Di cosa ha paura un padre?

Bene, cominciamo. Di cosa ho paura come padre? Di tutto.

Tanto per cominciare, come paura suprema, ho paura di non esserci più troppo presto nella vita dei miei figli. Come se non bastasse questa “mia” paura, ho paura per loro, di tutto quello che può succedergli di grande e di piccolo, dall’incidente stradale, alla malattia incurabile, alla “piccola” violenza del suo compagno di scuola, alla minaccia di qualche adulto sconosciuto che casualmente lo incontri.

foto di Lara Wechsler aka Shveckle Havameyer utilizzata con licenza FlickrCC

Fatto questo insensato elenco di paure irrazionali – che potrebbe continuare a lungo perché, in quanto paure, sono tutte irrazionali – la domanda più sensata che posso farmi è: perché ho paura? Chi mi ha convinto che il mondo è una spaventosa miscela di terrori diversi nella quale costruirsi una nicchia sicura e non un posto meraviglioso nel quale ogni tanto capita qualche disgraziato incontro?

Cosa mi induce così spesso a educare i miei figli a fare attenzione a questo o a quello e non a godersi questo o quello? Perché trasformo, grazie alle paure, molti momenti piacevoli di vita vissuta insieme, di prime esperienze così interessanti per loro, in inutili conflitti di situazioni contro sentimenti?

Risposte ce ne sono molte, ma credo sia più importante, invece di elencarle, continuare a porsi quelle domande ogni volta che in nome di una paura infondata impediamo qualcosa di possibilmente piacevole ai nostri figli e a noi stessi. Perché grazie a tutte quelle paure forse mi sono convinto che come padre sono “protettore” dei miei figli, e non uno speciale compagno nel loro viaggio. E quello del protettore onnipresente è uno stereotipo sbagliato quanto quello del padre come amico; un padre è sicuramente tante cose che ancora non so minimamente definire, ma cercherò senz’altro di non essere il complice di quelle paure irrazionali.

Che servano a vendere informazioni, a ottenere consensi, a identificarsi in un gruppo o in un altro – sicuramente le paure non servono a crescere, non servono all’autostima, non servono a socializzare, non servono a rendere più saldo il nostro rapporto.
Nessuna sicurezza verrà ricordata, né da me né dai miei figli, come si ricorda un’avventura, una giornata insolita, una nuova esperienza o un improvviso sentimento.

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