Come vi raccontavo nell’ultimo post, istigata dalla curiosità e dalla voracità delLa Pulce, ai suoi cinque mesi e mezzo abbiamo dato inizio al suo svezzamento (o meglio, adeguamento, come si vedrà tra poco…).
Per me era chiaro, chiarissimo, (sarà la mia golosità e l’amore per la cucina), che per me svezzamento avrebbe significato questo:
Una pioniera dell’analisi infantile come Melanie Klein sottolineò che lo svezzamento è anche svezzamento a e non solo da. L’espressione “svezzamento da” suggerisce che ci sia tutto da perdere: il calore, il conforto, il piacere, l’intimità, la sensazione di una cosa esclusiva, che nessun altro può dare. E’ in gioco qualcosa di molto importante sia per la madre sia per il bambino. L’espressione “svezzare a“, invece, apre un mondo di cose a disposizione, tutte da esplorare.
C’è anche il problema della rivalità: il mio bambino mangerà anche il cibo di altri oltre al mio, preferirà la maestra o la tata? Il senso di perdita può essere molto forte, ma c’è anche una straordinaria apertura. La madre vede il suo bambino crescere e diventare un essere autonomo, che può provare la gioia di un rapporto fra due persone distinte.
Asha Philipps, I no che aiutano a crescere, 1999, Feltrinelli, Milano
Avevo però bisogno di capire con quale approccio farle conoscere questo nuovo mondo e da brava mamma lettrice ho provato a leggere e a capire che cosa mi convincesse di più.
Da una parte c’era la pediatra, in ascolto ma nello stesso tempo ancora ancorata ai “tradizionali” schemi di svezzamento.
D’altra parte, però, avevo letto di un nuovo approccio, proposto dal dott. Piermarini nel suo volume “Io mi svezzo da Solo” (che Silvia e Serena hanno recensito anche qui) – che, tra le altre cose, propone un ragionamento rispetto alle allergie che ritengo molto interessante. Cosa propone in sostanza il dott. Piermarini? Purchè i grandi mangino cose “sane”, non è necessario (nè salutare) preparare piatti “distinti” per i bimbi piccoli.
Il problema è stato solo uno .. LaPulce: da brava mangiona, adorava e adora assaggiare qualunque cosa le venga proposta ma, allo stesso tempo, nella sua ciotola preferiva una morbida zuppa a una pastasciutta (sto parlando del periodo 6 – 12 mesi, poi le cose sono un po’ … cambiate, d’altra parte sono un non sono Silvietta di Qualcosastacambiando?!?)…. Ho quindi optato per una diplomatica via di mezzo: utilizzare gli schemi giornalieri e i tradizionali papponi concedendole e concedendoci viaggi e assaggi nel variegato mondo delle pietanze di mamma e papà senza porci troppi freni (agevolata in questo anche dal fatto che in famiglia non ci sono allergie alimentari).
A questo punto, però, messi in salvo i rapporti con LaPulce, la pediatra, lo svezzamento a …. ero tra due fuochi.
Da un lato le conoscenti-mamme che hanno seguito gli schemi che mi interrogavano “quando gli dai questo, e questo? e per questo cosa fai, aspetti? e fino a che mese? 10? 11? 13? 15 + radice quadrata di 17?!? … ma cosa sta mangiando, ora?”
Dall’altro, qualche soprendente incontro di chi ha applicato la proposta di Piermarini da subito, proponendo al pupo una porzione ridotta della propria ricca pastasciutta, che mi chiedeva inorridito: “starai mica facendole una zuppa solo per lei, neh?!, Gianni-Pino-Franchetto alla sua età mangiava già il pollo farcito …”
Insomma, tanti sforzi per arrivare sempre al solito punto (per me dolente, ve l’ho già detto, devo crescere ancora un bel po’!!!): essere gettate nell’arena dei commenti di tutti coloro che ne sanno più di te (anche dei tuoi stessi gusti alimentari!)!
grazie a tutte per le vostre testimonianze, arricchite con saggezza quanto avevo cercato di scrivere. La sfida è, come sempre, crescere CON i nostri figli pur restando i genitori, e quindi tenendo la barra del timone ben salda (come esce bene dagli articoli del mese sulla sicurezza: sto con te e per questo ti proteggo). E quindi non mi attengo solo a uno schema rigido (e in effetti, confesso, per me, rigida tedescona, sarebbe stato assai più facile applicare una qualunque dieta che stare dietro alle curiosità della Pulce)ma nello stesso tempo tengo gli occhi bene aperti sugli alimenti troppo dolci / salati /piccanti o magari tanto genuini ma … “a rischio” (MrWolf una volta mi lanciò un’occhiata di intendimento vedendo una persona che sapevamo applicare gli schemi far assaggiare proprio … un tiramisù! oibò)
quindi grazie del sostegno e buon proseguio a tutte
@Mammafelice: grazie a te per il tuo intervento e i tuoi schemi – seguitissimi e utilissimi – oltre che delle ricette :-D!
@Claudia-cipi: ti sei spiegata benissimo, invece, grande saggezza e pazienza, complimenti!
@Rossana: auguri! confesso, la Pulce è più vecchiotta (queste sono riflessioni sul primo anno fatte a mente “quasi” fredda) quindi .. ti faccio i miei migliori auguri per il proseguio con questo tato così “deciso”! e comunque… w la pasta al pesto!
@Daniela: ovviamente nel mio caso sono stata facilitata da una figlia tutt’altro che pigra! in effetti, molti problemi si pongono anche a seconda del fatto se il bambino ha voglia di iniziare a mangiare da solo… in questi casi, giocoforza, elargire il pappone finirebbe in una “strage” 😀
@MammaCattiva: adoro sempre i tuoi toni pacati e fermi. Concordo sulla necessità della conoscenza, mi piace solo pensare che pian piano questa voglia di conoscenza possa andare di pari passo alla consapevolezza delle mamme di adattare le cose “giuste” nel modo più adeguato a quel figlio persona “unica” che hanno di fronte.
grazie ancora atutte a presto s.
Ciao Silvietta, mi perdonerari se non ti esporrò cosa ho fatto io. Molte cose già le sai. Vorrei solo trasferirti grande apprezzamento per la serenità e il giusto equilibrio con cui affronti l’alimentazione della tua famiglia che per moltissimi di noi è un gran pensiero. Veramente la giusta via di mezzo, più che mai nella nutrizione, è la soluzione e il rimedio alla nostra sanità mentale. Corretto sempre navigare a vista ma con delle mappe per non perdere l’orientamento. Ascoltare gli altri ma non soccombere, attizzando l’orecchio quando qualcuno all’improvviso sembra darci uno spunto interessante.
Diversamente da molte altre tappe che hanno durate veramente brevi, per cui non fai a tempo ad aver imparato che è già finita e sei pronta solo a dare consigli ad altri (che per altro non ne vogliono mezza di sentire consigli), l’alimentazione è una fase lunghissima e variabile, che ti porti dietro in modo a volte pesante e altre che sembra una passeggiata. Forse per questo è importante in questo caso documentarsi e informarsi, scegliendo fonti oggettive. Tutto questo per dire ok l’ascolto del nostro istinto ma studiare anche un po’ che l’alimentazione e il rapporto con il cibo dei nostri figli è una cosa seria.
Via di mezzo, e penso che se si ascoltino i bambini più che i pediatri/nonni/amici/supermammemultiple/vicini/ecc sia l’unica strada possibile.
Ho iniziato nel modo tradizionale ma ammorbidito: la pediatra era per il brodo/farina/omo/olio/parmigiano tutto subito tutto insieme, oddio senza carne o verdura due giorni chissà che succede. Io ho iniziato con brodo e farina, omo poi, un gusto per volta. POi due figlie pigrotte, e così piano piano, pappone, e quando c’era qualcosa di adatto (non fritto e non difficile da masticare) assaggiavano. Quando notavo che qualcosa piaceva tanto e mangiavano volentieri, sostituiva il pappone. Per esempio ho notato verso gli 8 mesi che la gnoma adorava il puré (che va bene da piatto unico) e i piselli. Così se c’era puré per noi ci aggiungevo due piselli per lei e niente pappone. La pastasciutta ancora non la ama ora, non ha voglia di masticare, ma quando c’è gliela propongo lo stesso al posto del pappone perché è già grandina. Piano piano i nostri pasti hanno sostituito i suoi: dopo il puré, anche le torte salate, dopo la pizza, poi le carotine, poi la pastasciuttina. Ora le ripropongo passato e pastina (ormai ho abolito gli omo, non credo che debba mangiare per forza carne ogni giorno e tantomeno due volte al giorno, se per una sera salta poco male e almeno il gusto è migliore) solo quando le nostre cene per lei sono ancora difficili (gamberetti, bistecche, rolate, ecc).
Però appunto, per diversi mesi ha fatto doppia cena: pappa sua finché aveva voglia, che almeno era completa e saziava, e poi assaggi di quel che le andava se le andava. Anche al nido ha fatto così, finchè, verso gli 11 mesi, è stato chiaro che preferiva di più il menù dei grandi, e allora hanno abolito il pappone. Ma lì il menù dei grandi è studiato per bimbi piccoli, quindi più facile, io non sono un granché come cuoca, così si deve accontentare!
Ho aspettato per i pomodori, perché aveva problemi di acidità, per l’uovo ma non sono stata rigida, alla fine assaggiava frittate e altro, quindi lo mangiava, e anche le fragole, quando è stata stagione le ho date, la prima volta poche, poi via.
Ciao claudia, alcuni alimenti, ad esempio proprio l’uovo, sto attenta a non darlo. Però devo dire la verità che vado più per istinto che altro, perché mi sono informata ma in giro trovi tutto e il contrario di tutto. Quindi cerco di evitare più che altro i cibi che ritengo pesanti, indigesti, … E poi quando gli dò qualcosa di assolutamente nuovo, cerco di proporglielo con attenzione (senza altre sperimentazioni in corso nella stessa giornata) e di osservare eventuali reazioni.
Ciao!
ROSSANA solo un piccolo appunto: nel gelato, soprattutto se artigianale, c’è l’uovo crudo, che di solitosi cerca di dare dopo l’anno sia perchè è allergizzante sia per eventuali malattie di cui non ricordo di preciso il nome (salmonella?). Per il resto secondo me fai benissimo.
Uh che bello ,silvietta, mi trovo ESATTAMENTE nella tua situazione! Il mio bimbo ha 7 mesi e mezzo e proprio come te io cerco di fare una via di mezzo tra ricette-pappette varie e l’autosvezzamento.
Ho iniziato con la ricettina del pediatra, ma il mio tato, che divorava frutta e omogeneizzati già da 3 settimane, mi ha “gentilmente” chiesto di mangiarmela…
Così ho iniziato a fargli un passato di verdura (chi più ne ha più ne metta!), già con la pastina, eliminando quelle farine collose e insipide tipo mais-tapioca & co. Lui lo mangia volentieri e fino a qualche giorno fa lo preferiva a qualsiasi altra cosa, infatti da subito ho iniziato a metterlo a tavola con noi e se allunga le manine gli passo volentieri pezzettini di pasta, …carne, …riso… e poi yogurt, gelato….
Oggi, per la prima volta, ha rifiutato il suo minestrone e continuava ad indicare la nostra pasta con sugo e basilico… Gli ho dato qualche assaggio, ma poi siamo andati di latte, perché proprio il suo passato non l’ha voluto!
Insomma, a volte mi sembra di fare un gran pasticcio, e esattamente come te mi sento sempre in mezzo a due fuochi (soprattutto per le critiche delle ricettare, a dire il vero, perché di auto-svezzanti non ne conosco tante)… ma mi pare che il mio bimbo apprezzi…gli piace mangiare…e io vorrei tanto che lui iniziasse presto a mangiare come noi, non che arrivasse a 3 anni a mangiare ancora il pasto separato, in orario diverso, come succede ai figli di qualche nostro amico… Che tristezza!
Io sono per la via di mezzo: nè pappette a oltranza nè autosvezzamento “puro” da subito. D’altronde devono imparare ad usare il cucchiaino, a deglutire in modo diverso, con nuove consistenze e sapori, per non parlare del rischio di allergie. Un minimo di gradualità mi sembra giusto.
Già tra la tetta e la pappetta ho iniziato a fargli assaggiare gradualmente un po’ di frutta, prima solo una leccatina, poi un pochino grattata col cucchiaino, per finire con una mela grattugiata.
La pappa è stata prima dolce (perchè il latte è dolce, così gli faceva meno distacco di sapore) poi insipida e poi leggermente salata.
La consistenza dapprima piuttosto liquida e poi via via sempre più solida fino ad arrivare alla pastina e poi alla pasta normale.
Le introduzioni di nuovi cibi piuttosto caute in verità, in quanto abbiamo familiarità con allergie.
A 5 mesi e mezzo abbiamo iniziato con le pappe, a 7-8 mesi ho variato l’alimentazione di noi grandi per permettere al piccolo di assaggiare dalla nostra tavola, a 1 anno s’è fatto fuori un piatto di risotto ai frutti di mare (che non era previsto fino ai 2 anni per timore di allergie, ma è sempre stato veloce e in un attimo di distrazione si è preso il mio piatto… quando ho visto che non gli faceva brutte reazioni l’ho lasciato fare).
Insomma, tenendo le indicazioni della pediatra come base ho cercato di assecondare il desiderio di assaggi del piccolo pur facendogli rispettare un minimo di gradualità.
(non so mica se sono riuscita a spiegarmi)
Io i primi tempi ho preparato pappine adatte a lei, cercando di introdurre pochi alimenti per volta, ma senza seguire con rigidità gli schemi della pediatra. E poi, parallelamente, permettevo a Dafne di assaggiare qualunque cosa ci fosse sulla nostra tavola. Lei, così facendo, a un anno mangiava già di tutto, e mangiava abbastanza bene già da sola (con i soliti casini sporcherecci che fanno i bimbi di quell’età). Però gli schemi mi sono serviti, eccome. Penso siano molto importanti per dare una direzione da seguire, e anche se non vengono seguiti alla lettera, secondo me fanno comunque educazione: non tutte le mamme sanno informarsi, non tutte le mamme sanno che non si deve dare latte vaccino sotto l’anno di vita, non tutte sanno che alcuni alimenti possono provocare allergie…
Link: http://blog.mammenellarete.it/bambino/alimentazione-corretta-troppe-mamme-ignoranti/