Paese che vai, metodo per lavare i piatti che trovi. La casalinga pigra ci aiuta ad orientarci tra i vari metodi di risciacquo delle stoviglie.
Uno a leggermi adesso non lo direbbe ma da giovane sono stata una lavapiatti professionista. Mi consolavo dicendomi che anche i miliardari come Paperon de Paperoni e Rockerduck avevano iniziato così, poi io mi devo essere persa qualcosa per strada.
Si diceva, i piatti. Voi i piatti, per esempio come li lavate? E lo sapevate che paese che vai, tecnica che trovi? Io l’ ho scoperto quando ho fatto l’ Erasmus in Olanda, ma sono sicura che chiunque abbia passato un periodo all’estero ospite di una famiglia locale prima o poi un dubbio se l’ è posto.
Il mastello o metodo pigro
Il mio metodo preferito, coerente col famoso sistema della pezzetta bagnata per ammorbidire le macchie, è l’ammollo. Riempite un bel mastello o, se siete così furbi ad esservi fatti il lavandino a due vasca, in una mettete acqua calda e detersivo e lasciate in ammollo. Per le cose incrostate ripassate quando l’ acqua si è raffreddata e la crosta si è staccata. Nell’ altra vasca sciacquate.
In realtà l’ordine giusto è questo: prima i bicchieri. Se li sciacquate in acqua caldissima e li mettete a testa in giù a sgocciolare su uno strofinaccio, meglio ancora un panno di quelli in microfibra o addirittura le spugnette piatte assorbenti, il calore li asciuga dentro e fuori e manco li dovete lucidare. Se proprio vi resta qualche macchiolina di calcare, la togliete con uno strofinaccio in lino (ce l’avrete uno strofinaccio in lino di quei corredi della nonna che nessuno sa cosa farne? E vivaddio usatelo!) che non lascia i pelucchi.
Dopo i bicchieri i piatti, eventualmente con le posate, ma se sono piatti freschi li tenete nel mastello, li cacciate uno a uno, strofinate con la spugnetta, li impilate sotto al rubinetto e, con un filo d’acqua, intanto che ne sciacquate uno si mezzo sciacqua il prossimo. Scolapiatti e via.
I tegami in ordine di sporchezza. Eventualmente cambiate anche una volta l’ acqua se proprio sono tanti e le croste ancora di più, e pace. Tra un ammollo e l’ altro fate qualcosa di utile o piacevole, che la vita è breve e basta attendere che le macchie si smacchino da sé per pura noia esistenziale.
Vantaggi: ci si stanca poco, non si asciuga
Svantaggi: è il metodo che usa più acqua; se ci dimentichiamo l’ammollo, a lungo andare puzza
Il metodo della spugnetta, o metodo stakanovista
C’è gente, giuro, ne ho vista anche in Italia, che mette dell’acqua molto saponata in una ciotola o tegame (consiglio di usare la più incrostata e zozza che avete, almeno si ammolla) e ci immerge la spugnetta, quella famigerata col lato verde per le macchie ostinate e le croste incrostate. Poi si mette a strofinare, riempiendoli di schiuma, tutti i pezzi da lavare, accumulandoli per benino. Quindi sciacqua uno ad uno, quello che entra nello scolapiatti va nello scolapiatti, il resto va adagiato su mappine pulite stese su una superfice piana, e anche questo lavaggio è fatto.
Vantaggi: consumo intermedio d’acqua
Svantaggi: tocca strofinare le macchie
Il metodo senza risciacquo
Uno dei grandi traumi di chi ha visitato paesi del nord-Europa è stato scoprire che spesso e volentieri qui i piatti non li sciacquano. Si combinano invece le due prime fasi degli altri metodi, ovvero: prima strofini con lo spazzolino le croste, poi immergi in acqua bollentissima e saponatissima, poi asciughi con gran dispiego di strofinacci puliti. Non in lino, che non lascia i pelucchi, ma in cotone che assorbe tutto.
Vantaggi: consumo intermedio d’acqua; le stoviglie splendono e sono pronte da mettere in cassetti e armadietti e vetrinette
Svantaggi: tocca strofinare le macchie; con un po’ di fantasia ti senti il sapor di limone del detersivo in bocca; i più sensibili svengono; devi lavare, asciugare e dionelibberi stirare quantitativi antiecologici di mappine. E poi, il danno idrico e l’ inquinamento causati dalla produzione di cotone, ne vogliamo parlare?
Ora, io sono come Lupo de Lupis, buonina, carina e servizievole, separo la monnezza che ha senso separare, spengo le luci quando esco da una stanza, evito il più possibile gli imballaggi e l’ usa e getta inutili (per questo poi i piatti li lavo), non tengo animali domestici per abbassare l’impronta al carbonio di casa nostra anche se un cane mi piacerebbe assai, vado in bicicletta il più possibile. Ma non venitemi a raccontare che lo spreco d’acqua del primo metodo, se evitato, valga più di tutti gli infiniti vantaggi che offre. No, ma spiegatemelo, eh. Anche perché al limite sarei disposta a introdurre la pompa che fa riciclare l’ acqua dei lavaggi mani e risciacqui di bicchieri per lo scarico del water.
Quello che trovo interessante invece è constatare che ogni metodo ha i suoi sostenitori, e che nessuno di loro è disposto a rinunciare agli aspetti che gli stanno bene nel suo metodo. In questo campo non esistono criteri oggettivi. Certo, se io ve la metto sullo slow-washing – ci metti più tempo letture intermedie comprese, ma strofini di meno – magari ho più possibilità di farvi accettare il mio di metodo?
Mio marito, fortemente cresciuto col metodo nordico, solo per amore è passato a introdurre il risciacquo, ma è spesso esaurito dai miei piatti e stoviglie in ammollo.
Poi dicono che la gente si scanna con le guerre di religione. È che non hanno mai lavato insieme i piatti.
Intanto noi per salvare il matrimonio usiamo sempre la lavastoviglie.
(foto credits @ graziedavvero )
Forse non sapete che esiste gente (giuro che l’ho vista io) che passa i piatti con la spugnetta sotto l’acqua prima di metterli in lavastoviglie, e poi quando li tira fuori li ripassa con uno strofinaccio pulito imbevuto in aceto! Alla faccia del risparmio acqua e fatica!
“Poi dicono che la gente si scanna con le guerre di religione. È che non hanno mai lavato insieme i piatti.
Intanto noi per salvare il matrimonio usiamo sempre la lavastoviglie.”…tu mi farai morire!!!!!!
Ti lovvo
Anna
Tesoro, non hai mai visto le guerre su come caricare la lavastoviglie ?
E i millemila metodi? Piatti sporchissimi, risciacquati etc
A casa mia ci sono bellissime lotte tra mio papà e mia nonna su come vanno messi i piatti!!
Io con mia suocera all’inizio mi incazzavo un po per la maniera in cui caricava la lavastoviglie che non puoi farla andare ad ogni pasto (totale membri famiglia:3)
Sarà che in gioventù il tetris mi ha insegnato molto!!!
E’ vero le lotte per come caricare la lavastoviglie sono tremendissime 🙂
Mi ricordo una vacanza con fidanzatino e sua famiglia in montagna,15 anni fa, sapendo che mia madre è olandese non hanno permesso che mi avvicinassi al lavandino della cucina, io mi offrivo di lavare i piatti e loro declinavano in modo anche un po’ sgarbato… Al ritorno a casa il fidanzatino in questione mi ha spiegato il “terrore famigliare del non risciacquo” che li aveva traumatizzati in un viaggio nel nord Europa!