Quando con S1, S2 e S3 abbiamo pensato al titolo di questa rubrica, contrappunti ci è parso cogliere in pieno non solo l’idea del duetto di voci e melodie differenti, mie e di Silvietta (anche se secondo me ci sono molte più consonanze di quanto pensassimo in fondo) ma anche la complessità delle voci di dentro nel nostro percorso genitoriale. Questo post ne è un tipico esempio.
Un dilemma morale, dicevo. E cerco di essere breve, perché mi interessa più che altro far partire i commenti.
Gli antefatti: boy-two ha iniziato ad andare in bici senza rotelle l’anno scorso, alla veneranda età di quattro anni e mezzo, il giorno stesso in cui ha deciso che era da farsi, che l’emulazione di boy-one sarebbe avvenuta senza nemmeno un altro momento di ritardo. Dopo aver srotellinizzato la sua bicicletta da piccoletto, nell’attesa di comprare una un po’ più grande, in previsione dell’estate, è capitato che amici si siano disfatti di una bici che era proprio della misura giusta, e adattissima al suo scopo. Ci hanno chiesto di andarla a vedere prima, però, perché Houston we’ve got a problem. La bici era molto molto… pink!. Boy-two è stato quindi invitato a revisionare l’oggetto, ha dato un’approvazione di massima (dettata, sospettiamo, dalla voglia di portare a casa la nuova bici immediatamente, più che da una effettiva comparazione costi-benefici, visto un’altra cosa che boy-two non ha in vocabolario è il termine “attesa”). E siamo andati a casa. Supermambanana e il Mister erano molto soddisfatti di questa cosa, perché forniva la ghiottissima opportunità di rinforzare un paio di concetti, che una cosa è parlarne un’altra è metterli in pratica. Concetto uno, la eco-sostenibilità, la riciclabilità di oggetti, perché comprare le cose nuove non è quasi mai la soluzione migliore (io… anzi dovrei dire Babbo Natale, compra spesso oggetti usati su ebay, specie se di marche bellissime ma notoriamente carissime). Concetto due, un po’ più ostico, la vanità della distinzione “pink/blue”.
Certo, consci del fatto che una bicicletta rosa-rosa non era gradita, il Mister (che è un ciclista per passione) si è armato di attrezzi e colori per metallo, e ha rimosso tutte le decalcomanie floreali, ha eradicato pon-pon e altre amenità (che secondo me inficiano la guida comunque), ha sostituito i pedali con quelli della vecchia bicicletta (azzurri) e ha dipinto lo chassis di un bellissimo rosso acceso. Il risultato è stata una bicicletta rossa con copri-catena (di plastica, quindi poco dipingibile) e le maniglie di gomma sul manubrio in viola. Boy-two è stato felicissimo di lanciarsi in strada.
Poi però deve aver riflettuto, perché boy-two, a differenza di suo fratello, è molto osservatore e rimugina non poco. Ci siamo accorti quindi che, mentre era contentissimo di portare la bici a scuola, preferiva portarla solo quando sapeva che restava al dopo-scuola, e quindi non usciva insieme agli altri. Ha iniziato a dire che era una bici da femmina. I due ligi genitori hanno quindi insistito che non esistono bici da femmina e da maschio, e che comunque il fatto stesso che fosse l’unico a sapere andare in bici della sua classe doveva esser motivo di accumulo di punti rispetto agli occhi degli amici (molte mamme e papà incontrati per strada ci tenevano a fargli i complimenti per questo, aggiungendo – che i sensi di inferiorità sono sempre in agguato – che forse era tempo anche per il loro piccolo J o la loro piccola K iniziare a provare ad andare senza rotelle).
Il tira e molla è durato per un po’, il Mister era solido nei propositi, Supermambanana vacillava ma tutto sommato si aggrappava alla forza del Mister per sostenere l’argomento. Finché una scena che sfido qualsiasi madre a vivere con nonchalance si è messa in atto durante un’uscita da scuola in tempo regolamentare. Boy-two sfrecciava sulla sua bici, ansioso di far vedere quanto fosse bravo affiancando dal marciapiede la macchina con dentro un suo amichetto, quando il bimbo dice chiaramente dal finestrino aperto: “look, boy-two is driving a girl bike!”. Non ci sono state scene di ridicolo o cosa, era una semplice affermazione dal mio punto di vista, la macchina è poi andata via senza ulteriori commenti, ma boy-two ha inchiodato ed è scoppiato a piangere. Io ho cercato di dire che era un commento sciocco, e boy-two ha convenuto con me che commenti sciocchi possono capitare, e la colpa è di chi commenta, non nostra, e che andare bene in bici è un grandissimo skill, di cui andar fieri, non importa il colore della bici. Ha anche ripetuto questo ultimo concetto più volte nelle sere successive, nelle chiacchierate a bordo letto. Ma il cuore di Supermambanana era irrimediabilmente in pezzi, e soltanto la fiera compostezza e integrità morale del Mister ha potuto fermarla dal partire a razzo con lo shopping on-line.
Come epilogo, devo dire che la situazione si è risolta (se non definitivamente almeno in modo deciso) qualche tempo dopo, quando un amico di boy-two, maschietto, in uscita da un pomeriggio ad un playgroup, vedendo la bici parcheggiata, ha esclamato: è la tua? Cool! Posso fare un giro? Non ci sono state parole, ma gli occhi di boy-two la dicevano lunga.
E voi avete esempi del genere? Mantenete (o manterreste) un principio? Fino a che punto? Chi dei due genitori cede prima? A voi la palla!
@shara a 10 mesi si puo’ si puo’ :-)))))
@Claudia&Topastro verissimo, ne avrei molti di esempi 🙂
Pensa un po’… chissà come mai il rosa è considerato dalla maggiorn parte della gente un colore da femmina. Pensare che certi bimbi, ragazzi, uomini… con il rosa stanno davvero benissimo!
Scheggia,10 mesi,ha bisogno di ciabattine,blu costano 15 euro rosa 8,secondo voi quali ho comprato?
Ancora adesso,a distanza di quasi 3 anni,i miei amici si ricordano questo dettaglio,in compenso mio figlio non ha nessun problema ad indossare i “colori da femmina”e se a volte evito di metterglieli è per evitare di discutere con gli stupidi e dare risalto ad un argomento che per me non esiste
@Claudia 🙂 io la vedo un po’ filosoficamente, nel senso che esiste un continuum, una scala graduata, che parte dalle gonne e arriva al cucinare che e’ cosa da femmine mentre il calciatore e’ da maschi. Come dici tu, dipende da dove metti la soglia. Per me, e soprattutto, ci tengo a sottolineare, DOPO che avevamo avuto da boy-two l’approvazione di massima (se avesse detto un NO deciso al momento, non avremmo preso la bici in considerazione), una bici rossa con particolari in viola puo’ rientrare nella parte oltre la soglia. Poi ognuno mette la soglia dove vuole, ovviamente 🙂
@deborah 🙂 e ma la bici gli era piaciuta al momento di vederla! 🙂
@daniela, io penso che per le bambine fare cose da maschio sia molto piu’ semplice, le rende “cool” se non altro, mentre i bambini purtroppo sono molto piu’ ostracizzati (hai mai visto gli spot della comunita’ LBGT? sono spezzacuore, per me) e noi ci teniamo al fatto che per esempio non si creino derive tipo “boys don’t cry”, e se questo aiuta ben venga.
@claudia@topastro, ricordo che una volta amici ricercatori a psicologia mi raccontavano di uno studio che era teso a verificare se fosse vero che il “rosa” crea una maggiore predisposizione per le donne (non ricordo i termini dell’esperimento), e il risultato fu assolutamente indifferente, non esiste una correlazione donna-rosa piu’ di quanto esista con altri colori, quindi il rosa e’ tutto “nurture” e niente “nature” (e infatti in tempi passati era un colore maschile)
Topastro, 4 anni, ha iniziato a fare distinzioni tra cose da maschi e cose da femmine quando ha iniziato a frequentare la scuola materna anche se non ho idea se la scuola abbia influito o meno sulla sua consapevolezza. Forse gli amichetti lo hanno condizionato esprimendo il loro giudizio. Ha iniziato a dire che le Barbie sono per le femmine, Ben 10 per i maschi, le maglie rosa per le femmine e quelle blu per i maschi. Anche a me non piace questa distinzione. Ho cercato di spiegargli che non esistono cose da maschi e cose da femmine. Lui ha sempre giocato con tutto: bambole, pupazzi, auto, la cucina giocattolo, ruspe… Per la notte rosa che si è svolta a Rimini gli ho chiesto di indossare una maglietta rosa comprata proprio per l’occasione e ho dovuto faticare non poco per spiegargli che non era da femmina, che quella sera tutti avrebbero indossato qualcosa di rosa. E alla fine la maglia l’ha messa!
Allora, qui ora c’è il gelato delle barbie e quello di cars. Ovvio che la seienne vuole quello delle barbie. Pace, dire che pink va bene quanto blu, vuol dire che va bene, quindi si accetta. Ma poi un giorno passando davanti mi ha detto “ah, quello di cars è da maschi” e via di lavata di capo. Gentile, pacata, affettuosa, ma le ho chiarito che “le cose da maschi non esistono, e se esistono sono poche (vabbé, le mutande, vogliamo lasciarle?), e quindi meglio non dire che una cosa è da maschi o da femmine, perché pensarla così vuol dire toglierci tante possibilità, per esempio, quello delle barbie è alla fragola, quello dei maschi è al cioccolato, secondo te è giusto che una femmina non lo mangi al cioccolato anche se le piace solo perché “da maschi”?”
Beh, da lì in poi è sparito il gelato da maschi, abbiamo assaggiato anche cars (che poi io odio a priori le cose commerciali e cerco sempre di spingerla su gelati più economici e buoni, ma mangia lei quindi mi rassegno…) e alterniamo.
Ma soprattutto i capelli e i vestiti. Ricicliamo moltissimo anche noi (ci credete che per la duenne non ho MAI comprato vestiti? Sorella, amichetta e cugini bastano!!!) e si è beccata fin da piccola vestiti dei cugini maschi. E’ cresciuta bene. E 3 o 4 volte si è tagliata i capelli cortissimi, una per scelta genitoriale le altre per scelta sua.
Ecco, sapete che orgoglio sentire un signore che per strada la saluta “ciao bello” e lei che risponde, fregandosene in pieno “bella, sono femmina” e tira avanti come se fosse niente? Non gliene importa. Evviva!
Poi le mode sono mode. Non mi dicano che è nel dna perché non ci credo, sono le compagnie che fanno tutto, mia figlia ha visto il cartone delle winx due volte, la prima a 5 anni e mezzo, eppure a 4 anni le conosceva tutte, per nome, per quel che facevano, a memoria. Forza delle amiche d’asilo.
Insomma, ho la fortuna di una figlia equilibrata, che sa mettersi la gonna (non con i collant, e mi sembra sano!) come i pantaloni, che odia i jeans e se ne frega delle macchie, che va in bici come un maschiaccio ma civetta con le amiche, ma soprattutto, che per ora se ne frega se le dicono “è da maschi”.
Ah, ecco, questa è già vecchia e forse l’avevo scritta. Passione per Ben 10, le prendo un album con degli stickers, lo porta all’asilo. All’uscita mi dice “il mio compagno mi ha detto che è da maschi, ma io gli ho detto che a me piace lo stesso e infatti ce l’ho, e poi dopo si è messo a giocare con me e hanno giocato anche tutte le mie amiche e sono state contente anche se non hanno mai guardato Ben 10”
Ecco, una classe di 20 bambine e 4 maschi dietro a un album da maschietti. piccole cose, ma forse è chiaro che i gusti sono più omogenei di quel che sembra..
Per il resto, non sono dura né mollacciona, cerco di spiegarle ma la lascio scegliere, anche noi bici usata da maschio, quella abbiamo trovato, certo che una bici da maschio a una femmina è più facile, però se avesse pianto, non lo so, so che è brutto stare male, un conto è ragionare con lei, spiegarle, farle capire, e sperare capisca, un conto è decidere noi per lei… Forse se avesse fatto “storie” le avrei detto che se non la voleva da maschio dovevamo aspettare di più per trovarne una da femmina, che nuova costano troppo, e che non conta. Ma se poi avesse insistito avrei accettato (ma non l’avrei comprata nuova). Perché hanno diritto di scegliere, no? Anche se noi non siamo proprio d’accordo… Invece per fortuna, il tuo boy two l’ha risolta. Anche grazie al fatto che non avete ceduto subito!
E’ che il problema della bici, per i piccini, è come per le donne l’acquisto di una borsa. Insomma, colpo di fulmine.La bici diventa il proprio fido destriero, la compagna di giochi.Almeno un po’ te deve piacè. O no?
Io continuo a spiegare a mia figlia che i colori non hanno sesso, ma indovinate di che colore è la sua..
Oh che bello Supermambanana, cominciavo a preoccuparmi, non possiamo mica essere d’accordo su tutto 😛
Io la bicicletta pink non l’avrei nemmeno presa in considerazione. 🙂 Sì siamo d’accordo che la distinzione rosa/blu e cose per femmine e per maschi è stupida… per mia figlia cerco di evitare il colour coding… d’altra parte sono cresciuta con la certezza che la questione di principio, per mia madre, era più importante della mia dignità, e non so, ho la sensazione che questa cosa abbia fatto più danni che altro.
Se la tua amica desse via dei bellissimi vestitini che sono esattamente della taglia di tuo figlio, comunque non glieli metteresti no? Né il tuo Mister va a lavorare in gonna, immagino. Cioè, anche voi avete una soglia oltre la quale non andate. Per i bimbi la soglia è più bassa, that’s it.
La questione delle feste è completamente diversa, anche io nella situazione di Serena il figlio ce l’avrei portato di peso.
@serena, le feste di compleanno sono una bella prova del nove. Boy-one, che invece e’ un bambino supersolare e le cose di questo genere gli scivolano addosso (un aspetto del carattere che invece e’ tutto merito suo, parlando del post sui difetti del mese scorso), invitato ad un “disco-party” e arrivando fra i primi nella sala, al notare che tutte erano bambine (sue compagne comunque) si e’ talmente inibito che si e’ andato a sedere mogio mogio, dopo avermi abbracciato come se stessi per lasciarlo in un posto sconosciuto, e solo quando sono cominciati ad arrivare i bambini (mi hanno detto dopo alcuni genitori presenti) si e’ lanciato nelle danze.
@silvia, zoccolo duro forever! L’ingegnere lo faccio parlare col mister se vuoi, lui e’ irremovibile (poveri figli stanno messi male)
@mammamsterdam, a me e’ semmai l’opposto, boy-two a volte influenza l’insostenibile leggerezza di boy-one
@mammafragolaecioccolato – non preoccuparti, sei autorizzata a darmi del pezzo-di-merda, a volte i dubbi son tantissimi… ma penso che l’importante sia sempre parlarne e parlarne, fino allo sfinimento, farli “soffrire” in silenzio non ha senso, ma imparare ad andare insieme attraverso momenti difficili, anche a 5 anni, puo’ essere utile (spero… sigh!)
Di fronte a tanta integrità mi sento una quasimerda… Io avrei ceduto alla prima lacrima. In teoria sono pienamente d’accordo su tutto (riciclo, questione di genere etc…) ma poi, se una volta fatto l’esperimento, mi fossi accorta di un minimo disagio da parte del mio pargolo, avrei messo in un angolo tutte la questioni di principio e lo avrei assecondato. Sarà che ancora bruciano i commenti dei miei compagni sui i miei capelli cortissimi e sui miei costumi senza il sopra, ma su queste cose sono proprio una mollacciona!
Non lo so. Figlio due all’ asilo si faceva dipingere le unghie dalla maestra quando questa era impegnata in tale attività, poi ci ha pensato il coglionazzo (scusate, a volte ci vuole) del fratello maggiore a fargli notare, in tono da presa per i fon delli: questa è una cosa da femmina. Però quest’ inverno il mercoled`^andava a fare un’ ora di lavoretti manuali nel centro sociale davanti casa e anche se la prima volta, mentre aspettavamo, di nascosto mi aveva detto: ma ci sono solo femmine, poi le altre volte quel mezzo altro maschio che arrivava glielo enfatizzavo così tanto, e a lui comunque piaceva, che non ho mai dovuto farne una questione di principio.
Poi c’ è stata la fase balletto: in modi obliqui mi aveva suggerito che gli sarebbe piaciuto, ma che forse era una cosa da femmine: gli ho trovato un corso di soli maschi con maestro maschio, muscoloso e bonazzio, diolobenedica. Ci è voluto andare er forza anche il fratello e dopo un paio di mesi è morta lì. Peccato.
Si, le bici rosa montano di norma copertoni bianchi. Ma puoi dire a boy-two che stanno andando molto mountain bike di livello con i copertoni bianchi (ho numerose riviste di settore in bagno), quindi la sua è davvero cool. Se avesse anche un telaio in carbonio sarebbe perfetta! E poi nel ciclismo classico su strada il rosa è un colore da veri uomini, di quelli che scalano le montagne vere. Vedi un po’ se questi argomenti aiutano i principi.
Un principio? Io posso mantenerlo fino allo stremo. E di solito lo faccio (lo stremo mio e degli altri, ma ho scoperto che mio figlio si strema solo un attimo dopo di me). Devo dire perciò chi è a cedere? Ma questo vale solo se la questione di principio riguarda il figlio.
Io per esempio porto ad esecuzione le contromisure “minacciate” sempre e comunque. L’ingegnere cuore-di-panna cerca espedienti retorici per giustificare sconti di pena alla criatura.
🙂 si, era stato dubbioso di partenza, e noi avevamo detto che si poteva ridipingere. Solo che la cosa di cui ci siamo resi conto soltanto dopo (non siamo acuti osservatori evidentemente) e’ che un dettaglio importantissimo delle bici da girl e’ avere le ruote (pneumatico intendo) bianche, mentre quelle da boys le hanno nere. E in effetti in un negozio di gadget estremi da bici ho anche visto la vernice per colorare le gomme! Ma devo riportare che non l’ho comprata.
Mi viene da sorridere perché la prima cosa che ho pensato quando ho letto che il Mister ha iniziato a ridipingere la bici è stato di chiedermi il perché, visto che il boy aveva evidentemente accettato quella bici di suo. Ora ovviamente non so se in realtà lui aveva espresso qualche dubbio, e quindi voi lo avevate tranquillizzato dicendo che si poteva dipingere, e hai omesso questa parte dello sviluppo nel post. Ma se non è così, è possibile che il fatto di ridipingerla gli abbia messo in testa quel dubbio? Cioè se papà si smazza a ridipingere la bici, non è che in effetti questo conferma che c’è qualcosa di sbagliato nella stessa?
Per i commenti degli altri bambini ho come l’impressione che ci troviamo di fronte ad un problema eterno. Come credo di aver scritto in un post, il Vikingo un giorno ha iniziato a dirmi che non voleva andare alla festa di una sua compagna perché era una festa da femmine. Ovviamente non ci ho messo molto ad individuare che non era farina del suo sacco, e al compleanno dell’amichetta ce l’ho portato per le orecchie. E alla fine della festa, dopo che si era divertito come un pazzo, abbiamo parlato del fatto che per dare retta ad un commento scemo di un amico si sarebbe perso l’opportunità di divertirsi (come ha fatto il suo amico appunto), e che sarebbe stato un gran peccato. Oltre a tutta la balla sulle feste da femmine e da maschi. Insomma ho l’impressione che a tenere il punto certe volte conviene, perché da la possibilità di riflettere con loro e fargli capire cose che ci potremmo mettere secoli a spiegargliele diversamente. Però capisco che ti si è stretto il cuore al commento scemo lanciato come anatema dalla macchina. Solidarietà 🙂