Ho conosciuto Raffaella sui campi da calcio. Lei, allora mamma di due maschi nati a due anni di distanza, tifava insieme a me sugli spalti, scatenata, la squadra dei nostri piccoli. Il suo sorriso luminoso e solare mi ha colpito da subito, e quando ho visto la sua pancia cominciare a crescere mi sono incuriosita. No, non era un altro maschio come è capitato a me, la sua storia era decisamente più singolare. Da lì a breve avrebbe dato alla luce ben tre gemelle. Incredibile, non riuscivo a crederci, ma la cosa più stupefacente è che quel sorriso che avevo notato sin dal primo momento non si è mai spento sul suo viso, nonostante le difficoltà vissute in quest’anno di vita delle sue bambine.
L’intervista è un regalo a lei e a tutti voi, un messaggio di ottimismo e di gioia per la vita.
Qual è stata la tua reazione quando hai saputo che sarebbero state tre gemelle?
Mi si è aperta una voragine e sono sprofondata nell’abisso… L’unica cosa che mi ha tenuta a galla è stato il sorriso a 32 denti di mio marito che mi ha guardata e mi ha detto “sono tre: avremo 5 figli !” e subito dopo “e la macchina nuova?”. Avevamo acquistato una macchina da meno di un anno e ovviamente era a 5 posti. Per lui il problema era solo la macchina: il resto era un dono speciale per noi: questo era l’unico modo di guardare la cosa e da lì il mio cammino. Confesso che ho avuto per due settimane la speranza che fossero al massimo due, mi sembrava che i problemi sarebbero stati più facilmente risolvibili. Quando mi è stato confermato che tutte e tre le bimbe godevano di ottima salute è cambiato il mondo e il mio sguardo sulla vita.
Quali sono le domande/esclamazioni più comuni delle persone che ti vedono passeggiare con le tre piccole al seguito?
Queste le più classiche:
“Signora sono tre?”
“Si tre femmine.”
“Ah! Allora adesso ci vuole il maschio!”
“No guardi ne ho già due più grandi.”
“Cinque figli?!”
“Mamma mia, tanti auguri!”.
Il mio passeggino a due piani (comprato su internet e arrivato dalla Nuova Zelanda) non passa inosservato: si fermano tutti, escono dai negozi per vedere di cosa si tratta e tutti commentano. Gli approcci sono sostanzialmente due ed opposti. Chi si congratula sottolineando la ricchezza che avrò in casa tra qualche anno, chi sostanzialmente mi compatisce, come se mi fosse capitata una sventura. Mi sale una rabbia, anche se non ho mai avuto il coraggio di rispondere a tono. In ospedale, dove ho passato tanto tempo alla nascita delle bimbe, sono tante le storie che fanno riflettere e cambiano le prospettive sulla vita.
Com’è l’organizzazione a casa, c’è qualcuno che ti aiuta?
L’ organizzazione è complicatissima ed è ricca di aiuti, senza i quali non sarei mai potuta sopravvivere a questo primo anno di vita delle mie gemelle. Mi sono dovuta arrendere: io “odio” non essere completamente indipendente, lo sono sempre stata, ma ora non ho avuto paura di chiedere aiuto: ai parenti, agli amici, ai conoscenti, ma anche a chiunque avesse tempo e voglia di stare con tre neonate. Ho una tata, i miei genitori, i miei suoceri, che mi danno una mano, e tra le 18 e le 19 ogni giorno viene una persona diversa a turno per aiutarmi con la cena delle bimbe. Si tratta di persone che per lo più conoscevo solo superficialmente, ora si sono offerte spontaneamente di darmi una mano. Dalle 20 circa alle 8,30 per fortuna arriva anche mio marito e ci aiutiamo a vicenda.
Come hanno vissuto i tuoi due figli più grandi l’arrivo delle tre gemelle?
Glielo abbiamo detto una sera a cena e loro l’hanno presa come una cosa normale, apprezzando la bellezza di poter diventare una famiglia così numerosa. Hanno mantenuto questo approccio da sempre, e da quando le piccole sono arrivate a casa sono innamorati delle sorelle e le coccolano, da bravissimi fratelli maggiori. Chiaramente ci sono manifestazioni di rabbia e gelosia, ma verso di me, mai verso le sorelline.
Qual è il momento più difficile della tua giornata?
La sera, la notte e il risveglio la mattina sono veri incubi…
La sera le bimbe cenano presto, poi devo preparare per i miei figli grandi e per noi, e nello stesso tempo devo sistemare le piccole per la nanna: metterle a letto in questa confusione non è semplice. La notte si svegliano ancora 1 o 2 volte a testa, dopo quasi un anno: alzarmi la mattina è un’impresa, per me che ero abituata a 8 ore di sonno filato, contro le 4 ore frammentate di adesso. E invece appena sveglia devo essere già in pista, correre e prepararne cinque!
Ci sono stati o ci sono momenti di sconforto nella tua intensa vita di mamma?
Tutti i giorni! Dieci o venti volte al giorno mi sembra di non farcela, che il peso sia troppo ma, alla fine, ce la faccio sempre! Per superare tutti questi brutti momenti ho capito che bisogna “vivere il presente”, grande banalità ma anche grande verità . Se la mia mente comincia a pensare non riesco a immaginare come faro’ tra 6 mesi, quando dovrò gestire anche un lavoro che prevedeva trasferte, affrontare un trasloco uscendo tre mesi da casa per fare i lavori, gestire le tre piccole quando cammineranno. L’unica e’ vivere il presente, come viene.
In due parole: come si sopravvive con cinque figli, di cui tre gemelli?
Si impara a chiedere aiuto sempre, ad avere senso pratico, a fare tre o quattro cose contemporaneamente, a lasciar perdere la casa (su questo devo ancora lavorare) e soprattutto si accumulano scorte di sorrisi e di abbracci dei figli perché sono quelle che servono nei momenti di depressione. Un monito fra tutti: non dimenticarsi mai che bisogna vivere alla giornata e quando si sta per cedere, un’Ave Maria e si riparte!!
– di Valewanda –
Mamma che forza!
Da quando sono diventata mamma ho sempre visto con ammirazione le mamme di gemelli. Voi con tre+due… devo imparare a lamentarmi meno! Tutta la mia stima, anche perché è evidente che la fatica è tanta ma l’entusiasmo non manca
Non sono abituata a condividere certe emozioni on line quindi a Marica ho risposto in privato…..sono commossa e sorpresa come non mai grazie !!
@Marica, grazie per aver scritto questo commento. Personalmente mi sono emozionata, immagino l’emozione di Raffaella nell’averlo letto. Grazie davvero!
Conosco Raffaella personalmente, ci siamo conosciute in ospedale dove un anno fa circa condividevamo la stessa stanza. È una persona speciale, piena di vita e di affetto per la sua famiglia e per il prossimo, compresa me,… Ci conoscevamo appena ma siamo entrate subito in sintonia, e ha saputo essermi vicina in un momento triste per la mia vita nonostante lei fosse alle prese con tre neonate in terapia intensiva. È una grande fortuna averla conosciuta, e insieme a lei la sua splendida famiglia, ma forse più che di fortuna sarebbe giusto parlare di dono. Raffaella, non te l’ho mai detto e ne approfitto ora… Grazie! Ti voglio bene marica
Che forza! Bravi! Tutta la mia stima!
Grazie a voi che l’avete letta. In effetti in alcune situazioni fa bene al cuore
leggere certi racconti di vita. E uno dei segreti per uscirne “vincenti” per me e’ saper chiedere aiuto. Credo che Raffaella, come ha scritto, ha messo da parte il suo desiderio di essere autonoma e con molta lucidità ha chiesto. E ricevuto tanta solidarietà.
Grazie per aver condiviso questo racconto ricco di vita vera. Complimenti e un enorme in bocca al lupo!!!!
Tutto il resto è superfluo…
Ci sono tante cose vere in questa intervista, che valgono anche per chi non ha 5 figli, ma solo 2 molto piccoli e vive lontano dai parenti: il chieder aiuto, il vivere il presente, il sottolineare che ci sono momenti di depressione, ma che basta un sorriso per ripartire. Quindi grazie, fanno sempre bene al cuore queste parole…
Dovreste conoscerla, Raffaella e’ una persona che darebbe coraggio a chiunque. Sempre sorridente, combattiva, coraggiosa, una donna che non si arrende mai. L’ho vista anche in situazioni oggettivamente difficili, con le neonate piccole e i grandi sotto il sole a giocare a calcio, pianti, biberon da fare, cercavamo di darle una mano ma l’ottimismo era sempre presente sul suo viso radioso.
Grazie a tutti. Un’ultima considerazione. Quando ho scoperto che erano tre (senza aver fatto alcuna cura e senza avere gemelli in famiglia) ho pensato ad una maledizione, nonostante il cammino di fede che sto facendo da alcuni anni. È facile parlare di vita come “dono” altra cosa e’ trovarsi a 40 anni con 5 figli un mutuo e una casa di 100 metri quadrati. Poi però grazie a mio marito e amici speciali, ho fatto il salto che era necessario fare e sono tornata a credere che il Signore non ci da mai carichi che non possiamo sopportare e tutto ciò che ci accade e’ alla fine x un nostro bene, basta guardarsi intorno…..Queste cose me le ripeto anche io 100 volte x poter andare avanti nel marasma della mia vita….
Bellissimo racconto, una ventata di ottimismo sincero e realismo.
Grazie.
Un bellissimo messaggio di speranza, e una tirata d’orecchie salutare per tutte quelle mamme che con situazioni più ordinarie spesso si fanno prendere dallo sconforto e sentono di non farcela. Io per prima, naturalmente.
adoro il trucco dell’ Ave Maria, lo si potrebbe applicare a tante cose.
Grazie di aver scritto questa intervista, bellissima.
E grazie a questa mamma e al suo meraviglioso sorriso..