna col piano di marmo? Bene, i panni piegati con cura basta metterceli sopra e il loro stesso peso, schiacciandoli contro il marmo, finisce di stirarli.
Ma comunque tutti questi metodi agli occhi della casalinga pigra hanno il difetto che ci vuole comunque parecchio tempo e allora tanto vale aprire la comoda tavola da stiro, mi raccomando di altezza regolabile, così volendo ce la mettiamo ad altezza seduti sul divano, mettere la nostra serie preferita, prepararsi accanto un mucchio di stendini e stirare quello che non può essere evitato.
Enjoy.
Il maschio alfa di casa evita le camicie con cura (e a lavoro puo’ permetterselo) ma siamo invasi dalle polo nere e blu scure, fortunatamente di recente e’ stato scoperto che conviene standerle sugli appendiabiti cosi’ sono praticamente gia’ stirate e si evitano i tremendi segni della pizzetta da combatere a forza di getti di acqua e vapore.