In Italia sta aumentando il numero di homeschooler, cioè di bambini e ragazzi in età scolare, che non frequentano le scuole tradizionali, nè pubbliche, nè private. Si tratta ancora di numeri molto limitati e non credo che l’aumento delle famiglie che decidono di occuparsi dell’istruzione dei loro figli, sia legato esclusivamente alla crisi che sicuramente la scuola italiana sta attraversando.
Più che una scelta di emergenza, mi sembra una scelta molto meditata e consapevole di partecipazione. E’ comunque vista come una scelta estrema, che solleva molti dubbi e che spesso incontra molte difficoltà.
Oggi, 15 settembre 2011, è una giornata internazionale dedicata all’educazione libera. Per questo, ci siamo fatti raccontare i motivi dell’Educazione Parentale dall’autrice di Controscuola, un sito molto attivo su questo argomento e Educazione Parentale, altro sito che sta nascendo proprio per accompagnare, anche nella soluzione delle questioni pratiche, le famiglie che vogliono avvicinarsi a questo percorso. Erika ha tre figli homeschooler e questa è la loro idea di educazione.
E’ giovedì e Thomas si alza verso le otto, sbircia fuori dalla finestra per vedere com’è il tempo e poi si dirige verso la cucina. Dopo aver salutato suo fratello e sua sorella, aiuta la mamma ad apparecchiare il tavolo per la colazione. Con grande calma mangia la sua macedonia di frutta e, una volta salutato il papà che si reca al lavoro, decide di programmare la sua giornata. Potrebbe fare esercizi di lettura e scrittura in inglese o italiano (lui è bilingue), esercitarsi in aritmetica al computer, oppure fare giardinaggio con la mamma. Le possibilità sono molte e i fratellini spesso scelgono attività artistiche coinvolgendo anche lui nell’uso di acquarelli, creta, disegno dal vero e altro ancora. Il pomeriggio è scandito da visite agli amici, uscite al parco e attività sportive di gruppo. Thomas non va a scuola, i suoi genitori hanno scelto di prendersi la piena responsabilità della sua istruzione.
In Italia infatti è legale fare Educazione Parentale o Homeschooling, questo diritto è sancito nella nostra Costituzione (art.30 e 33) ed è stato ulteriormente regolato da alcuni recenti decreti legislativi.
Ci possono essere svariate ragioni che portano le famiglie a fare questa scelta: difficoltà a trovare delle buone scuole nella propria zona, motivazioni religiose, mancanza di fiducia nel sistema scolastico, infelicità del bambino obbligato a frequentare la scuola, ma quella che trovo più valida e che più mi sta a cuore è il desiderio di crescere personalmente i propri figli, di crescere insieme a loro giorno per giorno.
Diventa più complicato spiegare come si fa Educazione Parentale, dato che ogni famiglia decide come organizzare i propri tempi e studi: vi sono alcuni che seguono il programma scolastico imitando gli orari della scuola, altri che scelgono un approccio più creativo e approfondiscono i temi affrontati con viaggi, gite e documentari, altri ancora fanno unschooling, cioè lasciano che sia il bambino a decidere cosa studiare e come. Le possibilità come vedete sono molteplici.
Personalmente ho scelto di tenere i miei figli a casa perché do grande importanza al tempo passato insieme in famiglia e le tre-quattro ore del post scuola (magari da passare a fare i compiti stanchi e sfiniti) e i weekend mi andavano stretti. Inoltre trovo che in questo modo essi possano seguire i propri ritmi, senza doversi adeguare ad altri 25 coetanei che ovviamente non avranno le medesime necessità e tempi. Mio figlio a sei anni era appassionato dei Romani e per oltre un anno li abbiamo visti, letti e impersonati, se fosse andato a scuola li avrebbe dovuti studiare in terza elementare per un mesetto o meno! Grazie all’Educazione Parentale posso affrontare argomenti che i programmi ministeriali non contemplano, posso permettere ai miei figli di immergersi totalmente in ciò che stanno studiando senza interruzioni (tipo la fine dell’ora) o distrazioni (caos delle classi). Incoraggio i miei figli ad essere padroni di loro stessi, lascio che siano loro a decidere cosa, quando e come in modo da renderli liberi e capaci di organizzarsi da soli. Permetto che stiano all’aria aperta il più possibile e che incontrino persone diverse ogni giorno, questo li rende estremamente socievoli e intraprendenti, tanto per sfatare il mito del bambino asociale sotto la campana di vetro… [quote]Vivere è per noi imparare e quindi il nostro “anno scolastico” dura 365 giorni! Io e mio marito godiamo della loro presenza ed energia, consolidiamo le fondamenta della nostra famiglia e, vivendo insieme in questo modo, li responsabilizziamo anche su un piano concreto: essi si uniscono a noi nei piccoli e grandi sforzi che servono per andare avanti in armonia. Tutti e tre mi aiutano nei mestieri di casa, mi osservano lavorare (insegno), si cimentano in cucina, si prendono cura giornalmente dei loro numerosi animali domestici, imparano i primi rudimenti di economia familiare e partecipano attivamente alla vita della nostra comunità.
Spesso osservo nei bambini una totale perdita di interesse nel conoscere, nell’esplorare, nello scoprire cose nuove. Sonnolenti trangugiano la loro colazione prima di correre sull’autobus o all’auto che dopo un percorso più o meno lungo li porterà a scuola. Nelle primarie sono spesso otto ore quelle che devono affrontare, sempre nella stessa classe e sempre con gli stessi compagni, i ritmi scanditi dal suono della campanella, manco fosse una fabbrica! Alla fine dell’anno i genitori si ritrovano in casa con dei piccoli (e poi grandi…) estranei, i fratelli di diversa età non sanno più come interagire armoniosamente tra loro dato il poco tempo condiviso e l’influenza del gruppo di amici (sovente negativa), tende a prevalere su quella della famiglia.
Oggi, 15 Settembre 2011, festeggiamo la giornata dell’Educazione Libera: questo significa poter crescere senza barriere di spazio, tempo e posizione sociale. Educazione libera significa inoltre difendere i diritti dei genitori che decidono di occuparsi della crescita dei propri figli al 100% e ampliare il concetto di educazione che non dovrebbe limitarsi a contemplare la fascia d’età 6-18 o poco più. Alla fine di Agosto si è tenuto in Spagna il primo Incontro Europeo sull’Educazione Parentale, noi abbiamo rappresentato l’Italia e abbiamo potuto discutere del futuro dell’homeschooling con i membri di numerosi Paesi EU. E’ stato un momento di grande arricchimento e incoraggiamento ad andare avanti nonostante gli ostacoli che potremmo trovare sulla nostra strada.
Per coloro che desiderano ulteriori informazioni vi consigliamo di consultare i siti Controscuola e Educazione Parentale (presto on line), sui quali è possibile trovare anche informazioni pratiche, consigli, confronti e riferimenti normativi sull’educazione parentale in Italia.
Nessuna offesa, davvero. Solo che lo stereotipo del bambino sotto la campana di vetro (che mi sembra si evinca da molti commenti) non si addice ai bambini cresciuti a casa. Essi sanno stare in società molto meglio di quelli che vanno a scuola semplicemente perchè hanno più esperienza. Anzi, dato che hanno forti radici (date dalla famiglia) diventano più sicuri ed indipendenti prima, volando fuori dal nido con ali forti. Lo dico per esperienza generale, non solo per la mia famiglia. Anche i miei studiano con altri e vanno a trovare amici e quant’altro… spesso soli.
La scuola dovrebbe essere cosi http://www.disinformazione.it/summerhill.htm dove i bambini si sentono felici, liberi e studiano quando e cosa vogliono loro secondo i loro ritmi e non quelli dei adulti. Quindi meglio studiare a casa che andare a scuola per tanti bambini.
Per quanto riguarda, invece, la socializzazione (che la scuola insegna a socializzare) non sono per niente d’accordo e che questo non sia proprio vero, come sostengo io, lo possiamo vedere tutti i giorni vicino e lontano da noi.
Insegnare a socializzare e’ compito della famiglia e non della scuola. Come socializzare, come rispettare altro, come aiutare altro ecc… tutto questo ed altro si puo’, si dovrebbe fare – ma non si fa purtroppo! – a casa.
I bambini prendono esempio che vedono da persone a loro piu’ care, quindi, se genitori si rispettano, se rispettano i figli e tutti altri bambini, se genitori si aiutano, si capiscono, sanno comunicare con altri ……allora anche i bambini impareranno a rispettare gli altri.
Se i genitori sono aperti a nuove conoscenze allora insegneranno ai bambini come conosce nuove persone, come fare nuove amicizie e mantenere quelle vecchie, come parlare con amici, come rispettarli ecc…….. se gli adulti sono in buoni rapporti con sorelle, fratelli, zie, zii, suocere, suoceri .. e con loro amici, allora il bambino imparera’ a rapportarsi con altre persone e rispettrale ….
Per imparare a socializzare non serve la scuola ma una SANA famiglia, dove il pappa’ rispetta la mamma, dove la mamma rispetta il pappa’, dove i genitori rispettano i figli dove le reciproche famiglie dei coniugi si rispettano, ecc…
Ma se i rapporti sono malati nella famiglia, la scuola non potra’ insegnare niente! Infatti, da secoli che i bambini continuano ad andare a scuola ma il ns. mondo va sempre peggio 🙂 Non sappiamo socializzare, parlare, comunicare, rispettare l’altro ne in famiglia ne fuori, stringere nuove amicizie, ecc…….. – basta fare un giro di bacheche su Facebook, scrivere qualche commento per vedere cosa succede, quanto movimento c’e’, come si sviluppa la discussione, quanto rispetto c’e’ per opinioni diverse, e di cosa si parla e quanto si parla 🙂
Mancava e manca buon esempio nella famiglia – mariti non rispettano mogli, mogli non rispettano mariti, genitori non rispettano figli (quanta violenza in 4 mura se ne parla ma sempre troppo poco!) fratelli non rispettano sorelle, sorelle non rispettano fratelli, si parla male di amici, dei familiari ecc……
Un vecchio mito che la scuola puo’ insegnare a socializzare! Perche’ se non avessi ragione :)) Facebook sarebbe vuoto 🙂 ma e’ pieno di gente che e’ andata a scuola ma ne fuori ne in virtuale sa socializzare, rispettare opinioni diverse, ecc !:)
@Erica scusa se te lo dico ma mi sembra di leggere nelel tue righe un tono un po offeso diciamo per chi ha espresso un parere contrario, parlo per me personalmente, io non critico te o chi come te fa HS. dico il mio punto di vista ovvero che confrontarsi tra coetanei tutti i giorni tra le 4 mura e sempre con le stesse 25 facce porta a molto altro..come ad esempio il nascere di amicizie, la possibilità di studiare insieme e così di conoscere altre persone, il condividere quello che la scuola offre con altre persone, soprattutto lo stare a contatto con coetanei che per me è fondamentale, credo che ci siamo cose da fare a casa e cose da fare fuori dove i genitori non dovrebbero entrarci più di tanto. non so spiegarmi bene ma quello che voglio dire io è che è giusto che i bambini si confrontino fuori casa e in famiglia si aiuta a consolidare quello che imparano fuori, o si corregge o si aiuta. io ho bei ricordi della scuola e dei compagni che tuttora sento e sono felice se mia figlia proverà queste emozioni. non la vedo come una limitazione di individualità o uno stress dobbiamo essere bravi anche noi genitori ada iutare i bimbi ad affrontare quello che la vita gli pone davanti passo dopopasso grado per grado. e come la mamma degli uccellini che libuttano dal nidoper far loro imparare a volare glielo insegna e poilolascia libero ad imparare non lo porta con il becco ovunque. non sos e mi sono spiegata.
Ciao A tutti, sono la mamma dei tre bambini del Mulino Bianco (si, le balle di fieno fanno tanto famiglia finto/felice).
Vi rispondo un pò brevemente perchè mio figlio ha bisogno del PC 🙂
1.*La società fatta di tanti individui…* non sono le 4 mura della classe con le 25 facce sempre uguali di coetanei, idem *socializzare* non è essere obbligati a stare con i medesimi bambini ogni giorno (e ricordo a tutti che la parola d’ordine in classe è “state zitti” per chi l’avesse scordato…)
2.Sinceramente io scelgo i miei ritmi e mi auspico che i miei figli facciano lo stesso anche in futuro. Questo non significa che siamo dei farfalloni con il naso per aria, se abbiamo degli scopi che desideriamo raggiungere ce la mettiamo tutta per arrivare – perchè lo desideriamo e in quel caso “fare sacrifici” ha un senso e lo facciamo volentieri. Fare perchè qualcuno ha detto che si deve fare NON HA SENSO!
3.Infatti la scuola prepara per il mondo del lavoro… peccato che quel mondo non esista più. Prima ve ne accorgete meglio è! I tempi cambiano la scuola NO. Inoltre la frase *In fondo quanti di noi adulti possono essere realmente liberi di fare cosa vogliono e quando vogliono* mi fa una grande tristezza, noi non stiamo a queste regole.
4.Io e mio marito siamo la guida dei ns figli. Ci sono riti e ritmi che scandiscono le ns giornate. Queste linee guida le scegliamo insieme. Ciò non significa che se messi in società non siamo in grado di seguire le regole comuni a tutti, ma lo facciamo consapevolmente e non come caproni.
5.Fare entrambe le cose??Ma con un bambino che esce alle 7.30 di casa e rientra alle 16.30 coi compiti e attività varie quanto pensate di fare? Dopo ore seduti devono correre e muoversi!
6.No, HS non è una cosa per soli ricconi. Dipende dalla determinazione che uno ha (come tutto nella vita del resto…)noi abbiamo 3 figli e viviamo con uno stipendio solo di 2000 euro, con mutuo e bollette e nonni lontani.
7.Negli USA dov’è più diffuso e da più tempo le statistiche ci sono e gli HS danno decisamente migliori risultati dei tradizionali (su tutti i piani), a livello EU le ricerche sono meno, ma molte sono partite quest’anno.
Sui dubbi socializzazione, i più gettonati, vi invito a leggere http://www.controscuola.it/socializzati-morte-prima-parte/ e le altre due parti che seguono. Grazie a tutte per i commenti, questo scambio è interessante e proficuo e come detto da altri: L’HS non è una scelta che va bene per chiunque e non è sempre la scelta migliore. Siamo tutti diversi e viviamo in diverse realtà quindi generalizzare sarebbe sbagliato. Evviva L’Educazione LIbera! Erika
Trovo questo post molto interessante. Certamente un approccio simile consente di eliminare la parte “brutta” che spesso accompagna la scuola (levatacce, corse, poca flessibilità), che però non sono gli elementi della scuola ma il risultato della frenesia della nostra vita attuale.
Dal mio punto di vista una remora che avrei è legata al rischio di dare una visione “univoca”, cioè sovrapponendo la figura di genitore a quella di insegnante si potrebbe perdere in pluralità, si perde il contraddittorio di fonti e posizioni diverse, che condivise o meno aiutano al confronto.
Si potrebbe rischiare di perdere il contributo importante che la scuola da dal punto di vista relazionale, come palestra di rapporti interpersonali con individui anche molto diversi d noi.
Detto questo, il mio desiderio è di avere il tempo per stare con mio marito e i miei figli dopo la scuola e seguirli veramente, questo per molte famiglie è la questione cruciale.
Il discorso mi affascina molto. E’ noto che il mio problema con la scuola sta molto di più nella sfera socializzazione che apprendimento, quindi assecondare il legame che mio figlio ha con il suo mondo casalingo potrebbe essere dannoso. Però se confronto la vita che facevo io alla sua età, i numeri non sono confortanti. Io stavo a scuola 24 ore alla settimana, poi per 3 ore avevo danza, poi 1 ora di catechismo e il resto erano compitini e tanti giochi in cortile. Mio figlio a scuola ne passa almeno 36, e solo se i nonni restano disponibili; se dovessi fare tutto da sola (come accade a molti) le ore arriverebbero a 50 la settimana, contando pre e post scuola. Dopo queste 50 ore ci sarebbero da inserire anche le attività “ludiche” … ma quindi un bambino di 6 anni si trova a dover necessariamente “socializzare” , a seguire programmi decisi da altri, a seguire regole esterne alla famiglia per almeno i 2/3 della sua vita, che ne abbia voglia o meno (e che i genitori lo desiderino o meno). Questo mi deprime, sono sincera. Forse mi tocca più che ad altri perchè io tocco con mano ogni giorno la fatica, lo sforzo, la rabbia che a mio figlio genera stare tante ore in mezzo agli altri. Tutti mi dicono che “deve imparare” ma dentro di me qualcosa stona, sento che dovrebbe esserci per me e per lui una via di mezzo più naturale. Questo post mi ha dato qualche spunto di riflessione in più, molto utile in questo mio momento di riflessione universale.
Ecco..concordo pienamente con Supermambanana. Anche a me interessa e ci ho pensato, mi sonoinformata, ma poi ho capito che non fa per me. Non fa per me per i ritmi a cui sono abituata, per il fatto che dovrei essere a casa, per il fatto che sarebbe super faticoso e i bamibni se ne accorgerebbero. Preferisco un metodo ibrido dove si si va a scuola e si impara a vivere assieme agli altri con le regole che purtroppo la società impone (anch’io non ho voglia di alzarmi presto ed andare 8-12 ore in ufficio) e poi a casa invece approfondire alcune cose, qeulle che piacciono ai bimbi o aiutarli ad interessarsi ad altre…insomma mi identifico in questa citazione “credo sia piu’ la possibilita’ di implementare lo schema che meglio si cuce addosso al singolo che lo rende di successo, per il singolo.”Faccio comunque i complimenti a quasta mamma per me Super che è andata avanti e ha reso possibil eil suo sogno.
Ma infatti questo è un post scritto da una persona che ha trovato questa risposta e non un’altra alle esigenze della sua famiglia. E’ evidente che ritenga questo il “metodo migliore”… ma per sè!
Nei prossimi giorni pubblicheremo anche un post sulla scuola steineriana, scritto da chi la frequenta: anche lì troveremo tanto entusiasmo per quel metodo, perchè è stato scelto tra tanti come la soluzione migliore.
Poi il senso critico lo esercitiamo tutti: secondo me è giusto che persone che fanno scelte tanto coinvolgenti esprimano il loro entusiasmo incondizionato. (Ma poi di cosa discutiamo io e te, Supermambanana, che la pensiamo allo stesso modo?)
@silvia prrrrrr 😛
comunque vorrei sottolineare una cosa. Io sono fermamente convinta che in tutte le cose, dalle piccole alle grandi, esiste il modo che a te piace e il modo che a te non piace. E che ognuno debba come scopo di vita cercare di mettere in atto il proprio sogno, senno’ che cavolo ci stiamo a fare qui. E che nessuno possa dire questo va bene per me e deve andar bene per te, o questo non lo puoi fare perche’. Quindi la soluzione di questo post mi pare per forza di cose l’unica soluzione compatibile ai sogni di Erika, e alzo il calice a lei per aver avuto la perseveranza di metterla in atto senza ascoltare voci (che sono sicura ci saranno state) che magari la volevano demotivare. E penso sia sacrosanto che la cosa venga divulgata cosi’ che altre famiglie che condividano lo stesso sogno possano trovare la spinta a metterlo in pratica allo stesso modo.
Allo stesso tempo, credo che questo aspetto debba essere chiaro a priori, che si tratta di realizzare un progetto proprio di vita, e che questo assioma debba andare a mediare qualsiasi argomento su quanto uno schema sia migliore di un altro. E’ migliore solo PER queste famiglie e PER questi sogni, non lo e’ necessariamente per gli altri, quindi nel post ad esempio leggo con meno entusiasmo i commenti su come i bimbi siano piu’ attenti, meno svogliati o conoscano i Romani a 4 anni, non so se mi sto spiegando, non credo che sia l’homeschooling in particolare (o la scuola in particolare) a rendere i bimbi attenti o sociali o chenneso, credo sia piu’ la possibilita’ di implementare lo schema che meglio si cuce addosso al singolo che lo rende di successo, per il singolo.
@Claudia, sulla questione pratica, ti riporto un brano dalla sezione “burocrazia” di Controscuola:
” … Dovrete quindi preparare un curriculum scolastico da presentare. Questo curriculum non dovrà obbligatoriamente seguire il curriculum scolastico tradizionale, gli argomenti di studio possono essere scelti dai genitori ed inseguito approvati dalla scuola (solitamente i programmi vanno presentati entro Aprile).
… Non sempre è necessario fare un esame ogni anno, alcune famiglie hanno preso accordi differenti con i presidi delle loro scuole di riferimento: magari portano i quaderni dei propri figli a scadenze regolari o fanno piccoli colloqui ogni due o tre mesi.”
Quindi, per gli anni intermedi, si può concordare col dirigente scolastico del circolo didattico di appartenenza (o esame annuale, o altro), per l’esame di terza media ci si presenta a sostenerlo.
@Supermambanana (e che non lo so che vai sempre a cercare la via più complicata… mica è un caso che ti abbiamo arruolata!). Ma è evidente che la maggioranza è per le soluzioni intermedie. Io ammetto di essere un po’ affascinata dall’home schooling, ma ovviamente ne vedo i limiti, i problemi e l’impossibilità di praticarlo per come è ora la mia vita. Qui però parliamo di famiglie che la loro vita l’hanno rivoluzionata intorno all’educazione familiare.
io non vedo perche’ non si possano fare entrambe le cose. Non opterei per l’homeschooling perche’ mi starebbe molto stretta come opzione, anche nel caso in cui non lavorassi, ma per rifarmi all’esempio di sopra, perche’, se i bimbi vanno a scuola, si dovrebbe aspettare fino alla terza per parlare a casa dei Romani? Perche’ non fare l’uno e l’altro insomma? Conosco una famiglia (italiana, tengo a sottolinearlo) di amici di vecchissima data, con quattro figli, che hanno deciso di fare proprio questo, si va a scuola certo, ma a casa (o nei famigerati 3 mesi e passa di vacanze estive che avete in Italia!) invece di vedere la TV o stravaccarsi al mare, si gioca a quiz matematici (sono delle schegge nei calcoli, e il piccolo ha 4 anni!), si legge in francese, si impara a costruire un modellino elettrico, si studiano i vichinghi… Devo dire che sentire parlare quei bimbi e’ da restare a bocca aperta. Insomma, non mi pare una questione di aut-aut.
oi, non mi ero accorta del post di supermambanana (il primo). In effetti poi questo è quello che cerchiamo di fare noi, partendo dai suoi interessi completiamo quello che succede a scuola. Per dire il periodo in cui era in fissa per le mummie e ci torturava con domande se le mummie vengono di notte e ti uccidono lo abbiamo portato al museo a vederle e nonostante fosse deluso da tanta immobilità, ha continuato a farci domande e a togliersi curiosità in merito. Però mi colpisce molto nel post proprio il fatto che ad esempio a scuola ti vengono imposti dei ritmi ai quali non tutti i bambini riescono ad abituarsi con facilità. Io solo a pensare al Vikingo che se fossimo in Italia oggi si troverebbe seduto al banco per 5 ore di seguito (tranne l’intervallo) mi sento male per lui e sono felice che oggi stia nel bosco a raccogliere foglie e riconoscere alberi 🙂
A me invece affascina moltissimo questa soluzione. In primis perché permette alla famiglia dei ritmi umani – suppongo che non solo i ritmi dei bambini siano rispettati, ma anche quelli di chi passa la giornata con loro. 😉 Che faticoso lo sia comunque, anzi forse di più (penso solo alla responsabilità che ci si prende), non lo metto in dubbio.
Noi ci siamo abituati a vivere a ritmi che non sono sani, crediamo che ormai non possa che essere così e ci preoccupiamo che i nostri figli imparino al più presto a sottostare a questa dittatura della sveglia. Mia figlia ha tre anni e mezzo, esce di casa ancora mezza addormentata alle 7:20, e rientra 10 ore dopo. Non è sano, e mi fa tristezza che non mi venga in mente una soluzione di vita per uscire da questa trappola.
Perché ecco, io so che l’homeschooling non è una cosa che fa per me. Però invidio molto chi ci riesce.
Ho l’impressione comunque che sia una cosa che funziona meglio se si hanno più figli…. confermate?
E poi ho una domanda pratica: immagino che i ragazzi debbano comunque, alla fine del percorso scolastico casalingo, essere allo stesso livello di conoscenze dei coetanei. Come viene verificata questa cosa? per esempio, i tuoi figli fanno lezione a casa e poi, quando arriva il momento, vanno a fare gli esami di terza media con tutti gli altri?
Grazie!
Io confesso di aver pensato più volte seriamente a questa possibilità, ma di essermi sempre bloccata di fronte al fatto che non credo che riuscirei a sostenerlo personalmente. E’ proprio una cosa che non fa per me. Tra l’altro immagino che richieda che uno dei genitori abbia la possibilità economicamente sostenibile di non lavorare perché questo possa avvenire. Insomma non è certo una soluzione alla portata di tutti. Diciamo che l’aspetto che mi piace di più è quello di dare la possibilità per il bambino di concentrarsi su quello che più gli interessa nel momento in cui gli interessa. Questa mi sembra un’ottima forma di apprendimento. Il Vikingo come tutti i bambini, passa fasi in cui vuole sapere tutto di razze di cani e ci interroga ogni giorno per ogni cane che vede per strada, a periodi di intensa curiosità per i tifoni e giù domande. Ci sono scuole la cui metodologia segue più il bambino, come ad esempio la scuola steineriana, in le materie sono fatte a cicli di più settimane, ad esempio 3 settimane matematica, 3 settimane italiano, e così via, ma non so se questo sarebbe controproducente per alcuni bambini che ad esempio tendono ad annoiarsi a fare la stessa cosa per lunghi tempi. Certo l’homeschooling permette di farsi i programmi ad hoc a patto di arrivare in fondo ugualmente preparati, o forse meglio. Ci sono studi che evidenziano differenze a livello superiore? Ad esempio bambini che hanno fatto l’homeschooling se la cavano meglio o peggio all’università? Ho come la sensazione che dovrebbe essere meglio, ma vorrei avere conferma.
E infatti l’home schooling fa molto discutere. Per questo abbiamo pensato fosse giusto parlarne in questo mese dedicato all’educazione. SOlleva molti argomenti interessanti e offre un punto di vista molto diverso da quello consueto. E’ ovvio che una famiglia che fa educazione familiare, vi mostrerà gli aspetti soddisfacenti, dato che è una scelta consapevole (e presumo spesso faticosa). Mentre ci possono essere molte obiezioni, come quelle che stanno emergendo.
Volevamo comunque informare su questo argomento (e l’abbiamo fatto chiedendo un intervento a una persona che si occupa di home schooling non solo come madre impegnata nell’educazione dei figli, ma anche come divulgatrice in rete di questo metodo educativo), perchè magari molti non lo conoscono
Mmhh, interessante punto di vista… mi sembra una storia da Mulino Bianco…
Così, a caldo, però non farei per mia figlia una scelta del genere. Al di là dell’istruzione e della cultura, la scuola permette ai bambini di imparare a socializzare e condividere, a rapportarsi con diversi tipi di persone, a misurarsi quotidianamente con un mondo che non è “ovattato” come quello che trovano in famiglia. Mi viene da pensare che ” incontrare persone diverse ogni giorno” non equivalga a “vivere con persone diverse ogni giorno”.
“Incoraggio i miei figli ad essere padroni di loro stessi, lascio che siano loro a decidere cosa, quando e come in modo da renderli liberi e capaci di organizzarsi da soli” ….. Non dubito che questi bimbi potranno crescere ottimamente, imparare tutto, probabilmente con una marcia in più e senza tanto stress…. Però sono perplessa: si può permettere ai bambini in età scolare di essere completamente padroni di loro stessi? Non si diceva che i bambini hanno bisogno di essere arginati, guidati e contenuti? In questo modo non perdono forse il senso delle regole, dell’impegno, dell’adattamento a schemi sociali? In fondo quanti di noi adulti possono essere realmente liberi di fare cosa vogliono e quando vogliono…..
esprimo la mia opinione che non vuole essere assolutamente una critica. trovo l’homeschooling (quella per scelta e non per necessità importanti) un po limitativo perchè la scuola non da solo istruzione, ma insegna al bambino (e non tramite le maestre) a rapportarsi con il prossimo tuttii giorni, a vivere in una società fatta di tanti individui diversi tra loro ognuno con il suo ritmo e idee. questa cosa la trovo fondamentale per far si che il bambino cresca prontoper rapportarsi al mondo del lavoro dell’università e a qualsiasi cosa sialegata allo stare con gli altri come lo sport ad esempio. non solo la scuola è complice del nascere delle amicizie che un bambino potrebbe portarsi avanti anche per sempre, e ad esempio il parlare della scuola quando si è fuori da essa è un modoper socializzare. o l’invitare l’amico a fare i compiti a casa..tutte cose che secondo il mio parere l’homeschooling limita fortemente.
inoltre rigiardo questa frase “Personalmente ho scelto di tenere i miei figli a casa perché do grande importanza al tempo passato insieme in famiglia e le tre-quattro ore del post scuola (magari da passare a fare i compiti stanchi e sfiniti) e i weekend mi andavano stretti. Inoltre trovo che in questo modo essi possano seguire i propri ritmi, senza doversi adeguare ad altri 25 coetanei che ovviamente non avranno le medesime necessità e tempi” mi viene da dire:
1. i figli non li facciamo solo per noi adoro anche io passare tanto tempo con mia figlia ma ritengo come detto sopra che sia giusto che impari a vivere il mondo fuori da casa
2. nella vita da adulti le cose non credo vadano così, nel senso che i nostri ritmi non possiamo sceglierceli ma devono adeguarsi a tanti fattori quali gli orari di lavoro, le scadenze che le mansioni lavorative richiedono, il dover magari dipendere da un datore che detta orari e ritmi. e se non si impara da piccoli a sintonizzare i nostri bisogno con il mondo esterno credo che ci si potrebbetrovar male nella vita.