Facciamo cambio

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Torna Gaetano Buson – Stratobabbo, accompagnato da un cameo della Sig.ra Barbara Dal Piaz – Mammafattacosì (come si dice delle dive che intervengono per piccole parti interpretate in modo magistrale). Sono con noi anche questo mese per interpretare il nostro tema mettendoci un’H davanti.

Questo post è molto liberamente ispirato ad un fatto vero. Mi è tornato in mente pensando al cambiamento, a quanto, come genitori, tendiamo ad enfatizzarne la portata resistendogli o, talvolta, forzandolo. Non vuole essere un giudizio, solo un tentativo di buttare l’occhio dall’altra parte dello steccato, sperando di trovarci le stesse ansie e le stesse difficoltà di genitori. Nella speranza che qualcuno apra finalmente quel cancello e includa. Ancora una volta.

Ma poi, alla fine, cos’avranno mai da lamentarsi le mamme dei bambini disabili?
Cosa ne sanno loro dell’ansia che deriva dal cambiamento?
Si, per carità, immagino che la comunicazione che tuo figlio ha qualcosa che non va sia un gran duro colpo, ma non è forse così per tutte le nascite? Non è il massimo cambiamento che ti trovi ad affrontare in tutta la tua vita?
Per carità, sarà vero che devi riorganizzarti in modo diverso, ma riorganizzarti per riorganizzarti fatto una volta fatto per sempre.
Prendi ad esempio tutte le tappe evolutive dei bambini, no?
La mamma di un bambino disabile ha la possibilità di arrivarci piano piano, prolungando, spesso, i cicli scolastici più o meno a piacimento. Vuoi mettere lo stress del passaggio dal nido alla materna? E poi dalla materna alla primaria? No guarda, non so cosa darei per avere una maestra o un’assistente tutta per mio figlio che, povero, è abituato che a casa siamo tutti a sua dispozione. Almeno il bambino disabile ha un passaggio graduale, molto più protetto.
Senza contare dell’ansia per il futuro… mamma mia, non mi ci fate pensare.
Io già non dormo all’idea che un giorno mio figlio mi chieda il motorino, o voglia andare in discoteca con gli amici.
E tu lì, a farti divorare dall’ansia che non gli succeda nulla, che torni sano e salvo, che non faccia colpi di matto tipo comprarsi uno spinello.
Ah, dici che anche i ragazzi disabili vogliono divertirsi e andare in discoteca?
Si ma non è la stessa cosa, dai, ci va con i volontari, con quei bravi ragazzi della parrocchia o con gli scout. Oppure con i gruppi ad hoc, assieme ad altri ragazzi come lui. Molto più protetto.
E non parliamo della amiche che sennò ci si guasta il sangue fin d’ora. Che le vedi già all’asilo quelle smorfiosette che hanno l’aria delle escort che se lo intorteranno per bene, quel pulcino indifeso del mio tesoro quando avranno 16, 17 anni. Ma tu vorrai bene solo a mamma, vero? Nessuno ti amerà mai come me.
Non mi verrete a dire che i ragazzi disabili rischiano di farsi ammaliare da qualche stronzetta, no? Avete mai visto come si pettinano e si vestono le animatrici ACR o le cape scout? Dai, oggettivamente non si sbrocca per delle tipe così.

Eppure lo so che prima o poi capiterà, crescerà e vorrà prendersi i suoi spazi.
E poi si sposerà e tu, improvvisamente diventerai suocera, che già il nome ti mette i brividi; cristosanto, io la odiavo mia suocera, non mi potete identificare con lo stesso suo nome. E non andrà bene nulla di quello che farò, nemmeno se, con tutto l’amore del mondo a coprire il fegato che mi starò masticando, cercherò di dare qualche discreto consiglio.
Dio ci scampi e liberi, poi, dal diventare nonne, essere vecchie per definizione…
Invece tu, mamma di bambino disabile, tu potrai pensarti sempre giovane con tuo figlio che starà a casa con te fino a quando non sarà grande, se sei fortunata anche fino a che non sarà vecchio.
Dovrai! Pensarti giovane! Per sempre! Beata te.

– E qui entra in scena Barbara –

Chiamata a gran voce, arriva a passi spediti la mamma di un bambino disabile, che poi sarei io.
E se vi aspettate che azzanni alla giugulare l’ansiosa signora e me ne stia attaccata lì fino a essere certa che il dissanguamento sia andato a buon fine, vi sbagliate di grosso.
Penso che andrebbe fatto (scherzo), ma non ho tempo.
Di certo, mi prenderei la piccola soddisfazione di darle assolutamente ragione: guarda come sono giovane e in forma smagliante e lo sarò per sempre, mentre tu, tesoro, sei un pochino sciupata poverina, hai anche tante nuove rughe, ma con tutte quelle preoccupazioni cosa vuoi farci…
Poi, con un grande sorriso di plastica, dicendole parolacce fra me e me, me ne andrei.
Niente rissa.
Ho capito una grande verità in questi anni, e cioè che in ogni cambiamento che il destino ti manda, c’è nascosta una preziosa opportunità di crescita personale; c’è chi la coglie e cerca con fatica di sfruttarla e c’è chi la perde e rimane a blaterare di cose che non conosce, senza porsi domande, senza allargare la sua prospettiva. È triste, ma oggettivo.
Signora mia, a mai più. So che posso sembrarle snob, facciamocene una ragione, ma ho da FARE cose importanti come immaginare il cambiamento culturale, civile, sociale, che più desidero e sperare che arrivi prima che la mia immortale giovinezza sfiorisca.

– di Gaetano Buson

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9 thoughts on “Facciamo cambio”

  1. dunque arrivo anche io 🙂
    Questo post è duro ed esagerato, come ha già spiegato El Gae.
    Ci siamo divertiti a spingere il sarcasmo ai limiti e sapevamo che ci poteva essere sia il rischio che fosse travisato, sia che risultasse spiacevole. Ma El Gae è coraggioso (e io meno) 😉

    Francesca R. vorrei abbracciarti 🙂 Senti, è meglio che te lo dica: Sì, ci sono persone che la pensano così e che, per fortuna, poi non ti articolano un discorsone del genere, ma buttano pezzi di frasi, abbozzano, come nota @Lanterna.
    Non è politicamente corretto dire queste cose 😉 ma c’è chi le pensa e si comporta di conseguenza.
    quindi @Close gli imbecilli esistono 🙂 e a noi piace prenderli per i fondelli. El Gae è un burlone, e io posso recitare la parte della seria della banda (ma alla prossima facciamo cambio)

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  2. @ Close: invece hai colto nel segno! È un esercizio per assurdo.

    @ Lanterna: conoscevo una mamma che portava il figlio disabile (adulto) ad andare ai concerti di Vasco così entrava gratis pure lei e la mettevano anche in prima fila. Diceva che era il suo piccolo modo di farsi ripagare dalla sorte. Il figlio, anche se aveva un grosso ritardo cognitivo, alla domanda “Ti piace Vasco” rispondeva “Fa Cagare”. Forse me lo diceva per farmi ridere e ridere anche lui con me, ma io non sono ancora riuscito a rispondermi se quella mamma facesse bene o male a comportarsi così. Forse non centra ma credo che tu abbia ragione, nel confronto con gli stranieri: ci sono diversità di cui si parla troppo e diversità di cui si parla poco o solo con buonismo.

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  3. @ Lanterna con gli stranieri è un altro paio di maniche mi sembra perché (purtroppo) la xenofobia non è un tabù, ma io se avessi un bambino down e qualcuno mi proponesse di fare a cambio perché non mi rendo conto delle difficoltà di avere un bambino sano, scusate ma gli metto in fronte una bella etichetta con scritto “imbecille”. Che poi gli imbecilli esistano e siano pure molto pericolosi, lo so per esperienza diretta…

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  4. C’è qualcosa in questo post che mi mette a disagio… ho l’impressione che sia scritto da un genitore di un bambino disabile che immagina quello che può pensare il genitore di un bambino sano (non so se sono giuste le parole disabile e sano, ma ci provo). Ma sono consapevole della fortuna di avere avuto una bambina sana, pur da primipara tardiva quando lo spauracchio è quello appunto della disabilità, perciò la domanda “che mai avranno da lamentarsi” mi pare un esercizio per assurdo. Spero di non ferire nessuno, scrivo perché mi piacerebbe offrire solidarietà per le difficoltà invece di sminuirle, mi piacerebbe sapere non avendo esperienza diretta, che cosa posso fare io per alleggerire un po’ il carico al di là del patpat di solidarietà che non fa mai male.

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  5. Forse la gente queste cose ai genitori dei disabili non le dice.
    Ma cambia “disabili” con “stranieri” e sentirai di tutto, perché è più culturalmente accettato e non ci si vergogna di esternare.
    Salvo poi protestare perché lo scuolabus porta a casa per prima la bambina down, qualsiasi giro faccia: insomma, cosa sono questi favoritismi?

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  6. Ciao Francesca. Faccio un po’ fatica a dare una spiegazione ma ci provo, spero senza sembrare snob o provocatorio.
    Il post è volutamente esagerato, paradossale e, se vuoi, cattivo.
    Non è un’accusa a nessuno, neppure a quella mamma che, tanto tempo fa, ha fatto un commento che, senza rendersi conto, ci poteva stare tra le righe che ho scritto.
    È semplicemente un mio personalissimo modo di far coabitare la preoccupazione per le tappe evolutive dei miei figli e il pudore di dirlo di fronte a mamme che difficilmente potranno trovarsi nella stessa situazione e, anzi, spesso la loro ansia è uguale e contraria alla nostra.
    Spesso mi capita di sminuire le mie ansie, di pensare “io sono fortunato, non lamentarti”, ma l’ansia rimane, no? Allora ho pensato: correggiamo l’errore con l’errore contrario, come quando insegnavo nuoto e dovevo dire di incrociare le braccia a chi le teneva troppo larghe perché il risultato fossero le braccia parallele.
    Il vero confronto non è sminuire l’una o l’altra parte.
    Da lì son partito. Con il paradosso, appunto.
    ti sono grato del commento critico, ad essere buoni sono capaci tutti

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  7. Di solito adoro i vostri post, di entrambi, ma questo devo dire che mi è sembrato decisamente esagerato. Talmente tanto che la mia reazione è di perplessità più che di riflessione (e magari autocritica) come di solito mi succede.
    Possono esistere persone così meschine, così scollegate dalla realtà delle cose da dire o pensare davvero cose del genere?
    Sicuramente c’è indifferenza, c’è una non comprensione (soprattutto una non-piena-comprensione) dei problemi che le famiglie con disabili si trovano ad affrontare quotidianamente: problemi oggettivi e materiali che vanno da una burocrazia paralizzante al marciapiedi non percorribile con una carrozzella; ma anche preoccupazioni e angosce, in parte simili (il passaggio da una scuola all’altra è sempre un trauma, anche se avviene uno o due anni più tardi) ma soprattutto diverse e secondo me – purtroppo – peggiori.
    Non so… forse ho vissuto in un’isola felice, un’isola dove di persone disabili ce ne erano, c’erano genitori preoccupati, stanchissimi e con le occhiaie nere, ma intorno a loro ho visto comprensione e quando possibile aiuto… di discorsi del genere, così ciechi, neanche l’ombra… 🙁

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