In questi ultimi anni di crisi – sempre più perenne, sempre più inevitabile – ho visto rapidamente lo stereotipo del “papà che porta i soldi a casa” trasformarsi nel “gioco dei due precari che provano a sfangarla”. In mezzo a un mondo dominato dal marketing di qualunque cosa, insegnare ai figli come usare il denaro è sempre più difficile perché ci viene fatto credere di stare insegnando la rinuncia. Ci vuole l’esempio, la classica “buona pratica” che conta più di mille parole: l’usato, il mercato, lo scambio, il prestito tra amici – una cultura di beni condivisi e usati senza spreco, la cultura di un denaro che dura più a lungo di quanto vorrebbero vederci spenderlo.
Non ho trovaato di meglio, finora, della spiegazione del caro vecchio Karl Marx, quando ho dovuto parlare del denaro ai miei figli. Il denaro è una cosa molto speciale che serve a barattare tutte le altre cose – per ora va benissimo così. Il concetto del baratto è semplice e intuitivo: trasformando il denaro nell’ “equivalente generale e astratto” di ogni cosa, si riporta il concetto di prezzo a quello di scambio, che è un po’ più maneggevole per un bambino. Il tempo che papà a mamma passano fuori casa diventa uno scambio con chi ci dà lavoro per avere denaro, che poi usiamo per fare la spesa, comprare giocattoli e tante altre cose. Con questo gioco a incastri tenuto su dall’idea di baratto ce la siamo cavata alla grande, finora.
Ma i problemi non finiscono qui. Non ricevendone per un qualche loro “lavoro”, i bambini si fanno un’idea del come si usi il denaro,ma non del suo valore rispetto a tutte le altre cose. Presi dalla forza del desiderio più vicino, sarebbero capaci di barattare il loro Nindendo per un sacchetto di patatine. In quei casi possiamo intervenire noi genitori, ma quando si tratta di dire “no” all’ennesimo micro acquisto che noi ribattezziamo capriccio, o di dire “no” al regalo che pure se lo meriterebbe ma proprio questo mese non ci si arriva, è dura. E’ dura perché in questi casi il denaro svela quella forza che non vorremmo i bambini scoprissero mai: la forza di fare una differenza di classe, il potere di segnare un confine che taglia in due il nostro, e il loro, desiderabile.
Il denaro non è né bello né brutto, è uno strumento. E come tale, va saputo usare o può fare molto male alle persone. Già l’inevitabile rimbalzare delle domande (“Chiedi a mamma…”, “Chiedi a papà…”) è complicato da gestire, perché i bambini hanno grosse difficoltà a riconoscere un valore assoluto, ma hanno subito chiari quelli relativi. Se concetede uno, sappiate che vi verrà richiesto due; e bisognerà pure porre termine alle richieste senza colpevolizzare nessuno.
Serve un ambiente e una cultura per evitare di farlo diventare un problema, il denaro. Servono persone intorno che non lo facciano diventare un simbolo, che non lo venerino come il possibile rimedio a ogni male, che non lo possiedano solo per il gusto di averne di più, mascherando tutta questa avidità con l’ipocrita “sicurezza” del futuro. Dovremmo essere in tanti a ricordare ai più piccoli che si tratta pur sempre di uno strumento di scambio, e null’altro. Strumento di scambio, di relazione, di rapporto, di unione, e niente altro.
– di Lorenzo Gasparrini –
Grazie per le vostre parole – mi scuso per il ritardo con il quale vi rispondo.
Non so cosa rispondere, Petra. Io m’illudo, e altro non posso fare, e provo a illudere il più possibile chi mi sta intorno. Magari funziona 🙂
Grazie del consiglio Hermione!
Camomilla sì, l’equilibrio tra milioni e scarpe andrebbe spiegato a molti…
Bellissimo post, equilibrato e ben scritto, che condivido punto per punto. Ma questo ambiente, questa cultura che possono evitare di far diventare il denaro un problema evitando di elevarlo a scopo della vita, possiamo illuderci che possano riemergere dall’intelligente brodo primordiale che fermenta in tanti angoli del web? O sono, e resteranno sempre, minoranza?
Sul tema ragazzi&denaro c’è un bellissimo saggio di Natalia Ginzburg nel libro Le piccole virtù. L’autrice spiega proprio come sia importante insegnare ai ragazzi a non sperperare il denaro, senza però farne un oggetto da idolatrare od ottenere a qualsiasi costo
“A cosa servono i milioni quando puoi avere tante scarpe.” (Cit.)
Questa frase descrive molto bene il mio rapporto con i soldi.
No, non e’ affatto semplice spiegare l’equilibrio e il valore del denaro ai bambini (mica solo ai bambini!!), bisognerebbe avere noi stessi trovato questo equilibrio.
Chissa’ in quanti ci stiamo ponendo questo problema, secondo me sempre troppo pochi.