Mia figlia non lavora (ma dovrebbe farlo)

L’utilità di un lavoretto estivo o pomeridiano per i ragazzi e le norme che regolano il lavoro dei minorenni

Certe cose assumono un sapore diverso quando si ricordano a distanza di tempo.
Noula, ad esempio.
Le ero stata affidata perché mi insegnasse il lavoro nel negozio di antiques and replica di Naas – county Kildare, Irlanda – e lei mi aveva subito messa sotto la sua ala protettiva. Prima dell’apertura al pubblico avremmo riorganizzato la vetrina arricchendola con gli oggetti rimasti invenduti, poi avremmo controllato lo stato degli ordini in arrivo e saremmo passate a ordinare stoffe e tappezzerie alle aziende di cui si conoscevano i tempi lunghi di evasione. “Ma queste sono cose che si imparano con l’esperienza” mi rassicurava.

Foto Per Gosche utilizzata con licenza Flickr Creative Common
Foto Per Gosche utilizzata con licenza Flickr Creative Common

Noula era una studentessa irlandese sedicenne e quello era il suo lavoro estivo (“Ma è anche il mio weekend-job durante l’anno scolastico.”). La cosa non mi sorprese: erano i primi anni Novanta e lavorare tra un ciclo scolastico e l’altro, tra un esame e l’altro, era pratica comune anche in Italia. I miei guadagni da hostess congressuale erano sufficienti a garantirmi l’indipendenza economica per mesi.
Poi sono invecchiata e come quei grandi amori che “fanno dei giri lunghissimi e poi ritornano” ho continuato a lavorare per l’azienda per la quale da giovane facevo la hostess, guadagnando un decimo rispetto allora.

Che le mie entrate siano insufficienti per una figlia ad alto mantenimento è una cosa che ha capito persino lei, l’adolescente di casa: “Non abbiamo abbastanza soldi per soddisfare tutti i miei capricci” si lamentata “È necessario che mi trovi un lavoro estivo”.

Brava figlia mia, vediamo subito cosa dice la normativa. A stabilire i principi base relativi ai rapporti lavorativi con i minorenni è la direttiva 94/33 della Comunità Europea (recepita con legge in italia). Il primo requisito per accedere nel mondo del lavoro è aver compiuto 15 anni – dunque ci rientri – in secondo luogo devi, prima di ogni altra cosa, aver intrapreso un percorso di istruzione e formazione professionale, e anche qui ci siamo.

Ancora, la Direttiva richiede che i minorenni con un’età compresa tra i 15 e i 18 anni non possano eseguire lavori che potenzialmente arresterebbero il pieno sviluppo fisico. Quali lavori? Lo spiega nel dettaglio il D. Lgs. 262/2000. Dunque gli adolescenti non possono:
• essere esposti a rumori che superano gli 87 db né devono venire in contatto con sostanze tossiche, corrosive, esplosive, cancerogene, nocive o che esporrebbero loro a particolari rischi per la salute;
• lavorare nelle macellerie in cui si utilizzano arnesi taglienti e celle frigorifere;
• compiere lavori utilizzando martelli pneumatici, pistole fissachiodi, strumenti vibranti e apparecchi di sollevamento meccanici;
• devono evitare di utilizzare saldatrici
• non devono svolgere lavori sulle navi in costruzione, nelle gallerie o utilizzando forni ad elevate temperature;
• devono evitare di eseguire lavori all’interno di cantieri edili in cui si possono verificare rischi di crollo.

Per essere avviato al lavoro, dice ancora il Decreto, l’adolescente deve sottoporsi ad una visita medica preventiva e, una volta assunto, a delle visite periodiche almeno una volta all’anno.
Infine, ai minori è vietato svolgere dei lavori durante le ore notturne, più precisamente nell’arco di tempo che va dalle 22 alle 6 o dalle 23 alle 7, a meno che non si tratti di attività di carattere culturale, artistico o sportivo ed il lavoro non superi la mezzanotte.

Insomma, figlia mia: secondo me la baby sitter o la cameriera nelle pizzerie la puoi fare. Anzi, la devi fare: ho già messo in giro la voce.
Mi aspetto un abbraccio riconoscente, invece mi arriva un urlo “Cosa hai fatto!?” grida la ragazza, costernata “Così tutti sapranno che cerco un lavoro. Nessuno dei miei amici e conoscenti lavora. È così.. umiliante!”
E rimango così, sgomenta, a chiedermi dove ho sbagliato. Ora che ci penso anche Noula dovrebbe avere figli ormai adolescenti. Mi domando come se la stia cavando.

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2 thoughts on “Mia figlia non lavora (ma dovrebbe farlo)”

  1. Ho iniziato a lavorare in estate credo da quando avevo 16 anni (o forse 15, non ricordo): baby sitter a go go, ripetizioni, campi estivi coi bambini, piccoli lavoretti di trascrizione al pc.
    Ho sempre lavoricchiato così, fino alla laurea. Poi ho avuto la fortuna di lavorare davvero.
    Mio fratello ha fatto per tanti anni il garzone del macellaio nel periodo estivo.
    Non erano cose strane: lo facevamo veramente tutti noi nati negli anni Settanta.
    Coi soldi guadagnati ho fatto le mie prime vacanze da sola e poi come El Gae li ho messi via e me li sono ritrovati dopo, quando ne avevo bisogno…

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  2. Ricordo che iniziai a lavorare nel novembre del 1991, avevo ancora 17 anni. Assistente ai bagnanti in piscina. Da quell’anno, fino al 2001, anno della laurea, non ho saltato un solo mese, a parte il luglio della maturità. I miei non dovettero convincermi, furono sufficienti gli anni precedenti in cui costringevano me e mio fratello a lavorare aggratis nel laboratorio di mamma prendendoci le sgridate al posto delle dipendenti (mia madre aveva paura che dicessero in giro che era cattiva e allora sgridava noi ingiustamente sperando che il messaggio lo capissero loro). Ricordo anche che dal 1991 in poi mi comprai tutti i CD che volevo e che gran parte dei soldi guadagnati in quei dieci anni, essendo io piuttosto tirchio, li usai per comprare casa.
    Detta così sembra che sia stato bravo ma in realtà non ho mai scelto nulla. Sono stato fortunato e in quegli anni, come hai giustamente scritto, lavoravano tutti.

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