Tra gli illuminanti scambi con Supermambanana ne ricordo in particolare uno in cui la Super definì la maternità una maratona, da prendere con una certa filosofia.
Ciascuno di noi si trova in un punto diverso di questa maratona ed è per questo, credo, che più che consigli, tra questi post, troverete condivisioni e sguardi.
I miei sguardi sono quelli di una mamma tutto sommato giovane (la grande ha 5 anni), per questo mi sono sorpresa l’altro giorno nel rendermi conto che mi sentivo “meno stanca” – come se fossimo, almeno parzialmente, usciti dalla prima fase di accudimento.
Che cos’è cambiato, mi son chiesta? La mia routine giornaliera è sempre piuttosto cadenzata, la mia presenza sempre molto richiesta… E’ cambiato il fatto che “se ne può ragionare”, assieme, mi sono detta.
Quello da cui ci siamo distanziati – con i limiti, i dovuti aggiustamenti determinati dall’età e dalle situazioni – è quel flusso continuo di momenti per cui è necessario contenere il bambino dalle emozioni che prova e che non riconosce come distinte da sé ma che gli sembrano talmente potenti da distruggere tutto il suo mondo.
Per esempio – cito un libro che ho sempre amato – provando fame, la percezione diventa
“è al centro che la tempesta si scatena. E’ nel nucleo profondo che guadagna forza, fino a trasformarsi in ondate pulsanti. Queste ondate sospingono fuori il dolore per poi ritrarlo. Il vento, i suoni e i pezzi di cielo sono risucchiati al centro. Là si ritrovano, finalmente riuniti. Solo per essere rigettati lontani, e poi risucchiati di nuovo, a formare l’ondata successiva, più forte e più nera. La marea pulsante cresce fino a dominare l’intero universo. Il mondo ulula.”
Aggiungerei, come esempio personale, che ancora più potenti e difficili da vivere sono le situazioni in cui occorre contenere un’emozione legata a un passaggio di crescita che in qualche modo si inceppa, generando frustrazione (una scarpa da allacciare, un bottone da slacciare, un berretto da scegliere, ma anche fare una cosa pensando di fare bene, di essere abbastanza grandi per… portare un bicchiere? Scegliere i biscotti?). E’ difficile, comunicare, in queste situazioni: il piccolo, per esempio, è un fuoco di rabbia.
E mentre lui vive una grande emozione che ci sta dicendo qualcosa di importante su di sé, su chi è, chi vuole diventare, come lo sta diventando, le mie spiegazioni razionali si inceppano, inadeguate per lui, difficili per me, che interiormente devo ascoltare scatenarsi le tempeste di “siamo in ritardo! Sei inadeguata! Sono stanca! Ma che devo farci, con questo bambino?”
Come dice Tracy Hogg “parenting is change”. Se accompagnamo i continui cambiamenti (fisiologici, evolutivi, di conquiste, scoperte, spinte all’autonomia) con l’ascolto dei momenti in cui è necessario riconoscere e contenere le emozioni, il cambiamento che ci viene richiesto non è solo negli atteggiamenti, ma anche nelle modalità e nelle percezioni dell’ascolto.
Una volta mi avevano raccontato che gli aerei non hanno una rotta perfettamente dritta ma avanzano per continue correzioni. Credo che la sfida, da genitori, sia non solo di correggere continuamente la rotta, ma anche di essere sempre pronti e attenti a cambiare la sintonizzazione della radio di bordo. Perché solo sintonizzando bene la radio possiamo continuare a proseguire sulla rotta desiderata e più fattibile per noi e chi sta crescendo con noi.
I cambiamenti, che emozioni generano, e come cambiano le emozioni?
Le emozioni cambiano, intanto, perché ci possiamo allenare ad ascoltarle, a distanziarle da noi, a percepirle in maniera più precisa. Prestando loro attenzione possiamo riconoscere – e aiutare i bambini a riconoscere – in che modo e da che cosa stanno cercando di proteggerci. In particolar modo quelle più “scomode” (paura, rabbia, tristezza, angoscia, gelosia ….) hanno un grande ruolo nel preservare la persona, nel fare parlare l’io più “puro”, quello che (perdonatemi la digressione) per dirlo con James Hillmann (Il codice dell’anima) sa di avere un “compito” da realizzare con la propria esistenza.
Le emozioni cambiano, quindi, perché entriamo in relazione con loro.
E poi cambiano perché cresciamo, o cambiamo, o ci evolviamo.
E ovviamente cambiano perché affrontiamo dei cambiamenti.
Sul cambiamento, credo occorra essere onesti: il cambiamento non è comodo, non è benvoluto. Il cambiamento (qualunque cambiamento: dal numero di poppate giornaliere alla drastica diminuzione delle ore di sonno, dalla soppressione del pisolino notturno all’assenza di saluto del figlio adolescente) ci costringe a consumare un sacco di energie nel riconfigurare i nostri ritmi, ricontattare i nostri bisogni e i nostri desideri, riconsiderare le nostre priorità. Ma è inevitabile, anzi, imprescindibile, nell’esistenza umana. Costringere un bambino a rimanere un poppante è una crudeltà, non solo una stortura.
Dedicarsi a considerare le emozioni generate dal cambiamento (ho paura? Sono angosciata? Sono triste? Ha paura? Teme di perdermi? È triste? È geloso? È arrabbiato?) può essere visto come l’ennesima fatica che dobbiamo gestire.
In realtà, credo e sperimento, sintonizzarci con le nostre emozioni quando viviamo un cambiamento (o quando lo vive il bambino di cui ci stiamo occupando) consente di ritrovare con più velocità e precisione la frequenza della radio e, di conseguenza, proseguire con la nostra rotta (fatta di obiettivi, progressi, risultati, conquiste, mete, desideri…) nella maniera migliore possibile per noi (non per un ipotetico viaggiatore che avesse tutti i nostri strumenti ma non il nostro “io”).
– di Silvietta –
@silvia grazie, penso che la tua consapevolezza sia un buon mantra per ilquotidiano!
@vans: grazie 🙂 e allora in bocca al lupo 😉
Mi piace come descrivi bene. Il mio dire navigo a vista mi era sempre sembrato riduttivo.
Tra poco affronterò un’enorme cambiamento, spero di riuscire a gestire bene le emozioni della quasi treenne
Bellissimo post!
Tutta la maternità che ho vissuto fino ad ora è stata cambiamento, ogni giorno è diverso da quelli precedenti. La routine non abita più qui e io devo imparare a vivere in questa avventurosa giungla di emozioni.