Per costruire una società più giusta, c’è bisogno di capire la differenza tra il non essere razzisti ed essere anti razzisti.
Essere NON razzisti non è mica tutto questo gran che, eh? Stiamo parlando di skills sociali livello-zero. Tipo dire grazie e prego.
Essere NON sessisti non è qualcosa per cui ci devono dare una medaglia, mica ci danno una medaglia quando non mastichiamo a bocca aperta, o ci laviamo le mani prima di mangiare.
Essere NON omofobi fa parte del pacchetto “buona cittadinanza”, insieme a “non si spinge sull’autobus”, “non si salta la fila”, “non si piscia per strada”. Non è che ogni volta che decidiamo di non pisciare per strada ci sta il comitato con la fanfara che sollecita l’applauso dagli astanti.
Tutti siamo NON, eh? E se non lo siamo, beh, un corso veloce di educazione civica non guasterebbe.
Prova a misurare il tuo livello di razzismo usando la scala di Dorothy Riddle
A volte invece, vedi alcuni mega-eventi televisivi (ho come l’impressione qualcuno abbia detto Sanremo? avrò sentito male) assistiamo invece all’apoteosi della celebrazione dell’essere NON. Vedete come siamo bravi? Diciamo grazie, prego e scusi. Ci laviamo le mani e non parliamo con la bocca piena. E men che meno pisciamo in diretta mondovisione! Dateci un premio per questo, perbacco! Come fate a non esservene accorti? Ma se non facevamo altro che dire quanto siamo bravi a non pisciare in diretta?
Il piccolissssssimo problema qui è che l’unica cosa da celebrare eventualmente sarebbe l’essere ANTI. Anti-razzisti. Anti-sessisti. Anti-omofobi. Anti-discriminazioni.
Essere NON è l’allenatore da divano, è il rabbrividire alla vista di un episodio di razzismo in TV e magari rimbalzarlo sui social indignati, ma, amici cari, siamo ben lontani, ben lontani dal livello pro, sorry.
Essere ANTI significa riconoscere quanto siamo avvantaggiati se partiamo da una posizione di privilegio. Essere ANTI è lavoro, impegno e azione. Significa capire che lo spazio che occupiamo è spazio usurpato, non importa quanto siamo bravi e capaci, perché comunque a parità di bravura ma con diversi connotati col cavolo che ci saremmo arrivati. Ma capirlo non per flagellarci e autobiasimarci e fare la lagna (ovvero, ancora una volta puntare i riflettori su se stessi), ma per usare questo spazio davvero per accelerare il cambiamento.
Se con il mio privilegio non riesco ad accelerare il cambiamento, allora lo sto usando male. E le medaglie, gli applausi, immeritati, per non pisciare in diretta, mi dovrebbero solo far sentire in imbarazzo.
Bravissima! Davvero.