Impariamo a studiare: il trucco dei cartelli

Dall’esperienza personale, qualche trucco semplice ed efficace per aiutare a studiare chi ha soprattutto memoria visiva

imparare-studiare-cartelliArrivati in seconda elementare i bambini iniziano a studiare. Certo, piccole cose, concetti semplici, ma per loro assolutamente essenziali, più che per le nozioni in sè, per lo sviluppo della capacità di imparare, assimilare, comprendere e poi saper ripetere con parole proprie.

“Imparare” ed “imparare ad imparare”, sono due cose ben diverse. Così come sono cose ben diverse “insegnare” ed “insegnare ad imparare”.

Secondo me non è mai troppo presto per crearsi un metodo di studio.
Io personalmente ho sempre sentito molto il bisogno di avere un metodo nello studio, probabilmente a causa della mia “sindrome del colibrì“, che dovevo (devo!) sconfiggere con una buona dose di autodisciplina. E così, di fronte alla forma amplificata di sindrome del colibrì del Piccolo Jedi, ho pensato che fosse il caso di escogitare qualcosa.

Noi combattiamo essenzialmente con la necessità di stare seduti meno possibile, che mal si concilia con una tecnica di studio classica.

Quindi ho pensato di disseminare quello che c’è da studiare per casa, in particolare nella sua camera, con dei cartelli colorati.
Non pretendo che possa essere un metodo valido anche in futuro: può essere adatto a concetti brevi, più difficilmente si adatterà a interi capitoli di storia o geografia, però è piuttosto utile per: poesie da imparare a memoria, regole grammaticali o di matematica, concetti essenziali estrapolati da lezioni più lunghe, parole di lingue straniere da imparare.

In questo modo si può studiare per poco tempo stando seduti e poi ci si può alzare continuando a ripassare. Nello stesso tempo, il cartello si imprime graficamente in mente, contribuendo a memorizzare.

Parole di una lingua straniera


Per le parole d’inglese da imparare, si possono attaccare cartelli proprio sull’oggetto di cui si deve imparare il nome: così in casa nostra, fino a poco tempo fa, c’erano cartelli sulle porte (ad altezza occhi del Piccolo Jedi) con scritto bedroom, bathroom, kitchen, ecc. Ci sono anche cartellini con il nome degli oggetti di uso comune (table, chair, window, ecc.). Ho provato anche ad attaccare un cartello su mia madre con scritto grandma, ma dopo un po’ si è stufata 😀 . Noi non ne abbiamo, ma provate con gli animali domestici: magari non ci fanno caso se gli scrivete dog o cat sulla schiena!

Regole di grammatica o tabelline

Le regole grammaticali o di matematica e le tabelline, vanno sulle ante dell’armadio, così può caderci l’occhio in ogni momento della giornata e, anche giocando, ci si può fermare un istante per un ripasso veloce.


Testi e poesie

Le poesie da imparare a memoria, di solito le scriviamo cambiando colore ad ogni strofa: la memorizzazione della sequenza di colori, può aiutare, quando poi la si ripeterà, a ricordare la sequenza delle strofe.
Poi normalmente il Piccolo Jedi decide anche di “musicarle” e di impararle cantando, provando tra diversi generi musicali e trovando il più adatto… e vi assicuro che dopo un po’ è straziante!! Però almeno così le impara in breve, quindi si sopporta! 🙂

Lezioni e concetti più articolati

Quando c’è qualche lezione più lunga da studiare, cerco di fargli capire quali sono i concetti chiave e poi li scriviamo su un foglio, sempre con i pennarelli colorati: dando uno sguardo a questi concetti centrali, si ricostruisce l’ossatura del discorso, che poi viene ripetuto liberamente.

Lasciare questi cartelli in giro per un po’ è utile anche per comprendere che non si studia solo per il giorno dopo, quello per il quale è stato assegnato il compito, ma perchè gli argomenti sono concatenati tra loro e quello che si è studiato giorni prima è la premessa per l’argomento di oggi.

Per ora qui funziona. Voi avete escogitato qualche altra idea per aiutare i bambini a studiare?

AGGIORNAMENTO: questo post era stato scritto quando il Piccolo Jedi era in seconda elementare. Ora è in prima media e il metodo, con i dovuti aggiustamenti, ha continuato a funzionare fin qui. Soprattutto per i nuovi termini di lingue straniere (che ora sono due) e per testi da imparare a memoria. Ora suddivide spontaneamente un testo da imparare a memoria in blocchi, anche con una leggera riga di matita sul libro e se deve studiare una lezione più lunga, evidenzia con dei colori i termini chiave, che poi lo aiutano a ricostruire il discorso.
Si è affrnacato dai cartelli, ma qualcosa è rimasto. Non era questo lo scopo?

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14 thoughts on “Impariamo a studiare: il trucco dei cartelli”

  1. Aggiornamento. Inglese: studiare i nomi dei capi d’abbigliamento.
    Mentre il Sorcetto guardava un cartone, gli ho attaccato, senza che se ne accorgesse, delle etichette adesive addosso con su scritto: jumper, t-shirt, trousers, shoes, socks, ecc., posizionate sui vari capi (si, era molto concntrato sul cartone!).
    Se n’è accorto dopo un po’ e ci siamo fatti gran risate! Comunque gira da ieri con le etichette e non è servito studiare oltre (l’ho “interrogato” anche ieri sera in pigiama, senza etichette! 🙂 )

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  2. In effetti mi sembra un ottimo modo di avvicinarli a questi mezzi, facendo capire che i contenuti possono essere infiniti e che, in fondo, sono loro, con la loro ricerca consapevole, a riempirli di contenuto.
    Ci riusciremo?

    Nel frattempo mi è arrivata un’altra email con i compiti per le vacanze… A me sta piacendo meno!!!! 😀 (Il bello è che le email sono rivolte proprio al Sorcetto, non a me! Mi sa che dovrò dotarlo di indirizzo personale).

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  3. Una cosa che mi sorprende e che ho notato (ma forse sbaglio) è che roba tipo youtube e wikipedia viene utilizzata solo su richiesta dell’insegnante. Mi spiego: un bambino/ragazzo dai 7-8 anni in su normalmente conosce youtube e wikipedia (e/o simili). Ci guarda di tutto, dai cartoni alla musica ai film alle pubblicità. Poi gli viene chiesto di fare un compito e gli serve un’informazione, e lui mica ci pensa… Perciò trovo ottima l’idea della maestra del Sorcetto di introdurli a questi mezzi, ma fossi in te coglierei l’occasione per farlo riflettere sulla possibilità e l’opportunità di usarli anche in futuro. Comunque questa maestra che ti manda la lezione via email mi piace da morire…

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  4. Il Sorcetto è a casa con la gamba ingessata in questi giorni. Ieri la maestra mi ha mandato via email la lezione di scienze fatta in classe corredata da due filmati da youtube da fargli vedere, sulla formazione dei fulmini e della pioggia: sono sicura che valgano più quelli di tante parole, per i nostri piccoli nativi digitali.
    Anche se poi, io credo, servono ancora le parole ed infatti mi piace molto l’idea che si imparino a memoria le poesie, perchè è una grande palestra.

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  5. sai cosa mi piace da morire? la tua considerazione del . è perciò che bisognerebbe insegnare ai bambini che anche andare a visitare una mostra è studiare. anche guardare un film. anche preparare una torta che ti insegna a trasformare i cl in ml.
    spero di essere all’altezza quando toccherà a me fare da co-pilota.

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  6. Cristina, il modello R4 pare riappaia alle scuole medie… e non sempre. Comunque ormai anche alle elementari c’è un’organizzazione tipo scuola media, con l’orario settimanale e le materie, quindi vengono assegnati compiti per molti giorni dopo. Chi fa il modulo, poi, deve organizzare quello che va fatto nel pomeriggio in cui si sta a casa, per non dover fare compiti il giorno in cui si esce alle 16,30.
    Insomma, l’organizzazione va imparata piano piano insieme. Non è più il compitino dato oggi per domani dalla maestra, che va fatto il pomeriggio e fine.

    Stranamamma… ma tu hai idea di cosa vuol dire sentire “S. Martino” di Carducci cantata per giorni a tutte le ore, finchè non ha trovato la melodia che lo aggradava??? (Ed ovviamente la versione di Fiorello era stata scartata da subito).

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  7. Il fatto che il Sorcetto debba mettere in musica le poesie per memorizzarle non è affatto un’idea balzana visto che legare le parole alla musica è una tecnica di apprendimento del linguaggio…. Silvia, tuo figlio è troppo avanti!

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  8. Laura, grazie dell’idea. Purtroppo chi va a scuola deve anche riempire il quaderno, così magari perde la voglia di confezionarsi anche un lapbook… Ma magari su temi specifici può essere un’idea, anche da proporre ai maestri.

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  9. Anche io, nei lontani tempi in cui studiavo, avevo disseminato nella mia camera da letto bigliettini un po’ ovunque…
    E adesso è un metodo che ho “insegnato” anche ai miei figli, soprattutto da quando facciamo homeschooling…E poi ho scoperto i lapbooks…Per chi non lo sapesse, sono libri “casalinghi” un po’
    speciali con finestrelle, taschine, cards, ecc….che aiutano ad apprendere (perchè scrivere riassunti per un lapbook è molto più stimolante che scrivere pagine e pagine su di un quaderno (almeno, per i miei figli è così…)e, soprattutto, a ripassare..

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  10. ma quel modello di bambino che faceva da sè non lo fanno più? è fuori produzione come R4 Renault? porca vaccazza devo provvedere alla ricerca di un istitutore per puffolomeo prima che mi attiri nel suo gorgo di preposizioni semplici, articolate, palafitte, sumeri e rettangoli con un lato 3/4 dell’altro!

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  11. Non credo che i cuccioli di casa (Rudy, 43 chili di lupo il cui naso “a riposo” ancora arriva più in alto della fronte di TopaGigia e Fagotta, gatta soprannominata “Str***a” per motivi facilmente immaginabili) gradirebbero… già ne sopportano di impensabili, bisogna ammettere.
    Io comunque, che non credo di avere la sindrome del colibrì e decisamente non sono mai stata amplificata ma avevo seri problemi di memorizzazione, persino all’Università ho adottato un sistema simile: ho preso un pennarello a vernice e ho scritto sul muro della mia camera, proprio di fronte alla mia postazione di studio, le equazioni di Maxwell e quelle di relatività generale (potete comprendere). Anche mentre studiavo, ogni tanto alzavo gli occhi e ripassavo le formule. Per fortuna la mia camera andava ridipinta a breve comunque: non credo avrei sopportato di continuare a dormire con quella roba sul muro una volta dato l’esame… e non vi dico la faccia del pittore quando è entrato.

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  12. Come mi sono divertita nel leggere il bigliettino attaccata alla nonna. Mi sono immaginata la scena e questo mi ha fatto ridere. L’immaginazione è fondamentale nell’apprendimento,mi hanno insegnato che se tu riesci ad “animare” un oggetto e lo inserisci in un contesto ( il più assurdo che puoi), il nome di quell’oggetto rimmarrà impresso nella memoria, perchè hai legato anche un aspetto emotivo.
    Direi che sei sulla buona strada!!!

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