Contro la violenza sulle donne educa i figli

coppiaCrescere i figli è una responsabilità.
Bella scoperta!
Crescere i figli è una responsabilità non solo nei confronti degli stessi figli, ma nei confronti del “prossimo” (uso volutamente questo termine cristiano, per il suo significato che non può essere considerato esclusivamente religioso).
E questo forse è un po’ meno scontato.

Questo è l’unico concetto chiaro che si aggira nella mia mente sul 25 novembre come giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Se siamo genitori, abbiamo tutti una responsabilità. E la abbiamo verso le figlie e i figli degli altri. La responsabilità di mandare in giro per il mondo figli consapevoli.
E non c’è alcuna distinzione tra genitori di maschi e genitori di femmine: è una responsabilità nei confronti di tutti gli altri esseri umani con i quali i nostri figli verranno in contatto nel corso della loro intera vita.

La violenza SULLE donne è una violenza CONTRO l’essere umano. Nessuno si permetta di distinguerne il sesso! E’ violenza tanto contro le donne, quanto contro gli uomini. E’ oltraggio a tutti, indistintamente.

Non riesco a immaginare un modo di manifestare questo dramma con azioni simboliche, non riesco a riconoscermi in gesti paradigmatici, non mi sento vicina a questa idea di 25 novembre. Non c’è niente che riesca a rappresentare il vuoto doloroso che lascia nei suoi figli chi non si assume la responsabilità di crescerli nella relazione con l’altro.
Come se ogni manifestazione esterna fosse un modo per lenire quel dolore, piuttosto che prendersi la responsabilità di colmare il vuoto.
Lo so, non sono nel giusto. E’ invece un bene che ci si interroghi e che se ne parli. E’ un bene che un 25 novembre ci sia. Ma è una questione che tocca corde tanto profonde da non riuscire a fare i conti con l’espressione esterna della mia voglia di dire e di fare.

Educare al rispetto, alla relazione umana, alla non violenza è solo una questione di responsabilità. E’ una questione di esempio, è una questione di quello in cui credi. Ci siamo dentro tutti, nessuno si senta escluso.
La tua figlia femmina dovrà rispettare se stessa (per prima), le altre donne e gli uomini, i bambini e gli anziani. Lo dovrà a se stessa e alla società civile.
Il tuo figlio maschio dovrà rispettare se stesso (per primo), gli altri uomini e le donne, TUTTE, i bambini e gli anziani. Lo dovrà a se stesso e alla società civile.
Non c’è nessuna distinzione, non c’è qualcosa che una donna deve imparare e un uomo no e viceversa.

Per ogni morte, per ogni violenza, per ogni ferita, sei responsabile almeno quanto me. Fai la cosa più urgente, la più necessaria, quella che ti spetta come responsabilità sociale: educa i tuoi figli.

Solo che per educare devi sapere, oltre che credere. Diventa competente su questo argomento. Informati. Ecco cosa puoi fare oggi, per manifestare in un 25 novembre: cerca di capire, di sapere. Leggi dati, comprendine il significato. Leggi storie e cerca di capire dove è mancata la consapevolezza di vivere da esseri umani tra altri esseri umani. Ragionaci su. Cogli i messaggi negativi nascosti nelle parole e nelle azioni che ti circondano e circondano i tuoi figli e cerca di annullarli con le tue parole e le tue azioni. Scava nelle parole che sembrano innocue, rifletti sulle conseguenze di ogni tua frase.
E poi, da domani, da ogni 26 novembre della tua vita, inizia a crederci: perché i figli si accorgono sempre se credi davvero in qualcosa e ti impegni a mettere in pratica le tue convinzioni. E solo così si lasciano coinvolgere.

(foto credits: Marhayata)

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