Abbiamo parlato di parecchi tipi di nonni questo mese, ma manca ancora almeno una categoria di nonni, quelli che non vogliono fare i nonni. Non voglio arrivare ai casi estremi di persone che rifiutano il loro invecchiamento, che sussultano al sentirsi chiamare nonni e preferiscono che il nipotino li chiami zio o zia. Parlo dei nonni che si, va bene nonni, ma non vogliono occuparsi dei nipoti tutto il tempo. Nonni part time insomma.
Ne parlavo qualche tempo fa con un’amica che mi confidava che la suocera aveva dato la sua disponibilità a tenere il nipotino solo un pomeriggio a settimana dopo il nido, nonostante a loro avrebbe fatto molto comodo almeno due pomeriggi. La mia amica non era per niente scocciata da questa cosa e non giudicava in nessun modo la suocera per questa scelta, ritenendo più che legittimo il volersi dedicare ad altre attività.
Pare che la suddetta nonna per giustificarsi abbia spiegato che poi i nipoti crescendo non avranno più voglia di stare con lei, e lei a quel punto sarebbe troppo vecchia per poter iniziare delle attività nuove.
Inizialmente mi è sembrato un po’ strano pensare che ci fosse una nonna che pur avendone la possibilità non voleva stare più tempo con il nipote, forse perché so che i nostri di nonni farebbero qualsiasi cosa per colmare la distanza fisica che ci separa.
Poi ho iniziato a riflettere e a cercare di liberare i miei pensieri dai vincoli culturali in cui sono cresciuta. Vivendo in Svezia spesso basta guardarsi un po’ in giro per ottenere punti di vista totalmente nuovi.
Qui ad esempio è ben più raro vedere nonni prendere i nipoti al nido tutti i giorni. I più assidui lo fanno una volta a settimana, e sono in molti tra i miei amici a raccontarmi che non lasciano mai o quasi mai i figli ai nonni, perché non sarebbe giusto chiederglielo. Al limite sono più propensi a chiedere aiuto per un weekend o una serata da passare in coppia piuttosto che per un sostegno quotidiano. Certo una volta ogni tanto va bene, ed è pure divertente, ma non c’è quella richiesta continua, dovuta in parte all’esigenza contingente per come è strutturata la società italiana, in parte ad un’atteggiamento culturale (ma le due cose sono ovviamente collegate tra loro). La cultura della famiglia e degli individui che la compongono è molto diversa. Per semplificare possiamo dire che la famiglia in Italia costituisce il nucleo centrale della società, e la madre è la spina dorsale che tiene in piedi tutto. In Svezia l’individuo è il nucleo della società. Questa visione differente fa si che la mamma sia prima di tutto donna, individuo, con le sue esigenze personali da portare avanti (magari anche una carriera), e non è necessariamente la prima a sacrificarsi in nome dei figli. Insisto che sto generallizzando e semplificando, sia per quanto riguarda l’Italia che la Svezia, e che sono ben cosciente delle differenze a livello di ogni singolo caso, ma a grandi linee la differenza è proprio questa.
Ma torniamo ai nonni. I nonni in Svezia hanno finito il loro ruolo di genitori nel momento in cui i figli hanno messo piede fuori casa (intorno ai vent’anni per la precisione). Al massimo hanno continuato a sostenere i figli a distanza, ma sempre con grande rispetto della loro autonomia individuale. Non si trovano a passare dal ruolo di genitore a quello di nonno senza soluzione di continuità, ma si sono allontanati più o meno gradualmente e hanno continuato a vivere la loro vita, incontrando amici, viaggiando, andando magari anche in palestra. Ora in veste di nonni non hanno quell’attaccamento al ruolo di cura che avevano come genitori. Provo a dirlo ancora più esplicitamente. Supponiamo che ci sia una mamma che ha sacrificato la carriera, i suoi amici, i suoi sogni, tutto per amore dei figli (conoscete qualcuno così?).
Questa mamma una volta che i figli escono di casa a 30 o 40 anni si ritrova improvvisamente privata di un ruolo. Non sa più di chi prendersi cura. Nel momento in cui arriva un nipote finalmente può tornare a sentirsi utile, a riappropriarsi del ruolo di cura questa volta in veste di nonna.
Mi piacerebbe dire che questa mamma/nonna è potenzialmente proprio il tipo di persona che genera più conflitti con la figlia/nuora in campo educativo. Ma non lo dico.
Continuando la mia riflessione forse un po’ sconclusionata, vi pongo la seguente domanda: ma se una donna fosse prima di tutto donna, e poi moglie, mamma, nonna, non sembrerebbe più normale che scegliesse di dedicare solo un pomeriggio a settimana al nipote per poter portare avanti le sue attività?
O dovrebbe desiderare a tutti i costi di passare più tempo possibile con il nipote? E come dovremmo considerare una nonna che non lo desidera?
E se invece di una nonna si trattasse di un nonno?
In Italia e dati statistici danno un 64% di bambini da 0 a 13 anni affidati ai nonni per più ore al giorno e in molti fine settimana.
Secondo me nuoce alle tre categorie interessate e in certo senso sopisce la protesta che dovremmo con energia portare avanti contro la colpevole carenza di strutture per l’infanzia del nostro bel paese.
Chiacchieriamo di queste altre questioni “nonnesche” nel blog “noinonne.wordpress.com
Vorrei rispondere a Daniela con il mio modesto parere di nonna a tempo pieno. Sono COMPLETAMENTE d’accordo con te. I genitori devono esserci, sempre, e non solo per alleviare i nonni ma per il bene dei bambini, per i quali devono essere il vero punto fermo. E non parlo solo del tempo fisico ma soprattutto delle attenzioni, dell’interesse che si mostra verso i figli. Non importa quanto tempo si passa con i figli, ma quello che conta veramente è la “qualità” del tempo.
Ora sono nonna, ma prima ho fatto la mamma con un lavoro a tempo pieno e lasciavo le mie bambine a mia suocera, e avevo tanti dubbi (ancora sento rimorso per paura di averle trascurate). Quando le mie bimbe andarono all’asilo parlai con la maestra per chiedere se riteneva che si sentissero trascurate e lei rispose che erano molto più trascurati certi bimbi di mamme casalinghe che essendo presenti tutto il giorno non prestavano il giusto interesse ai bambini, ritenendo che fosse sufficiente la semplice presenza fisica.
Ora sono nonna di tre splendidi nipoti che, insieme a mio marito, curo tutto il giorno (la mamma lavora a tempo pieno). Insieme abbiamo deciso di saltare il nido, visto che abitano in una casa con un ampio spazio verde ed, effettivamente il mio tempo libero è praticamente nullo.
Sono però felice del mio contributo: dico sempre che la vita mi ha dato una seconda possibilità.
Vedo anche che mia figlia e mio genero si dedicano completamente ai loro bimbi nel tempo a disposizione, si interessano a quello che fanno, la sera si fanno raccontare da Elisa quello che ha fatto all’asilo…..
E vedo soprattutto che, pur essendo sempre con noi, sia Elisa che Cip e Ciop (i gemellini di un anno e mezzo), quando arriva la mamma, la riconoscono come tale e ci salutano serenamente perchè sanno che i nonni tornano nella loro casa e ora ci sono mamma e papà ad occuparsi di loro.
Spero di non sembrare troppo saccente, ma ritengo che un po’ di esperienza, se non pretende di essere verità assoluta, possa sempre essere utile
Nonna Marisa sei un faro nel deserto purtroppo! Io ho i miei genitori ad un passo da casa mia ed entrambi pensionati ma per nulla intenzionati a tenermi il bambino. Nemmeno un giorno a settimana…. Sto pensando di lasciare il lavoro perché i soldi per la baby sitter sarebbero davvero troppi tutti i giorni tutto il giorno. Più di quello che guadagnerei io lavorando….Il mio bimbo ha tre mesi e avrebbe un gran bisogno dei nonni o comunque di figure familiari. Ma i miei non vogliono alterare la loro routine giornaliera per nessuna ragione al mondo. Più che dispiacermi per me che non ho un minimo di aiuto, mi dispiace per il mio piccolo perché ha nonni che non gli vogliono nemmeno un po’ di bene visto che non vogliono trascorrerci neppure una giornata a settimana insieme.
Non ho il tempo di leggere tutti i commenti.
IO ho una nonna “italianissima”. E’ vissuta per la famiglia, vedova giovane, 3 figli, non si è mai rifatta una vita e tutto è stato fatto in funzione loro. E ora ci sono i nipoti. Parlo di mia suocera, e con assoluto rispetto, perché nonostante abbia messo tutta la vita al servizio della sua famiglia (e con un lavoro pesantissimo) non è una donna che dipende dalla famiglia, usciti i figli di casa è indipendente, non ci fa pesare i giorni che sta da sola, esce, cerca persone con cui parlare, legge, insomma, non “pesa”. E non è morbosa né invadente. Continua a mettere tutto da parte per figli e nipoti, cosa che considero, da parte mia, sbagliata, ma lo fa volentieri e senza per questo invadere gli spazi altrui (a parte qualche consiglio di troppo, ma è una nonna, ci vuole!).
Da parte nostra abbiamo cercato di limitare il più possibile che i nipoti pesassero su di lei, quindi nido, papà che facendo i turni fa il papà ogni volta che è a casa e io ho preso due pomeriggi liberi dal lavoro. Però qui siamo in italia, nidi carissimi (il tempo pieno è un suicidio) orari non utili (finisco alle 19, non c’è servizio che chiuda a quell’ora, e comunque per i bambini è davvero tanto) e lavoro di sabato e al sabato non c’è santo che tiene. Così nonna una o due volte a settimana. E così, per non pesare di più, evitiamo di chiederle aiuto per cose personali (una cena tra noi, cinema, ecc.).
Ecco, invece non sono d’accordo con chi i nonni li dà per scontati. Io ho usato il nido, ho iscritto la grande a un asilo privato perché così non avevo tempi lunghi in cui pesare alla nonna (vacanze estive, di natale, ecc), userò il doposcuola per i rientri per non chiedere a lei di portare e prendere… Ma tanti non fanno così. Nemmeno ci pensano, tanto ci sono i nonni. D’estate? Dai nonni, anche magari una settimana di fila. Ogni pomeriggio i nonni, nonni che prendono, posano, magari due nipoti. Mia suocera di nipoti ne ha 6! Impazzirebbe. Eppure per molti i nonni sono a disposizione. Un matrimonio? Li lascio ai nonni. Conosco una famiglia, mamma casalinga, e routine precisa: i nonni vanno da lei due giorni a settimana, due giorni lei porta le bimbe da loro così fa commissioni e pulizie in pace. Una sera a settimana le bimbe dormono dai nonni. Ogni uscita, sono dai nonni. Se i nonni vanno in vacanza, si portano le bimbe (da sole). Sempre. Ecco, questo mi sembra esagerato, si toglie davvero tutto lo spazio e l’indipendenza a una coppia che ha il diritto di vivere la sua indipendenza, che lo fa volentieri sicuramente, ma poi? Quando le nipoti saranno grandi? Quando davvero la vacanza con i nonni non avrà più fascino? E questi nonni si lamenteranno che si sentono soli? Poi allora li tacciamo di essere noiosi?
Grazie a tutte per i commenti. Ma i papà ci sono? Che vorrei avere un’opinione maschile in merito.
Tutte voi che avete commentato avete scelto di usufruire poco dell’aiuto dei nonni, e di quel poco arrivate persino a sentirvi in colpa.
Ovviamente il confronto con il sistema svedese non regge, prima di tutto perché l’intera società è organizzata diversamente e nessuno, insisto nessuno, ha problemi ad andare a prendere i figli al nido (che tra parentesi è diritto di tutti i bambini al di sopra dell’anno di età!). Senza contare i giorni di lavoro pagati in caso di malattia dei figli!
In Italia già è tanto se ti danno il posto al nido, e anche a volerlo pagare non è detto che il posto si trovi nemmeno al nido privato. In queste condizioni anche io farei ampliamente uso dell’aiuto dei nonni. Quindi bando ai sensi di colpa 😉
Certo che una nonna che dichiara apertamente di voler fare altro nella vita oltre che badare ai nipoti fa il suo effetto almeno nella cultura diffusa italiana, nonostante Chiara e Barbara dicano che fare i nonni part time significa fare i nonni. Per quanto io condivida la vostra opinione ovviamente, non credo che questa sarebbe la percezione più diffusa.
PS. Ho dimenticato di precisare che la nonna del post ha anche una nipotina a cui dedica un altro pomeriggio a settimana, da cui si capisce forse più facilmente la limitazione ad un pomeriggio per ciascun nipote e il resto per se stessa!
Che dire, sottoscrivo in pieno questo post e quello di Silvia. Prima che nascesse la Piccola ero assolutamente convinta che avremmo fatto solo con le nostre forze, perché non è giusto appoggiarsi così ai genitori e per mantenere l’autonomia decisionale; poi però quando è nata la piccola la mia posizione si è ammorbidita
Lo ammetto ho predicato bene e razzolato male, ma forse ho delle attenuanti, invoco la clemenza della corte :-).
Lavoriamo entrambi e io se va bene arrivo a casa alle 18.30. Avremmo dovuto quindi affidare la piccola a una baby sitter tutto il giorno o a nido+baby sitter.
Mia suocera si è offerta di aiutarci e abbiamo accettato, dopo averci riflettuto molto. E’ vero, lei si è dedicata esclusivamente ai 3 figli maschi annullandosi in questo ruolo e quindi cerca di riempire un po’ il vuoto lasciato dalla loro crescita. Sì, a volte tende a essere un po’ invadente e a voler gestire i figli anche da grandi.
Però…però ho visto che ci teneva davvero molto ad aiutarci, francamente oltre a essere utile mi sembrava un cattiveria dirle di no. Certo abbiamo dovuto mettere dei paletti, ad esempio lei insisteva per non mandarla al nido ma su questo siamo stati irremovibili.
Il risultato è una nonna “part-time giornaliera”, cioè dal lunedì al giovedì la prende alle 17 prima che arrivi io (il venerdì esco in tempo e vado io).
Certo con questo aiuto non le chiediamo gli “extra”, tipo cinema o cena, col risultato che le cene a 2 sono un vago ricordo e per andare a vedere Harry Potter sono uscita prima dal lavoro (se mi sente il mio capo!).
Per il momento comunque va bene così, per una volta viviamo alla giornata e inshallah!
@ Chiara: condivido al 100%. Semplice, lineare, efficace!
Si, anche io credo che quello che tu chiami “part time” sia proprio il fare il nonno. Io chiedo aiuto alle nonne quasi solo se devo lavorare (più magari un cinema al mese di pomeriggio, la sera finora l’abbiamo chiesto solo due volte), ma sto sempre attenta a ringraziare quando lo chiedo e quando me ne vado con TopaGigia, cerco di dare un preavviso e ho printi piani B nel caso loro non possano. Le nonne hanno una loro vita e io la rispetto, così poi magari loro rispetteranno me…
Mi fa pensare la tua frase iniziale: “quelli che non vogliono fare i nonni”. Secondo me il nonno part time fa proprio il nonno. Cioè, per essere più chiari: non fa il genitore, non fa la babysitter, non fa la tata, non fa la colf, non fa l’assistente sociale 🙂 Una cosa è aiutare, una cosa è farne una professione a tempo pieno. Nulla di male se uno, facendo di necessità virtù, sceglie di farlo. Ma non credo che siano operazioni a costo zero…
Credo fermamente (l’ho scritto nel blogstorming e lo ribadisco) che non sia giusto né auspicabile subappaltare la cura dei figli sempre e solo si nonni, a maggior ragione se sempre agli stessi. Purtroppo ho intorno a me molti casi del gener in cui il nipote diventa una sorta di figlio per i nonni con conseguenze, a mio avviso, negativo dal punto di vista educativo.
Bisogna aver molto chiari in testa i ruoli ed assumersene le responsabilità ed io sono cresciuta alla scuola di mia madre la quale
mi ha sempre detto: “se hai bisogno noi ci siamo, ma noi i genitori li abbiamo fatti quando era ora adesso tocca a te” che mi sembra un buon insegnamento tutto sommato.
Tuttavia, forse, negare un secondo pomeriggio a settimana mi sembra parimenti un po’ eccessivo e non mi piace nemmeno la motivazione: tanto i nipoti crescono e poi con i nonni non ci vogliono un più stare. Scusatemi, dirò una cosa scomoda, ma mi sembra velatamente egoista. Stiamo parlando di due mezzi pomeriggi dopo l’asilo! Ok, se mi astraggo da caso specifico sono d’accordo su tutta la linea, ma il caso specifico mi pare l’estremo opposto. In fondo se è vero che i ragazzini, una volta finita la necessità dettata dalle cure primarie, con i nonni ci staranno meno, forse avranno voglia di andarli a trovare se si sarà instaurato un buon rapporto affetivo e se avranno imparato a conoscerli come persone e non come semplici strumenti di comodo cui vengono affifdati; percezione che, secondo me, mutuano dai genitori. A me faceva piacere andare a trovare mia nonna, anche all’ospedale, perché le volevo un bene dell’anima. Non è capitato lo stesso con gli altri nonni ed un motivo c’è.
Scusate il commento un po’ brutale, ma ho spesso sotto gli occhi situazioni che mi fanno accapponare la pelle.
Mammame condivido in totale il tuo pensiero ma non riuscirei ad esprimerlo così bene. Anche secondo me la nonnità la nonnità – come la genitorialità- è una grande opportunità che si può decidere di cogliere oppure no. Nella mia esperienza di mamma e di figlia ho sempre cercato di cogliere il meglio, di pensare positivo e cerco di cogliere anche il linguaggio non parlato. I nonni sono molto diversi tra loro e se credo che una coppia di nonni faccia proprio così l’altra coppia invece non fa che notare il negativo e non riesce a cogliere l’opportunità meravigliosa di conoscere tre gemelli…. ogni nonni ha una sua storia e una sua cultura che è ugulamente importante e sarebbe bello conoscerla per poi rielaborarla a proprio modo. Sentirsi nonni dovrebbe essere un’esperienza positiva e ricca di emozioni, un modo di vivere una seconda volta l’essere genitori senza però la responsabilità dell’educazione e della pressione quotidiana.
Bello questo argomento!!! Noi viviamo entrambe le situazioni…i nonni paterni vivono per il figli e i nipoti avendo pochi interessi o attività solo loro. Mia suocera ha proprio sacrificato la sua vita per il marito ed i figli e ora che ci sono i nipoti vorrebbe fare la nonna a tempo pieno e a modo suo ovviamente.
I nonni materni sono una via di mezzo: ogni giorno vanno al nido a prendere in bambini perché escono all’una quando io sono ancora in ufficio, ma hanno dei loro interessi e amici che continuano a coltivare riempiendo la loro vita. Questo fa sì che spesso mi dicano di tornare a casa prestissimo perchè devono uscire o quel tal giorno devo trovare un’altra soluzione per i bimbi poiché loro hanno un concerto (la nonna suona il mandolino in un’orchestra) o una riunione o una cena con amici e quindi non potrebbero dedicare del tempo di qualità ai piccoli.
Devo confessare che sono stata cresciuta nell’indipendenza e io stessa sono insofferente al solo sentirmi chiamare al telefono ogni giorno o a sentirmi obbligata di cenare ogni sera dai nonni. Anche prima di avere i piccoli non sentivo la necessità di telefonare o fare visita a mia mamma ogni giorno per dirle cosa stavo facendo e lei non si sentiva offesa da questo mio atteggiamento, ma quando ci sentivamo (magari ogni due giorni o una volta a settimana) la ns. conversazione era piena di gioia e senza polemiche ne’ rimproveri.
Mia suocera invece soffre di questo mio modo di essere e invece di capire si affligge e crede di essere mal trattata.
Il marito ed io abbiamo aspettato e sofferto per ben 10 anni i ns. gemelli e siamo felicissimi di occuparcene anche se costa fatica e dei giorni siamo esausti, comunque non vedo perchè i ns. bambini dovrebbero trascorrere più tempo con i nonni che con i propri genitori.
Però cara Serena credo tu abbia proprio centrato il problema, lei non ha una sua vita e da quando tutti i figli hanno una loro famiglia non ha più uno scopo e si sente vuota. Ogni giorno chiama suo figlio per sapere come hanno passato la notte i gemellino e se c’è qualcosa che non va (perché invece non chiedere cosa c’è stato di bello?!). Quando sono nati voleva trasferirsi da noi per dormine con me AAARRGHHH!!! e mandare mio marito a casa sua perché così avremmo avuto un aiuto e mio marito non si stancava (mio marito è sempre stato presente e si è occupato dei figli tanto quanto me, pensate che ha preso ben un mese di ferie per stare con noi).
Nonostante io capisca questo suo essere, dovuto anche alla difficile vita che ha vissuto, credo allo stesso tempo lei debba capire che noi siamo felici e serenamente vorremmo vivere la ns. vita.
E poi continuo a sostenere che i nonni dovrebbero prendere il meglio dai propri nipoti e quale piacere c’è nel sentirli frignare o nello sgridarli per dargli un’educazione che invece devono dare i genitori? Vederci una volta a settimana significa per me ridere e gioire delle novità della settimana, giocare e stare in serenità per condividere le reciproche esperienze e culture, non credete?
Eppure io sono la cattiva, quella che rifiuta gli aiuti e che sicuramente finirà per esaurirsi perché con tre gemelli è così! My god!!! Mi vengono i brividi!
Voi cosa ne dite? Dovrei condividere di più la mia vita con i nonni e lasciare che pervadano ogni ns. momento e angolo della ns. esistenza?
L’organizzazione sociale e le convinzioni culturali hanno di sicuro un ruolo molto grande ma la mia riflessione si muove puramente sul piano personale. Nel corso del mese quache altra lettrice ha fatto un commento su cui concordo pienamente che diceva più o meno così: “la nonnità – come la genitorialità- è una grande opportunità che si può decidere di cogliere oppure no”. Secondo me, l’opportunità a cui si fa riferimento consiste fondamentalmente nel costruire una relazione e dei legami( con il bambino e con tutta la famiglia).Ognuno coglie questa opportunità secondo la propria sensibilità, i propri parametri di priorità e anche naturalmente in funzione delle condizioni oggettive (un nonno che ancora lavora oppure lontano o magari con problemi di salute ha un’ottica completamente diversa da un nonno che sa di poter “accedere” alla presenza dei nipoti con più tranquillità).Ogni scelta è assolutamente legittima e nello stesso tempo completamente confutabile da un altro che non vive la stessa esperienza, che non ha la stessa cultura ecc. Però la cosa fondamentale è il modo di “sentirsi” nonno e un messaggio di presenza e di affetto si può trasmettere sia occupandosi del nipote giornalmente sia con meno regolarità. Se la presenza del nonno è in grado di costituire un punto di riferimento, sicuramente il fatto di frequentarsi spesso agevola la costruzione di un legame, ma se il nonno non è in grado di essere quel punto di riferimento, non lo sarà anche se per assurdo si rendesse disponibile ad andare a prendere il bambino tutti i giorni all’asilo.
Per quanto riguarda le scelte pratiche personalmente non trovo giusto delegare ai nonni con cadenza quotidiana il ruolo di cura dei bambini ma questa è una mia opinione personale e molto dipende dal tipo di persone che hai vicino e dalle possibili alternative disponibili. Probabilmente io non lo farei nemmeno nelle condizioni migliori (e non è il mio caso) e cioè nonni vicini, disponibili e in grado di occuparsene. Ma non posso dirlo con certezza: magari, nel caso per esempio di alcuni nonni (descritti e/o intervistati nel corso del mese), forse cambierei idea!
“Questa mamma una volta che i figli escono di casa a 30 o 40 anni si ritrova improvvisamente privata di un ruolo. Non sa più di chi prendersi cura. Nel momento in cui arriva un nipote finalmente può tornare a sentirsi utile, a riappropriarsi del ruolo di cura questa volta in veste di nonna.
Mi piacerebbe dire che questa mamma/nonna è potenzialmente proprio il tipo di persona che genera più conflitti con la figlia/nuora in campo educativo. Ma non lo dico.”
hai descritto mia suocera che bada all’equilibrista tutte le mattine…e si lei sta ringiovanendo…ma in compenso stanno crollando i nervi a me…
ma tornando al post secondo me non c’è niente di sbagliato nell’impostazione “svedese” anzi siamo noi figli italiani che dovremmo darci una svegliata e fare in modo che tutto cambi…a partire dalla crisi economica…perchè:
se io avessi lo stipendio regolare in base alle ore di lavoro che faccio potrei permettermi il nido e mandare lì il pupo – la nonna chissà magari si deciderebbe ad iniziare a “respirare” da sola ed a farsi una vita – terrebbe il nipote una/due volte a settimana – e i miei nervi e il mio matrimonio ringrazierebbero tanto….
Io vedo il ruolo dei nonni proprio come gli svedesi. Diciamo che li vedo come una figura affettiva e non come baby sitter.
E non devo sentirsi “obbligati a”.
E’ bello quando ti vengono incontro e ti aiutano e magari sono loro ad offrirsi per tenere i figli un sabato sera, oppure accettano felici quando sei tu a chiedere. Ma i nonni-colf-baby sitter (come ce ne sono molti qui dalle mie parti) non fanno per me e credo che non lo sarò mai…
In Italia comunque sento molte persone lamentarsi se i nonni non sono a loro disposizione! Oppure la nonna che siccome va in vacanza quindici giorni, prepara un congelatore di roba da mangiare per la famiglia della figlia…