Si sente sempre più spesso parlare di disturbi specifici d’apprendimento (DSA). Non mancano
le polemiche sul numero delle certificazioni. Sono tanti, sono pochi? Lasciamo da parte numeri e polemiche e cerchiamo di orientarci nel variegato mondo che sta dietro alla sigla DSA.
In questo primo post ci soffermeremo sulla definizione dei disturbi specifici d’apprendimento, sulla loro origine e sul loro inquadramentio normativo, per poi addentrarci in qualche consiglio più pratico su come supportare il bambino con un disturbo specifico d’apprendimento.
Cosa sono i disturbi specifici d’apprendimento?
Sono disturbi che riguardano le abilità legate all’apprendimento e cioè la lettura, la scrittura e la capacità di calcolo. Sono anche detti disturbi evolutivi perché si manifestano non a seguito di eventi traumatici ma durante il normale sviluppo del bambino.
Per essere classificati come DSA questi disturbi devono insorgere in assenza di ritardo cognitivo (con QI nella norma) e in assenza di deficicit neurologici o sensoriali.
In breve, i DSA riconosciuti dalla normativa italiana sono:
- dislessia: difficoltà nella lettura, può manifestarsi sia a livello di decodifica che di comprensione del testo
- disortografia: difficoltà a convertire in simboli grafici i suoni della lingua
- disgrafia: il bambino non riesce a scrivere in maniera graficamente corretta e comprensibile, sia a lui che agli altri
- dicalculia: disturbo che riguarda le abilità di calcolo
Quali sono le cause dei DSA?
Le cause all’origine dei DSA sono ancora oggetto di ricerca, tuttavia sappiamo che si tratta di disturbi di origine neurobiologiche: le funzioni che regolano i processi di lettura, scrittura e calcolo lavorano in modo “diverso” rispetto alla norma.
Un assetto neurobiologico particolare ostacola l’apprendimento naturale delle competenze di letto-scrittura e calcolo, tuttavia è possibile individuare strategie adeguate per compensare questi disturbi.
Un aspetto importante che non è causa dei DSA ma che sicuramente ne influenza gli esiti è l’ambiente socio-culturale, familiare e scolastico. Se un DSA non può essere eliminato, può essere di molto migliorato (o peggiorato) a seconda di come si supporta il bambino.
Come si fa la diagnosi?
La diagnosi avviene tramite la somministrazione di test standardizzati che vengono analizzati da specialisti (spesso neuropsichiatra, psicologo e logopedista che lavorano in equipe).
I test riguardano: intelligenza, competenze di lettura e scrittura, comprensione del testo e abilità di calcolo). In base ai risultati viene redatta la diagnosi e si predispone una strategia per la riabilitazione.
Quando si può fare la diagnosi?
La diagnosi per i disturbi legati alla lettoscrittura si fa a partire dalla fine della seconda elementare.
Mentre per parlare di discalculia si aspetta la fine della terza.
Prima i test restituirebbero risultati troppovari e non apprezzabili, tuttavia è possbilire rintracciare e tenere sotto controllo alcuni segnali precoci di rischio.
Cosa dice la legge
Nell’ottobre 2010 è stata promulgata la legge 170 che contiene le “Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”. La legge entra nel merito dei DSA e della loro gestione in ambito scolastico. In particolare la legge riconosce i disturdi di dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia e tutela il diritto allo studio degli studenti con DSA, prevedendo la possibilità di personalizzare i piani di studio e di utilizzare le misure compensative e dispensative adeguate.
Sai che non sono sicura sia così?
Facciamo ordine: in Italia esistono i BES (bisogni educativi speciali), che comprendono tre grandi gruppi:
– le disabilità
– i disturbi evolutivi specifici (cioè DSA, distubi del linguaggio, dell’attenzione…)
– svantaggio sociale, culturale, linguistico.
Con questa nuova “etichetta” si riconosce il bisogno di attenzioni particolari sia per problemi certificati che non, sia per problemi stabili che transitori, ai bambini con BES viene riconosciuto il diritto di avere personalizzazioni del piano didattico eccetera. E credo che il nostro BES corrisponda a “special education needs”.
Inoltre si parla anche di “difficoltà d’apprendimento” e cioè i vari problemi che rallentano il normale apprendimento di uno studente, ma che non sono diagnosticate o certificati.
Ora non conosco bene la terminologia adottata in UK, sarebbe interessante fare una ricerca. Ho letto a volte che la dislessia veniva citata come “learning disability”, ma anche come “specific learning dificulty” bisognerebbe approfondire qual è il termine “tecnico” corretto.
Io trovo che un riferimento “clinico” per i DSA sia comprensibile e giustificato trattandosi di problematiche che hanno un preciso iter diagnostico e origine neurobiologica, al contrario delle semplici difficoltà d’apprendimento che non sono certificate. Tuttavia nemmeno ‘disabilità’ sarebbe un termine corretto perché alle persone con dsa non è di fatto preclusa alcuna abilità.
grazie per questo post conciso e informativo 🙂
Stavo considerando che mi pare interessante che in italia si usi la dicitura “disturbi” dell’apprendimento, mentre nella versione inglese si dica “bisogni speciali” dell’apprendimento. Sempre per la serie le parole che contano 🙂