Coraggio, controlliamo: patente, diploma, tessera elettorale – c’è tutto. Ah, no, manca il passaporto. Pazienza, comunque non avevo né tempo né soldi per occuparmi anche di questo. Perché devi sapere, ragazza mia, che farti arrivare all’età adulta ha avuto un costo altissimo in termini economici ed emotivi, e adesso devo fare economia.
Ieri, al termine dell’ultima prova dell’esame di maturità, tu saltavi come un grillo e io mi sentivo spossata, stanca di una stanchezza che non aveva niente di fisico. La sera mi sono stordita con del vino bianco e son andata a letto presto, questa mattina ero ancora intossicata, i muscoli indolenziti. Dovevo fare qualcosa per scaricare la tensione e le tossine, così ho indossato tuta e scarpette e sono andata a correre.
Le prime mattine d’estate hanno il profumo di erba fresca e di nuovi inizi, infondono energie e pensieri positivi. Mi sono diretta verso le colline fuori città, nel percorso costeggiato da querce e betulle, e ho semplicemente respirato a pieni polmoni.
Davanti a me una coppia di amiche sui trent’anni parlava animatamente mantenendo il passo, io ho accelerato il mio per ascoltare i loro discorsi. Le due analizzavano le ragioni di un equivoco occorso con i loro amici dandosi reciprocamente ragione ed elencando una lunga aneddotica di incomprensioni, io mi sono aggrappata a quel flusso di discorsi leggeri come a un salvagente, una bottiglia di acqua fresca, una bombola di ossigeno.
Come mi mancava tutto questo – chiacchiere svagate di adulti senza bambini nel mezzo – come mi mancavo io! Tutta quell’infanzia ad alto contatto, quell’adolescenza sopra le righe, mi hanno stremata e adesso, ragazza mia, da questa sponda in cui ora mi trovo, sotto queste betulle, vedo che il mio compito l’ho fatto e adesso sta a te.
Lo so, una cartolina è così formale, impersonale, anacronistica, ma sottolinea una nuova distanza tra me, adulta, e te, legalmente adulta a tua volta. Una distanza salvifica, opportuna, sana. Finalmente.