Qualche giorno fa su D di Repubblica è uscito un ennesimo articolo della solita serie “istruzioni per l’uso in negativo offerte dallA psicologA di turno” (chissà perché sempre donna), questa volta riferite ai litigi con il partner.
Il decalogo decretava addirittura le dieci frasi “killer” da NON dire MAI a LUI quando si litiga.
Degno seguito delle dieci-cose-da-non-dire per ogni occasione, di cui parlai qui, in merito a tutt’altro argomento.
L’articolo di D mi serve solo da spunto, anche perché sostenere che quelle elencate siano le “frasi che prima o poi tutte diciamo” è quanto meno svilente: non credo di averne mai neanche pensata una durante un litigio. So fare molto di peggio io! Quella è roba puerile che eviterebbe di farsi venire in mente qualsiasi dilettante della lite coniugale. Figuriamoci chi è già ben rodato.
Spendo solo due righe ancora a commento dell’articolo, che ho visto condiviso su parecchi social: come ben diceva Lorenzo Gasparrini, definire alcune frasi “killer” è estremamente pericoloso. E’ quasi un avallo del “raptus di follia”, una giustificazione della reazione violenta. Ma sulla responsabilità nell’uso delle parole ci sarebbe ben altro da dire.
Prima di tutto non credo proprio ci siano frasi “da non dire a LUI” e quelle “da non dire a LEI” e forse si potrebbe evitare di parlare di “frasi da NON dire” se si ammettesse con onestà che un litigio è l’occasione per dire tante cose.
Un’altra considerazione generale è che una coppia che litiga, spesso, se è insieme da tempo, si conosce piuttosto bene: ognuno sa perfettamente quali sono i punti deboli dell’altro, gli argomenti che più fanno male. Riuscire a non utilizzarli durante un litigio è difficile: sarebbe un litigio zen, che di per sé è un po’ contraddittorio. Quindi due partner consolidati che litigano, sanno farsi tanto male. Conoscersi reciprocamente vuol dire affidare tanto di sé all’altro, quindi lasciargli aperta la porta, nel bene e nel male.
Io mi confesso una pessima litigante. Non vado a fondo sugli argomenti che mi stanno veramente a cuore, perché tempo di esporli durante un litigio, mi faccio devastare dalla rabbia inespressa, nello stesso tempo libero rabbia ad arte, in modo che si sposti l’attenzione da ciò che non ritengo conveniente.
Che io vi offra consigli per litigare in modo “sano” è davvero incredibile! Sappiate che sono un condensato di pessimi esempi. Però sto migliorando (alla buonora, direte voi!).
C’è un consiglio che ho sempre sentito offrire dai saggi e che trovo quasi impossibile da seguire: quando si litiga, si dovrebbe restare sull’argomento. Andare sempre a rimestare in quei due tre argomenti che rappresentano i cardini del conflitto irrisolvibile con la controparte e che tutti abbiamo e che ci portiamo avanti da anni, è inutile e fuorviante. Se riuscissimo davvero a litigare sul disordine in casa, su chi deve mantenere il punto nelle regole con i figli, sul rifare o meno il bagno o su chi dei due ha avallato la trascuratezza scolastica del figlio maggiore, saremmo tutti molto più felici.
Però, qualsiasi sia il tema sul quale si scatena la lite, non farsi coinvolgere dalla slavina che si porta dietro le rivendicazioni di una vita di coppia, non è affatto semplice.
Eppure dovrebbe essere davvero una regola aurea. Perché, se ci pensate bene, il litigare in modo puntuale e preciso solo su quell’argomento, andrebbe a risolvere anche la seconda regola saggia del litigio familiare: non litigare mai davanti ai figli.
Anche in questo caso, a meno che non ci si dia un appuntamento preciso, che so, verso le 22, rimandando quindi il litigio con ordine e disciplina (!?!), rispettare quest’altra regola aurea è una pia illusione.
Dunque? Che fare?
Io credo che un litigio “preciso e puntistico”, che verta davvero solo su un argomento, che sia comprensibile e che esprima semplicemente un dissenso, un’opinione contrastante, una difficile ricerca di una soluzione condivisa, non sconvolga davvero i figli.
Certo, sarebbe meglio lasciarli fuori, non coinvolgerli neanche come spettatori, ma non sempre siamo così lucidi da rinviare, da evitare, da sviare. Se i litigi fossero così razionali, non si litigherebbe affatto!
Un litigio che non trascenda può diventare quasi un buon esempio: i conflitti ci sono, anche tra persone che si vogliono bene e questo non distrugge alcuna relazione profonda, non mina alcun rapporto. Fa solo parte della vita.
Se dunque si riesce a rimanere “sul pezzo”, se non ci si accusa, se non ci si ingiuria, se non ci si offende e non si cerca di farsi del male, i bambini potranno anche accettare un litigio dei genitori senza rimanerne spaventati.
E’ quando ci si vomita addosso ciò che a noi per primi sembra irrisolvibile, che proiettiamo questa paura inevitabilmente sui nostri figli. Quando noi stessi siamo destabilizzati dalla lite, allora diventa davvero un dovere categorico tenerli fuori. Se siamo indifesi noi, non siamo in grado di difendere loro.
Ma è sempre possibile evitare quei nodi fondamentali che ci vedono su due fronti opposti? Quelli che sono alla base della nostra incomprensione di coppia, che in anni di convivenza, di vita insieme, di crescita dei figli, non siamo riusciti a risolvere? E’ davvero possibile che una coppia riesca a litigare solo sul colore del divano nuovo o sulla destinazione per le vacanze? Suvvia, siamo sinceri!
Ecco, appunto, siamo sinceri. Siamo leali. Con la nostra controparte.
Ci sono dei momenti in cui quei nodi premono per riaffiorare e non si può fare a meno di affrontarli, anche se li abbiamo aggirati e glissati tante volte, per farli uscir fuori nel momento peggiore, più deleterio e meno costruttivo.
Quando è il momento che ci sembra inevitabile affrontare i veri motivi di conflitto, facciamolo e basta. Mettendoci in gioco. Non è più questione di litigare, è questione di superare gli ostacoli di una vita a due. E’ questione di responsabilità.
Perché la differenza tra una coppia e una coppia di genitori, è tutta là: la responsabilità. Quella che non rende tanto facile pensare che a quella persona posso girare le spalle e cercare un’altra strada, pur di non affrontare il conflitto. Quella che mi obbliga a risolvere i miei personali conflitti, per non farli ricadere sugli altri e soprattutto sui figli.
Allora quanto è banale concentrarsi sulle “frasi da non dire”. Quanto è più difficile dire quello che si sente il bisogno di dire, anche se farà male e se sarà causa di contrasto. Perché, come dicevo, tra due persone che si conoscono bene, farsi male reciprocamente, centrando i punti deboli dell’altro è molto facile. Riuscire a non farlo e a mettere a nudo con onestà i propri punti deboli, riuscire a chiedere, magari a pretendere, quello sì, è davvero difficile.
A volte, difendere i bambini da un nostro litigio, non vuol dire solo evitare che sentano, ma piuttosto prendersi la responsabilità di quel litigio e fare in modo che serva, a noi genitori, per crescere e non per distruggerci.
(foto credits: mzatcha su Morguefile)
Focus e il portale nostrofiglio.it hanno deciso di intervistare, attraverso questo sondaggio online,
assolutamente anonimo, uomini e donne italiani sul tema “Padri”: possono rispondere anche le mamme!
http://www.focus.it/padri/
@Serena tranquilla, non chiedo il permesso. Le dico a posteriori che non si può essere sempre d’accordo, e specialmente sulle decisioni importanti è bene parlare e casomai discutere prima di fare una cavolata. Le faccio degli esempi in cui uno di noi due ha preso una bella cantonata e meno male che c’era l’altro a far riflettere… Insomma cerco di far passare il lavoro di squadra…
grazie del consiglio, ma quello spazio è per chi sbrocca con i figli (non che non accada, of course), ma nello specifico mi servirebbe uno spazio “mogli/compagne/fidanzate sbroccano” 😉
un’altra “interpretazione”….
http://fuorilogo.wordpress.com/2014/03/12/10-frasi-killer-da-non-dire-quando-litighi-con-lei-per-lesbiche-che-hanno-deciso-di-dire-no-allaggressivita-ma-si-alla-gastrite/
I miei genitori non litigavano MAI. Cioè, non davanti a noi. Poi una sera, ero piccolina ma non ricordo quanto, mi sono svegliata e mi sono alzata e loro stavano litigando mentre noi dormivamo. Non so dire se fosse un litigio banale o tremendo, so solo dire che a me sembrò la fine del mondo e così ancora lo ricordo. A volte a noi scappa di litigare davanti alla figlia, io cerco di evitare ma scattano dei meccanismi personale per cui ci provochiamo e ci rispondiamo e si finisce ad alzare la voce. Io in questi casi mi sento sempre un verme, mio marito pare (sottolineo: a me pare) considerarla una cosa normalissima. Ma la sua è una famiglia molto diversa dalla mia, forse conta anche questo. In ogni caso ho spiegato a TopaGigia che capita di discutere, anche pesantemente, e che non vorrà mica che lasci fare al papà che non le vuole far fare il bagno al lago a marzo stando zitta e buona, o no? Comunque lei ne soffre, si vede, e io vorrei tanto evitare…
@Barbara forse ho capito male il tuo commento, quindi prendi con le pinze quello che scrivo qui: occhio a non chiedere a tua figlia l’autorizzazione a litigare con il padre. Tu e tuo marito litigate, tanto o poco che sia (spero non troppo spesso), e mi sembra giusto anche quello che dici sull’importanza di far vedere ai figli che ci sono dei momento di discordia tra i genitori, ma fate attenzione a non chiederle di fare da arbitro, né sul merito del litigio né sulla necessità di litigare. Sarebbe un peso troppo grande per lei da sostenere. Magari puoi spiegarle che a volte tu e papà non andate d’accordo su qualcosa e che avete bisogno di parlarne per chiarirvi e può succedere che perdiate la pazienza l’uno con l’altro e che magari litigate così come lei a volte litiga con qualche amichetta/o?
questo post capita proprio a fagiuolo e avrà sicuramente un potere terapeutico e catartico scirvere la mia opinione, dato che sono nel bel mezzo di un litigio e mi serve sfogarmi.
LA premessa è che noi non litighiamo, IO litigo, noi non ci incazziamo, IO mi incazzo, noi non urliamo e teniamo il muso, ma IO urlo e tengo il muso e soprattutto noi non sbattiamo (metaforicamente) la porta e ce ne andiamo dopo aver urlato, ma IO si’…ecco faccio tutte queste cose e soprattutto quando poi me ne vado, esausta da una conversazione/litigio a senso unico mi aspetto di essere seguita con parole rassicuranti, che mi si dica “dai calmati, parliamone”, ancor aci spero nonostante non sia mai successo in 18 anni, anche se ci scommetto lui sarebbe pronto a giurare il contratio. In ogni caso il più delle volte mi rendo conto che la rabbia mi sale proprio perchè dall’altra parte vedo pace e serenità che mi manda ancora di più in bestia, so che dovrei seguire il suo esempio, ma l’input che ne ricevo è banalmente “quello di cui ti stai lamentando non lo considero affatto un problema”…e mi monta una rabbia, poi ci si aggiunge fattore “figlia nei paraggi, lasciamo perdere ne parliamo dopo”, ma questo dopo non arriva mai e cominciano i mie due giorni di muso…..
a tutto questo essere cauti io mi sono dovuta attrezzare negli anni, sennó veramente il fegato scoppia ed ecco che scatta la mail/lettera, proprio cosi’, quando realizzo per la milionesima volta che se aspetto che lui riapra la discussione sto fresca allor agli mando una mail in cui gli esprimo punto per punto cosa mi ha fatto incazzare…almeno mi libero ed è quello che stavo per fare questa mattina se non avessi letto e risposto a questo post, a volte funziona a volte no, ma nel turbinio degli eventi che ci sommergono ogni giorno prendersi quei 20 minutio alla fine mi rendo conto che servono più a me che a noi, mi aiuta a focalizzare i punti importanti, cosa ho sbagliato io e cosa ha sbagliato lui e …che dobbiamo fare? tiriamo a campare e facciamo i conti con noi stessi, i nostri difetti e con quelle della persona che ci siamo scelti 😉
@Miranda l’email liberatoria è mitica però! Eventualmente ti consiglio un giro su genitorisbroccano 😉
A parte gli scherzi ognuno ha il suo stile di litigata, qualcuno sbotta tutto e subito, qualcuno ha bisogno di un po’ di tempo per sfiatare la rabbia. Una discussione più pacata a distanza può aiutare a mettere in chiaro quali sono gli aspetti importanti che vale la pena discutere sul serio.
Noi litighiamo pochissimo e la trovo una cosa devastante. Da un lato proprio non ci riusciamo, per il semplice motivo che fin dall’ inizio avevamo chiarissimo che siamo due persone completamente opposte per certi versi, e con obiettivi praticamente identici nella vita. Inoltre venendo da due lingue e culture diverse un dato di fatto assodato era che avremmo comunque avuto più fraintendimenti che comunicazioni portate a buon fine, se partivamo dall’ assunto di non spiegarci nei dettagli fino allo sfinimento. E nessuno di noi due è il tipo da sbattere i pungi sul tavolo. Quello che ci frega è il concetto di litigio: io spesso e volentieri per impazienza sbotto perché so che se me la tengo è peggio, ma mio marito spesso la vive male questa cosa perché pensa che sia davvero arrabbiata.
L’ altro fattore sono i figli, che non essendo abituati a vederci litigare anche a uno scambio di pareri vivaci, magari del tipo in cui sappiamo di essere già d’ accordo ma per sicurezza mettiamo i puntini sulle i, basta che io alzi un pelo la voce che subito si stressano e ci ingiungono di smettere di litigare. E mi verrà l’ ulcera se devo ingoiare tutto e fare respisrazione consapevole ogni volta.
Insomma, io uno di quei beli litigi teatrali con lanci di stoviglie che non ti piacciono contro il muro e i parenti che tentano di separarvi me lo sogno la notte, ma non mi capiterà mai purtroppo. Mi sa che mi toccherà inscenarlo, almeno mi tolgo la soddisfazione.
La frase di chiusura da sola vale tutto l’articolo sulle “frasi da NON dire”.
Grazie. da condividere assolutamente!