E’ veramente bravo un bambino che mangia tutto quello che ha nel piatto? Nell’era dei disordini alimentari in cui uno dei più grandi problemi che affligge i bambini è l’obesità, forse dobbiamo rivedere alcune nostre convinzioni e modi di fare e di dire che rischiano di condizionare negativamente il rapporto che nostri bambini sviluppano nei confronti del cibo.
– “mamma ho finito tutto! Sono bravo?” mi chiedeva qualche tempo fa mio figlio in occasione di una visita in Italia.
– “bene, si vede che eri affamato” gli ho risposto celando malamente il mio imbarazzo di fronte alla domanda. Perché per me un bambino che mangia tutto non è bravo, non lo è affatto, al limite ha gradito quello che aveva nel piatto, o era particolarmente affamato.
E’ veramente necessario lodare i bambini quando finiscono tutto? E peggio premiarli con un cibo particolarmente goloso se finiscono prima tutto il resto?
La tecnica del premio poi è di quelle che chiunque ci provi con i miei figli finisce in un clamoroso flop. Tipo la nonna con il solito “per chi finisce la carne, dopo c’è una sorpresa buonissima!” e i miei figli vogliono subito sapere cosa c’è in palio e quindi procedono direttamente chiedendo in cosa consiste la sorpresa, e se uno non glielo dice, loro non stanno al patto, e se hanno fame mangiano la carne, se non hanno fame la lasciano lì. Se però uno glielo dice allora valutano il da farsi e capita allora che la risposta sia sul genere “oh buono! Allora non voglio più la carne, dammi la sorpresa!” E se si prova a convincerli che l’avranno solo dopo aver terminato quello che hanno nel piatto rispondono giustamente: “ma se mangio tutta la carne, dopo non ho più posto nella pancia!”
Ecco io credo che i miei figli mi abbiano insegnato molto nella vita, e sul cibo ho imparato più da loro che da tanti manuali messi insieme. Perché è facile pensare che siano furbetti nel dare questa risposta, io credo invece che a volte i bambini siano molto più saggi di noi. I miei figli infatti hanno perfettamente chiara la sensazione di sazietà. La riprova di questa cosa ce l’ho nel fatto che sono perfettamente in grado di lasciare un dolce o un gelato se sono sazi.
Ma la sensazione di sazietà si può insegnare? Direi di no, quella è sicuramente innata, e i bambini piccoli se lasciati fare da soli si regolano perfettamente. Questo è infatti anche quello che è alla base dell’allattamento a richiesta: lasciare che il piccolo si regoli da solo sulle quantità di cui ha bisogno. Quello che si può insegnare è di imparare ad ascoltare il proprio corpo e riconoscerne la sensazione, laddove la cultura che si sviluppa intorno al cibo e al mangiare tenderebbe a deformare l’istinto innato alla sazietà. E ogni riferimento alla cultura italiana intorno al cibo non è casuale.
Quali sono gli accorgimenti che aiutano questo processo?
Rispettare le scelte del bambino tra i cibi sani messi a sua disposizione, e non forzare in nessun modo l’assaggio di un cibo. Questo è vero a partire dallo svezzamento (ma a pensarci bene anche durante l’allattamento). Dimenticatevi le tabelle, le calorie, le piramidi alimentari. Offrite cibi sani che includano tutti i gruppi alimentari e rimanete in osservazione del comportamento dei vostri figli. Se avete dei dubbi e avete paura che non stiamo mangiando in modo corretto, prendete nota delle loro scelte per qualche giorno e osservate la dieta che seguono mediata sul lungo termine di circa una settimana. Noterete che sceglieranno spontaneamente una dieta molto equilibrata.
Permettetegli di servirsi le porzioni da soli, e se sono troppo piccoli per farlo permettetegli di dire basta quando li servite voi. Qualsiasi sia la loro età concedetegli di decidere quanto cibo vogliono mettersi nel piatto. I piccolissimi chiaramente non saranno in grado di farlo totalmente da soli, e quindi potrete aiutarli dicendo frasi tipo “pensi che la tua pancia riesca a mangiare tutto questo cibo?”. Una tecnica importante è quella di scegliere un piatto di dimensioni ragionevoli per far si che il bambino (e voi) non sia portato a doverlo riempire per forza. Se tende a prendere troppo cibo invitatelo a smettere e rassicuratelo sul fatto che potrà prenderne ancora dopo che ha finito quello che ha nel piatto se sarà ancora affamato. Se ne prende troppo poco non forzatelo a riempire il piatto, ma lasciate il cibo a disposizione per una seconda porzione. Abituatelo cioè a pensare alle quantità di cibo come una qualcosa di dipendente dalla fame e non come una quantità definita dal piatto che si ha davanti.
Per lo stesso motivo non obbligatelo a finire quello che ha nel piatto. Se capiterà (e si che capiterà) che vostro figlio si è messo troppo cibo e non riesce a finirlo non obbligatelo a mangiare tutto. Fategli notare piuttosto che forse i suoi occhi avevano più fame della sua pancia. L’arte di prevedere di quanto cibo si ha bisogno si apprende come ogni altra cosa, a forza di errori. Ovviamente non c’è nessun bisogno di gettare via il cibo avanzato, potrete conservarlo e mangiarlo al prossimo pasto, o riciclarlo creativamente in polpette, zuppe, o ciò che volete a seconda del tipo di cibo.
Offrite cibi sani ma soprattutto vari. Non fossilizzatevi sempre sugli stessi piatti. Offritegli la possibilità di provare cose diverse, anche se vostro figlio non gradisce: se offrite sempre la stessa cotoletta e patate fritte per andare sul sicuro, difficilmente lui oserà assaggiare qualcosa di diverso. Coinvolgetelo nella preparazione dei cibi, nell’apparecchiare la tavola, nel creare i segnaposti, o nel crescere verdure in balcone. Usate il gioco e la fantasia, fate finta di essere al ristorante o magari organizzate una tradizione famigliare legata al cibo, ad esempio una sera a settimana assaggiate “cibo dal mondo” inventando storie sui vari paesi.
Limitate gli snack fuori pasto ma soprattutto non esagerate con cibi schifezza. Merendine, cioccolato, caramelle, dolciumi vari ma anche focacce non sono cibi sani. La capacità di autoregolazione viene meno nel momento in cui il corpo riceve troppi zuccheri che danno dipendenza e ci portano a cercarne sempre di più. In caso di fame fuori pasto offrite frutta o uno yogurt o un piccolo panino al formaggio.
Ovviamente non sto dicendo di bannare completamente gelati e sfizi vari, ma di usarli con moderazione, e soprattutto mai come premio. Il rischio è che il bambino disimparerà in fretta e alla proposta di finire la carne in vista del dolce come premio, spazzolerà l’uno e l’altro.
Adesso metto questa bella discussione nei bookmarks ed al momento opportuno…tac! lo faccio leggere al fatti (versione meschile tedesca di mutti, da scriversi vatti in realta’).
Nel caso in cui capisco che la resistenza è dovuta ai capricci, insisto nel farli mangiare e concordiamo quanto di quello che è rimasto nel piatto devono finire. In genere non hanno mai un’alternativa, tranne nei casi in cui non stanno bene e allora assecondo il desiderio di mangiare la pasta in bianco al posto di quello che mangiamo noi.
Il problema è che se queste situazioni diventano ricorrenti, poca fame o capricci che siano, mi viene il dubbio che non mangino a sufficienza per crescere bene. E intendo più per la qualità dei cibi che per la quantità. Perchè di solito il capriccio si accompagna a cibi che fanno molto bene ma che sono molto malvisti da loro, la minestra su tutti!!
Sono d’accordissimo su quel che scrivi.
Nel mio caso è una lotta col nonno, che è nato nel dopoguerra e sembra sempre, sempre preoccupato che non si muoia di fame.
Ho delle foto di me da piccola in cui ero davvero ciccionissima 🙂
E adesso, con la nipote, è tutto un “dagli qualcosa di sostanzioso”, dove per sostanzioso si intende grasso. Se lei beve mezzo succo di frutta, lui le propone insistentemente un frullato di banane e latte!
E adesso che sono nuovamente in attesa e la nausea mi marca stretta, secondo lui mi devo “sforzare” di mangiare… e io rispondo: “bravo, così vomito!”.
@pallottola condivido. E vorrei lanciare anche un altro spunto: attenzione non solo ai si che diciamo, ma anche ai no. Negare tassativamente dolci o caramelle o gelati o pizza o qualcosa li rende un tabù, che poi si trasforma in totem. Ricordo benissimo che le mie prime paghette verso i 6 anni finivano tutte in merendine singole comprate al bar.
Spiegare che certi cibi non sono sani si può fare anche a due anni, io l’ho fatto. Ma vietarli totalmente può essere pericoloso, bisogna farlo con molto tatto.
Ottimo articolo!
Credo però che sia molto difficile trovare il giusto equilibrio tra non farli mangiare più del necessario e fargli mangiare quello che gli serve per crescere bene, sia come qualità che quantità del cibo.
Dalla mia esperienza con due figli né mangioni né inappetenti, posso dire che sul totale delle volte che non mangiano quello che propongo, metà si tratta di “non ho tanta fame” e metà di “faccio i capricci per vedere se mi dai quello che voglio io”. E ancora adesso che hanno 6 e 8 anni mi capita spesso di non interpretare nel modo giusto la loro decisione di non mangiare tutto.
@pallottola è vero che è difficile capire la differenza, ma la domanda per quel che mi riguarda è cosa cambia tra i due casi? Se fanno i capricci gli dai altro? Spero di no 😉
@Barbara sono d’accordo sul non demonizzare infatti è quello che ho scritto in chiusura di post. Magari alla nonna puoi proporre degli snack a base di frutta invece che di crackers, pensi funzionerebbe?
Sul discorso inappetenza invece prometto di ritornarci breve.
Concordo e sottoscrivo ogni parola.
Non resta che convincere i nonni di turno.
@Gloria forse mi sono spiegata male. Io non la costringo a finire quello che c’è nel piatto, casomai insisto per un altro boccone o due. Il problema è che se non lo faccio dopo mezz’ora dichiara di avere fame, e certamente è vero visto quanto poco ha mangiato al pasto. In questi casi secondo me o si ha la forza di far fare spuntini nutrizionalmente equilibrati (perchè alla fine della giornata o della settimana non puoi avere un bilancio di 90% snack e 10% cibo vero, a meno davvero di ritrovarti un bambino obeso e malnutrito) oppure si insiste sull’importanza del pasto. Io ho scelto la seconda via. Senza premi di sorta. Cerco anche di limitare gli eventuali dolci al fine pasto, la caramella in genere arriva lontano dal pasto (dentisti perdonatemi!). Le ho spiegato la differenza fra pasto e spuntino, e sembra aver capito.
D’altra parte, come dici tu, è sempre stata così e i primi mesi di allattamento sono stati difficili. Avrebbe poppato ogni mezz’ora e io proprio non ero in grado di sopportare un tale allattamento a richiesta nè psicologicamente nè fisicamente (quantità di latte eccetera).
Ancora adesso mangia poco, ma ci mancherebbe che la forzi. Io lotto solo contro il pochissimo, perchè so che non le basta. Ho riorganizzato tutta la giornata familiare e sociale per aiutarla con gli orari, per fare le cose a misura sua, con tanti problemi. Per aiutarla anche a capire da sola i suoi bisogni e imparare a soddisfarli. Non è facile.
Ma ammetto che quando vedo le amiche con figli in netto sovrappeso a 3-4 anni elargire biscotti pizza e cracker dopo le 5 di pomeriggio e lamentarsi che poi a cena non mangiano e alle 22 chiedono il latte… beh preferisco continuare così. Un paio di giorni di “no” tassativi restituiscono un equilibrio che in fondo è naturale, a parte casi ben più particolari del nostro.
In fondo quando non abbiamo interferenze esterne l’equilibrio è ottimo: pranza a scuola, fa merenda presto, gioca e non chiede se non vede, quando mi metto a preparare si rende conto di essere vuota e mangia bene.
È normale che quando mangiano la viviamo come un fallimento eprsonale e l’ allattamento e sei l’ unica fonte di cibo e le ragadi e gli ingorghi e i rigurgiti, per i primi mesi gira tutto intorno a quello con noi madri 9e chi allatta al biberon, per fortuna, sempre più padri) il mito che siamo fonte di vita e salute si innesta subito. e poi mettici anche il rodimento oggettivo che noi stiamo lì a scegliere,decidere, selezionare eccetera e questi stronzetti no TI mangiano? E tutto questo lavoro per niente? core ingrato.
Poi io vi sento parlare di pupetti piccoli e sicuramente all’ inizio è così, bisogna costruiirsi un gusto, delle regole e tutto il resto, ma crescendo i bambini cresce anche la loro consapevolezza. Io sono estremamente talebana, ma perché conosco le mie debolezze e non gliele voglio passare.
In questo siamo tutti irrazionali, persino mia suocera che è medico al consultorio pediatrico e ha avuto in proprio 4 figli, con i miei piccoli diceva e faceva cose in totale contraddizione tra di loro., il che dimostra che dopo la follia materna primaria si crea anche la follia nonnesca di rimbalzo:-) Ma i bambini crescono e noi, se ci riflettiamo un poichino, ce la facciamo passare. Se non mangiano è una cosa loro, non dobbiamo prenderla sul personale.
@Barbara, davvero non credo che tua figlia sia un disastro e che non sappia se e’ piena o no. La mia grande ha la stessa eta’ di tua figlia e anche lei non ha mai chiesto da mangiare, neanche da neonata. Mangiava con gusto ma solo dietro proposta, mai per richiesta. Da un po’ di tempo ha iniziato, proprio come la tua, a chiedere la merenda o a citare cose come caramelle o “voglio qualcosina da mangiare”. E a me questa pare proprio noia piu’ che fame 🙂 Anche a lei a volte capita che si innervosisca perche’ ha fame, ma non e’ in grado di comprenderlo ancora da cosa proviene quel malessere, e come te io le dico “secondo me hai bisogno di mangiare qualcosa”.
Questo pero’ non e’ insistere, ma aiutarli a comprendere le sensazioni che provano e a tradurle in azioni… Aiutarlia capire il proprio corpo, cosa che si impara se non ci sono interferenze.
Le dinamiche che racconti sono quelle normalissime di una bambina di 3 anni, ma io sinceramente non credo affatto che insistere sia la cosa giusta, al contrario. Credo fermamente che abbiano bisogno di prendere le misure con se stessi, di comprendere il proprio senso di sazieta’ da soli, di arrivarci pian piano, e se vanno a letto con mezza fetta di pane va bene cosi’, ci rifaremo domani.
I bambini che fanno come TopaGigia (che sono molti se non tutti) non sono per niente un disastro, se da neonati sapevano quando erano pieni e quando avevano fame, cosa e’ successo alle loro capacita’, alla loro competenza? Niente, solo che evolvono anche loro seguendo la crescita e noi dobbiamo rispettare i loro tempi senza interferire per non squilibrare le cose.
E poi… passare anni e anni a dire “mangia tutto”? 🙂
hai perfettamente ragione, ma per una mamma che non vedeva crescere i suoi bimbi anzi dimagrire, che ha avuto davvero problemi con loro per farli alimentare, diventa un problema vedere il loro piatto sempre pieno a fine pasto
razionalemnte so che loro si regolano molto, ma quando non mangiano io ci sto male davvero
Concordo pienamente con tutto quello che scrivi, e solitamente quando mi chiedono “son stata brava?” anche io rispondo come te. A casa dei nonni, però, non riusciamo proprio a far capire che dovrebbero evitare elogi e premi, gli viene proprio naturale… Fortunatamente parliamo di un pasto a settimana se va bene.
Non nego però che sto incontrando difficoltà enormi a scuola: spesso, nonostante le riflessioni sul cibo fatte con le insegnanti e in Commissione mensa, e un menu molto salutare, le bambine tornano a casa fiere di aver mangiato tutto e di aver avuto in premio una caramella o un giochino. E anche a casa azzardano un “ho finito tutto, cosa mi regali?” 🙁
Rispondo sia a Gloria che a Serena sulla questione della sazietà, che per noi è un vero problema. Non è vero che i bambini sanno regolarsi da soli, non tutti. In questo mia figlia è un disastro. In tre anni e quasi 5 mesi di vita non ha mai pronunciato la frase “ho fame” (mentre ha pronunciato “ho voglia di biscotto, cracker, patatine” o altre schifezze viste in mano ad altri bambini) e ho concluso che è vero, lei non prova fame. Ha cali di energia, sembra si addormenti, appare stanca, ma non prova fame. Sono io che le dico “sei di pessimo umore, ti senti stanca ma io credo che tu abbia fame. Proviamo a mangiare e vediamo se ti senti meglio” e per fortuna dopo qualche scenata ha capito che in questi casi ho ragione e accetta. Anche sul quanto mangiare non si sa assolutamente regolare, e proprio in questo periodo stiamo subendo il mangio due bocconi dico che sono sazia e poi venti minuti dopo chiedo altro cibo, ma a quel punto voglio solo schifezze (che poi raramente abbiamo in casa). Quindi si, io sono costretta a insistere un pò a tavola per farle fare un pasto sufficiente. Ho cominciato a spiegarle che ci sono cibi “che fanno crescere” e cibi che “sono buoni ma non ti danno quello di cui hai bisogno”, e pare lo capisca perchè vuole sapere la carne a cosa fa bene e se la pasta fa crescere.
L’altro nostro grosso problema sono i parenti e gli amici che fanno più merende durante il pomeriggio o fanno merenda a orari diversi dai nostri. Niente, non si riesce a far capire alla gente che un biscotto alle 18 per noi è un problema. Mia sorella tira fuori biscotti o crackers o pizza o merendine ogni mezz’ora al parco. Mia madre, che con noi era tassativa, ha preso la stessa abitudine e l’altro ieri ho sbraitato davanti a tutti. TopaGigia adesso cena alle 18.30, quindi la merenda va fatta entro le 16. Punto. Ha lo stomaco di un cardellino, e se tu le dai un biscotto alle 17.30 mi incasini tutta la routine.
Piccolo appunto invece sulla questione dell’obesità infantile: è verissimo che è un problema grave e molto diffuso, ma questo ha portato le scuole a dare merende pomeridiane quasi inesistenti. E inevitabilmente vedi fuori dalla scuola i genitori che tirano fuori cibo… che senso ha?
AhAh!!! La parte della nonna che li invoglia con la sorpresa è descritta perfettamente! Quella scena l’ho vissuta cento volte, esattamente identica!!!
Che dire, con me sfondi una porta aperta. In questo post tocchi molti argomenti che nel blog abbiamo trattato diffusamente, dall’ “essere bravi” se si mangia “la pappa”, al non forzare mai i bambini a mangiare e perche’, a come aiutare i genitori a togliersi dalla testa che il bambino “non mangia”, ecc.
L’alimentazione e’ probabilmente la prima forma di educazione che passiamo ai nostri figli e, come mi pare dica anche Silvia nell’introduzione al tema del mese, e’ la prima forma di manifestazione d’amore: per amore io ti nutro e lo faccio con amore. Solo che questa maniera di condurre amore a volte puo’ prendere una strada un po’ morbosa o comunque sbagliata e intrisa di una serie di giochi (?) psicologici che hanno delle conseguenze.
I bambini sanno certamente quanto hanno fame (ma come si puo’ pensare che non sia cosi??) e sono gli unici giudici del loro appetito. nessuna mamma o nonna potra’ mai saperlo meglio di loro.
E’ che a volte dobbiamo imparare a fare un passetto indietro e metterci ad osservare in silenzio.
@Gloria…e i papà, non dimentichiamoci i papà, che a volte sono anche più ansiosi delle mamme e delle nonne messe insieme per quanto riguarda le quantità di cibo 😉
verissimo. Noi abbiamo adesso una fase di restrizione alimenti, ne mangiano sempre meno, ma aspettiamo e vediamo.