L’inserimento alla materna e il lavoro delle mamme

L’inserimento al nido o alla scuola di infanzia può durare anche molto tempo. Quali sono i motivi di questa prassi, e quali sono le conseguenze per le madri che lavorano?

Vi siete mai chiesti per quale motivo il periodo di inserimento al nido o alla materna sembra dover durare in eterno? Si parla di 2 o 3 settimane, e in alcuni casi ho sentito parlare persino di 5 settimane. E le mamme come fanno con il lavoro? Ecco vedo che siete saltati sulla sedia perché è evidente che il lavoro della madre deve assolutamente passare in secondo piano rispetto al benessere del bambino. (O forse siete saltati sulla sedia perché da voi l’inserimento lo ha fatto il padre? In tal caso “Chapeau!”)

Le teorie dell’attaccamento materno di John Bowlby

Per capire per quale motivo la maggior parte delle scuole d’infanzia sceglie un periodo di inserimento così lungo bisogna risalire alle teorie dell’attaccamento, di cui John Bowlby è considerato il padre. Questa teoria studia le varie fasi che caratterizzano la relazione tra madre e figlio nei primi anni di vita e come la qualità dell’attaccamento stabilito con la madre condizioni la capacità di relazione con gli altri e con il mondo esterno persino nella vita adulta. Volendo riassumere al massimo i concetti, possiamo dire che dalla simbiosi iniziale dei primissimi mesi in cui in realtà la madre, o la persona che si prende cura del neonato, è ancora perfettamente sostituibile, si arriva alla fase intorno agli 8-9 mesi in cui il legame con il caregiver diventa più speciale, e il bambino inizia a differenziare il suo comportamento con le persone con cui viene in contatto. Man mano che il bambino cresce riesce ad acquisire crescente autonomia a patto di avere instaurato un legame sicuro con il caregiver principale. Il concetto è quello di avere una base sicura a cui far ritorno, che gli garantisca la stabilità emotiva di sopportare un temporaneo allontanamento. Un attaccamento sicuro si crea quando la madre, o il caregiver, risponde immediatamente ai bisogni del bambino offrendogli tutte le cure pratiche e affettive e la vicinanza fisica di cui ha bisogno. Nella vita di un bambino si creano anche delle figure di riferimento secondarie che svolgono una funzione rassicurante in assenza della madre (o del caregiver principale). Il rapporto con le figure secondarie è tanto migliore tanto più sicuro è l’attaccamento con il caregiver principale.

Questo è un riassunto banalizzato della teoria dell’attaccamento, e spero di non aver semplificato troppo il concetto, ma mi premeva introdurlo per spiegare il motivo dei metodi normalmente scelti per l’inserimento nelle scuole. Il tempo dell’inserimento è in teoria quello necessario al bambino per crearsi delle relazioni con i caregiver secondari, che andranno a sostituirsi alla figura di riferimento principale durante la permanenza al nido o alla scuola. Ovviamente il tempo dipende dall’età del bambino, ma non solo.

Quando possiamo affermare che l’inserimento è avvenuto con successo? Per quanto tutti noi vorremmo lasciare il bambino all’asilo felice e sorridente, questo non è detto che avvenga, almeno non sin dal primo giorno. Il momento del distacco dalla mamma può prevedere comunque un certo numero di lacrime versate, il che è semplicemente il segnale di una salda relazione con il caregiver principale, e della naturale tristezza nel lasciarlo. L’inserimento è ben riuscito se l’educatrice, ovvero il caregiver secondario, è in grado di consolare il bambino in un tempo ragionevole.

Come facilitare l’inserimento nel nuovo ambiente?

Vediamo quindi quali sono le condizioni che favoriscono l’inserimento, ricordandoci che lo scopo è di far avere al bambino la possibilità di conoscere il nuovo ambiente e le persone che si prenderanno cura di lui/lei in assenza della madre. Il bambino dovrebbe imparare a sentire quell’ambiente come accogliente, sereno, tranquillo. Perché questo avvenga ci sono alcune condizioni importanti:

  • l’ambiente deve essere accogliente e a misura di bambino
  • l’educatrice deve accogliere il bambino cercando di stabilire un contatto con lui, ad esempio abbassandosi al suo livello quando gli parla, guardandolo negli occhi, mostrandosi disponibile sin dall’inizio
  • la mamma (o chi per lei) deve riuscire a trasmettere al bambino il messaggio che lo sta lasciando nelle mani di qualcuno di cui lei per prima si fida ciecamente.
    Se la mamma lascia il figlio li con la morte in petto, allora ci sono ottime probabilità che il bambino non si sentirà a suo agio, perché per quanto si tenti di far finta di nulla i bambini sanno leggerci dentro.

E’ davvero necessario così tanto tempo?

Il fattore tempo è ovviamente importantissimo, ma non è necessariamente lungo.
Prima di tutto perché la componente di temperamento del bambino, e le sue abitudini prima di entrare nel mondo scolastico hanno un ruolo determinante. Ci sono bambini (ed adulti) empatici, aperti e solari che riescono ad entrare in sintonia immediata con chi gli sta di fronte, e altri chiusi e sospettosi che prima di parlare con un estraneo ci mettono 3 mesi di frequentazione quotidiana (ogni riferimento a persone o bambini di mia conoscenza non è casuale 😉 ).

Lo stesso Bowbly probabilmente direbbe che il periodo necessario affinché un bambino entri in relazione sicura con il nuovo ambiente e il personale è assolutamente individuale. Quindi a rigore l’inserimento andrebbe fatto personalizzato a seconda della reazione del bambino in questione.
Non solo, l’inserimento da stillicidio, di un’ora il primo giorno, con aumento gradualissimo fino a 5 (cinque!!!!) settimane, per alcuni bambini potrebbe essere persino controproducente. Ad esempio per un bambino che odia i cambiamenti, il tempo necessario a familiarizzare con un nuovo ambiente è più lungo che nei bambini pronti ad saltare con entusiasmo nelle nuove situazioni. In pratica il primo giorno in un’ora ha appena deciso di spostarsi dalle ginocchia della madre che –zach– è ora di andare via. E il giorno seguente dovrà iniziare tutto da capo. Per un bambino di questo tipo un sistema che gli permetta di esplorare il nuovo mondo in sicurezza (ossia con la mamma o il papà vicini) per un periodo più lungo è la cosa migliore.
Allora mi chiedo perché si continua ad applicare ciecamente e pedissequamente una tecnica che non è detto sia la migliore per tutti e che crea dei danni economici pazzeschi, genera stress nelle famiglie, e potrebbe farlo persino nel bambino che tanto si vuole mettere a suo agio?

Un problema sociale di dimensioni enormi

E’ da una settimana a questa parte che non faccio che leggere commenti acidissimi sul web e su facebook per periodo di inserimento apparentemente infinito alla scuola materna o al nido. I tempi variano dalle 2 settimane fino anche a 5 settimane prima di arrivare a regime con l’orario completo. E devo dire che non posso fare a meno di simpatizzare con chi è arrabbiato per dover subire questa tortura, soprattutto dopo avere sperimentato il mitico inserimento in 3 giorni in un asilo svedese l’anno scorso con Pollicino.

La situazione ha raggiunto livelli al limite del paradosso. Ci sono mamme lavoratrici con bambini abituati a passare da una baby sitter ad un’altra, che subiscono un inserimento graduale lentissimo, quando molto probabilmente potrebbero sostenere direttamente l’orario pieno o quasi nell’arco di pochissimi giorni. Ci sono mamme che perdono il lavoro, magari in nero, perché sono costrette a prendersi settimane per inserire un bambino al nido, che poi si troverà ben inserito senza traumi, ma con una madre disoccupata. Ovviamente il tutto dipende molto dal tipo di lavoro che si ha, e da quanto è difficile prendersi qualche settimana di ferie in più, ma per la maggior parte dei lavoratori dipendenti questo è un problema, e anche per la maggior parte dei lavoratori in proprio questo è un problema perché potrebbe fargli perdere clienti. Eppure è chiaro che non dovrebbe essere il bambino a pagare le conseguenze di questa disorganizzazione sociale.

E se invece si scoprisse che un inserimento personalizzato è la soluzione migliore proprio per il bambino? Se il genitore potesse spiegare le abitudini del figlio al personale scolastico e decidere insieme una strategia che possa funzionare? Ad esempio un bambino che è già andato al nido, probabilmente reagirà meglio all’inserimento alla scuola materna rispetto ad uno che non ha fatto il nido. Se uno potesse dire: guardate che se non lo tenete voi, allora devo chiamare una baby sitter sconosciuta che se lo prenda per le restanti 8 ore perché io devo lavorare, e magari a quel punto si capisce che per il bene del bambino è meglio che la scuola si adatti. Mi rendo conto che flessibilità e organizzazione del personale, non sembrano essere di questo mondo, ma possibile che non ci sia soluzione e che le famiglie (le madri!) debbano accollarsi anche questo compito anche se sembra nuocere economicamente alla famiglia, e in alcuni casi anche al bambino stesso?

A questo punto mi piacerebbe anche capire quanto questo fenomeno sia sentito come un problema in Italia. Facciamo un piccolo censimento tra di noi. Indicate nel commento qui sotto, se avete fatto l’inserimento al nido o alla materna, quanto è durato, e magari la regione di appartenenza, per capire se ci sono differenze regionali. E magari anche se avete dovuto prendere permessi speciali, insomma come vi siete organizzati con il lavoro in questo periodo. Ci aiutate?
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98 thoughts on “L’inserimento alla materna e il lavoro delle mamme”

  1. Il mio bimbo ha fatto l’inserimento in scuola infanzia privata di Rimini (Emilia Romagna) l’anno scorso. Quest’anno è mezzano e quindi niente inserimento. E’ stato un inserimento estenuante… per me! Io avrei preferito un inserimento personalizzato per ogni bimbo e invece mi sono ritrovata davanti alla scuola il primo giorno senza aver neppure sostenuto un colloquio individuale con le maestre (in quella scuola non si fanno colloqui per i nuovi bimbi). Per i primi dieci giorni i bimbi “piccoli” sono stati divisi in due gruppi: il primo dalle 8.30 alle 10.30 e il secondo dalle 10.30 alle 12.30 ma i bimbi non stavano due ore a scuola! Primo giorno 15/20 minuti insieme ai genitori (che sono stati fatti uscire dall’aula per 5/10 minuti) e dal secondo giorno bimbi da soli in aula per 30 minuti, poi 45 minuti, poi un’ora… A me pareva assurdo che bimbi che erano sereni dovessero comunque rispettare i tempi stabiliti per il gruppo e non per il singolo. Io ho dovuto prendere permessi al lavoro per due settimane e sono fortunata perchè me lo hanno concesso. Nella seconda settimana di inserimento ho chiesto di poter lasciare il bimbo almeno per tre ore in modo da riuscire ad andare in ufficio per due ore. Le maestre mi hanno guardato un pochino male ma mio figlio non si lamentava. Dopo due settimane solo i bimbi che secondo le maestre riuscivano a stare 4 ore senza la mamma potevano pranzare a scuola. Per la nanna ho dovuto insistere parecchio e credo di aver guadagnato il bollino “mamma cattiva” perchè mio figlio verso la fine di ottobre ha iniziato a rimanere a scuola fino alle 15.30 e dopo pranzo lì i bimbi riposano. Secondo l’inserimento stabilito dalla scuola i bimbi avrebbero dovuto iniziare a fermarsi dopo il pranzo in gennaio! E ad alcuni è stato proposto anche il mese successivo. Mia cugina che è educatrice mi ha detto che un inserimento così lungo è giusto per il bimbo e le credo, ma purtroppo bisogna fare i conti anche con il lavoro delle mamme! E anche con il bimbo, alcuni bimbi si adattano bene alla situazione nuova in fretta e altri no.

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  2. Io credo che sia più frequente trovare commenti acidi sull’inserimento piuttosto che commenti entusiasti, perché in genere la gente si lamenta di quello che va male e non sta a ringraziare (la buona sorte, se non altro) quando va bene. Io ho inserito tre figli al nido, cambiando nido da un anno all’altro quando trovavo posto più vicino a casa, e poi i suddetti alla materna. Mai impiegato più di una settimana al nido, più di due-tre giorni alla materna. Una volta ho dovuto chiarire all’educatrice del nido che se portavo lì il bambino era perché dovevo andare a lavorare, e non stare fuori dalla porta ad aspettare che mi comunicasse ogni quarto d’ora che andava tutto bene, ma è successo una sola volta 🙂
    Ad altre mamme che facevano l’inserimento con me non è andata così bene, ma in genere erano mamme che consegnavano i bimbi con le lacrime agli occhi.
    Però in realtà volevo dire un’altra cosa, che ripeto alla nausea nella speranza che serva a qualcosa. Nelle scuole pubbliche esistono gli organi collegiali, ed è prevista la partecipazione dei genitori. Qualcuno li vuole abolire, ma finché ci sono è il posto giusto anche per avanzare proposte condivise, o chiedere per quale motivo molte scuole non riescono ad organizzarsi in modo da garantire l’orario completo da subito, mensa compresa.

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  3. Mi spiace ammetterlo, ma noi, al secondo anno di materna (per cui: inserimento fatto l’anno passato),rifacciamo l’inserimento lunghissimo solo perché non è ancora arrivata la nomina della terza maestra. W la scuola pubblica.

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  4. Ciao! Il mio piccolo di 3 anni sta facendo l’inserimento alla materna, in un paese in provincia di Torino. Qui l’inserimento viene fatto seguendo le reazioni del bambino: al mio che si adatta difficilmente alle novità, si prospetta un inserimento di almeno 3 settimane. Fortunatamente il nonno ci aiuta parecchio e si è offerto di seguire le indicazioni delle maestre per quanto riguarda l’orario di uscita. Anche al lavoro, hanno dimostrato comprensione; per me quello che conta è che A. non soffra troppo, impari ad amare le sue nuove maestre. Anche l’inserimento al nido è stato difficile; dopo 3 anni, finalmente aveva trovato la sua dimensione e ora si trova di nuovo in un contesto nuovo! Grazie per il post!

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  5. premesso che sono libera professionista e quindi i permessi me li gestisco da sola (..e grazie..) per ora ho fatto l’inserimento alla materna, da domani inizio quello del nido e vi saprò dire. Dunque la materna si preannunciava come una settimana dalle 9.30 alle 11.30, sempre lo stesso genitore (prsente). In realtà è successo che il primo giorno genitore presente in aula (papà). il secondo giorno solo accompagnamento (mamma). terzo giorno idem al secondo. dal quarto giorno uscita regolare (alle 13.00). Direi quindi un inserimento molto veloce. non solo per la mia bimba..ma per tutti. per quanto mi riguarda ha funzionato bene, almeno finora. Niente crisi la mattina nè ripensamenti al vecchio caro accogliente asilo nido..speriamo continui così. Regione Lazio, città Roma.
    vi saprò dire sul nido.
    ciao

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  6. Ciao, io ho appena inserito il mio bimbo al nido. L’asilo prevedeva un inserimento di due settimane, con inizio nullo (un’ora) e mooooooltissimo graduale (la prima settimana non si è mai fermato per il pranzo…). Ma siccome io dovevo iniziare a lavorare (insegno a scuola) e dato che il mio bimbo ha presentato ZERO difficoltà di ambientamento, insistendo un po’ con le educatrici già dalla seconda settimana ho iniziato l’orario normale, e così sono riuscita quasi sempre ad arrangiarmi (solo una volta è dovuta andare mia mamma a prenderlo).
    Però devo dire che in effetti è stata una bella fonte di ansia, perché organizzarsi tra gli orari assurdi dell’asilo e orari di lavoro è stato un po’ complesso! 🙂
    provincia di Verona

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  7. Piemonte.

    Finita la maternità, bimbo nove mesi, inserimento al nido.
    E’ stata dura da un punto di vista emotivo (per me), ma non di logistica in quanto in quel periodo (settembre) ancora ero in maternità (avrei ripreso ad ottobre) e quindi avevo tutto il tempo per dedicarmi all’inserimento.
    Devo dire però, che non è durato tantissimo in quanto (nido privato) la prassi li era lascirsi guidare dalle necessità del bimbo. Il mio è stato bravo: primo giorno un’oretta con me, secondo e terzo un’oretta da solo, quarto e quinto la pappa. Dalla seconda settimana tempo pieno.

    Dopo due anni di nido, il l’anno scorso abbiamo cominciato il primo di materna.
    La cosa tragica è che l’inserimento è durato quasi un mese: la prima settimana usciva alle 11.30, la seconda alle 12.30 e dalla terza tempo pieno. Lo capisco che sia più semplice gestire la classe nel suo complesso, ma bisognerebbe tener conto se i bimbi sono già abituati all’ambiente scolastico o meno.

    Quest’anno abbiamo cominciato il secondo anno di materna.
    Nessun inserimento, ma a differenza di altre strutture (sempre materne, dove mie amiche mandano i loro figli) che dal secondo anno hanno cominciato direttamente col tempo pieno, da noi la prima settimana siamo stati senza mensa. Ma questo penso sia un problema di tipo organizzativo.

    Chissà se le cose cambieranno, anche per l’orario di uscita…

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  8. Io sono stata se vogliamo “fortunata” con il
    mio primo figlio perché durante l’inserimento al nido ero disoccupata, e ora che sta facendo l’inserimento alla materna sono a casa in maternità quindi non ho avuto e non ho una fretta particolare che faccia l’orario pieno da subito… Mi rendo conto pero’ che con il lavoro non e’ facile conciliare il tutto, la cosa migliore se si può e’ prendere ferie o congedi parentali… Ma non e’ detto che lo si possa fare…

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  9. Venezia. Inserimento alla materna iniziato il 13/09. Riporto testualmente dal manuale della scuola “la frequenza pomeridiana dei bambini in inserimento avrà luogo a partire da FINE OTTOBRE con un orario di frequenza fino alle 15.30”.
    Prima settimana 1 ora, seconda settimana 2 ore. Fortunatamente i bambini non hanno avuto problemi e siamo passati già giovedì alle 2 ore e oggi ben 2,30. Io e mio marito siamo lavoratori autonomi e ci possiamo gestire, ma tutto ciò mi sembra assolutamente folle, anche perchè tutti i bambini (tranne forse 1 o 2) vengono dal nido.
    A parte la rottura immensa per i genitori (mi chiedo come facciano due lavoratori dipendenti. fanno fare l’inserimento alla baby sitter? no, perchè dopo tutto agosto e metà settembre a casa con il bimbo, di ferie non ne hanno più) credo sia complicato anche per i bimbi.
    In particolare, la mia non ha mai avuto problemi di inserimento, ed è una settimana che continua a chiedermi: “mamma, oggi resto a mangiare all’asilo, vero?”
    Un’agonia, insomma….
    E prevedere circa 6 settimane prima di far rimanere i bimbi al pomeriggio è incommentabile. Significa non curarsi minimamente delle problematiche dei genitori e rischiare di creare attriti fin dall’inizio, il che non mi pare proprio il caso….

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  10. tra 7 giorni inziamo il “famigerato” inserimento al nido.
    ho preso una settimana di ferie (di più non è possibile purtroppo) e conoscendo Bibo dovrebbe bastare….spero
    il nido dove ho deciso di mandare Bibo (la scelta non era proprio vastissima visto che in paese ce ne sono solo 2: pubblico e privato) non adotta uno schema di inserimento rigido; mi hanno detto che 5 giorni dovrebbero bastare ma ci sono mamme che hanno “frequentato” il nido con i propri figli per 2 settimane.
    vi farò sapere com’è andata…incrociamo le dita!

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  11. Io ho avuto più problemi all’asilo che al nido, forse perché in generale i nidi sono posti più elastici – e la materna era una scuola pubblica, quindi con orari inflessibili e date rigorose. In entrambi i casi ho dovuto prendere parecchie ore di permesso dal lavoro, e ovviamente sono andata al lavoro per settimane con il pensiero angosciante di uno dei miei due figli in lacrime. Non è bello, ho sognato per anni il nido aziendale, per una mamma che lavora tanto è la soluzione ideale.

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  12. Non avevo letto dell’inserimento dei tre giorni, l’ho fatto ora e finalemente non mi sento una madre degenere.
    Ho seguito il mio istinto e così ho fatto anche perchè diversamente non potevo.
    In azienda avevo chiesto un cambio turno per poter esserci durante l’inserimento alla scuola materna del cucciolo ma già oggi la cosa non era possibile quindi sabato mattina l’ho portato, salutato e ho girato i tacchi anche se l’ho lasciato in una valle di lacrime.
    Non posso permettermi di perdere il lavoro!
    Questa mattina l’ ha portato mio marito, qualche frignettino e via!
    Due giorni interi a scuola con lui, a giocare, a cercare di fargli conoscere l’ambiente nuovo, i bambini si conoscono tutti perchè viviamo in un piccolo paese con meno di 2000 anime; idem il secondo giorno, io cercavo si stare fuori dalla stanza ma niente non ne volva sapere, nè di giocare con gli altri, nè di interagire con le maestre, praticamente non si andava avanti, terzo giorno due ore con lui e poi me ne sono andata, l’ho ripreso dopo un ora, sabato come detto sopra.
    Ha funzionato.
    Spero

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  13. devo dire che mia figlia essendo una bambina molto socievole e curiosa non mi ha dato problemi con l’inserimento, quando ha iniziato il nido aveva 15 mesi. premetto che io dalla nascita della piccola non ho lavorato e lei nonè stat mai con nessuno al di fuori de me ovvero essendoio presente a casa non ho avuto e non ho trovato necessità di lasciarla ai nonni quindi me la sono cresciuta da sola (con mio marito chiaramente che però lavorava tutto il giorno) creando un rapporto di affetto attaccamento ma soprattutto di fiducia lei sapeva che io c’ero e ci sarei sempre stata e questo ha creato le giuste basi per un entrata al nido serena e lineare. il primissimo giorno di nido sarei dovuta restare li 2 ore con lei e poi andarmene ma dopo nemmeno 20 minuti le maestre mi hanno detto vai via che la bambina mostra sicurezza. sono andata da lei e le ho detto “amore torno tra poco”. ecco il giorno dopo ha fatto orario normale perchè non ha mostrato segni di dispiacere o tristezza lei sapeva che sarei tornata e la maestra ha confermato la mia teoria ovvero che non è vero che stare con i nonni aiuta per il nido anzi è il contrario più si crea un rapporto stretto e di fiducia tra madre e figlio meno sarà difficile l’asilo. e per me è stato proprio così anche per la materna, periodo nel quale io lavoravo come commessa con dei datori molto severi che non mi hanno permesso cambi di orari per le 2 sett di inserimento. mi sono trovata molto in difficoltà perchè la mattina entrava alle 9 come me ma usciva alle 11 e io ero a lavoro.
    secondo me le tecniche di inserimento dovrebbero un po cambiare intanto lascerei l’orario mezza giornata per i bambini che si trovano bene e non hanno problemi di inserimento, gli altri bambini invece seguirebbero l’orario breve, mi sembra un ottimo aiuto per le famiglie che hanno problemi con il lavoro. inoltre a mia idea io ridurrei molto le settimane di inserimento perchè secondo me i bambini riescono meglio a inserirsi è inutile far restare li i genitori credo che se un bimbo sente la mancanza della mamma ilvederla sempre li non lo aiuta a capire che inquelle ore devono dividersi ma che poi la mamma tornerà. quindi ridurre l’inserimento e creare due fasce di orario sarebbe un vero aiutoper i genitori che lavoranoe i bimbi stessi

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  14. 2010 PRIMO ANNO DI NIDO inserimento ufficiale richiesto due settimane, alla fine della prima era già inserito, aveva nemmeno 10 mesi.Zero problemi.

    2011 SECONDO ANNO DI NIDO altra sede inserimento ufficiale richiesto due settimane, alla fine della prima era già inserito, 22 mesi è più consapevole e frignetta al distacco, 40 secondi dopo è già all’attacco della piscina di palline.

    In entrambe le strutture, le maestre ben comprendono il problema dell’inserimento rispetto al lavoro e per alle fortunate che possono farlo – io fra quelle – consigliano di andare al lavoro e che se si mette male davvero chiamano loro, considerate però che parliamo di una cittadina di nemmeno 30mila abitanti dove gli spostamenti interni sono velocissimi. Provincia di Cuneo

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  15. premessa: sono una lavoratrice dipendente però ho grande autonomia nell’organizzarmi il lavoro (=appuntamenti presso clienti). Quindi se non do’ danni all’azienda e resto nei limiti dei permessi previsti dal contratto posso fare quel che voglio. Inoltre nei vari inserimenti che ho fatto ho fatto pressochè a metà con mio marito. EPPERO’! nonostante questo credo che sia un bel problema! perchè anche se “posso” “ho il diritto di farlo”(= permessi) non è cmq detto che mi vada bene far vedere che ho sempre sempre sempre sempre qualcos’altro da fare fuori dal lavoro! Il lavoro è anche fatto di rapporti, di equilibri! Pensate il mio caso: 1 inserimento aprile 2008 (nido del grande) 1 inserimento settembre 2009 (classe primavera del grande) 1 inserimento settembre 2010 (nido della piccola) 1 inserimento ottobre 2011 (asilo della piccola). Insomma OGNI ANNO HO QUESTO PROBLEMA per 15 giorni! Quando poi va a sommarsi ad altro (inevitabile) come quest’anno, quasi mi vergogno! (ho fatto alcuni giorni di assenza perchè mio figlio è stato operato proprio la settimana scorsa e fra due settimane dovrebbe iniziare l’inserimento della piccola!)

    Trovo che il fatto che presentino l’inserimento in questo modo senza tener conto che i genitori lavorano sia molto irrispettoso. Deve esserci un’altra soluzione fosse anche andare tutto il giorno di sabato e domenica!

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