Il vecchio e il mare

il vecchio e il mareLa Staccata: il pupo recensore sta acquisendo sempre più autonomia in questa rubrica, tanto che sto scrivendo un discorso d’addio per i miei (non) lettori. Di solito i libri gli scegliamo insieme, oppure sono io a proporre qualche argomento che mi piacerebbe trattare con lui. Stavolta si è riunito e ha deciso: vediamo un po’ chi è ‘sto Hemingway, che il nome non mi è nuovo. Sottraiamo “Il vecchio e il mare” dalla libreria dei nonni perché stanno chiacchierando tutti dei fatti loro e a me non mi si fila nessuno. Leggiamone una cinquantina di pagine prima che nonna metta in tavola la lasagna, va. Male non fa di sicuro.

Questo capolavoro di Hemingway non è propriamente un libro per bambini, ma Superboy non ha voluto sentire ragioni: male che vada, ma’, lo leggono quelli più grandi di me. A me è piaciuto pure se sono piccolo e lo voglio recensire.

-E va bene, recensiamolo – gli ho detto – ma sei sicuro di aver capito cosa significa visto che l’hai letto da solo e non insieme a mammà, come facciamo sempre? –

– E non avrò capito tutto, ma quello che serve sì. –

Aveva ragione. L’essenza l’ha colta. A modo suo, ha solo nove anni, però ci è riuscito. Io posso limitarmi ad aggiungere qualche riflessione relazionandola al tema del mese, anche se l’argomento trattato da Hemingway è totalmente antitetico al fare gruppo.

La mia personale opinione è che da giovanissimi si tenda a “fare branco”, a non percepire cioè una dimensione specifica del proprio io, a uniformarsi a determinati comportamenti per non sentirsi esclusi dalla socialità. In età più matura si inizia a scremare le frequentazioni. Si diventa tolleranti con il branco, perché purtroppo le relazioni sono vaste e non sempre si può scegliere chi frequentare, però diventa più chiaro il concetto di “gruppo”. Appartengo a un gruppo di persone perché queste mi fanno stare bene, concordano il linea di massima con il mio modo di essere. Sono un individuo con le sue peculiarità, ma comunque faccio parte di un gruppo e ciò mi rassicura. Nella vecchiaia ci si trova di fronte lo spauracchio della solitudine, una condizione spaventosa ma forse l’unica che ci fa fare i conti con noi stessi. L’unica capace di farci tirare davvero le somme.

Il protagonista de Il Vecchio e il mare stabilisce, probabilmente per la prima volta, una vera fratellanza con le forze incontenibili della natura. E’ solo, ma non è un vinto,  cosciente di aver combattuto degnamente e senza l’appoggio degli altri. La sua, più che una sconfitta, è una conferma del suo coraggio, la giustificazione di un’intera vita.

E’ un libro talmente noto che non c’è bisogno di ricordarvi la trama, però un breve sunto ai più smemorati lo faccio comunque: Santiago è un vecchio pescatore poverissimo e coraggioso. Vive in completo isolamento eccezion fatta per il rapporto con Manolo, un ragazzino che lo ha accompagnato in mare fin dalla più tenera età e che ora si prende cura di lui con affetto. I genitori del ragazzo gli hanno imposto di lasciare il vecchio e di lavorare in una barca più fortunata, quella di Santiago sembra essere stata colpita da una maledizione. Il vecchio non prende una preda da ottantaquattro giorni, eppure trova in se la forza di riprendere il mare in assoluta solitudine. Finalmente cattura un enorme marlin quasi a mani nude. La maledizione è sconfitta, Santiago è di nuovo un vincitore. Durante il viaggio di ritorno a terra, gli squali divorano la sua preda ma lui non si sente comunque sconfitto. Con questo lavoro Hemingway ribadisce la supremazia morale dell’essere umano.

Le frasi che mi hanno colpito particolarmente?

“È stupido non sperare, pensò. E credo che sia peccato.”

“L’uomo non trionfa mai del tutto, ma anche quando la sconfitta è totale quello che importa è lo sforzo per affrontare il destino e soltanto nella misura di questo sforzo si può raggiungere la vittoria nella sconfitta.”

Perché farlo leggere ai nostri ragazzi? Perché regala una forza straordinaria, ecco perché.

Consigliato a partire dai 10/11 anni.

Superboy: mia madre pensava che non avessi capito il significato di questo libro e invece tutto il contrario! Io l’ho letto da solo, l’ho trovato a casa di nonna, era di mamma quando era piccola infatti è vecchio (nota de La Staccata: grazie, coredemamma, sono questi i bei momenti che alimentano l’autostima a rotta di collo) . Ci ho messo una sera e due ore. L’ho letto velocemente perché ho visto la trama ed era molto bella e allora volevo sbrigarmi a leggerlo così ci facevamo una bella recensione (che è questa qui).

il vecchio e il mare 3Il significato principale è che non si deve mollare di fronte a ogni difficoltà. Santiago, il protagonista, aveva l’aspetto di un vecchio ma i muscoli e il cervello di un giovane. Era anche orgoglioso perché ha pescato un marlin di più o meno cinque metri e mezzo, la barca era solo di quattro metri, senza l’aiuto di un ragazzo. Ma la parola “orgoglioso” ha più di un significato.

La prima opzione è che sei molto contento di te stesso, oppure di una cosa speciale che fa un tuo familiare o amico.

La seconda opzione di orgoglioso significa, per esempio: sto morendo di fame ma non accetto da mangiare per orgoglio. Però accettava da mangiare da Manolin, quel ragazzo che lo aiutava sempre a pescare da quando aveva solo 5 anni. Per lui era come un nipote. Anche il modo in cui glielo offriva era quello giusto, lo faceva gentilmente e con affetto. Chi offre da mangiare ai poveri non è sempre gentile, come quelli che fanno la beneficienza falsa. Quella vera funziona così: io do da mangiare a te, tu stai meglio e io non mi prendo niente in cambio. Invece quella finta è: io ti do da mangiare, però tu mi fai diventare famoso. E quella non è beneficienza buona, è sfruttare la gente.

Altre cose da dirvi su questo libro non ne ho. Vi dico la verità: il libro è bellissimo e vi consiglio (anche alla svelta) di comprarlo e di leggerlo, però per quelli di meno di 10 anni (come me) è un po’ difficile da capire. La sensazione che mi ha dato è quella di una grande forza. Puoi essere forte anche da solo, non serve un gruppo come quelli che dicono che l’unione fa la forza.

Se avete figli grandi, tipo adolescenti, secondo me gli piacerà un sacco.

– de La Staccata

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8 thoughts on “Il vecchio e il mare”

  1. @Pollywantsacraker: già, è vero. Come osserva successivamente el_gae, magari lì per lì non ne comprendono tutte le sfumature, ma alla lunga qualcosa resta sempre. E’ questo che distingue un semplice libro da un grande libro.
    @CloseTheDoor:hai assolutamente ragione, il video è assolutamente pertinente. Grazie per averlo linkato. Un bacio doppio a te, uno da parte di Superboy.
    @el_gae: bene,prendi nota e poi facci sapere se il libro è piaciuto anche a tua nipote.

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  2. Grazie! Siccome mia nipote mi ha eletto a personale consulente per l sue letture, me lo segno. Ricordo anche io di averlo letto da troppo piccolo. Però me lo ricordo bene e negli anni ho rivalutato quel contenuto. Incredibile, no? Un romanzo che non ti piace ti resta dentro fino a farsi apprezzare. Se non è grandezza questa…

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  3. Per altre vie sono arrivata a questo video che parla di una maternità straordinaria, quella di Alison Lapper. La sua statua “pregnant and proud” è stata messa a Trafalgar Square a Londra ed è ora in mostra a Venezia.

    http://www.youtube.com/watch?v=mmVW9VoEr6g

    Mi sono commossa guardando questo video – non sembra in tema con il libro rencesito dal tuo bambino LaStaccata, invece secondo me lo è!
    Un bacio a entrambi

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  4. Eccomi a leggervi! Il vecchio e il mare è stato uno dei primi libri che ho letto (ero un po’ più grande di superboy, ma questo possiamo pure non dirglielo;-) )ed era piaciuto tantissimo anche a me. E se Hemingway potesse leggere queste parole :”La sensazione che mi ha dato è quella di una grande forza” penso che si sentirebbe lo scrittore più realizzato del mondo e di sempre. Perché in fondo penso che fosse proprio questo quello che voleva comunicare : una grande forza! Morale, fisica, naturale. Una forza che ha a che fare con tutta la portentosa bellezza e grandiosità della natura di cui anche un vecchio, quel vecchio fa parte.Così come quel marlin di più di cinque metri di cui alla fine non resta che qualche brandello di carne.
    Direi proprio che mi avete fatto fare un bel “tuffo” nelle mie letture passate, grazie 🙂

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