L’Ogm (mamma) e il terreno in cui si colloca

Ci fu un tempo in cui il buon MrWolf mi insegnò che gli organismi si modificano geneticamente da sempre (tanto per non sconfessarsi e ribattere razionalmente agli slogan che utilizzano le parole in maniera scomposta), che è il modo naturale di affrontare i cambiamenti dell’ecosistema in cui si collocano.
E che non sempre occorre affrontare i cambiamenti con la paura. Vi fa paura un pomodoro?

Ecco.

Da un po’ di tempo in qua cerco di farmi amico il concetto del primo contrappunto della Super. Quello che siamo un po’ mamme OGM e che dobbiamo “evitare di cercare consensi, che quello ci frega sempre a noi GMO, che non le sappiamo fare le amicone, le sentimentali e le romantiche, questo gene non si è copiato bene nella modifica.”

E dobbiamo avere paura di questa modifica?

Come tutte, mi ritrovo sul web, a scrivere, condividere, cercare perché no, delle amiche. Per un po’ ho mantenuto l'”anonimato”. Aveva il suo senso: ti senti diversa, ti senti il pomodoro rosso in mezzo a quelli verdi, ti senti fors’anche sbagliata. E anche tuo figlio, che devi – istintivamente – proteggere, gli stai affidando il Dna perché prosegua la sua strada verso il futuro, sarà sicuramente un rosso in mezzo a migliaia di verdi. Uh cielo, non facciamoci scoprire.

Poi le cose cambiano, si evolvono. Ci si parla, ci si conosce. Immancabilmente la vita “reale” (quella in mezzo ai pomodori verdi) colora la vita “virtuale”. E diventa difficile pensare che sia così male.
Si diventa più sicuri.

Forse, questa modifica genetica ha pure un suo senso.
Forse, era tempo di sgrondare via le romanticherie.
Forse.
Accade che qualche volta vedi un po’ di sollievo nei volti altrui quando lasci trasparire che non è così facile. Che ti senti diversa dalla (maledetta) mamma delle pubblicità anni ’80. Che sei diversa. Non tutti capiscono, non con tutti lasci trasparire. Però lo sguardo cambia, l’osservazione anche.

Non sono più solo le mamme oltre lo schermo a sembrarti rosse rosse come te, OGM. Ce n’è qualcuna vicino a te. Qualcuna è rossiccia. Qualcuna è verde ma solo perché si è pitturata, e basta un attimo e viene tutto via.

E inizi a pensare che non sei tu che devi difendere tuo figlio ma che forse è un dna che ha futuro, mentre altri dna saranno costretti a estinguersi in questo universo travolto dai cambiamenti.
L’orizzonte si fa sempre più ampio. E la tua paura si sente. ma anche la fiducia.

Il cambiamento ha senso e ha senso parlarne. Non importa perché o per come, ma queste mamme OGM possono decretare quale sarà il terreno che funzionerà per il futuro. Almeno quello prossimo.
L’importante è parlarne, con tranquillità.

Ed essere sincere, almeno con se stesse.

Natale è vicino e io stessa ho fatto, sto facendo, alcune scelte “di tradizione”. Confido però di non farle “perché si è sempre fatto così” o “perché ci resterebbero male” (gli altri, quelli delle generazioni passate), ma per far toccare con mano ai miei figli alcune situazioni e momenti. Senza timore che cambino il nostro essere OGM.
Mi stancherò, ci saranno strascichi del passato che mi eviterei, fosse per me, perché sono proiettata a un futuro. Ma in questo futuro si proiettano soprattutto loro (laPulce e il Pulcino). E allora ben venga abbassarsi alle radici, per poi volare via, verso l’alto.

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3 thoughts on “L’Ogm (mamma) e il terreno in cui si colloca”

  1. @Barbara: grazie, è una bella interpretazione la tua. in effetti, ogni lato luminoso per apparire ha bisogno di un lato di oscurità. ed è un bel luogo, questo, dove far trasparire la tristezza e perché no, i momenti no.
    grazie per la riflessione

    @marcello: grazie, mi inquieta un po’ apparire rassicurante, ma non credo fosse la tua intenzione :- D

    buon ogm a tutti!

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  2. Io credo che molti genitori, io per prima lo ammetto, usino il web e le amicizie virtuali soprattutto come sfogo. Quindi le mamme in internet e anche qualche papà risultano molto più stressati e insofferenti di quelli che incontri al parco o a scuola. Io stessa mi rendo conto di essere così. Ma non vedo questo fatto come un nascondersi o un fingere o un pitturarmi di verde, piuttosto sento di voler vivere le giornate “fuori” e soprattutto il tempo che passo con mia figlia al mio meglio, con felicità, con la parte migliore di me. Ma quella stanca, stressata, insofferente, ha pure bisogno di venire fuori in qualche modo, e quale mezzo migliore di una comunità virtuale dove i padroni della spalla sulla quale mi appoggio non devono neanche vedermi in faccia? non devono sentire le mie urla, non devono vedere la bava che mi esce dalla bocca qualche volta?
    Penso che in questo senso le comunità virtuali ci offrano una grande possibilità: oltre ai consigli, alla compagnia, alle riflessioni e a tutte le cose belle e costruttive che ci scambiamo, ci offre anche la possibilità di sfogo della quale i genitori del terzo millennio sembrano avere un grande bisogno. E secondo me è un loro grande merito ammetterlo, e usare questa valvola, e poter stare meglio dopo.

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