Diventare grandi

Quando si diventa grandi veramente? Se ci si sente giudicati in ogni scelta che facciamo, è arrivato il momento di  crescere, per diventare finalmente degli adulti (e dei genitori) indipendenti.

C’è un passaggio della vita che a noi italiani risulta più ostico degli altri, un passaggio che non riusciamo a fare un po’ perché la tradizione italiana è quella che è, un po’ perché è bello mantenere quella sensazione di spensieratezza, il non doversi assumere la responsabilità del proprio ruolo, e fasti coccolare dal senso di protezione che un genitore sa darti. Sto parlando chiaramente del passaggio dallo stato di figli a quello di adulti indipendenti: economicamente, praticamente ed emotivamente. Che i figli sono pezzi di cuore, e che i genitori continuano a fare i genitori a vita, è un dato di fatto. E che continuano anche quando i figli fanno figli a loro volta, come ci ha sapientemente spiegato Lia dopo essere diventata nonna, è quasi inevitabile. Però quando è che i figli smettono di fare i figli e iniziano a comportarsi come individui adulti indipendenti e responsabili delle proprie azioni?
Il momento di scollamento dalla famiglia di origine arriva sempre più tardi, e molto spesso non arriva mai, se non nel momento ultimo in cui ci troviamo in prima fila, finalmente unici responsabili di scelte o decisioni ineluttabili.

Un piccolo vademecum di sopravvivenza lasciato da Claudia alla nonna in arrivo per una visita, per permetterle di  concentrarsi pienamente sul divertimento coi nipoti.
Un piccolo vademecum di sopravvivenza lasciato da Claudia alla nonna in arrivo per una visita, per permetterle di concentrarsi pienamente sul divertimento coi nipoti.

Mi trovo spesso a discutere tra mamme del rapporto con i propri genitori, e noto dai racconti delle altre che a volte dopo l’arrivo dei figli invece di migliorare peggiorano. Ci sentiamo criticate in tutto (soprattutto noi donne), criticate dalle nostre mamme e giudicate senza speranza dalle nostre suocere. Spesso però mi trovo a pensare che tutta questa critica sia in realtà un problema nostro più che loro, e che quello che pesa di più non è la critica che ci viene mossa a torto o a ragione, ma la mancanza di riconoscimento. E’ come se avessimo bisogno che loro, i nostri genitori, ci riconoscano che siamo dei bravi mamme e papà. E se invece di questo riconoscimento arriva una critica perché il pupo mangia troppo/poco, dorme troppo/poco, piange troppo/poco, ci lasciamo ferire profondamente nel nostro orgoglio, instaurando un vortice di sensi di colpa, frustrazione e risentimento che non aiuta nessuno.

Se vi sentite anche voi in questa situazione, ci sono alcuni aspetti su cui lavorare per poter uscire dalla spirale negativa.

Comportatevi per primi come gli adulti che vorreste essere

Nel momento in cui diventate genitori cercate di essere il più possibile autosufficienti (sarebbe meglio farlo anche prima, ma vabbé accontentiamoci). Una cosa è l’affetto familiare, una cosa è avere cura gli uni degli altri, un’altra è una relazione a senso unico. Quante volte è vostra madre a fare qualcosa per voi (la spesa, cucinare un piatto speciale, occuparsi di commissioni al posto vostro, ritirare le camicie in tintoria, ecc.), e quante volte riuscite a ricambiare il favore, come dovrebbe avvenire in una relazione paritaria? Se l’aiuto e il sostegno avvengono solo in una direzione, allora siete ancora voi i figli, e siete voi per primi che permettete ai vostri genitori di continuare a vedervi come figli, e non come adulti.

Rendete chiare le vostre regole, mantenendovi flessibili quanto basta

Se vi siete dati delle regole da seguire, che riguardano la vostra persona o i vostri figli, fate in modo di comunicare queste regole anche a chi vi circonda, in particolare se si tratta di nonni che cercando in buona fede di fare il meglio possibile per i propri nipoti. Ricordatevi però di mantenere un certo grado di flessibilità, che permettano almeno in parte il diritto dei nonni di viziare i nipoti. Altrimenti che nonni sono?

Mettetevi in discussione

Qualsiasi cosa farete, soprattutto nei confronti dei figli, si tirerà dietro un certo quantitativo di critiche. E’ una legge della natura, ed è così perché ci vuole un villaggio per crescere un bambino. Prendete le critiche come una occasione di riflessione personale, come un momento di crescita. Più spesso di quanto ci piaccia, c’è un fondo di utilità nelle critiche che ci vengono mosse, e si farebbe meglio ad ascoltare, rifletterci su e agire di conseguenza, invece di chiudersi a riccio e rifiutare tout court tutte le critiche o i commenti che ci vengono mossi. Del resto i famigliari stretti sono forse le uniche persone al mondo che possono permettersi di parlarci senza peli sulla lingua, o no?

Imparate a farvi scivolare le critiche addosso

Certo è che se siete degli adulti sicuri di sé, non farete nessuna fatica ad accettare quello che è utile e a lasciare passare con una scrollata di spalle quello che è di troppo. L’insicurezza sulla propria capacità di autodeterminazione è invece quello che fa partire i conflitti peggiori con i nonni. Quando vi sentite feriti da un commento di troppo chiedetevi il perché è così importante per voi, potreste scoprire una vostra debolezza sulla quale avete bisogno di lavorare, magari siete state colte nel vivo,  e magari è effettivamente un aspetto sul quale potete migliorare come persone o come genitori. Altrimenti, fate spallucce, ringraziate per il momento di riflessione, e andate avanti così.

E voi vi sentite già grandi?

Prova a leggere anche:

Previous

Lo sport come stile di vita

Generazione di fenomeni (sociali)

Next

2 thoughts on “Diventare grandi”

  1. Mah, per la mia sensibilità quella lavagna è davvero un po’ maleducata. O si inserisce in uno scherzo già esplicitato come tale, oppure se io fossi la nonna lascerei sotto questa aggiunta: “Ma non mi avevi detto che venivi a stare con i nipoti? Ho cambiato idea”.

    Reply

Leave a Comment