A fine estate 2016, Richard Wilson, un attivista londinese con un passato in Amnesty International, e con un’infanzia costellata dalle esperienze di sua madre, che negli anni ’90 insegnava inglese ai rifugiati, dopo l’ultimo exploit del peggiore dei tabloid britannici che chiamava “scarafaggi” i gli immigrati africani, decide che è ora di dire basta.
Lo colpisce principalmente la visione surreale di queste pagine di vari giornali in cui contenuti provocatori e sobillatori, sono pubblicati fianco a fianco alle consuete pubblicità che appaiono in tutti i quotidiani: di prodotti per bambini, di grandi marchi per la famiglia, di immagini dall’atmosfera positiva, calda e familiare. Eppure molti dei grandi marchi, e organizzazioni rappresentate in quelle pubblicità, sostengono spesso in pubblico i valori di inclusione, e condannano la retorica contro gli immigranti nei media, gli stessi media.
Come possono accettare i vari Virgin, o Lego, i IKEA, o le grandi catene britanniche come Marks& Spencer o John Lewis, oppure Microsoft o altre compagnie tecnologiche, di vedere il loro logo comparire in mezzo a tanta tossicità? Tutti questi grandi marchi spendono una fortuna per promuovere il loro profilo etico, ci invitano a comprarli con pubblicità piene di buone intenzioni, e poi pagano perché le loro pubblicità siano in mezzo a questa spazzatura?
E così nasce l’idea di “Stop Funding Hate”. Un video, riportato qui sotto, che riprende le tanto attese pubblicità natalizie, e sottolinea questa contraddizione, diventa virale in pochissimo tempo. Parte un’azione di crowdfunding per sovvenzionare l’iniziativa. E adesioni fioccano sui social. Così come fioccano le menzioni nelle notizie e sui media.
E i grandi marchi ascoltano, eh se ascoltano! E iniziano a rivedere le proprie politiche pubblicitarie. E a riconsiderare intenzioni e azioni. L’esempio più eclatante, la Lego interrompe la promozione consolidata da molti anni con il Daily Mail, che vedeva spesso bustine di modellini Lego inserite in regalo nel quotidiano. Con un comunicato stampa fa sapere che la collaborazione Lego e Daily Mail si è conclusa. Ma sono tante le aziende che hanno dichiarato pubblicamente di aver ritirato le loro pubblicità dalla triade dell’odio (The Sun, Daily Mail e Daily Express).
Insomma una campagna ben riuscita per vari motivi, incluso quello non trascurabile che non incita ad odio contro odio, non chiede il boicottaggio dei quotidiani, non ostracizza i lettori di questi quotidiani. Una campagna quindi che semplicemente ma efficacemente invita ad un esame di coscienza e ad uno sforzo di integrità e onestà intellettuale.
Chi organizza la versione italiana? Dai fatelo voi!!!!