Perché il Pilates mi rende una mamma (amplificata) migliore

Una sera di queste mi esercitavo (per la mia testarda lotta destinata a far tornare gli addominali) con il mio DVD (eh…si) e il mio Pilates.
La sera prima, spinta da non so quali pulsioni social, avevo tentato – durante l’allenamento – di twittare, rispondere a un sms e pensare alla tabella di marcia della giornata lavorativa dell’indomani.
La sera seguente, paga del tributo offerto 24 ore prima al multitasking, mi ero messa ad allenarmi senza particolari “sensi di colpa” o “doveri” incombenti.

Tra un addominale e una flessione improvvisamente un insight: solo se mi fossi dedicata a fare “solo” quello il Pilates avrebbe acquistato un senso che non fosse la mera ripetizione dell’esercizio. Solo concentrandomi – almeno per quei 20 minuti – sul mio corpo lasciavo che le cose accadessero. Ai miei muscoli e alla mia mente.

Ma quali cose?
Come mi ha detto più volte Silvia, devo farmene una ragione: io un po’ amplificata lo sono. Sarà per questo (come per l’inizio di questo blog) che Silvia e Serena mi hanno così generosamente adottata?
Faccio fatica a concentrarmi, a pensare una cosa alla volta, a non farmi travolgere dal turbinio di emozioni, a non percepire come un vortice di sensazioni attorno a me quando accadono le cose o vivo un episodio particolarmente stimolante. La mia salvezza è sempre stato lo sport, anzi, il nuoto, perché difficilmente ci si può portare un pc in vasca!

Capite perché la maternità mi ha “disperato” a tal punto (da aprire un blog, suggerisce MrWolf)? Ho bisogno di far decantare le emozioni. Bisogno che diventa una necessità assoluta se considerate quanto i bambini vivono in un abbraccio telepatico con la loro mamma (e le sue emozioni).

E’ come se ogni tanto avessi bisogno della “messa a terra”, di dedicare un po’ di tempo a riconoscere, comprendere e mettere da parte le emozioni. Proprio quello, guarda un po’, che devo fare con i bambini (come aveva già detto brillantemente Silvia quasi tre anni fa)
Ha ragione la Super: “Quando dicono le cose che si fanno per i figli non è tanto nel mio caso le cose che faccio “a” loro ma le cose che faccio “per” loro, nel senso di “a causa” loro, e spesso sento il peso dei suoi occhi grandissimi sulle mie scelte, e quegli occhi hanno il potere di influenzarmi, nel senso positivo, proprio come un vero maestro Jedi.”

A causa loro io non posso più permettermi di girare come una centrale nucleare priva dell’impianto di raffreddamento. E ve lo dico in un giorno in cui i miei figli hanno riposato poco e niente, e probabilmente molto era causato dal fatto che io sono agitata (per motivi esterni alla famiglia) e non ho dato quiete ai miei pensieri e alla mia agitazione: voglio e posso prevenire tutto ciò.

Calmandomi, calmando le mie emozioni, ma non solo. Facendo spazio a me stessa (perché fare una cosa sola e soltanto per un certo tempo è anche questo) creo quelle situazioni insonorizzate in cui c’è spazio per sbroccare senza fare male a nessuno, neppure al proprio desiderio di essere la madre (o il padre) migliore possibile per i nostri figli. E questa è anche una risposta che avrei voluto dare a sbrocchi e controsbrocchi degli ultimi giorni: violare certi spazi è come impedirsi di trovare e creare momenti (e proteggerli dalle to.do.list e dai sensi di colpa) per essere il noi stessi migliori che siamo.
Perché è simpatizzando con i nostri progetti, che cresciamo e li addomestichiamo.

Per noi, i nostri progetti, i nostri sogni
e per i figli di cui siamo custodi.

Per cui ora vi lascio, devo dedicarmi 20 minuti!

Sento questo post di Silvietta quasi dedicato a me. Lo so, non è così, ma parla della nostra parte più simile.
Questo è l’ultimo contr.appunto di Silvietta. Non perchè lascerà gc (no, vero?), ma perchè abbiamo pensato con lei a un nuovo progetto, che si realizzerà tra breve.
Però lei ed io abbiamo un problema caratteriale con i cambiamenti: al primo impatto facciamo resistenza. Quindi ora siamo qui col magone, col groppo in gola e anche un po’ disorientate… Siamo certe che queste nuove idee ci renderanno felici, elettrizzate e sempre più “colibrì“.
Grazie Silvietta per questi due anni di splendidi post: sei il nostro lato intimo e riflessivo, grazie per averci regalato il tuo tempo e i tuoi pensieri.
Ora si parte per una nuova avventura, insieme.
– Silvia –

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13 thoughts on “Perché il Pilates mi rende una mamma (amplificata) migliore”

  1. Ciao ! che bello leggere di noi mamme esseri umani!!! in realtà ne bastano anche solo 5 di minuti, in cui on sono la mamma di … la moglie di … la figlia di …. ma solo io. IO

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    • Si, Pau. Essere umani che hanno tanto bisogno di partire da se’, e stare nella quiete quel tanto che basta prima di ripartire nella minchia. Buon Pilates/ jogging / tisana, allora!

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  2. @Gloria: questo tuo commento mi commuove e mi scalda il cuore… e la coincidenza, sicuramente non casuale mi fa arrossire e pensare …. grazie della tua curiosità e della tua attesa 😉

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  3. Passi che abbiamo una sintonia fuori dalla norma, passi che scrivi di un argomento che mi sta molto caro (la disciplina e la manutenzione di sè sono mie fissazioni personali e professionali), passi che ho utilizzato la frase “messa a terra” nello stesso tuo contesto…ma il fatto che trovi il tuo post nella bacheca FB dell’asilo nido che frequenta la mia gnometta!?!

    Io sono molto curiosa di quanto avrai voglia di fare di nuovo…;)

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  4. ecco, vedi, silvietta, quante cose che abbiamo in comune non puoi sapere :-/ io sono semplicemente ammirata dal fatto che effettivamente i pilates LI FAI, cioe’ da sola in casa col video ti metti e li fai, non fa nulla se con 37 cose di contorno, ma li fai. Io non ci sono MAI riuscita. Io devo, e quest’anno l’ho ripreso dopo 8 anni di maternita’, prendere il mio tappetino e andarmene fuori di casa, da qualcuno che me le fa fare (non pilates, ma yoga nella fattispecie), solo cosi’, una volta distesa insieme agli altri e all’istruttore, ce la faccio a farlo per davvero.

    PS: a questo punto tocca anche a me abbracciarti, silvietta, e ringraziarti per quest’anno di contr.appunti, mi ha fatto tanto ma tanto bene conversare con te – ci rivediamo su questi schermi, come si dice, smack

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  5. cioè, mi state dicendo che questo blog attira come una calamita i soggetti forse un po’ amplificati? No, perchè io ero quella che al terzo giorno di allattamento era riuscita a trovare la posizione per allattare e leggere le mail. Per fortuna che S + S ci sono abituate ai tipi così e sanno come neutralizzarli.

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  6. Ragazze, si, bisogna proprio imporselo. grazie dei vostri messaggi: non sapete, ma per me, in questi giorni, risuonano tutti come incoraggiamento speciale.

    Grazie a Silvia e Serena: il tempo speso con loro (e con tutti voi che leggete) è stato un guadagno, in termini di 15 minuti per me e di crescita. Magari pensate che ce la siamo costruita ma non è così, le due righe di Silvia sono state proprio una sorpresa e mi sono commossa!!

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  7. verissimo! Quei 15/20 minuti di RESPIRO e concentrazione su noi stesse sono fondamentali, qualunque cosa una voglia fare. D’accordissimo col titolo… rendono una mamma migliore. Però è vero che non sempre si riesce a ritagliarseli e bisognerebbe quasi imporselo, per andare bene.

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  8. Sento queste parole come verissime per me.
    me le ripeto da sempre, credo, o perlomeno dal 2004, quando ho scoperto Flylady e si parlava dei “just 15 minutes”.
    poi mi scordo, perchè devo correre, perchè devo fare, devo pensare, devo, devo devo.
    E poi sbrocco eh. uuuuh se sbrocco.

    grazie per avermici fatto pensare.

    sono giorni intensi questi, in cui vengo in contatto con parti di me che ho lasciato sole per tanto, troppo tempo.

    C’è da pensare.

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