Involuzione dei bambini in età prescolare in GB

Questo è il post che ci ha ispirato il tema del mese di maggio. Ce lo ha regalato Alessandra Libutti, scrittrice (è appena uscita la nuova edizione del suo “Thomas Jay“, che considero un romanzo imperdibile), insegnante nella scuola elementare inglese e anche blogger sotto le mentite spoglie di Raperonzolo. Con l’esperienza dell’insegnamento nel Regno Unito, il blog di Alessandra ha preso strade nuove, passando spesso dalle cronache familiari a quelle scolastiche e viceversa. Il suo è l’occhio di chi osserva e coglie sfumature. Ma quello di cui ci parla qui è un fenomeno macroscopico e inquietante: quello per cui si abdica del tutto al compito di cura e di educazione.

Il mestiere dei genitori non ha una ricetta precisa, ognuno lo fa secondo la propria personalità, quella dei figli e delle situazioni della vita. Esistono tante sfumature per quanti sono i genitori.
Che succede però quando in un Paese queste varianti cominciano a definire una direzione precisa, un trend negativo che piomba come un macigno sulle strutture scolastiche? Che succede quando troppi genitori misinterpretano questo ruolo? Perché è soprattutto da loro (o dalle persone o strutture che scelgono per accudire i figli) che dipende il grado sviluppo dei bambini di età prescolare.

Un recente studio condotto da Sir Michael Marmot (direttore del University College London Institute of Health Equity) ha dimostrato che, in Gran Bretagna, il 41% dei bambini di cinque anni arriva a scuola con un livello di sviluppo inadeguato. Una regressione rispetto al passato.
Dallo studio è evidente che il problema ha basi sociali e dipende dal diverso approccio dei genitori di diversa estrazione. Se un tempo il divario poteva essere ristretto al sistema scolastico britannico: scuola statale per le lower and middle classes e public schools per le upper, adesso il divario nasce prima dell’ingresso a scuola.
Vengono indicati come mile stones una serie di abilità e conoscenze che il bambino deve acquisire entro una certa età. I miles stones vengono solitamente raggiunti dai bambini in modo naturale, a condizione però che il contesto gli consenta uno sviluppo adeguato (ascoltare gli adulti che parlano, interagire con loro, ascoltare storie, essere introdotti al gioco, a routine precise e venire istruiti su cosa è giusto e cosa è sbagliato). Purtroppo le statistiche dimostrano che quasi la metà dei genitori in Gran Bretagna falliscono nell’offrire il giusto contesto.

Era un problema che il governo Blair aveva affrontato, lanciando nel 1998 il programma Sure Start, una piattaforma di strutture d’incontro, mediazione, educazione e servizi destinati ai bambini in età prescolare, consapevole che si trattava di educare i genitori delle lower classes offrendogli strutture e soprattutto educandoli alla genitorialità. Ma all’indomani dell’elezione, David Cameron ha drasticamente ridotto i fondi di Sure Start, suggerendo piuttosto, come ricetta la reintroduzione della disciplina fisica nelle scuole.

Quello del bambino è un percorso di apprendimento graduale che comincia già nell’utero materno, e quando i genitori, vuoi per incompetenza, vuoi per disinteresse o semplicemente perché credono che le cose avverranno in modo naturale, non si preoccupano di trasmettere, fosse anche attraverso semplicemente il dialogo, alcune cognizioni fondamentali, il danno colpisce direttamente la società e le sue strutture.
Quando nel febbraio scorso, The Mail pubblicava il terrificante resoconto di una maestra: Indossano pannolini, bevono coca cola dal biberon e non sanno come aprire un libro, l’articolo, piuttosto che suscitare scalpore, confermava quello che era davanti agli occhi di tutti gli addetti ai lavori. Faceva il punto sul degrado tangibile della prima infanzia e il fallimento di molti genitori nel loro ruolo di educatori.
Dice la maestra: “…Insegnamo ai bambini di quattro e cinque anni attraverso il gioco, ma la triste verità è che molti di loro non sanno giocare. …Ogni estate, visito le case dei 30 bambini che cominceranno nella mia classe. In circa due terzi di quelle case, vedo tutti gli ultimi gadget in mostra, tra cui televisori al plasma, giochi console e computer ultimo modello. Quello che non vedo sono giocattoli o libri. …Tommy, cinque anni, un mago del computer. Sapeva manipolare un mouse con facilità ed aprire programmi, ma non aveva idea di come aprire un libro. Quando mi sono seduta e ho cercato di leggere con lui, cercava di aprirlo dal dorso. Non aveva idea di come tenere una matita e quando gli ho chiesto con che lettera iniziava la parola ‘rosso’, è emerso che non sapeva cos’era. Non conosceva il nome dei colori. Purtroppo, Tommy non è il solo. Molti dei piccoli a cui insegno non conoscono i concetti più fondamentali. Volevo fare un progetto sulle stagioni, ma la maggior parte della classe non sapeva cos’erano o che nome avessero.

Prima di quest’articolo, ero convinta si trattasse di un fatto circoscritto alla nostra scuola. Se ogni anno i bambini che entravano alla Nursery Class erano più difficili di quelli dell’anno precedente, poteva significare che l’area stesse cambiando base sociale, attirando famiglie provenienti da un contesto meno privilegiato. Ma confrontandomi con colleghe di altre zone mi sono resa conto che il problema è su larga scala. Chiesi a una mia amica che insegna a Silverstone se anche da loro ci fosse un segnale di regressione nello sviluppo dei bambini, lei mi rispose laconicamente “Ormai da noi arrivano pochissimi bambini, il resto sono piccoli animali.” Il termine può sembrare estremo, ma va inteso come lo intendeva Voltaire: bambini privi di quello che potremmo chiamare il lume della ragione, primo tra tutti il linguaggio come facoltà comunicativa e razionale.
Da alcuni anni a questa parte sono sempre di più i bambini che, senza avere alcun problema specifico, a quattro anni non sanno ancora parlare, o comunque non usano la parola per comunicare, piuttosto strillano, mordono e lanciano oggetti. Dopo un anno, quando cominciano le elementari, sono solo un poco più avanti.
…Potrebbe sembrare assurdo, ma molti genitori a fatica parlano ai figli, figuriamoci educarli. Una collega mi ha detto che i bambini della sua classe, di cinque anni, non sono in grado di parlare in frasi compiute. ‘Dare matita,’ dicono. Imputo il fatto che i genitori preferiscono piazzarli davanti alla TV invece di interagire con loro. Ho persino dovuto rinunciare ad attività come la pittura, perché molti dei bambini della mia classe non sanno tenere un pennello. Non lo hanno mai fatto in casa, e hanno una capacità di concentrazione così scarsa che dopo la prima pennellata, lasciano tutto e si mettono a correre per la classe“.

Mentre è chiaro che il trend negativo riguarda prevalentemente i ceti più bassi, si sta assistendo ad un graduale ampliamento di questa fascia, si sta infatti allargando la fetta di popolazione che ne rappresenta il livello culturalmente più basso. Una spaccatura che non è strettamente economica, ma più propriamente culturale. La spaccatura tra il genitore ben educato o comunque coscienzioso e il resto.
…Sono convinta che molte mamme e papà non hanno alcuna cognizione delle proprie responsabilità.

Il sogno di Blair era quello di incrementare il numero di laureati provenienti dalle classi meno agiate, ma malgrado i tentativi si è verificata una tendenza opposta, destinata ad aggravarsi ulteriormente dopo la decisione di Cameron di innalzare le rette universitarie da 3.000 a 9.000 Sterline l’anno.
Ma il problema nasce nella prima infanzia. La cultura del Grande Fratello, delle Soap e dei Talk Show e dei social network ha portato coloro che un tempo “miravano in alto” attraverso l’educazione dei figli, a rinchiudersi in un ghetto di banalità anestetizzanti, egocentriche e fatue, dove il concetto di responsabilità è alieno quanto quello di educazione e dove i figli sono per lo più lasciati in balia di loro stessi.
…Adoro i piccoli della mia classe, e mi intristisce a fa arrabbiare quando alcuni di loro arrivano a scuola d’inverno senza calzini. E parliamoci chiaro: questa non è povertà. I genitori stanno semplicemente omettendo di prendersi cura di loro.

In tutto questo, la scuola rappresenta l’unico baluardo. A lei il compito di colmare il divario. Ma questo talvolta è già così ampio a cinque anni che pur riducendosi purtroppo non lo si elimina. Non si possono insegnare le addizioni ad un bambino che non capisce cosa siano i numeri, né si può insegnare a scrivere a un bambino che a malapena sa parlare. Bisogna fare un passo indietro. In prima elementare, spesso metà della classe deve colmare lacune della prima infanzia. Le maestre sono costrette a intervenire in modo diversificato e a svolgere il programma, pur sapendo che per metà della classe risulta incomprensibile e spesso svolgendo il tutto con enormi problemi disciplinari, perché ai bambini non è mai stata data alcuna regola.
…Alcune mamme e papà pensano che il loro compito sia quello di dare ai propri figli ciò che vogliono, e il resto – maniere, disciplina e limiti – è compito degli insegnanti. Ma la gioia dell’infanzia non è avere campo libero per fare ciò che si vuole purché non intralci i genitori.

E’ qualcosa di difficile comprensione per quei genitori che, pur nelle proprie imperfezioni, si dedicano anima e corpo ai figli. Il pensiero che tutti facciano lo stesso: le persone normali. Ma la normalità purtroppo è un dato di percentuali. Nel tempo normale può diventare l’incuria.
E’ una realtà su cui è necessario aprire gli occhi e un monito per gli altri Paesi, perché questo potrebbe non essere un fenomeno proprio della Gran Bretagna, che forse è in questo semplicemente in anticipo rispetto agli altri.

Articoli di riferimento:
http://www.dailymail.co.uk/news/article-2101292/They-wear-nappies-drink-cola–dont-know-open-book-One-teachers-terrifying-insight-5-year-olds-failed-parents.html

http://www.bbc.co.uk/news/health-12423543

http://www.dailymail.co.uk/debate/article-2101504/Mothers-teach-basic-life-skills-failing-just-children-elses-too.html

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66 thoughts on “Involuzione dei bambini in età prescolare in GB”

  1. @Robin, e’ ovvio che dipende dai genitori, non tutti i genitori disagiati mettono la cocacola nel biberon, anzi molti, come in classe dei miei figli, si sbattono alquanto per portarli avanti al meglio. La cosa positiva e’ che ci sono talmente tante iniziative e con finanziamenti se non puoi investire di tasca tua, se uno vuole, puo’ attingere a piene mani. Non e’ questione di ceto sociale ma di mentalita’. Solo che anche la decisione di approfittare di certe cose e’ una decisione lasciata al genitore, e non credo, sinceramente, che si possa evitare una cosa del genere: la societa’/lo stato puo’ cercare di educare, puo’ incentivare, puo’ investire, ma non puo’ imporre un comportamento, non credo nello stato paternalistico.

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  2. @close non sono certa di capire che intendi con porre il sistema solo a livello scolastico. Di solito questi studi portano ad investimenti in generale, sempre se i cameron di turno permettono ovviamente. Cioe’ il motivo per cui questi studi sono commissionati di solito e’ proprio per cercare di capire che si puo’ fare: esiste un problema (ad esempio, la mancata “literacy” dei bambini ad anni X), lo studio rivela le possibili cause, un comitato governativo cerca di capire che fare. Cioe’ e’ raro che siano solo studi accademici. Ci sono coinvolta personalmente, ho appena cominciato un studio di fattibilita’ per un piccolo intervento su asili nido, che (incrociamo le dita) dovrebbe, se ha successo, vedere anche finanziamenti governativi arrivare. Per dire.

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  3. Ma secondo voi, quando per motivi x y la famiglia non è sufficiente, non bisognerebbe rafforzare il sistema scolastico? Inutile dire che sarebbe preferibile il bambino non non venisse parcheggiato al nido 8 ore al giorno tutti i giorni , sul presupposto che stia meglio coi genitori, i quali si dovrebbero impegnare a crescerlo, se questi poi non sanno neppure da che parte cominciare…Molti bambini in condizioni familiari disagiate trarrebbero, invece, gran vantaggio da un rafforzamento e un miglioramento della qualità delle strutture pubbliche, che infatti nascono proprio per eliminare le disparità cultural- socio economiche di partenza.
    Qui si parla si situazioni gravi di ritardo nello sviluppo, dovuto a trascuratezza parentale e non più semplicemente di un sistema educativo troppo libertario che rende i nostri figli indisciplinati. Attenzione a non confondere le due cose. Un bambino può essere esageratamente “dinamico”, diciamo così e far fatica a rimanere fermo sul banco, ma essere educato e avere per contro delle capacità intellettuali normalmente e sufficientemente sviluppate per la sua età. Credo che in questa bellissima discussione si tenda a confondere un po’ le due cose.

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  4. Io, per la mia esperienza, non vedo (in Italia) una differenziazione in base alle classi sociali. Ci sono genitori che seguono i loro figli e chi invece li lascia crescere come le piante o che rifiuta qualsiasi tipo di opposizione ai desideri dei figli… e potrei fare tanti esempi!

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  5. Andrea
    non so da quanto vivi in GB, comunque le tabelle di sviluppo psicomotorio e linguistico del libretto che ho ricevuto palesemente NON INDICANO LA MEDIA, bensì il margine temporale trascorso il quale bisogna cominciare a preoccuparsi: ricordo per esempio l’indicatore “sta seduto da solo” messo a 9 mesi di vita. Mediamente i neonati iniziano prima, ma se a 9 mesi non lo fanno, c’è un problema. Quindi escluderei senz’altro la scusa delle “mamme ansiose”, dato che il problema pare proprio la troppa sicurezza data dal fatto nel vedere che comunque tuo figlio cresce lo stesso anche se magari non parla. Forse un controllo sanitario top-down potrebbe sensibilizzare le truppe di genitori disinformati su questa tematica. Ti confesso inoltre, molto francamente, che il discorso dello spreco economico riguardo le problematiche sociali mi lascia molto fredda.

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  6. @supermamma
    di storia ne ho una migliore io… proprio di recente in Italia mi è capitato di parlare con un genitore rappresentate di classe che si è trovato a doversi districare da una situazione difficile: alcuni alunni di una scuola, dove va anche il figlio, sono stati sorpresi a scrivere cose molto ingiuriose (ti lascio immaginare) sui professori su FB. Alcuni genitori, invece di prendere i figli e mazzolarli finché non chiedono pietà, li difendevano a spada tratta dicendo che tanto non gli potevano far niente in quanto minori. Sembra che questi genitori non si rendessero conto che se la storia fosse andata in mano a un giornalista con pochi scrupoli e fosse arrivata ai giornali, la vita di questi insegnanti sarebbe stata rovinata.
    Che cosa possono aver imparato questi figli dai propri genitori?
    A quanto ho capito, le famiglie in questione appartengono alle classi medie e i bambini sono anche quelli che prendono bei voti.
    Comunque alla fine la scuola li ha sospesi in blocco.

    Sui calzini non mi formalizzerei molto. Non dimentichiamo che quando ero piccolo tutti i bambini andavano in giro con i pantaloni corti 365 giorni l’anno e indipendentemente dal tempo. Inoltre cose come i calzini (o, altro esempio, uscire con i capelli bagnati) sono cose spesso più culturali che altro.

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  7. @close the door, concordo!
    @andrea sono italianissima e ti dirò di più anche del sud, dove é così importante la famiglia, infatti non ho mai visto bambini senza calzini per carità, ma un aumento vertiginoso della scostumatezza, quella sì, sia nei genitori che nei bambini. Ai miei tempi e non sono vecchissima 😉 ho 35 anni se parlava un’insegnante si dava per scontato (anche a torto) che erano gli alunni ad aver sbagliato. Oggi é vero il contrario si difendono i figli a spada tratta, e se loro hanno sbagliato non é certo educativo che possano pensare di poter sempre farla franca.
    Ti faccio un altro esempio stupido: i miei figli fanno la fine per andare sui gonfiabili? bambini più grandi li superano, le mamme lo vedono ma fanno finta di niente, mi dispiace questo non é educare, che adulti diventeranno?

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  8. @supermamma, ma tu sei It o GB?
    Comunque, no, se i genitori si menttono a minare l’autorità degli insegnanti davanti ai figli, non si arriverà mai da nessuna parte.

    @CloseTheDoor (e altri) devo ammettere che il libretto del bambino l’ho aperto più o meno mezza volta… Beh, a dire il vero l’ho aperto di più con figlia 1, presumo per la novità. Comunque so che per quanto riguarda il linguaggio essendo i miei figli bilingui, le stesse tabelle sono “not applicable”.
    Comunque non credo che questi problemi si risolvano con i controlli pediatrici obbligatori. Guarda l’Italia… che facciamo eliminiamo (FORSE) un problema creando al suo posto una generazione di madri ansiose? Non credo… Tra l’altro i controlli pediatrici come li fanno in Italia trovo che siano un enorme spreco di rsorse che potrebbero essere impiegate molto meglio. Dopo tutto, mica ci vuole un laureato per pesare mio figlio e dirmi che sta bene. Tanto non è che, a quanto leggo, i pediatri sappiano leggere le curve di crescita…
    Inoltre l’approccio top-down non fa altro che esacerbare il problema.

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  9. @ Cinzia
    Le classi di genitorialità sapevo che le facevano negli USA per scoraggiare le gravidanze nelle giovanissime, danno loro un bambolotto con una sveglia incorporata che a intervalli assolutamente irregolari chiede pappa, cambio pannolino ecc.

    @ Supermambanana
    Vada per il campanilismo 🙂 ma sul serio non capisco come si possa porre il problema solo a livello scolastico.

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  10. Supermamma
    ti leggo e mi viene in mente una mia amica maestra elementare, che ha preso ad affezionarsi ai bambini figli di immigrati perché sono educati al rispetto degli insegnanti e non deve fare mille salti mortali per imporre un minimo di disciplina. Ma il trend è uguale da noi, genitori che chiamano “cialtroncelle” le maestre elementari in presenza dei figli (un mio collega alle figlie di 8 e 6 anni, non sapevo più che faccia fare). Insomma rompendo il patto educativo fra genitori ed insegnanti, ne vedremo delle belle…

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  11. @Close the door: mi sembra che il libretto di cui parli arrivi fino all’età di 14 anni, anche se è molto più dettagliato per i primi anni di vita, fino al 3° anno mi sembra.
    Dubito che i controlli pediatrici gratuiti potrebbero “smuovere” psicologicamente questi genitori i cui bambini “…arrivano a scuola d’inverno senza calzini. E parliamoci chiaro: questa non è povertà. I genitori stanno semplicemente omettendo di prendersi cura di loro” o ancora “indossano pannolini, bevono coca cola dal biberon e non sanno come aprire un libro”
    Non sanno fare i genitori…sono ancora figli loro? non sono cresciuti?

    E’ negli Usa o in Gran Bretagna dove si fanno le classi di genitorialità con le bimbette di 10 anni, ciascuna con un bambolotto, e viene insegnato loro che bisogna cambiarlo, nutrirlo, coccolarlo?

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  12. i controlli pediatrici ci sono, non sono obbligatori, ma l’obbligatorieta’ cozza con lo spirito della nazione comunque 🙂 e ci sono anche molte iniziative – potrei spezzare una lancia e dire che comunque stiamo parlando di situazioni disagiate, e che comunque i bambini che provengono da famiglie meno svantaggiate sono invece molto seguiti e mediamente aprono molti piu’ libri dei loro coetanei italiani? mi perdonate se sono un attimo campanilistica? 🙂

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  13. sono assolutamente d’accordo con te proprio pochi giorni fà sono andata alla riunione di classe dei Child. Premetto che facciamo tutti parte della classe media, quindi non ci sono problemi di povertà e siamo tutte mamme laureate o almeno diplomate, quindi nemmeno problemi d’ignoranza. Nella classe dei piccoli (Second ha 4 anni) le maestre ci hanno fatto un cazziatone(passatemi il termine)collettivo di mezz’ora. I bambini non ascoltano, sono maleducati, vogliono tutto subito, danno le botte, non capiscono cosa vuol dire no, non parlano bene … e via così. Mi sono spaventata, al colloquio individuale ho chiesto delucidazioni, ma le maestre mi hanno detto che non comprendeva mio figlio, che si vede la differenza tra i bambini che a scuola hanno delle regole e altri che non le hanno.
    Classe di First second cazziatone! (ripassatemi il termine) i bambini 5 e 6 anni non conoscono le stagioni, i numeri, i giorni della settimana. Non ascoltano e non riescono a stare fermi 5 minuti, con queste premesse come affronteranno la prima? Questa volta ero sicura che non ce l’avessero con me, perché veramente First é un bambino modello, non sembra nemmeno mio figlio 😉
    Infatti le maestre mi hanno confermato che non ci sono problemi anzi che probabilmente verrà penalizzato in prima elementare da questi bambini cosiddetti “disturbatori”.
    quando eravamo piccoli noi anche c’erano bambini difficili ma non erano la maggioranza! io credo che la colpa, almeno parlo della mia realtà é che si viziano troppo i figli, non si dice mai un NO, si compra e si dà tutto quello che desiderano, non ci sono regole o un progetto educativo, mi dispiace ma non si possono crescere i figli come le piante.
    Se ai nostri genitori un’insegnante avesse detto quello che hanno detto a me sarebbero sprofondati dalla vergogna e dall’umiliazione e noi saremmo stati in punizione fino alla notte dei tempi, invece adesso che fanno le mamme? Si mettono fuori al cortile della scuola parlando male delle maestre che a loro dire: “non capiscono niente!”
    davanti ai bambini, come potranno loro avere rispetto se non gli viene insegnato, né con i comportamenti né con le parole!

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  14. Andrea scusami hai postato il messaggio mentre scrivevo io! Ok mi hai risposto riguardo al parere del singolo pediatra, mi rimane la domanda sul curioso silenzio della categoria dei pediatri a livello nazionale. Ai miei occhi sembra che la situazione di queste famiglie britanniche cominci a somigliare un po’ troppo a quella delle famiglie disagiate USA, con le conseguenze che conosciamo più o meno tutti.

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